segavecchia

Mangiari di metà Quaresima, detta anche della SÉGAVÈCIA (Segavecchia), dei primi del ‘900

A Forlimpopoli 
Nei tempi andati il giovedì di mezza Quaresima era dedicato alla penitenza e al digiuno. Oggi le occasioni di penitenza si sono trasformate in feste: la vecia da sghè (la vecchia da segare) viene segata e bruciata nella piazza del paese e dal suo ventre capiente escono giocattoli e dolci.
Le feste della Ségavècia più rinomate in Romagna sono quelle di Forlimpopoli e di Cotignola.
La festa della Segavecchia a Forlimpopoli (FO) arriva con la primavera. La leggenda narra che una donna, un giovedì di Quaresima, periodo di astinenza dalla carne, mangiò un salsicciotto; fu quindi condannata a morte e giustiziata per stregoneria. Tutta la città diventa festa con i carri mascherati, i banchi ambulanti, le giostre del luna park e l’allegria che da anni contraddistingue un appuntamento fisso dedicato al carnevale. Domenica 10 marzo e 18 marzo nel pomeriggio sfilata dei carri mascherati.
La festa della Segavecchia a Cotignola (RA), che spegne 562 candeline, è in programma dal 7 al 10 marzo. La manifestazione più antica della cittadina basso romagnola si ripete dal lontano 1451, ponendosi ogni anno a metà strada fra il primo giorno di Quaresima e la Pasqua Cristiana, per ricordare il momento del processo alla strega di Cotignola, colpevole di aver maledetto Francesco Sforza, duca di Milano e signore di Cotignola, e per questo condannata ad essere decapitata ed arsa sul rogo.
  • Ricette da “Cucinario di una vecchia famiglia nobiliare”: Menù per festività e ricorrenze con oltre 350 ricette raccolti in un cucinario di una vecchia famiglia nobiliare romagnola che il rampollo Giovanni Manzoni ha svelato in questo libro ricco di suggerimenti e leccornie. Tra le ricette più selezionate ben otto modi di fare i cappelletti romagnoli ed altrettanti per i tortellini bolognesi con tanto di brodo doc per palati fini. Da citare la polenta alla Manzoni che riporta gli antichi sapori nostrani, poi per sbizzarrirsi si può provare a cucinare altre ricette che si adattano a qualsiasi piatto ed accostamento di cibi. Lugo di Romagna 1985.
 MINESTRE

Curzoli, strigotti, curzùl, stringot pasta fresca tipica romagnola (2)bigoli spaghetti sardelle

 

 

 

 

Curzoli o Curzuoli

Bigoli (spaghetti) con le sardelle

Strozzapreti o Tagliatellone dei giganti, pasta al burro e prosciutto

Cucciaroli (castagne secche) con pane e Sapa¹

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Zuppa di fagioli con la Sapa
Aggiungere del pane abbrustolito e della sapa entro l’acqua di cottura dei fagioli e servire questi col detto brodo.

Fagioli con la Sapa
Condire i fagioli lessati ben scolati con sapa e servirli in tavola.

Maccaroni con la Sapa
Condire i maccaroni cotti al dente in acqua bollente, ben scolati, con la sapa e servirli in tavola.

Riso nel latte al miele
Cuocere nel latte il riso al dente, scolarlo e condirlo con alcune cucchiaiate di miele liquido.

  • ¹La saba o sapa è uno sciroppo d’uva che si ottiene dal mosto appena pronto, di uva bianca o rossa.

Sapa o saba, sciroppo d'uva, alla maniera dell'Artusi

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DOLCI

Capricci di Mezzaquaresima: cookies di mandorle

Nidi di Mezzaquaresima: nidi di tagliatelle dolci e fritte.

Tortelli di Faenza con castagne e marmellata, per Quaresima e San Lazzaro (17 dicembre).

Gallette dolci
Farina grammi 400, zucchero grammi 200, burro o grasso grammi 150, uova tre.
Impastare con acqua o latte e tirare la pasta grossa due centimetri. Dare alla sfoglia tagliandola la forma che uno desidera e riporla sulle piastre ben unte e infarinare e cuocere al forno.

Pazientini di Quaresima
Farina grammi 400, zucchero grammi 300, chiari d’uovo dieci ben montati, pezzetti di pinoli mondati e un bicchierino di zabaione. Impastare il tutto e colla pasta formare tante piccole pastine di varie forme. Riporre le pastine su piastre ben unte e infarinate e cuocere al forno.

Capricci di Mezzaquaresima, cookies alle mandorleNidi di tagliatelle dolci e fritti (2)Tortelli di Faenza, detti anche di San Lazzaro

Nelle campagne romagnole il giorno della Ségavècia si mangiavano anche:

Marmellata di fichiLa Piadina, la più romagnola delle ricette romagnole

 

 

 

 

marocca pane di castagne (2)Menù EPIFANIA inizio '900 Torrone_di_mandorle

Panetti d' uva passa, ricetta di inizio '900

 

 

 

 

Mangiari di SAN GRUGNONE delle famiglie nobiliari ravennati di inizio ‘900

« Al Lovarìe », le Ghiottonerie di Carnevale nella Romagna di inizio ‘900

Menù per SAN LORENZO delle famiglie nobiliari ravennati di inizio ‘900 (Romagna)

 

agnoletti vincenzo libri

Vincenzo Agnoletti, minute per pranzi e cene per l’Autunno,1814

Opera di Vincenzo Agnoletti, credenziere e liquorista, dal 1829 al 1830, presso Maria Luigia, Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla.

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MINUTE DIVERSE DI PRANZI, CENE, ED AMBIGU’, PER LE QUATTRO STAGIONI DELL’ANNO

Tanto di grasso , che all’ olio , ed al butirro
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pp.336-339
AUTUNNO
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Pranzo di grasso di otto coperte a due servizi e sei, e due zuppe. 
PRIMO SEVIZIO.
Due Zuppe.
Una di pomidoro al bagnomaria, una di riso alla rena bionda.
Quattro Antrè, e Orduvre.
Uno di pasticcio di garganelle, una di lasagne alla misgrasse, uno di animelle fritte, uno di piccioni alla Marmontel.
Due Rilievi.
Uno di manzo ai bucchè di cavoli, uno di mongana in bresa al ragù melè.
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SECONDO SERVIZIO.
Sei Antremè.
Uno di pudino di riso alla Principessa,  uno di uovi mollè alla Flora, uno di pavone in galantina, uno di linguattole fritte, uno di pasta sfoglia alla crema di bergamotta, uno di mele alla finanziera.
Due Arrosti.
Uno di lodole, uno di cignaletto, alla salsa di visciole.
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 Pranzo di magro di dedici coperte, a due servizi a otto, e due zuppe, servito all’ olio.
PRIMO SERVIZIO
Due Zuppe.
Una di pastine al latte di mandole, una di filetti d’erbe alle telline.
Sei Antrè, e Orduvre. 
Uno di pasticietti alla duprè, uno di sortù di Palombo, salsa alla Castigliana , uno di trotte ripiene alle carote, uno di granci teneri fritti, uno di cefalo in etuvè, uno di cotelette d’ ombrina al ragù di olive.
Due Rilievi.
Uno di porcelletta, uno di corvo.
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SECONDO SERVIZIO
Dieci Antremè.
Uno di gelatina di moscatello, uno di bianco mangiare alla cannella, uno di pomi di terra al culì, uno di cannelloni di mandole, uno di gamberi al Commendatore, uno di ovoli alla frodille, uno di carote gialle in bignè, uno di triglie marinate, uno di pasticcio rifreddo di spIgola, uno di fiappe all’ olio.
Due Arrosti.
Uno di pesce spada, uno di anguilla panata.
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Pranzo dì magro di quattordici coperte a due servizi a otto, e due zuppe, servito al butirro. 
PRIMO SERVIZIO
Due Zuppe,
Una di culì di gamberi, una di riso al latte.
Sei Antrè, e Orduvre.
Uno di rissole alla baroncina, uno di bordo di riso con rulladine di pesce, uno di triglie fritte, uno di surprisette di pesce , uno di granci teneri panati in cassettine di carta, uno di uovi al fiore di latte.
Due Rilievi.
Uno di cerna di scoglio, uno di pasticcio vol-o-vant brisè, ripieno di gnocchi all’ acqua.
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SECONDO SERVIZIO
Dieci Antremè.
Uno di salse fine al butirro, uno di tartufi alla frugal, uno di pere in lacci d’ amore, uno di tartellette con crema fovettè, di cioccolata, uno di panetti alla Tedesca, uno di uovi al balotage, uno di fagioletti verdi alla remolada, uno di ragoste alla marinara , uno di gattò di rape, uno, dj cupellotti d’ indivia.
Due Arrosti.
Uno di fravolini, uno di spigola.
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 Pranzo di Grasso in Ambigù di venti coperte.
Due Zuppe.
Una di tortellini di petto di pollo, una di rape alla liason.
Due Rilievi.
Uno di manzo ai torzuti, uno di cerna di scoglio al corto brodo.
Sei Antrè, e Orduvre,
Uno di piccioni bresatì, al culì di rena, uno di cotelette di cignale agro, e dolce, uno di polenta ai tartufi, uno di croccbetti di fegato, uno di filetti di pollo in marinè, uno di torta di animelle.
Dieci Antremè.
Quattro di croccantine con minuta pasticcieria, uno di crema di cioccolata bianca alla marenga, uno di frittata al matras con capo di latte, e odore di cedrato, uno di ovoli all’erbe fine, uno di cavoli fiori al parmegiano, uno di uffelle alla delicata, uno di linguattole ai cedrioletti.
Quattro, Arrosti.
Uno di beccacie ai crostini, uno di pollanche piccate, uno di mongana, uno di tordi bardati.
Due Rifreddi.
Uno di gallinaccio, in marbè, uno di gattò di peti-chouz glassati.
Servire a tavola nel Rinascimento

1600,’700, ‘800

LIBRI Escoffier-Ma_cuisine Il grande libro della cucina francese 1934

Cucina francese

 

 

APICIO antica roma libri

APICIO – De re coquinaria: raccolta di ricette dell’antica Roma

Frontespice d’une édition de 1709

(…) Chi era Apicio e il De RE Coquinaria?

Il nome in ambiente romano, era comune a tre ghiottoni; per alcuni quattro, vissuti in diverse età.

  • Il primo si scagliò contro la legge Fannia del 161 a.C., una sorta di legge che cercava di porre un limite allo sperpero durante i banchetti.
  • Il secondo visse sotto Augusto e Tiberio e sembra l’autore della prima stesura del De Re Coquinaria e si chiamò Marco Gavio Apicio.
  • Il terzo visse sotto Traiano e inventò il procedimento per mantenere fresche le ostriche. Si chiamò Claudio (nome romano) o Celio (nome etrusco) Apicio e ampliò il testo del precedente. E’ possibile pensare che siano due persone diverse e abbiano ampliato il trattato secondo le proprie esperienze.

Paulys Wissow nella sua opera Enciclopedia reale dell’antichità classica, vol. I, ne cita altri due: un Apicio Giuliano probabilmente governatore di Siria e un certo Api(ciu)s proconsole dì Asia. L’unica cosa certa è che un cuoco di nome Apicio, vissuto tra il I secolo a.C.e il IV secolo d.C. dette ai suoi ricettari il nome «Libri di Apicio». Poiché per gli storici della tarda romanità, il nome di «Apicio» indicava l’esperto di arte culinaria, il titolo del trattato di cucina, potrebbe intendersi come «Libri dell’esperto cuoco» alla cui stesura collaborarono vari cuochi della media e tarda romanità.

Apicio si rivolge ad un cuoco esperto, lo provano le espressioni «Gustas: si quid deest, addes…» (asssagia, se manca qualcosa aggiungila) e «Si quid opus fuerit, cittis…» (se c’è bisogno di qualcosa, aggiungilo) e «Si quid defuerit, mittis…» (se manca qualcosa, aggiungilo…). (…)

da La cucina dell’antichità, Clotilde Vesco – Newton Compton Editori

MARCO GAVIUS APICIUS
(Marco Gavio Apicio)

Nacque intorno al 25 A.C. e morì suicida verso la fine del regno di Tiberio. Fu considerato il più grande gastronomo della Roma del basso Impero. Era in grado di preparare sontuosi banchetti e, quando rimase con gli ultimi 10 milioni di sesterzi, si uccise per il timore di non poterne allestire più. Passò alla storia per li suoi piatti fantasiosi: manicaretti a base di talloni di cammello, intingoli di creste tagliate a volatili vivi, triglie fatte morire nel garum della migliore qualità, oche ingrassate nei fichi secchi e ingozzate con mulsum, lingue di usignoli, di pavoni e di fenicotteri.
Intorno al 230 D.C. un cuoco di nome Celio compilò una raccolta di ricette in dieci libri, il De re coquinaria (L’ arte culinaria), attribuendola ad Apicio.

Si tratta di appunti frettolosi e disordinati, tuttavia è il più importante libro di cucina scritto in latino. I piatti, qui descritti, furono creati per i nobili ed i ricchi dell’epoca, ma, le ricette e gli accorgimenti per le preparazioni, risultano attuali.

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RICETTE con foto

Le_Satyricon Trimalchione

Satyricon di Petronio

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Cibi afrodisiaci

 

 

 

 

 

I

I

II

II

III

III

INDEX
La giornata degli antichi romani iniziava presto la mattina e le ore erano regolate dall’orologio solare. La prima colazione era a base di pane, carne e formaggio. A mezzogiorno erano preferiti pasti leggeri. Alle 16 circa, dopo una eventuale sosta alle terme pubbliche, veniva consumata la cena, che era il pasto principale. Era composta da piatti sostanziosi: olive, nocciole, noci, datteri e altra frutta, lenticchie, piselli, orzo e grano, zuppe, piatti di pesce o carne cotti alla griglia o al forno. Il vino era molto apprezzato: veniva diluito in acqua fredda o calda, o bevuto puro (merum), oppure arricchito con miele o altro.
antica roma abemus apicio 1

Gli Antichi Romani a tavola: Dove Come Quando

Dulcia domestica, ricette per dolci fatti in casa – Apicius, De Re Coquinaria

Frictilia, le frittelle di Apicio

Di Apicius, Coelius – Disponibile nella biblioteca digitale BEIC e caricato in collaborazione con Fondazione BEIC., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50356952
III

III. ABEMUS IN CENA, menù dell’antica Roma

Replica di Posate degli antichi Romani: coltello da cucina, cucchiaio di legno e cucchiaio d’argento by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany

I tre pasti principali degli antichi romani

LENTACULUM,
prima colazione
PRANDIUM,
pranzo
VESPERNA,
cena

ABEMUS IN CENA
(menù)

GUSTATIO

Libum

PRIMA MENSAE
Pullus elibus ex iure suo
Nucleorum ius in ovis apalis
Ova sfongia ex lacte
Porcellus oenococtus
Agnus parthicus
Ius in pisce elixo
Esiciola tretina

SECUNDAE MENSAE
Patina de piris
Dulcia domestica
Patina versatilis
Dulcia piperita
Tiropatina

 Invocazione iniziale
Con un urlo chiamai di Maia il figlio,
re di Cillene: ”Mercurio strozzacani,
polpetta! Come nome hai fra i Lidii,
compagno dei ladri, dammi una mano.
Mercurio mio, figlio di Maia,
re di Cillene, ti scongiuro! Ho addosso
un freddo maledetto, e batto i denti.
Regala ad Ipponatte un mantelluccio,
ed un corsetto, e un paio di stivali,
e due ciabatte, ed una sessantina
di pezzi d’oro. Rubale al vicino!”

Ipponatte, VI sec. a. C.(trad. Ettore Romagnoli, Zanichelli, 1965)

 DEGUSTATIO
La cena tradizionale, spesso preceduta da un aperitivo di vino addolcito, iniziava con gli antipasti a base di uova, ceci bolliti o salati, foglie di lattuga, tonno e, nelle cene più ricche, frutti di mare, salsicce ed altri cibi saporiti.
GUSTATICIUM
Mettere nel piatto uova, datteri, olive, datteri, noci, nocciole, allec (si può sostituire con delle acciughe) , albicocche, pistacchi. Come “tartine” libum, moretum (un pasticcio di cacio con aglio) ed epityrum (un gramolato di olive)
(Catone)

LIBUM DI CATONE
(focaccia sacra preparata con ricotta e farina) per 6 persone: 400 gr. di ricotta, 100 gr. di farina, 1 uovo, sale, qualche foglia di alloro.)
“Farai così il libum. Sciogli bene in un mortaio due libbre di formaggio, quando lo avrai reso del tutto liscio impasta bene con il formaggio una libbra di farina o, se lo vuoi più leggero, mezza libbra. Aggiungi un uovo e di nuovo impasta tutto attentamente, forma la pagnotta, ponila sopra un letto di foglie e falla cuocere lentamente in un forno caldo”

VINUM MULSUM
vino, miele e pepe

Apicio Ricetta del MULSUM

MULSUM

libum apicio antica roma

LIBUM

 PRIMAE MENSAE (piatti principali)

La cena proseguiva con piatti forti a base di carne o pesce, sempre accompagnati da vari tipi di verdure. Orazio, Giovenale e Marziale ci descrivono sfilate di cinghiali, maialetti, capretti, pesci e arrosti vari.

PORCELLUM OENOCOCTUM
Maialino al vino
porcellum praeduras, ornas. adicies in caccabum oleum, liquamen, vinum, aquam, obligas fasciculum porri, coriandri, media coctura colorabis defrito. adicies in mortarium piper, ligusticum, careum, origanum, apii semen, laseris radicem, fricabis, suffundes liquamen, ius de suo sibi, vino et passo temperabis, exinanies in caccabum, facies ut ferveat. cum ferbuerit, amulo obligas. porcellum compositum in patina perfundes, piper asparges et inferes.

Maiale cotto nel vino
Fallo frollare e preparalo; metti nel tegame dell’olio, della Salsa, del vino e dell’acqua. Aggiungi un mazzetto di porri, di coriandolo; a mezza cottura colorerai col mosto cotto. Metti nel mortaio del pepe, del ligustico, del carvi, dell’origano, del seme di sedano, della radice di laser; mescolerai e bagnerai di Salsa e del suo stesso sugo; stempererai col vino e col passito; verserai nel tegame e farai in modo che bolla; quando avrà bollito, lega con amido. Versa il tuttp sul maiale preparato sul vassoio; cospargilo di pepe e servi.

IUS IN PISCE ELIXO:
piper, ligusticum, cuminum, cepulam, origanum, nucleos, caryotam, mel, acetum, liquamen, sinapi, oleum modice. ius calidum. si velis, uvam passam.

Salsa per pesce lesso: pepe, ligustico, cumino, cipolla, origano, pinoli, carota, miele, aceto,Salsa, senape, poco olio; aggiungi salsa calda. Se vorrai aggiungi uva passa.

SECUNDAE MENSAE (Dolci)

PATINA DE PIRIS
Soufflé di pere
Pira elixa et purgata e medio teres cum pipere, cumino, melle, passo, liquamine, oleo modico. Ovis missis patinam facies, piper super aspargis et inferes.

pere soufflé patina apicio (3)

PATINA DE PIRIS

BEVANDE

AQUA (Acqua: che veniva bollita e bevuta calda o raffreddata con la neve)
AQUA MULSA  (Acqua con miele)
IDROMELE (Acqua piovana e miele)
CERVISIA (Birra)
POSCA (Bevanda a base di acqua e vino scadente o aceto)
VINUM MERUM (vino puro, senza aggiunta di acqua)
LATTE (di capra, di vacca, di asina, di cavalla. Bevuto fresco o aromatizzato)

II,1.. APSINTHIUM ROMANUM (Vino d’assenzio romano)
..fallo così: se non hai assenzio di Camerino usa pure quello del Ponto ben pulito, prendine 30 gr. e 3 gr. di terebinto o malabatro e 3 gr. di datteri tebani, 5 gr. di costo (costus arabicus), 4 gr. di zafferano e un litro circa di vino invecchiato. Non occorre scalcare perchè è abbastanza amaro.

III,1. ROSATO ET VIOLATUM (Vino rosato e violato)
Si usa la Rosa Gallica e la Viola Odorata.
Per questo rosato fai così: cuci in un sacchettino di lino dei petali di rose ben asciutte dalla rugiada e senza l’unghia bianca. Copri tutto di vino per sette giorni. Togli le rose dal vino e sostituiscile con altre rose fresche sempre nel sacchettino. Falle riposare per altri sette giorni. Togli le rose. Ripeti l’operazione una terza volta e togli le rose. Cola il vino e quando lo vorrai bere aggiungici del miele rosato.
Puoi fare la stessa cosa con le violette.

V,1. VINUM EX ATRO CANDIDUM FACIES (Come rendere chiaro il vino nero)
Versa in un orciuolo di vino nero delle fave ridotte in farina o l’albume di tre uova. Agita a lungo.
Il giorno dopo il vino sarà scolorito. Lo stesso effetto produrranno le ceneri della vitalba.

La cena si concludeva con grandi vassoi di frutta, soprattutto secca. Ma prima non poteva mancare un’ampia scelta di formaggi, a cominciare dal tipico formaggio della rustica Sassina, di forma conica, tanto amato da Marziale e ricordato anche da Plinio.

antica roma abemus apicio 1

1  Ingredienti Patina de piris (pear soufflé) – Ingredients (15006539841).jpg
[[File:Patina de piris (pear soufflé) – Ingredients (15006539841).jpg|Patina_de_piris_(pear_soufflé)_-_Ingredients_(15006539841)]]
 2 crudomPatina de piris (pear soufflé) (14823682999).jpg
[[File:Patina de piris (pear soufflé) (14823682999).jpg|Patina_de_piris_(pear_soufflé)_(14823682999)]]
3 cottoPatina de piris (pear soufflé) (14824241837).jpg
[[File:Patina de piris (pear soufflé) (14824241837).jpg|Patina_de_piris_(pear_soufflé)_(14824241837)]]
Menù per Prima Comunione o Cresima

Pranzo in casa per Comunione e Cresima 1965

 Enciclopedia della fanciulla 1963

Al pranzo che segue la Cresima e al quale saranno invitati anche il padrino, la madrina e i parenti più stretti, il menù sarà per tradizione, tutto bianco. Per esempio:

UN MENU’ TUTTO BIANCO

Antipasto di “bianchetti” al limone
Raviolini alla panna
Petti di pollo alla besciamella oppure Filetti di sogliola in bianco
Insalata belga
Formaggi bianchi assortiti (stracchino, mozzarella, petit Suisse)
Mascarpone
Meringhe alla panna oppure Gelato al limone oppure “Bianco mangiare”

Il “Bianco mangiare”

Panna cotta, un tradizionale dolce al cucchiaio

Spumone latte mandorle Due Spumoni alla maniera di Petronilla

 

 

 

 

 COME SI ORNA LA TAVOLA

Per la colazione-pranzo

Basta un centro tavola fiorito, per esempio:
  • Due tralci di lillà bianco o due rose bianche a gambo lungo, disposti per il lungo e legati in centro da un fiocco bianco (decorazione adatta a un tavolo rettangolare).
  • Una coroncina di foglie di camelia immersa in un bagno di tempera bianca e lasciate asciugare appese con le punte in giù (decorazione adatta a un tavolo ovale).
  • Una coppa di garofani bianchi tagliati col gambo cortissimo e molto fitti, tipo “bouquets” romantico: intorno, una coroncina di tulle (decorazione adatta a un tavolo rotondo).

Per la merenda o il rinfresco

  • su una tovaglia bianca, liscia o di pizzo, appunteremo (a distanze uguali) grossi fiori legati con un nastro bianco, o mazzolini di piccoli fiori.
  • su una tovaglia ricamata a fiori, si potranno annodare un nastro vero, candido, su ogni fiore o mazzolino di fiori, fissandolo con un punto invisibile. Oppure, sempre su una tovaglia fiori, potremo mettere qua e là, sovrapposto al fiore ricamato, un fiore vero senza stelo.

Pranzo casa Comunione Cresimacomunione cresima (4)

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I FIORI PIU’ ADATTI

Quali fiori scegliere per questo giorno?

  • Per la tavola: fiori bianchi a gambo corto o tagliato corto. Se sono a gambo lungo a tralci, non si mettono in vaso, ma si appoggiano semplicemente sulla tovaglia. Attenzione al profumo: non tutti i profumi dei fiori si adattano a quelli delle pietanze. Quindi: sì ai garofani, alle rose, alle cameglie, e a tutti i fiori non profumati come tulipani, crochi, margherite; no ai giacinti, ai narcisi, alle tuberose, alle gardenie. Ammessi anche se colorati i miosotis: sono fiori “innocenti”, adatti a una festa di bambini.
  • Per la casa: una pianta di prunus candido è la più adatta per la circostanza, o anche solo qualche ramo in un vaso. Molto adatti anche i fiori di pesco, i lillà, le roselline muschiate. I gigli sono più adatti a decorare una chiesa che la casa; ma li possiamo sostituire con le calle.
FOTOGRAFIE

Nelle consuete fotografie evitiamo di far assumere al cresimando delle pose artificiose (mani giunte, occhi al cielo, espressione estatica); le semplici istantanee all’uscita della chiesa o sul terrazzo di casa sono assai più belle simpatiche. (..)

 Enciclopedia della fanciulla 1963
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Galateo: Comunione CresimaMenù Comunione Danielecuori bomboniere (1)

 

Pranzo casa Comunione Cresima

 

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