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₉ Tortellini in brodo alla bolognese dell’Artusi

Nella foto: Stampa romagnola a ruggine su tela di cotone raffigurante  P. Artusi
Lo scrittore e poeta Alessandro Tassoni, vissuto tra la fine del 1500 ed il principio del 1600, nel suo celebre poema eroicomico “La secchia rapita” spiega l’origine del tortellino. Questa opera racconta in chiave fantastica la guerra realmente avvenuta nel sec. XIII tra modenesi e bolognesi. Imitando gli antichi poemi epici, il tassoni fa scendere in campo a fianco degli eserciti delle due città, gli dei dell’Olimpo venere, Marte e Giove. Accade così durante una pausa dei combattimenti Venere e >Marte si rechino ad alloggiare in una taverna e l’oste, quando al mattino si reca a portare la colazione, ha la grande occasione di vedere nuda la dea della bellezza:
“E l’oste che era guercio e bolognese
imitando di venere il bellico
l’artre di fare il tortellino apprese…”
Nella sua opera il Tassoni svela anche l’ inventore delle pappardelle: tali divagazioni gastronomiche hanno un certo interesse storico. Quando il Tassoni scrive: “… il cuoco maggior Mastro Prosciutto…” informa il lettore che questo salume era un ingrediente molto importante nella cucina emiliana fin da allora. inoltre le descrizioni dei banchetti che vedevano impegnati i contendenti sui rispettivi fronti sono un vero manuale storico-gastronomico..
File:Flickr - cyclonebill - Tortellini med laks.jpg
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Minestre in brodo ₉ Tortellini in brodo alla bolognese

Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, ché se la merita. È un modo di cucinare un po’ grave, se vogliamo, perché il clima così richiede; ma succulento, di buon gusto e salubre, tanto è vero che colà le longevità di ottanta e novant’anni sono più comuni che altrove. I seguenti tortellini, benché più semplici e meno dispendiosi degli antecedenti, non sono per bontà inferiori, e ve ne convincerete alla prova.

Prosciutto grasso e magro, grammi 30.
Mortadella di Bologna, grammi 20.
Midollo di bue, grammi 60.
Parmigiano grattato, grammi 60.
Uova, n. 1.
Odore di noce moscata.
Sale e pepe, niente.

Tritate ben fini colla lunetta il prosciutto e la mortadella, tritate egualmente il midollo senza disfarlo al fuoco, aggiungetelo agli altri ingredienti ed intridete il tutto coll’uovo mescolando bene. Si chiudono nella sfoglia d’uovo come gli altri, tagliandola col piccolo stampo del n. 8. Non patiscono conservandoli per giorni ed anche per qualche settimana e se desiderate che conservino un bel color giallo metteteli, appena fatti, ad asciugare nella caldana. Con questa dose ne farete poco meno di 300, e ci vorrà una sfoglia di tre uova.

Bologna è un gran castellazzo dove si fanno continue magnazze, diceva un tale che a quando a quando colà si recava a banchettare cogli amici. Nell’iperbole di questa sentenza c’è un fondo di vero, del quale, un filantropo che vagheggiasse di legare il suo nome a un’opera di beneficenza nuova in Italia, potrebbe giovarsi. Parlo di un Istituto culinario, ossia scuola di cucina a cui Bologna si presterebbe più di qualunque altra città pei suo grande consumo, per l’eccellenza dei cibi e pel modo di cucinarli.
Nessuno apparentemente vuol dare importanza al mangiare, e la ragione è facile a comprendersi: ma poi, messa da parte l’ipocrisia, tutti si lagnano di un desinare cattivo o di una indigestione per cibi mal preparati. La nutrizione essendo il primo bisogno della vita, è cosa ragionevole l’occuparsene per soddisfarlo meno peggio che sia possibile. (..)

Le stampe romagnole a ruggine

Tagliatelle all’uso di Romagna alla maniera di Artusi

 

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Ravioli di carne della Petronilla per Natale

(Natale)

«Si ha amore per la cucina? Desiderio di far contenta, il più spesso possibile, l’intiera famiglia? Tempo di spignattare per un pomeriggio intiero? Possibilità di spendere, una volta tanto, parecchio più dell’usato? Abilità bastante nel bene impastare e, soprattutto, nel tirar la sfoglia assai sottile?
Ebbene; se tutto si possiede… quando la gran festa sarà lì per battere alla porta, si ricordi la minestra superlativa; quella ch’è la classica del Natale; quella che richiede un ripieno ultraprelibato; quella che insomma viene chiamata ravioli, o tortellini, o agnolotti, o cappelletti.
C’è forse alcuna, fra le amichette mie, che ancora non sappia…?
Allora, per lei, eccomi ad insegnare:

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La vigilia, o l’antivigilia del gran giorno, prepara il ripieno così: trita fine fine un po’ di carne che tu abbia, già cotta, in casa (lesso, meglio stufato, meglio ancora maiale arrosto), 2 fette di prosciutto (o di mortadella, o 1 etto di salsiccia), e un po’ di midollo di bue (tanto come un piccolo uovo).
Versa tutto in una insalatiera; unisci 2-3 cucchiai di parmigiano trito, 1 pizzico di sale, un po’ di noce moscata e 1 uovo; amalgama per bene il tutto; aggiungi un po’ di brodo se fosse necessario; e lascia il ripieno riposare.

Fa’ la sfoglia, impastando insieme 1/2 kg. di farina bianca, 4 uova, ed un cucchiaino colmo di burro; manipola con grande forza e molto a lungo; tira infine l’impasto in sfoglia sottile, sottile… quasi quanto un foglio di carta (raccomandano le brave “rasdore” lombarde); e, se così sottile non sai tirarla, rinuncia al piatto (consiglio io, che sono la Petronilla).
Con uno stampo di latta circolare, o con un bicchierino di marsala ad orlo tagliente, ritaglia nella sfoglia dei dischetti (ma soltanto 5-6 alla volta, e tieni la restante sfoglia coperta con un tovagliolo); nel mezzo di ognuno metti subito un po’ di ripieno (tanto come una nocciola); piega il disco a metà; avvolgilo intorno al tuo indice sinistro, così come faresti con uno scialletto; premi l’una sull’altra le 2 punte dello… scialle, là, dove si incrociano; rivolta un po’ in su l’orlo tutto in giro; e… il tortellino o raviolino, eccolo fatto.

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Ravioli asparagi e noci

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Di mano in mano stendili tutti (qual lavorare quel giorno!) sopra un vassoio sul quale avrai già disteso un tovagliolo: ricoprili, per via della polvere, con un altro tovagliolo; e lasciali pur lì, fino al giorno appresso e, se vuoi, anche fino alla seconda festa.

Giunta l’ora di cucinare la prelibata minestra degna del pranzone, conta 15 raviolini per persona (ai rimanenti si farà grande onore un altro giorno); buttali nel brodo bollente (ma in brodo di carne e che sia ben degno della grande festa); e dopo 20 minuti potrai imbandire la classica minestra natalizia, la più grassa minestra per grassi pranzi; cioè i tuoi casalinghi agnolotti che… non saranno nemmeno da confrontare con quelli che si possono comperare di già confezionati!

Altre ricette di Petronilla, 1935

Petronilla, chi era?Ricette della Petronilla libri

  • PETRONILLA: svolse un ruolo importante negli anni delle ristrettezze economiche dovute alla guerra. Di fronte alla drastica riduzione dei beni alimentari disponibili, proponeva i suoi suggerimenti «sul modo di sbarcare il lunario mangereccio, consumando poco grasso, poco riso, poca pasta, poca farina e poco zucchero; spendendo pochetto ma….nutrendo bastevolmente»
Ricette di Petronilla per tempi eccezionali

I classici. Pasta ripena: i ravioli con gli spinaci dell’Angela della Petronilla

Tortelli (o ravioli) di zucca alla maniera di Petronilla

Fresh tortellini.jpg [[File:Fresh tortellini.jpg|Fresh_tortellini]]Ravioli della Petronilla per Natale