pasticcio timballo di maccheroni

La ricetta per il timballo di maccheroni

Timballo di maccheroni di Ricettaidea.it
Cosa c’è di meglio di una introduzione alla ricetta di, “nientepopodimenoche”, Pellegrino Artusi:
«I cuochi di Romagna sono generalmente molto abili per questo piatto complicatissimo e costoso, ma eccellente se viene fatto a dovere, il che non è tanto facile. In quei paesi questo è il piatto che s’imbandisce nel carnevale, durante il quale si può dire non siavi pranzo o cena che non cominci con esso, facendolo servire, il più delle volte, per minestra. Ho conosciuto un famoso mangiatore romagnolo che, giunto una sera non aspettato fra una brigata di amici, mentre essa stava con bramosia per dar sotto a un pasticcio per dodici persone che faceva bella mostra di sé sulla tavola, esclamò: – Come! per tante persone un pasticcio che appena basterebbe per me? – Ebbene, gli fu risposto, se voi ve lo mangiate tutto, noi ve lo pagheremo. – Il brav’uomo non intese a sordo e messosi subito all’opra lo finì per intero. Allora tutti quelli della brigata a tale spettacolo strabiliando, dissero: – Costui per certo stanotte schianta! –
Fortunatamente non fu nulla di serio; però il corpo gli si era gonfiato in modo che la pelle tirava come quella di un tamburo, smaniava, si contorceva, nicchiava, nicchiava forte come se avesse da partorire; ma accorse un uomo armato di un matterello, e manovrandolo sul paziente a guisa di chi lavora la cioccolata, gli sgonfiò il ventre, nel quale chi sa poi quanti altri pasticci saranno entrati. Questi grandi mangiatori e i parassiti non sono a’ tempi nostri così comuni come nell’antichità, a mio credere, per due ragioni: l’una, che la costituzione dei corpi umani si è affievolita; l’altra, che certi piaceri morali, i quali sono un portato della civiltà, subentrarono ai piaceri dei sensi. A mio giudizio, i maccheroni che meglio si prestano per questa pietanza sono quelli lunghi all’uso napoletano, di pasta sopraffine e a pareti grosse e foro stretto perché reggono molto alla cottura e succhiano più condimento (…)»

Quella che segue è la ricetta per il timballo di maccheroni, che ho trovato sul web

 Ingredienti
  • 500 g di maccheroni medi rigati
  • 100 g di pecorino grattugiato
  • 30 g di burro
  • 20 sottilette
  • 2 spicchi d’aglio
  • 1 kg di passata di pomodoro
  • 1 ciuffo di basilico
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • 1 peperoncino rosso
  • ½ bicchiere di olio extravergine d’oliva
  • Pepe q.b. Sale q.b.
 Preparazione

Lavate e asciugate il basilico e il prezzemolo, sbucciate i due spicchi d’aglio e tritate finemente questi tre ingredienti. Procuratevi un tegame all’interno del quale ponete il trito appena preparato e il mezzo bicchiere di olio extravergine d’oliva; mettete il tegame sul fuoco e lasciate rosolare. Aggiungete la passata di pomodoro, il peperoncino, il pepe e il sale, mescolate delicatamente e fate addensare il sugo a fuoco lento per circa venti minuti. Nel frattempo, cuocete i maccheroni in acqua bollente salata e scolateli molto al dente.

Conditeli con circa un terzo del sugo che avete preparato, aggiungendo un filo d’olio extravergine d’oliva. Procuratevi una teglia da forno abbastanza grande e fate uno strato sottile di sugo, formate poi uno strato di pasta, aggiungete un altro po’ di sugo, una spolverata di pecorino grattugiato e uno strato di sottilette. Aggiungete quindi altra pasta e seguite il procedimento fino a quando finirete gli ingredienti. Sulla superficie dell’ultimo strato aggiungete qualche ricciolo di burro, poi mettete a cuocere il tutto in forno a 180°C per circa 25 minuti

«Timballo di maccheroni del Gattopardo» di Tomasi di Lampedusa

Pasticcio di maccheroni alla maniera di Petronilla (“Al pastiz”)

Artusi: Menù Festa dello Statuto

Artusi: Menù per la Festa dello Statuto, prima domenica di Giugno

Re Carlo Alberto firma lo Statuto (4 marzo 1848)
Lo Statuto albertino
Lo Statuto del Regno, più noto come Statuto albertino dal nome del Re Carlo Alberto di Savoia-Carignano che lo promulgò, fu lo statuto adottato dal Regno sardo-piemontese il 4 marzo 1848. Carlo Alberto lo definì come «Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia» sabauda. Il 17 marzo 1861, con la fondazione del Regno d’Italia, divenne la carta fondamentale della nuova Italia unita e rimase formalmente tale, pur con modifiche, fino al biennio 1944-1946 quando, con successivi decreti legislativi, fu adottato un regime costituzionale transitorio valido fino all’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana, il 1º gennaio 1948.
  • Lo Statuto Albertino può essere considerato un primo esempio di Costituzione breve.
  • La festa dello Statuto albertino fu celebrata per la prima volta il 27 febbraio 1848, dopo che lo Statuto era stato annunciato l’8 febbraio, ma non ancora proclamato. Già festa nazionale del Regno di Sardegna, fu spostata alla prima domenica di giugno e fu estesa alle altre regioni in seguito alle annessioni.
  • Il significato della festa mutò durante gli anni: inizialmente era una festa liberale e vi furono incidenti perché si voleva celebrarla anche nelle chiese con il canto del Te Deum. Essendo una festa civile, i vescovi si opposero e per questo furono a volte condannati..
  • Dopo la conquista di Roma, invece la festa risorgimentale più controversa divenne il 20 settembre, ricordo della breccia di Porta Pia. Gradualmente la festa dello Statuto assunse il significato di festa della Monarchia. Il cinquantenario dello Statuto fu celebrato solennemente il 4 marzo 1898. La festa dello Statuto fu celebrata anche durante il periodo fascista, quando lo Statuto già era stato svuotato del suo valore.

Festa dello Statuto
Prima domenica di giugno

Nota di pranzo
Minestra in brodo. Passatelli di semolino n. 48.
Fritto. Pollo dorato n. 205 o 206, con Perine di riso n. 202.
Umido. Timballo di piccioni n. 279.
Erbaggi. Fagiuolini con la balsamella n. 381.
Arrosto. Lombata di vitella di latte n. 524, con patate e insalata.
Dolci. Torta alla marengo n. 581. – Gelato di ribes n. 764.

Artusi: Giugno - Nota pranzo I
₂₀₅. Pollo dorato I
Prendete un pollastro giovane, vuotatelo, levategli la testa e le zampe, lavatelo bene e tenetelo nell’acqua bollente per un minuto. Poi tagliatelo a pezzi nelle sue giunture, infarinatelo, conditelo con sale e pepe e versategli sopra due uova frullate. Dopo mezz’ora almeno di infusione involtate i pezzi nel pangrattato, ripetendo per due volte l’operazione se occorre e cuoceteli a brace in questa maniera: prendete una sauté o una teglia di rame stagnata, ponete in essa olio, o meglio lardo vergine, e quando comincia a grillettare buttate giù i pezzi del pollo facendoli rosolare da ambedue le parti a moderato calore onde la cottura penetri nell’interno.
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Serviteli bollenti con spicchi di limone. L’ala di tacchino, che lessa è la parte più delicata, si presta egualmente bene per essere tagliata a pezzetti e così cucinata. La punta del petto e le zampe dei polli, compreso il tacchino, possono darvi una norma della tenerezza delle loro carni perché, quando invecchiano, la punta del petto indurisce e non cede alla pressione delle dita, e le zampe, da nere che erano, si fanno giallastre.
₂₀₆. Pollo dorato II
Dopo averlo trattato come il precedente, tagliatelo a pezzi più piccoli, infarinatelo, immergetelo in due uova frullate e salate a buona misura; friggetelo in padella, conditelo ancora un poco con sale e pepe, e servitelo con spicchi di limone.
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₃₈₁. Fagiuolini con la balsamella
Lessate i fagiolini in modo che (mediante un cucchiaino di soda) restino ben verdi. Poi soffriggeteli nel burro, ma leggermente onde non perdano il bel colore e conditeli con sale e pepe. Versateci sopra una besciamella scorrevole, ma non troppo copiosa, fatta con panna, burro e farina, e mandateli in tavola con un contorno di pane fritto tagliato a mandorle. Possono servire per tramesso in un pranzo.
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