Torta dolce di carote e cacao con le noci

Torta dolce di carote e cacao con le noci

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Ingredienti e dosi per 4 persone

200 gr. di carote,150 gr. di farina 00, 50 gr. di fecola, 1 bustina di lievito per dolci, 50 gr. di olio di semi, 100 gr. di zucchero, 50 gr. di cacao amaro, gocce di cioccolato, 1 uovo, 3 noci, la buccia grattugiata di un limone, 1 bicchiere di latte, un pizzico di sale.

Preparazione
Pulite le carote e tagliatele finemente, poi passatele al mix  con il latte. Grattugiate la buccia del limone.
In una ciotola mettete la farina, lo zucchero, il lievito, l’uovo, le noci sbriciolate, il cacao, le gocce di cioccolato, l’olio e il sale e mescolate per amalgamare bene gli ingredienti.
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Aggiungete, quindi, le carote passate al mix e mescolate ancora: si otterrà un composto abbastanza liquido che comunque non avrà problemi a lievitare una volta in forno.
Ungete uno stampo e versatevi l’impasto. Mettetelo in forno caldo e cuocete per 35-40 minuti a 180 gradi. Sfornate, togliete dallo stampo la torta e lasciate raffreddare su una griglia. Quando la torta sarà raffreddata, cospargete la superficie con zucchero a velo o crema al burro (Buttercream).
Vino
Prosecco (Veneto), Albana amabile di Romagna, Orvieto classico amabile (Umbria).
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Torta dolce di carote e cacao con le noci “Carrot cake”. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons”Carrot cake half eaten”. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
Lepre in dolce e forte

La rinascimentale Lepre in dolce e forte

La cottura in dolceforte è un modo antichissimo di cucinare la carne e, in particolare, tipico della terra Toscana. Così, nel Trecento, venivano trattate le carni di lepre, cervo e cinghiale, lingua di manzo e baccalà servite nelle occasioni speciali. Il gusto di queste pietanze è un po’ lontano da come intendiamo i sapori oggigiorno, ma perchè non provare a rievocare quanto avveniva nei deschi rinascimentali!

Lepre in dolce e forte
Ingredienti per 6 persone
  • 1 lepre (alla quale avrete tolto le parti per il sugo delle pappardelle),
  • 300 gr. di pomodoro,
  • 1 bicchiere d’olio d’oliva toscano,
  • 100 gr. di pinoli,
  • 50 gr. di cedro e scorzette d’arancia candite,
  • 50 gr. di uvetta sultanina,
  • 50 gr. di cacao dolce,
  • abbondante rosmarino,
  • 4 spicchi d’aglio,
  • 2 cipolle,
  • 2 carote,
  • 2 coste di sedano,
  • 2 ciuffi di basilico,
  • 1 manciata di prezzemolo,
  • 1 foglia di alloro,
  • salvia,
  • mezzo litro di brodo,
  • 1 bicchiere di vino rosso toscano,
  • aceto,
  • sale.

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Preparazione

Pulite e tagliate a pezzi la lepre e mettetela al fuoco con il rosmarino e tre spicchi d’aglio affinchè emetta tutta l’acqua. Togliete i pezzi della lepre e sciacquate la pentola. Preparate ora il trito di carote, cipolle, sedano, prezzemolo, aglio e basilico; poneteli nella padella con l’olio, l’alloro e qualche fogliolina di salvia e soffriggete per alcuni minuti.

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Collocate nella pentola i pezzi della lepre e salateli. Fateli colorire, aggiungete il vino e portatelo ad evaporazione unendo in seguito i pomodori senza semi, pelati ed a tocchetti. Continuate la cottura aggiungendo di tanto in tanto del brodo: quando la cottura sarà ultimata il sugo dovrà risultare piuttosto abbondante.

A parte, in un piccolo recipiente, avrete intanto tritato i pinoli, l’uvetta, il cedro e l’arancio ai quali avrete aggiunto il cacao ed un poco di zucchero. Con poca acqua avrete messo il tutto al fuoco per una decina di minuti. Togliete ora il tegamino dal fuoco, metteteci un paio di cucchiaiate d’aceto e versate, mescolando, sulla lepre. Sempre mescolando, tenete al fuoco per altri dieci minuti il tutto. Servite caldo. La lepre così preparata risulta ancora più gustosa se lasciata riposare nel suo intingolo e se servita (di nuovo scaldata) il giorno dopo.

Vino

Brunello di Montalcino e Bolgheri rosso (Toscana)

Nella foto il sugo al cacao per le carni di lepre, cervo e cinghialesugo cacao dolce forte per cinghiale e lepre
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ravioli erbe primaverili ortiche

Ravioli con le erbe primaverili: ortica

L’uso culinario delle erbe, considera generalmente come erbe le parti della foglia verde (secca o fresca) rispetto alle spezie, che invece sono prodotte da altre parti della pianta, come semi, bacche, radici, frutti o cortecce, di solito essiccate.

Le erbe spontanee e selvatiche che possono essere raccolte e mangiate, essendo eduli cioè commestibili. vengono usate per preparare vari piatti in cucina o talvolta usate in sostituzione di un ortaggio simile. generalmente si raccolgono le foglie per consumarle crude in insalata oppure cotte: bollite o saltate in padella oppure come ingrediente per zuppe, minestre, risotti, ravioli, gnocchi, sciroppi.

Quali sono le erbe selvatiche che si possono mangiare?

Le erbe selvatiche commestibili sono tante, eccone alcune

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Ravioli all’ortica decorati con fiori di lampone

.Ingredienti e dosi per 4 persone

Per la sfoglia

  • 300 gr. di farina 0
  • 3 uova

Per il ripieno

  • 500 gr. di ortica (o di erba che decidete usare: rosolaccio, pungitopo, strigoli ecc.),
  • 200 gr. di ricotta di pecora,
  • 200 gr. di parmigiano
  • noce moscata
  • un pizzico di sale.
Preparazione

Le ortiche vanno colte a mezza mattinata, il meglio sarebbe col sole dopo una notte di pioggerellina.

Indossando i guanti, pulite le ortiche delicatamente.. Riunitele a mazzetto lessatele, strizzatele e , tenendole in mano, tritatele finemente con un coltello e mettetele in una ciotola. Aggiungete la ricotta, il parmigiano, una grattata di noce moscata ed il sale. Amalgamate bene il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo

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Preparate una sfoglia con le 3 uova e la farina. Stendetela con il matterello. Su una metà della sfoglia disponete ed allineate dei mucchietti di ripieno, coprite con l’altra metà della sfoglia e premete con le dita attorno per fare aderire le due sfoglie. Con la rotella dentata ritagliate i ravioli.

Cuoceteli in acqua salata e, una volta raccolti dalla pentola, conditeli con olio evo e parmigiano, o burro e parmigiano oppure con pomodoro fresco.

Cookaround

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Gnocchi con ricotta fresca e l’ortica del monte Cimone

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mandorle  pinoli fave cognac

Fave dolci, Fave dei morti, Favette: ricette di una famiglia nobiliare ravennate di inizio ‘900

Fave dolci di Ravenna o a Cervia
100 grammi di zucchero, 200 grammi di pinoli tritati molto fini, 25 grammi di farina, 25 grammi di crusca, un uovo e una spruzzata di acquavite.
 
Fave dolci di Forlì
100 grammi di zucchero, 200 grammi di mandorle dolci tritate. 100 grammi di farina, un uovo. 30 grammi di burro, una spruzzata di Alkermes.

Fave dolci di montagna
100 grammi di zucchero, 100 grammi di mandorle tritate. 100 grammi di farina, 100 grammi di farina di castagne, un uovo, una spruzzata di Acquavite.
 
Fave dolci di Lugo
100 grammi di zucchero, 100 grammi di mandorle dolci tritate, 200 grammi di farina gialla, un uovo, una spruzzata di vecchio Cognac.

Fave dolci di Massalombarda
100 grammi di zucchero, 200 grammi di mandorle dolci tritate, 100 grammi di farina, un uovo, una spruzzata di caffè molto nero.

  • da “Cucinario di una vecchia famiglia nobiliare”: Menù per festività e ricorrenze con oltre 350 ricette raccolti in un cucinario di una vecchia famiglia nobiliare romagnola che il rampollo Giovanni Manzoni ha svelato in questo libro ricco di suggerimenti e leccornie. Tra le ricette più selezionate ben otto modi di fare i cappelletti romagnoli ed altrettanti per i tortellini bolognesi con tanto di brodo doc per palati fini.

Per colorare i biscottini di rosa aggiungere Alkermes all’impasto, di marrone aggiungere cacao.

Fave dolci, Fave dei morti, Favette

I dolci dei morti

sono dei preparati, quasi sempre biscotti, realizzati in occasione della Commemorazione dei Defunti.
È tradizione in Europa e soprattutto in Italia allestire dolci particolari nei giorni a ridosso del 2 novembre, che spesso ricordano nel nome questa ricorrenza o nella forma e consistenza quella di un osso. Altro riferimento ricorrente è alle dita delle mani, mentre il dolce a forma di cavallo è probabilmente legato alla leggenda di Proserpina. Ancora oggi in alcuni paesi d’Italia, la notte tra l’1 ed il 2 novembre, si pongono questi dolci su tavole i imbandite, sicuri che verranno frequentate dai propri defunti.
I dolci dei morti contengono ingredienti semplici come farina, uova, zucchero ed aromatizzanti; spesso sono presenti mandorle finemente triturate o talvolta anche cioccolato, marmellata e frutta candita. Tali dolci sono presenti, con poche varianti, come preparazioni casalinghe, artigianali o di pasticceria quasi ovunque nella penisola italiana ed i nomi attribuiti sono similari da Nord a Sud, tralasciando le forme dialettali.

Biscotti

  • “Fave da morto”, “fave dei morti” o “fave dolci”: pasticcini alla mandorla, di forma ovoidale e schiacciata, cosparsi di zucchero a velo; hanno l’aspetto di un amaretto, ma presentano una consistenza maggiore (Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche ed Umbria). Differenti, seppur sempre a base di mandorla, sono le “Favette dei Morti”, presenti un po’ in tutto il Nord-est, ma soprattutto in Veneto, a Trieste e in Friuli, sono di tre colori (panna, marroni e rosa) e variano dal croccante al morbido (Favette Triestine).
  • Ossa di morto, talvolta “ossa da mordere” italianizzando il piemontese “Òssa ëd mòrt”: biscotti di consistenza dura, con mandorle ed albume d’uovo (Piemonte e Lombardia).
  • “Ossa di morto”: biscotti dalla forma oblunga (Veneto), talvolta ricoperti da cioccolato (Sicilia).
  • In Sicilia, secondo la versione originaria, le “Ossa di morto” sono di consistenza molto secca e di colore bianco e marrone. Con zucchero, farina, albume e acqua di chiodi di garofano, vengono chiamate anche “Paste di Garofano”. Molto spesso confuse con le ” Mostacciole”, le quali, invece, sono fatte con un impasto di miele e spezie, come il chiodo di garofano.
  • Le “Ossa di morto” sono presenti anche nel Senese, con origine a Montepulciano. Di consistenza friabile e di forma rotonda, sono impastati con le mandorle tritate.

Derivati del pane

  • “I cavalli”: pane di grandi dimensioni, a forma di cavallo (Trentino-Alto Adige).
  • “La mani”: pane a forma circolare con due mani che si uniscono (Sicilia).
  • “Pane dei morti”: piccoli panini dolci, a base di biscotti sbriciolati, ripieni di frutta candita e confezionati su ostie (Lombardia).
  • Piada dei morti, Piê di murt (Romagna), torta lievitata arricchita con uvetta, pinoli, mandorle, noci
Piê di murt

Piê di murt

Derivati del marzapane

  • “Dita di apostolo”: dolce a forma di mano, a base di pasta all’uovo e riempito di mousse di ricotta e panna, tipico della pasticceria siciliana.
  • Frutta di Martorana, riproduzioni di frutta con farina di mandorle e zucchero.

Varianti del torrone
“Torrone dei morti”: presenti nella tradizione culinaria napoletana, sono torroni morbidi dalle dimensioni di 50-70 cm, venduti a pezzi. A differenza del torrone classico, non sono a base di miele, ma di cacao, e sono preparati in vari gusti, con nocciole o frutta secca e candita, ma anche al caffè, o altri gusti ancora.

Altro
  • Pupi di zucchero (o, in siciliano: pupaccena, pupi ri zuccaro): presenti nella tradizione siciliana, si tratta di statuette di zucchero colorato, riproducenti paladini o generiche figure maschili e femminili (i morti, gli antenati della famiglia).
  • “La colva”, dolce pugliese che si prepara il 2 novembre a Foggia, Barletta e Bitonto, fatto con grano cotto, uva sultanina, noci e mandorle tritate, fichi secchi a pezzetti, scaglie di cioccolato fondente, chicchi di melagrana, zucchero e vincotto.
  • “Le fanfullicche”, dolce leccese proprio del 2 novembre. Si tratta di bastoncini di zucchero aromatizzati normalmente dalla forma attorcigliata.

fave dei morti

 Fave dolci, Fave dei morti, Favette