₂₃₈. Salami dal sugo di Ferrara

Cristoforo di Messisbugo 1549 “A fare mortadelle di carne”: Salama da sugo

La salama da sugo, o anche salamina da sugo, è un salume particolare di carni di maiale tipico della provincia di Ferrara da consumare dopo cottura.
Solitamente la salama viene consumata calda. Si può procedere rimuovendo la parte superiore ed estraendo la carne con un cucchiaio oppure togliendo interamente la pelle e presentandola ancora intera in un recipente adatto a raccogliere il sugo che esce durante il taglio a fette o a spicchi. Il contorno tradizionale è il purè di patate al quale si aggiunge un cucchiaio del sugo rosso che esce durante il taglio della salamina. Per il suo contenuto calorico potrebbe essere consumata come piatto unico, anche se, in certe occasioni, è consuetudine inserirla in un pasto completo che prevede alcuni tra più noti piatti della cucina ferrarese come i Cappelletti, oppure dolci come il pampepato, la tenerina (torta regina), la torta con le tagliatelle o la zuppa inglese. Come ad esempio nel Menù per il “Berlingaccio” di Pellegrino Artusi

Salama da sugo affettata, prima di servirla con purè

Cristoforo di Messisbugo, nella sua opera pubblicata postuma nel 1549 Banchetti composizioni di vivande e apparecchio generale, indica le linee generali che possono essere le prima citazioni di questa preparazione quando descrive il modo di fare “mortadelle di carne” utilizzando vino nell’impasto dell’insaccato.

cristoforo da messisbugo salama da sugo mortadelle

Cristoforo di Messisbugo “A fare mortadelle di carne” , clicca sull’immagine per ingrandire

Cristoforo di Messisbugo. In atti autografi si firmava come Messi detto SbugoFerrarese, amministratore e scalco (quegli che ordina il convito e mette in tavola le vivande; e anche quegli che le trincia) presso la corte Estense. Il suo libro, stampato per la prima volta, postumo, a Ferrara nel 1549, s’intitola Libro novo nel qual s’insegna a far d’ogni sorte di vivande secondo la diversità dei tempi così di carne come di pesce. Et il modo d’ordinar banchetti, apparecchiar tavole, fornir palazzi, & ornar camere per ogni gran Prencipe. Riproduco una ristampa del 1610 che purtroppo, non si presta molto al restauro. Qui una edizione del 1569.

I momenti finali di preparazione prima del consumo della salama da sugo (o salamina da sugo).

Pellegrino Artusi  La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene.

₂₃₈. Salami dal sugo di Ferrara 
I salami dal sugo di Ferrara sono una specialità di quel paese. Hanno la forma di bondiole del peso di grammi 500 circa e sono di sapore piccante e appetitoso. A differenza degli altri salumi della loro specie migliorano invecchiando ed ordinariamente questi si mangiano quando quelli hanno fatto la loro stagione. Allorché vorrete servirvene lavateli diverse volte con acqua tiepida per nettarli da quella patina untuosa che li ricopre e metteteli al fuoco in acqua diaccia abbondante per farli bollire lentamente un’ora e mezzo soltanto, chiusi stretti in un pannolino onde evitare che la pelle schianti. Serviteli caldi con contorno come i coteghini; ma il sugo di cui si vantano talvolta non apparisce, o se pure, non è molto copioso.

Medio-evo, Rinascimento, Barocco: ricette con foto
torte maestro martino medioevoTudor_pies_on_pewter_plates_at_Hampton_Court
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Artusi: Menù per il “Berlingaccio” (Giovedì grasso)

Di Cercamon – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8923876Di user:Andycowboy – sono l’Autore, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30916422Di Nicola Quirico – Opera propria, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=140098368
Cristoforo da Messisbugo

Cristoforo da Messisbugo: “Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale”

Cristoforo da Messisbugo (..-1548) Scalco o Maestro di casa
(…) Il compito dello scalco o maestro di cucina, in particolare, è assai delicato: dovrà predisporre la lista delle vivande e la loro successione, tenendo conto dell’offerta stagionale, scegliere gli arredi della tavola e delle credenze, finissimi e preziosi, assecondando i gusti della committenza, predisporre le “sorprese” che dovranno allietare i banchettanti e gli intrattenimenti che consentiranno ai commensali di fare qualche salutare pausa nel succedersi delle vivande.(…)

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Grandi banchetti: Servire a tavola nel Rinascimento

Ricette tratte dal volume di Cristoforo da Messisbugo:

“Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale”.

Questo libro, comparso per la prima volta a Ferrara nel 1549 postumo, è il più fantasioso e completo tra i manuali gastronomici del Cinquecento. Le ricette in questo testo, rivelano un uso indiscriminato dello zucchero della cannella, di pinoli e dell’uva passa sparsi praticamente in ogni vivanda: dalla pasta, agli arrosti, ai pasticci e perfino nelle torte di anguilla. secondo il gusto per l’agrodolce del Rinascimento, quando lo zucchero era privilegio dei ricchi; veniva proposta la cucina romana d’Apicio con la tendenza esasperata alle mescolanze e all’abbondanza delle spezie. La cucina Rinascimentale rivedeva la gastronomia classica e liberamente la reinterpretava.
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Il Messisbugo non va confuso con un capocuoco e nemmeno con gli artisti di gastronomia dell’epoca: era un gentiluomo, un dotto, un umanista che nella prima metà del 500 entrò nel favore della Corte degli Estensi. Intorno al cibo, la Corte ferrarese organizzava per gli ospiti spettacoli di livello eccelso e il tutto era orchestrato proprio dal Messisbugo. Viene ricordato il banchetto del 24 gennaio del 1529, in occasione delle nozze del principe Ercole con la figlia del re di Francia alla presenza di Isabella d’Este Gonzaga.

A.D. 1529 – Banchetto per le nozze di Ercole d’Este

La lista delle vivande del famoso convittore e di pesce, fritti e carpioni, cotture in graticola e stufati; uso disinvolto della pastasciutta, specialmente di tortelli diversamente ripieni. Il tutto accompagnato da vini eccellenti.

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