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Old-Fashioned Holiday Glazed Ham, Prosciutto della Virginia glassato con ananas

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Natale è senza dubbio la più grande festa della Cristianità, ma è anche per tradizione una vera e propria sagra della gastronomia; in ogni Paese del mondo, infatti il 25 dicembre viene celebrato con pranzi ricchissimi di portate raffinate e di vini generosi.

Negli Stati uniti d’America un arrosto classico  sulle tavole natalizie è il Prosciutto della Virginia glassato con ananas, certamente molto allegro da vedere:

“A classic baked ham with a simple but tasty sweet brown sugar and pineapple glaze. This main dish will receive applause for its beautiful presentation as well as the irresistible flavor. You will definitely want to have some leftovers!” – Nodietsforme
 

In italia non si usa molto cucinare il priosciutto fresco che pure si presta ad ottime pietanze. Si può preparare arrosto o brasato, prtacchno natale Papillote 6ofumandolo con un buon vino da pasto o con un vino liquoroso come il Porto, il Madera o il Marsala. Naturalmente è una pietanza che che va bene quando i commensali sono numerosi.

Il prosciutto si porta sul vassoio con il manico (l’osso) guarnito con una “papillote” e affettato solo in parte. La papillote è una decorazione per rendere gradevoli alla vista anche le costolette, il pollo o il tacchino intero:

Il prosciutto arrostito si accompagna bene con il purè di patate, con i cavolini di Bruxxelles, con gli spinaci cotti con olio e uno spicchio d’aglio e con altre verdure di stagione al burro.

 Ingredienti e dosi per 6 persone

1 prosciutto cotto da 450 gr., 20 chiodi di garofano, 3 cucchiai di zucchero di canna, un cucchiaio e mezzo di aceto o senape, una scatola di ananasso al naturale, ciliegine al maraschino.

Preparazione

Togliete la pelle del prosciutto e, con un coltellino appuntito, incidete su tutta la supeficie dei solchi incrociati che formino dei rombi. Steccatelo con chiodi di garofano: 1 chiodo al centro di ogni rombo e qualcuno ai lati.

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  • Se usate l’aceto: fate sciogliere lo zucchero con l’aceto e versatelo sul prosciutto cospargendolo uniformemente.
  • Se usate la senape, stendete su tutta la superficie la senape in uno strato sottile massaggiando. Spolveratelo con lo zucchero di canna.

Fate cuocere il prosciutto in forno a 180 gradi per 30 minuti, cospargendolo 1 o 2 volte di con il sughetto.Togliete il prosciutto dal forno e disponetevi sopra qualche fettina di ananasso al naturale e qualche ciliegina. Mettete tutt’attorno, nella teglia, quanto rimane dell’ananasso e delle ciliegine compreso il loro succo e cuocete di nuovo in forno coperto con carta oleata unta di burro per circa 3 ore. Dieci minuti prima della fine della cottura, togliete la carta, in modo che il prosciutto possa glassarsi.

Servite con le patate impacchettate. E’ buono anche freddo. Si conserva in frigorifero per 7 giorni.

da L’enciclopedia della donna 1964
 https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/02/Weston_Farmstead_dairy_and_smokehouse.jpg
Dairy and smokehouse located on the Weston farm in Casanova, Fauquier county, Virginia, listed on the National Register of Historic Places in 1996. By Doctree – Own work, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30054400
“Country ham” by John Goetzinger – originally posted to Flickr as IMG_1734. Licensed under CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons –
“Ham 01” by Cosmo1976 – Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons –
il Pandoro lo preparo io

Quest’anno per le feste ho deciso: il Pandoro lo preparo io!

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Il pandoro è un dolce veronese che, insieme al panettone, è uno dei dolci natalizi più tipici in Italia. La pasta è soffice, dorata ed emana profumo di vaniglia. La forma è a forma di stella e gli ingredienti principali si sono: farina, zucchero, uova, burro, burro di cacao e lievito.
Le origini della ricetta pare siano austriache oppure veneziane.
  • In Austria si preparava il “Pane di Vienna” che derivava dalla “brioche” francese.  Le caratteristiche che accomunano il pandoro e la “brioche” francese fanno pensare ad origini molto lontane: la fonte più antica risale al primo secolo d.C., ai tempi di Plinio il Vecchio, che nei suoi scritti minori cita un panettiere di nome Vergilius Stefanus Senex che preparò un “panis” con fiori di farina, burro e olio.
  • A Venezia veniva servito sulle tavole dei più ricchi il “Pane de oro“.
La nascita “moderna” risale all’ ottocento, come evoluzione del “Nadalin“, dolce veronese: l 14 ottobre 1894 Domenico Melegatti, fondatore dell’omonima industria dolciaria veronese, depositò all’ufficio brevetti un dolce morbido e dal caratteristico corpo a forma di stella a otto punte, opera dell’artista Angelio Dall’Oca Bianca, pittore impressionista.

La preparazione di questo dolce è complessa e prevede molte fasi di lavorazione, ma perchè per le prossime feste non servire il Pandoro fatto in casa da noi: sai che soddisfazione quando lo porteremo in tavola e dire “Questo l’ho fatto io!”:.

Naturalmente occorre una ricetta chiara e facile e, come al solito, l’ho trovata nel mio sito preferito. Eccovela.

Ingredienti e dosi

650 gr. di farina bianca, 300 gr. di burro, 200 gr. di zucchero semolato, 30 gr. di lievito di birra, 9 uova, una bustina di zucchero a velo, ½ bicchiere di panna, 1 limone.

Preparazione

Dopo aver sbriciolato il lievito di birra in una ciotola, fatelo sciogliere con una quantità minima di acqua tiepida. A questo punto prendete un contenitore abbastanza capiente e versate 75 grammi di farina e 20 grammi di zucchero semolato, dopodiché lavorate l’impasto con un tuorlo d’uovo e il lievito di birra precedentemente sciolto. Dopo aver amalgamato bene l’impasto, formate un panetto e adagiatelo in una terrina leggermente infarinata.
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Ora dovete coprirlo e lasciarlo lievitare. Una volta lievitato a dovere (circa 2 ore), addizionate al panetto 170 grammi di farina, 3 tuorli d’uovo, 30 grammi di burro ammorbidito e 100 grammi di zucchero semolato. Lavorate di nuovo l’impasto per qualche minuto fino a ottenere un composto omogeneo. Ricomponete il panetto e mettetelo nuovamente a lievitare per altre due ore circa. Si arriva così al “terzo round”. Prendete 405 grammi di farina (ovvero il rimanente dei 650 grammi di farina iniziali), 80 grammi di zucchero semolato, 40 grammi di burro ammorbidito, la scorza di limone grattugiata, 3 tuorli ed 1 uovo intero. Impastate nuovamente con vigore fino a ottenere un composto di natura elastica che non resti attaccato alle mani.

Ricomponete per la terza volta il panetto e lasciate lievitare il tutto. Una volta effettuata la lievitazione, aggiungete il mezzo bicchiere di panna e un tuorlo d’uovo. La consistenza della pasta dovrà risultare morbida ma allo stesso tempo non essere molle. A questo punto, con l’aiuto di una comune bilancia da cucina, pesate la pasta e calcolate per ogni chilo circa 150 grammi di burro. Stendete la pasta e aggiungete il burro ammorbidito (nella quantità giusta), dopodiché piegate sul burro la pasta, poi stendetela di nuovo e ripiegatela (operazione da ripetere tre volte).
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Poi lasciate la pasta a riposo per circa 30 minuti. Sciogliete del burro e spalmatelo sullo stampo, dopodiché lavorate ancora per qualche minuto la pasta prima di sistemarla all’interno dello stampo stesso. Sistemate lo stampo in un luogo tiepido e lasciate lievitare il tutto. Una volta che la pasta avrà raggiunto il bordo dello stampo, sarà giunto il momento di utilizzare il forno. Infornate lo stampo a 190°C e cuocete il vostro Pandoro per 20 minuti, successivamente abbassate la temperatura a 175°C e continuate la cottura per altri 10 minuti.
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Terminata l’operazione di cottura, capovolgete il Pandoro e lasciatelo raffreddare. Infine, servendovi di un setaccio, spolverate il dolce con dello zucchero a velo e poi servite in tavola il vostro Pandoro artigianale.

Il Pandoro
il Pandoro lo preparo io
Rosa di brioche salata integrale

Rosa di brioche salata integrale

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Ingredienti per 4-6 persone

250 gr. di farina 00, 250 gr. di farina integrale, lievito di birra, 70 gr. olio evo, 1/2 cucchiaino di zucchero, 5 cucchiai di sale, 250 gr. di latte.

  • Tortiera a forma di rosa
    Stampi in silicone come usarli al meglio. Stampi in silicone come usarli al meglio. Nella pasticceria come nella cucina tradizionale un’aiuto notevole ci arriva dall’utilizzo degli stampi in silicone.
Preparazione

Sciogliere il lievito nel latte tiepido e aggiungerlo alla farina. Unire gli altri ingredienti ed impastare con le fruste elettriche. Poi mescolare a mano per qualche minuto, fino ad ottenere un impasto morbido e “appiccicoso”.

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Lasciare riposare per mezz’ora, poi rovesciare nella Tortiera a forma di rosa (foderata con carta da forno se non fosse in silcone) e lasciare riposare per 3 ore circa.
L’impasto raddoppierà il volume. Infornare in forno ben caldo a 200 gradi per 30 minuti circa. Controllare la cottura con uno stecchino e togliere dal forno. Lasciare raffreddare e sformare.

Vino

Grignolino (Piemonte), Frascati superiore (Lazio), Chiaretto del Garda (Lombardia), Trebbiano di Romagna

  • Leggi ancheRosa di brioche dolce integrale senza uovaIngr. 500 gr. di farina integrale, 100 gr. di zucchero, 70 gr. di olio evo, Lievito di Birra, 250 gr. di latte circa un pizzico di sale.
    Tortiera a forma di rosa
 

Rosa di brioche salata

Rosa di brioche salata integrale
Uva da conservare per la tavola di Natale

Uva da conservare per la tavola di Natale

Vespaiola grapes hung to dry in northern Italy (uva appesa ad asciugare in nord Italia)photo: Fabio Ingross palatepress.com

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L’uva viene utilizzata soprattutto per la produzione del vino, e si parla in questo caso di uva da vino, ma anche per il consumo alimentare come frutta, sia fresca (uva da tavola), sia secca (uva passa, utilizzata in cucina e nella preparazione dei dolci); infine dall’uva si estrae il succo d’uva (bevanda non alcolica), e dai semi si estrae l’olio di vinaccioli.

Tradizione vuole che sulla tavola di Natale appaia qualche grappolo d’uva. Uva bianca (Victoria, Italia, Regina, Pizzutella). con chicchi ancora intatti ma leggermente appassiti e dal sapore dolce e intenso. E’ un “amuleto” particolare: uva autunnale conservata fino a dicembre.

Scegliere con cura i grappoli da conservare: grappoli voluminosi ma con i chicci non troppo fitti. Insieme con il grappolo verrà tagliato anche un pezzo di tralcio legnoso, della lunghezza di 15 cm. circa.

Togliere, al grappolo, il picciolo ed i chicchi non sani. In una stanza molto asciutta e ben aerata, stendere delle corde o dei fili di ferro e appendervi, a cavallo, i grappoli d’uva. L’uva, così appesa, perderà una parte di umidità ed i chicchi appassiranno, ma aumenteranno la dolcezza e l’ aroma.

Enciclopedia della donna 1965
Uva da conservare per la tavola di Natale

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“Bijelo grozde” di Samir Budimčić – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 2.5 tramite Wikimedia Commons
Luci e atmosfere: le candele Christmas pudding

Luci e atmosfere: le candele

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Le candele sono quasi certamente la più antica forma di luce artificiale inventata dall’uomo.

In Egitto erano note già nel 3000 a.C.; in Europa, nel Medioevo, i religiosi fabbricavano con la cera d’api candele per le funzioni solenni; nel secolo scorso, con la cera di paraffina e il perfezionamento degli stoppini, nasceva la produzione seriale delle candele bianche, più pulite e durevoli.

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Il tremolio del fuoco che arde nel camino e quello della fiamma delle candele sembrano essere portatori di messaggi magici. Non vi è di più spiccatamente natalizio di un candeliere di ottone o di vetro con delle candele rosse accese e il fuoco di un caminetto che scoppietta allegramente. Candele e caminetto creano un’atmofera calda, accogliente e di intimità e il loro fuoco attrrae per la sua danza ipnotica. Il tremolio di una fiamma ha un effetto irresistibilmente calmante e piacevole; la luce del fuoco è perennemente mobile e un elemento da non sottovalutare è quello dato a livello sensoriale: la luce del camino e delle candele ha un livello più basso di luminosità rispetto alla luce artificiale, non abbaglia, fa fantasticare ed abbellisce ogni ambiente. Un altro aspetto da non sottovalutare è il colore che solitamente è bello, dorato e caldo.

Non aspettate di festeggiare qualche anniversario in un ristorante romantico per pranzare a lume di candela. Accendetene più di una sulla vostra tavola e mettetene tante in soggiorno. Illuminate la casa con mille colori e forme, subito l’atmosfera si farà per incanto più misteriosa e fiabesca.

Non aspettate Natale o Capodanno per inserirle nel vostro arredamento, ma usatele per sottolineare le vostre serate. Raggruppatele sui tavoli o dovunque vi piaccia. Create luci a diverse altezze. ottimo anche l’effetto “candele più luce artificiale”, in questo caso però lasciate che siano le candele a prevalere. Se vi piace il colore sbizzarritevi con l’azzurro, il viola, il verde, così inusuali. Oppure accostate candele gialle a candele rosse e arancio ne enfatizzerete l’effetto caldo, di fiamma che brucia.

Il Centrotavolacandele-natale (3)

Potete realizzare un centrotavola natalizio creando un gruppo di candele di forme e altezze diverse tutte dello stesso colore ma in tonalità variabili. Fissatele con un po’ di cera liquefatta su un piatto o su un piccolo vassoio, che nasconderete ad arte con dei rametti di agrifoglio o di altro sempreverde. Date brillantezza alla composizione con tocchi d’oro argento: potete farlo o con dei lievi spruzzi di polvere lucente, sia con dei nastrini arricciolati a spirale.

Oro splendente. Anche gli oggetti più comuni acquistano fascino se raccolti attorno a un gruppo di candele impreziosite da tanti palloncinioro e da un centrino lucente.

Sicurezza innanzitutto
Il rischio di incendio attribuibile alle candele è piutttosto basso a meno che non vengano accostate a materiali infiammabili, quali foglie, fiori essiccati o ghirlande di carta. Sono consigliabili, comunque, certe precauzioni:

  • fissate saldamente le candele al candeliere, per evitare che si inclinino o cadano;
  • accertatevi che i candelieri siano ben saldi e fuori dalla portata dei bambini;
  • controllate sempre di aver spento tutto prima di uscire dalla stanza;
  • per ragioni di sicurezza, le candele vanno spente prima che siano consumate troppo.

Acquistate un piccolo spegnitoio: se soffiate forte sulla fiamma la cera calda rischia di finire sulla tovaglia o sui mobili.

La scelta delle candele
Le candele danno un tocco particolare ad ogni serata, dalla più intima e domestica alla più importante: una cena a due lume di candela sarà più romantica , una tavola con dei candelabri importanti sarà più raffinata. La varietà di candele fra cui scegliere è vastissima. ed è vastissima anche la gamma delle candele da esterni, utili non solo per illuminare le cene in giardino o in terrazzo, ma anche per allontanare gli insetti. Non resta, dunque, che liberare la fantasia. Molte candele ornamentali sono ancora prodotte a mano ed è questa la ragione dei loro prezzi elevati. Gli appassionati del fai da te possono sperimentare la fabbricazione domestica delle candele.

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Le candele vengono prodotte in varie forme, colori e dimensioni.
  • Lumino, piccolo e basso, usato negli scaldavivande, nei brucia essenze, nel fojòt, nei lumi.
  • Cero, candela votiva di grosse dimensioni, vedi cero pasquale.ì
  • Candelina da torta, da mettere sulla torta di compleanno o sull’albero di Natale, oggi in tutte le forme e colori.
  • Moccolo o candelotto candela di forma tozza, non ha bisogno di un supporto per stare in piedi
  • Cerone, candela in contenitore trasparente per uso votivo
  • Fiamma” o “Padella romana”‘, candela in contenitore bassa e larga con stoppino largo per illuminazione decorativa di giardini e strade.
Oggi, comunque, se ne trovano di svariati tipi e con varie profumazioni che offrono un benessere olfattivo sfruttato molto dall’aromaterapia.
  1. Fantastico e romantico. Il rosa è un colore che si usa associare alla femminilità, ai romanzi d’amore, ma il rosa sa anche vibrare, riscaldare la più triste delle stanze, aggiungere quel pizzico di vita che manca in un insieme di colori neutri.
  2. Addobbo di Natale. Il bel candelabro antico a otto bracci è stato addobbato con delle insolite ghirlande cariche di mele e pigne di larice. la luce delle candele raggiunge gli oggetti argentati sul piano e li inonda di bei riflessi.
  3. Atmosfera magica al momento di infiammare il Christmas pudding e quando arrivano i dolci.

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Idee creative, De Agostini 1987
L’albero di Natale
è, con la tradizione del presepe, una delle più diffuse usanze natalizie. Si tratta in genere di un abete (o altra conifera sempreverde) addobbato con piccoli oggetti colorati, luci, festoni, dolciumi, piccoli regali impacchettati e altro. Può essere portato in casa o tenuto all’aperto, e viene preparato qualche giorno o qualche settimana prima di Natale (spesso nel giorno dell’Immacolata concezione), e rimosso dopo le feste. Soprattutto se l’albero viene collocato in casa, è tradizione che ai suoi piedi vengano collocati i regali di Natale impacchettati, in attesa del giorno della festa in cui potranno essere aperti. […]
La leggenda racconta che l’origine delle “lucine natalizie” si deve a Martin Lutero che una notte di Natale guardando lo splendore del cielo stellato, volle riprodurlo addobbando con candele l’albero di Natale.

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“Candletable” di WillieWax – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons –
Luci e atmosfere: le candele
Cotechino, Zampone e Cappello del prete con lenticchie e puré

Per il menù delle feste viva la tradizione con Cotechino, Zampone e Cappello del prete con lenticchie e puré

Cotechino, con puré e lenticchie 

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 Ricetta tradizionale del cotechino con le lenticchie
  • La ricetta seguente è quella classica del cotechino con le lenticchie.
    La ricetta delle lenticchie vale anche per lo zampone.
Le lenticchie, vanno cotte in acqua salata con il sedano e mezza cipolla.
Quando sono cotte vanno sgocciolate. Si tolgono gli ortaggi. Le lenticchie vanno poi rimesse in una casseruola dove è stato fatto imbiondire l’altra mezza cipolla tagliata a velo. Si bagnano con due o tre mestoli d’acqua di cottura del cotechino. Si devono far stufare, in modo che assorbano l’acqua e s’insaporiscano.
La tradizione vuole che se questo piatto viene gustato a capodanno si guadagneranno durante il nuovo anno tanti milioni (di euro) per quante lenticchie siamo riusciti mangiare. Non esagerate e tanti auguri!
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Il cotechino è caratteristico dell’Emilia. L’impasto è molto simile a quello dello zampone. C’è carne suina magra tagliata dalla spalla e dal guanciale, cotenna e lardo tritati, in più sale, salnitro, pepe, noce moscata ed erbe aromatiche. Si può insaporire, se si preferisce, con aglio oppure con aromi diversi. A Cremona, con vaniglia, nelle Marche con pepe garofanato e cannella. L’impasto viene racchiuso in un budello suino o bovino fine ed elastico, fissato poi alle due estremità con dello spago o del refe.

COTTURA DEL COTECHINO NON PRECOTTO:
il cotechino va bucato con la forchetta in diversi punti e avvolto in una tela sottile e bianca, di cui legherete le estremità con uno spago. Immergetelo in una pentola con l’acqua necessaria a coprirlo completamente. Quando l’acqua avrà raggiunto l’ebollizione, abbassate la fiamma e lasciate cuocere lentamente, per almeno un’ora e mezza. Terminata la cottura, fate riposare il cotechino per qualche minuto nella sua acqua. Gettate il brodo di cottura, sfasciate l’insaccato, tagliatelo a fette non troppo sottili e deponetele su un piatto da portata col contorno che si desidera.

www.cotechino.it/

Ricette

Lenticchie

Zampone di Modena

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“The Modena classic Zampone” di Carmelita Caruana – Flickr. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons –
“Cotechino-Servito-Polenta-Lenticchie” by J.P.Lon – Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons  
Cotechino, Zampone e Cappello del prete con lenticchie e puré
Tacchino ripieno arrosto Petronilla

UK – Traditional Christmas dinner menu – Menù tradizionale per la cena di Natale

Natale è senza dubbio la più grande festa della Cristianità, ma è anche per tradizione una vera e propria sagra della gastronomia: in ogni Paese del mondo, infatti il 25 dicembre viene celebrato con pranzi ricchissimi di portate raffinate e di vini generosi.

British cuisine
Menù
Prawn cocktail
Cocktail di gamberi
Roast turkey
Tacchino arrosto
Bread sauce
Salsa di pane
Roasted Brussels
Cavolini di Bruxelles arrostiti
Christmas pudding
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Vini
Porto o Sherry
Bourgogne o Bordeaux
Brandy inglese

Bandiera Regno Unito

Prawn cocktail
Cocktail di gamberi
Ingredienti per 4 persone
400 gr. di gamberi, 1/4 di panna di latte, 1 cucchiaio di salsa ketchup o rubra, 1 cucchiaio di salsa Worchester, 1 cucchiaio di succo di limone, sale, pepe bianco e pepe di Cajenna, foglie di lattuga.
Fate lessare i gamberi in acqua leggermente salata, scolateli e sgusciateli. In una terrina versate la panna e unite tutti gli altri ingredienti, mescolando bene. Prendete delle coppe e deponete in ognuna una bella foglia di lattuga, su questa gli scampi e condite con la salsa preparata. Passate le coppe nel frigorifero.

Bread sauce
Salsa di pane
Ingredienti per 6-8 personemezzo litro di latte, 1 cipolla media, pangrattato, chiodi di garofani, sale e pepe.Fate bollire il latte e aggiungetevi la cipolla tagliata a quarti, su ciascuno dei quali avrete infilato 2 chiodi di garofano. Poi aggiungete pepe, sale e tanto pangrattato quanto basta per ottenere una salsa di buona consistenza. fatela cuocere ancora per 10 minuti eservitela molto calda

 Traditional Christmas dinner menu

 

Stufato al vino bianco in salsa di prugne ed albicocche

D – Traditionellen Weihnachtsessen – Menù Tradizionale per la cena di Natale

Natale è senza dubbio la più grande festa della Cristianità, ma è anche per tradizione una vera e propria sagra della gastronomia: in ogni Paese del mondo, infatti il 25 dicembre viene celebrato con pranzi ricchissimi di portate raffinate e di vini generosi.
Menù
Weinschaumsuppe
Minestra allo spumante
Gekochter Fisch mit Mayonnaise
Pesce bollito con maionese
Gans gefüllt mit Gemüse
Oca ripiena con verdure
Gegrillten Würstchen
Salsicce alla griglia
Kranzkuchen
Torta ad anello
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Vini
Vermouth tedesco
Vino bianco della Mosella o del Reno
Scharlachberger
Schillerwein
Spumante Kupferberg
Matheus MüllerBandiera Germania
Weinschaumsuppe
Minestra allo spumante
Ingredienti per 6-8 persone
mezza bottiglia di spumante della Mosella, mezzo litro di acqua, la scorza grattugiata di mezzo limone, il succo di mezzo limone, 3 uova intere, 1 cucchiaino di farina o di fecola, tre cucchiate di zucchero.
Preparazione
In una terrina montate le uova intere onsieme con lo zucchero e aggiungete poi la scorza e il succo di mezzo limone, la farina e l’acqua, ìportate sulla fiamma bassa e mescolate sempre portando fino al punto di ebollizione, ma badando che non bolla.
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Gans gefüllt mit Gemüse
Oca ripiena arrosto
Occorrente per 8 persone
1 oca, 150 gr. di prugne secche, 250 gr. di castagne lessate, 1 mazzetto d’aromi, 3 limoni, qualche foglia di salvia, un rametto di rosmarino, 1 carota, un pizzico dei noce moscata, sale e pepe.
Preparazione

  1. Frollatura e marinatura della selvaggina prima della cottura
  2. Come preparare la selvaggina da piuma (o da penna)

Pulite, fiammeggiate e lavate l’oca. Tritate finemente le sue interiora insieme alla carota, alla salvia ed agli altri odori. Con il grasso tolto dall’interno dell’oca fate soffriggere lentamente in una pirofila tutto il trito. Mettete le prugne a rinvenire in acqua tiepida, snocciolatele e riempite il petto dell’oca con le prugne e le castagne lessate. Ricucite l’apertura. Mettete l’oca nella pirofila rigirandola nel soffritto. Irroratela col succo di 3 limoni, unite il rametto di rosmarino, salate e pepate. Mettetela nel forno e fatela cuocere per 3 ore. Servite l’oca bencalda.
Tempo: 3 ore e ¼ Calorie 1200Servire con vino Scharlachberger o Schillerwein.
Foto: online.wsj.comda – Fonte: La buona tavola 1965

  • Oca da 4 a 5 kg. per 6-8 persone. E’ grassa quindi è necessario togliere la pelle con un coltellino sottile, “sbucciare” l’oca e togliere il grasso sottocutaneo, farlo fondere con salvia e rosmarino e cuocere l’oca con il suo grasso, senza altri condimenti, se arrosto o al forno; oppure conservare il grasso (ottimo per i fritti), e lessare l’oca a pezzi. Sgrassata, sarà leggerissima.

11 Novembre: La festa di  San Martino e la storia dell’oca
fonte: raccontidifata.com
Affonda neisecoli bui la tradizione di cibarsi dell’oca nel giorno di S. Martino. L’oca costituì assieme al maiale la riserva di grassi e proteine durante l’inverno del povero contadino che si cibava quasi sempre solo di cereali e di grandi polente. Dopo gli egiziani sentiamo parlare dell’oca da Omero che ci narra che i Greci tenevano l’oca come allegro compagno d’infanzia, come guardiano . Anche i romani tenevano in grande considerazione le oche che servivano da guardiani notturni del tempio della dea Giunone nel Campidoglio. Le oche venivano ingrassate con fichi secchi provenienti dalle regioni meridionali per rendere il fegato bello grasso. I romani chiamavano “iecor” il fegato e “iecor ficatum” quello grasso , da cui l’italiano “fegato”

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Traditionellen Weihnachtsessen
Decorazioni: pigne, globi, ghirlande

F – Menu de Noël classique, Classico menù di Natale

Natale è senza dubbio la più grande festa della Cristianità, ma è anche per tradizione una vera e propria sagra della gastronomia: in ogni Paese del mondo, infatti il 25 dicembre viene celebrato con pranzi ricchissimi di portate raffinate e di vini generosi.

Cuisine Française

Menù
Cocktail di champagne
Coquilles St.-Jacques gratinés
Cappesante gratinate
Canapés de foie gras
Tartine al foie gras
Chapon de fête au Champagne
Cappone di Natale allo Champagne
Bûche de Noël
Ceppo di Natale
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Vini
Graves
Borgogna bianco
Champagne Blanc de Blancs
Chateau Margaux
Chateau Latour
Champagne demi-sec

Bandiera Francia

 

Canapés de foie gras
Tartine al foie gras

8 fette di foie gras, 4 fette di pane per tramezzini senza bordo, confettura di fichi, burro, pepe rosso.
Tagliare il pane per tramezzini senza il brodo con uno stampino per biscotti a forma di stella. Rosolate nel burro le stelle di pane da entrambi le parti. Tagliate a fette il foie gras e mettete in frigo per un po’. Prelevate dal frigo le fette di fegato, e friggetele per 2 minuti su ogni lato.
Spalmate le stelle di pane fritte con la confettura di fichi, coprite con una fetta di foie gras e finite con due grani di pepe rosso.
Servire con Graves, Champagne Blanc de Blancs o Borgogna bianco.

Chapon de fête au Champagne
Cappone di Natale allo champagne

Un chapon qui trouvera facilement sa place pour un agréable repas de Noël. Un grand classique !
per 8 persone
1 cappone da 1,8-2 kg. (pronto per la cottura 1,4-1,6), 150 gr. di prosciutto crudo, mezzo limone, 3 dl. di panna, 2 tuorli d’uovo, 2 cucchiai di paté di fegato d’oca, qualche fettina di tartufo, sale, pepe, burro, 1 bottiglia di champagne (o spumante secco), mezzo kg. di cipolline, 700 gr. di champignons.

Legate bene il cappone pronto per la cottura, salatelo e pepatelo anche internamente. In una capace casseruola fate rosolare 60 gr. di burro, unite il prosciutto crudo tritato finemente e il cappone. Lasciatelo rosolare per una mezz’ora girandolo spesso. Bagnate con lo spumante e continuate la cottura per 50 minuti. Togliete il cappone e tenetelo in caldo. Fate ridurre il fondo di cottura, unite la panna, il succo di limone, lasciate sobbollire per qualche minuto. Togliete dal fuoco ed incorporate i tuorli e le fettine di tartufo. Riportate la casseruola sul fuoco, ma appena accenna a bollire toglietela. Preparate il cappone tagliato a pezzi su di un grande piatto di portata, irroratelo con una parte della salsa e servite il resto in una salsiera. Contornatelo con le cipolline, che avrete scottato in acqua bollente e finito di cuocere nel burro, le zucchine scottate affettate e dorate nel burro e gli champignons fatti saltare nel burro.
Attenzione alla scelta del cappone, se ha la pelle rossiccia e gli speroni lunghi non sarà di certo tenero!

Vino:
Servire con Chateau Margaux, Chateau Latour, Corvo rosso di Salaparuta o un Barbaresco.

Altri menù di cucina francese

Menu de Noël classique, Classico menù di Natale
carolina natale 2

Artusi: Nota di Pranzo per la Festa di Natale

“Poichè spesso avviene che dovendo dare un pranzo ci si trovi imbarazzati sulla elezione delle vivande, ho creduto bene di descrivervi in quest’appendice tante distinte di pranzi che corrispondano a due per ogni mese dell’anno, ed altre dieci da potersi imbandire nelle principali solennità, tralasciando in queste il dessert poichè, meglio che io non farei, ve lo suggerisce la stagione con le sue tante varietà di frutta. Così, se non potrete stare con esse alla lettera, vi gioveranno almeno come una scorta per rendervi più facile il compito della scelta”

Nota di Pranzo
Minestre in brodo. Cappelletti all’uso di Romagna n. 2
Principii. Crostini di fegatini di pollo n. 110
Lesso. Cappone con Sformato di riso verde n. 245
Rifreddo. Paticcio di lepre n. 372
Arrosto. Gallina di Faraone n. 546, e uccelli
Dolci. Panforte di Siena – Pane certosino di Bologna –
Gelato di mandorle n. 759

Crostini di fegatini di pollo n. 110
Sapete già che ai fegatini va levata la vescichetta del fiele senza romperla, operazione questa che eseguirete meglio operando dentro a una catinella d’acqua. Mettete i fegatini al fuoco insieme con un battutino composto di uno scalogno, e in mancanza di questo di uno spicchio di cipollina bianca, un pezzetto di grasso di prosciutto, alcune foglie di prezzemolo, sedano e carota, un poco d’olio e di burro, sale e pepe; ma ogni cosa in poca quantità per non rendere il composto piccante o nauseante.

A mezza cottura levate i fegatini asciutti e, con due o tre pezzi di funghi secchi rammolliti, tritateli fini colla lunetta. Rimetteteli al fuoco nell’intinto rimasto della mezza cottura e con un poco di brodo finite di cuocerli, ma prima di servirvene legateli con un pizzico di pangrattato fine e uniteci un po’ d’agro di limone.
Vi avverto che questi crostini devono esser teneri e però fate il composto alquanto liquido, oppure intingete prima, appena appena, le fettine di pane nel brodo.

Sformato di riso verde n. 245
Riso per contorno
Quando avrete per lesso una pollastra o un cappone mandateli in tavola con un contorno di riso che vi sta bene. Per non consumar tanto brodo imbiancate il riso nell’acqua e terminate di cuocerlo col brodo dei detti polli. Tiratelo sodo e, quando è quasi cotto, dategli sapore con burro e parmigiano in poca quantità; posto che il riso sia grammi 200, quando lo ritirate dal fuoco legatelo con un uovo o, meglio, con due rossi.

Se il riso, invece che al lesso di pollo dovesse servire di contorno a uno stracotto di vitella di latte o a bracioline, aggiungete agl’ingredienti sopra indicati due o tre cucchiaiate di spinaci lessati e passati per istaccio. Avrete allora un riso verde e più delicato.
Si può dare migliore aspetto a questi contorni restringendo il riso a bagno-maria entro a uno stampo; ma badate non indurisca troppo, che sarebbe un grave difetto.

Pasticcio di lepre n. 372
Chi non ha buone braccia non si provi intorno a questo pasticcio. La natura arida delle carni della bestia di cui si tratta e il molto ossame, richiedono una fatica improba per estrarne tutta la sostanza possibile, senza di che non fareste nulla di veramente buono.
Quello che qui vi descrivo fu fatto alla mia presenza, nelle seguenti dosi e proporzioni sulle quali, regolandovi, ritengo non sia il caso di sciupare i vostri quattrini.

Mezza lepre, senza testa e gli zampucci, un chilogrammo.
Magro di vitella di latte, grammi 230.
Burro, grammi 90.
Lingua salata, grammi 80.
Grasso di prosciutto, grammi 80.
Prosciutto grasso e magro, tagliato grosso mezzo dito, grammi 50.
Detto, tagliato fine, grammi 30.
Tartufi neri, grammi 60.
Farina per la besciamella, grammi 30.
Marsala, decilitri 3.
Uova, n. 2.
Latte, mezzo bicchiere.
Brodo, quanto basta.

Dalla lepre, dopo averla lavata ed asciugata, levate grammi 80 di magro dal filetto o altrove e ponetelo da parte. Poi scarnite tutte le ossa, per separarle dalla carne, rompetele e ponete anche queste da parte. La carne tagliatela a pezzi, e coi suddetti grammi 80 di magro, lasciato intero, mettetela in infusione con due terzi circa della detta marsala e coi seguenti odori tagliati all’ingrosso: un quarto di una grossa cipolla, mezza carota, una costola di sedano lunga un palmo, diversi gambi di prezzemolo e due foglie di alloro. Conditela con sale e pepe, rivoltate bene ogni cosa e lasciatela in riposo diverse ore. Frattanto nettate dalle pelletiche la carne di vitella di latte, sminuzzatela col coltello e pestatela nel mortaio quanto più fine potete.
Scolate dalla marsala la carne messa in infusione e con tutte le ossa, gli odori indicati, il grasso di prosciutto, tagliato a pezzettini e grammi 30 del detto burro, ponetela in una casseruola coperta e, a fuoco vivo, lasciatela rosolar bene, rimuovendola spesso col mestolo e bagnandola, quando sarà asciutta, con marsala, servendovi anche di quella rimasta dell’infusione, e con brodo fino a cottura completa. Allora separate nuovamente la carne dalle ossa e rimettete da parte gli 80 grammi di magro per formare con questo, coi grammi 50 di prosciutto e con la lingua, tanti filetti grossi più di mezzo dito.

Pestate prima tutta la carne della lepre nel mortaio, bagnandola di quando in quando per renderla più pastosa, ma non troppo liquida, col resto della marsala e con brodo e passatela; poi pestate le ossa e procurate che passi di queste tutto quel che più potete, avvertendovi però occorrervi a quest’uopo uno staccio di fil di ferro.
Ora, fate una besciamella con grammi 30 del detto burro, la farina e il latte indicati e, cotta che sia, versate nella stessa casseruola tutta la carne passata, tanto quella della lepre che della vitella di latte cruda, aggiungete le due uova, mescolate bene ed assaggiate il composto se è dosato giusto di condimenti, per aggiungere, se occorre, sale e il resto del burro.

Adesso incassate il pasticcio colla pasta qui sotto descritta e per riempirlo regolatevi come nel n. 370. I tartufi tagliateli a tocchetti grossi come le nocciole e così crudi e con tutti i filetti descritti disponeteli a tre suoli alternati col composto ben pigiato onde vengano sparsi regolarmente, e facciano bella mostra quando il pasticcio si taglia. Per ultimo distendetegli sopra i grammi 30 di prosciutto a fette piuttosto sottili e copritelo.
Potete coprirlo con pasta sfoglia a metà, come quella della ricetta n. 155, oppure con la seguente:

Farina, grammi 250.
Burro, grammi 80.
Spirito di vino, cucchiaini n. 2.
Zucchero, cucchiaini n. 2.
Rossi d’uovo, n. 2.
L’agro di uno spicchio di limone.
Sale, grammi 5.
Acqua fredda, se occorre.

Con la norma di questo, salvo qualche variazione del caso, potete fare diversi altri pasticci di selvaggina, come sarebbe di cignale, daino e capriolo. Questo ritengo possa bastare per un pranzo anche di venti persone.

Gallina di Faraone n. 546
Questo gallinaceo originario della Numidia, quindi erroneamente chiamato gallina d’India, era presso gli antichi il simbolo dell’amor fraterno. Meleagro, re di Calidone, essendo venuto a morte, le sorelle lo piansero tanto che furono da Diana trasformate in galline di Faraone. La Numida meleagris, che è la specie domestica, mezza selvatica ancora, forastica ed irrequieta, partecipa della pernice sia nei costumi che nel gusto della carne saporita e delicata. Povere bestie, tanto belline! Si usa farle morire scannate, o, come alcuni vogliono, annegate nell’acqua tenendovele sommerse a forza; crudeltà questa, come tante altre inventate dalla ghiottoneria dell’uomo. La carne di questo volatile ha bisogno di molta frollatura e, nell’inverno, può conservarsi pieno per cinque o sei giorni almeno.

Il modo migliore di cucinare le galline di Faraone è arrosto allo spiede. Ponete loro nell’interno una pallottola di burro impastata nel sale, steccate il petto con lardone ed involtatele in un foglio spalmato di burro diaccio spolverizzato di sale, che poi leverete a due terzi di cottura per finire di cuocerle e di colorirle al fuoco, ungendole coll’olio e salandole ancora.
Al modo istesso può cucinarsi un tacchinotto.

Gelato di crema con mandorle n. 759
Servitevi della ricetta n. 685, e cioè fate una crema con

Latte, un litro.
Zucchero, grammi 200.
Rossi d’uovo, n. 8.
Odore di vainiglia.
Sentirete un gelato squisito, mantecato e ben sodo, se saprete manipolarlo.
Questa dose potrà bastare per dieci persone.

Invece dell’odore di vainiglia potete dare alla crema quello de’ coriandoli o del caffè bruciato o della mandorla tostata. Pei coriandoli, vedi Latte alla portoghese, n. 693; pel caffè fatene bollire a parte nel latte diversi chicchi contusi, per la mandorla tostata fate un poco di Croccante come quello del n. 617, alquanto più cotto, con grammi 100 di mandorle e grammi 80 di zucchero; pestatelo fine, fatelo bollire a parte in un poco di latte, passatelo ed unitelo alla crema.

 Artusi: Nota di Pranzo Natale

 

Pranzo di Natale Almanacco anno 1935

Pranzo di Natale da Almanacco dell’ anno 1935

Menù

“Paté” di fegato
Cappelletti in brodo
Trota in bianco
Zampone di maiale con spinaci saporiti
Tacchino arrosto con tartufi
Asparagi al burro
Frutta fresca e secca
Panettone alla Milanese
Crema gelata alle mandorle

“Paté” di fegato
Mettete entro un tegamino un bel fegato d’oca e due fegati di pollo. Tutto tagliato a fettine. Unite un bel pezzo di burro, condite con sale e con pepe e fate cucinare. Allorchè saranno cotti passateli allo staccio e bagnate, sempre mescolando, con un bicchierino di marsala. Lavorate bene il paté in maniera che risulti ben morbido e, a tale scopo, amalgamatelo con un etto di burro a pezzetti. Ponete il composto entro uno stampo e comprimetelo bene. Fatelo gelare sul ghiaccio per qualche ora e servite.

Cappelletti in brodo
Ponete in mucchio sul’asse 300 gr. di farina bianca; fatevi un buco nel mezzo e mettetevi due uova intere ed un pizzico di sale. Lavorate bene la pasta e spianatela col mattarello sino ad ottenere una sfoglia sottile. Tagliate con un bicchiere, che intriderete sovente di farina onde evitare che attacchi, tanti dischi che riempirete di pallottoline che avrete prima preparato a parte nel modo seguente: Ponete sul fuoco una casseruola con un bel pezzo di burro e fate crogiolare. Aggiungetevi quindi 60 gr. di petto di cappone arrosto (oppure di maiale arrosto); 30 gr. di cervella di vitello (che avrete fatto scottare con acqua bollente) e due fettine di mortadella, il tutto finemente triturato. Fate insaporire ogni cosa ed aggiungetevi tre cucchiaiate di formaggio grattugiato, una presa di noce moscata, sale e pepe in proporzione. Levate dal fuoco e legate il composto con tre uova intere. Mescolate sino ad ottenere una fàrcia omogenea. Terminate i vostri cappelletti piegando a metà i dischi contenenti il ripieno e comprimendone gli orli per evitare che si aprano. Prendete quindi le due punte ed unitele pure comprimendo. Calcolate da 16 a 18 cappelletti per persona e cucinateli nel brodo bolente che avrete preparato a parte in giusta misura. Cotti che siano serviteli cospargendoli con parmigiano grattugiato.
 
Trota in bianco
La trota è un pesce d’acqua dolce ed ha carne tenera e saporita; la sua pelle è finissima e si solleva con grande facilità. Per cucinare convenientemente la trota in bianco procedete nella maniera seguente: Dopo averlo ben raschiato e pulito, lavate il corpo del pesce ed avvolgetelo con una fitta garza perchè la pelle rompendosi non permetta alla carne di sfasciarsi. Fate cuocere la trota con due terzi d’acqua, un terzo di vino biancoi e qualche cucchiaiata di aceto. Unite il sale,
un’asticciola di sedano ed una piccola carota. Quando la trota è cotta servitela con olio e limone, oppure con una salsa che sceglierete non troppo piccante.

Zampone di maiale con spinaci saporiti
Prendete un bel zampone di maiale del peso di 2 kg. circa. Lavetelo, risciacquatelo con cura ed avvolgetelo con una pezzuola dopo averlo punzecchiato qua e là. Mettetelo, così confezionato, entro una pentola contenente dell’acqua in proporzione e fate cucinare lentamente mantenendo una leggera ebollizione per circa 2 ore, Ritirate lo zampone dall’acqua; affettatelo ed adagiatelo sopra un letto di spinacipreparati a parte alla maniera seguente: Dopo avere ben mondato i vostri spinaci, lavateli in più acque, sgocciolateli e lessateli con acqua leggermente salata. Cotti che siano, sgocciolateli, strizzateli per bene e metteteli in un tegame dove avrete preparato un soffritto con del burro, dell’olio, uno spicchio d’aglio e qualche acciuga diliscata e ben pulita. Tutto, s’intende, in proporzione. Lasciate bene insaporire i vostri spinaci; assaggiateli per regolarne il sale e servite
 
Tacchino arrosto con tartufi
Prendete un bel tacchino, spiumatelo, vuotatelo, bruciacchiatelo e lavatelo abbondantemente. Asciugatelo e cercate di introdurre qua e là fra la pelle e la carne delle fette di tartufi freschi. Preparate a parte un battuto composto da un etto di lardo, il fegato e la minuta del tacchino più quattro fegati di pollo, una cipolletta, uno spicchio d’aglio e qualche pezzetto di tartufo. Mescolate il tutto e aggiungete un bicchiere di cognac e un bicchierino di grappa. Ponete al fuoco una padellina con un bel pezzettino di burro e allorchè sarà ben caldo aggiungete il composto sopra descritto mescolando per qualche minuto. Unite dei pezzi di tartufo triturati e riempite con questa fàrcia l’interno del tacchino. Lasciatelo quindi riposare per un paio d’ore in un luogo tiepido avvolto in una pezzuola di lino. Dopo averlo salato esternamente, potrete cucinarlo a fuoco vivo in una casseruola contenente del burro spumeggiante, rivoltandolo spesso finchè avrà preso colore. Quando sarà ben dorato ponetelo in una teglia e introducetelo nel forno precedentemente riscaldato lasciando terminare la cottura a fuoco dolce. Pungete di tanto in tanto e bagnate quando occorre con poco lardo. Spruzzate pure qualche goccia di cognac. Tre ore e mezza di cottura potranno bastare e il tacchino così cucinato sarà veramente squisito. Servitelo in tavola circondato di insalata rossa.

Asparagi al burro
Il cucinare questa pietanza a Natale costituirà un vero sacrificio per il borsellino perchè, trattandosi di verdura d’eccezione, il suo prezzo è alquanto elevato. Tuttavia è un piatto tradizionale e molti usano comprenderlo nella lista delle vivande natalizie. Prendete un chilo di asparagi; togliete loro la parte inferiore che non si mangia e, dopo avere abbondantemente lavato i vostri asparagi, lessateli al vapore acqueo. Cotti che siano, scolateli e quando saranno ben sgoggiolati, poneteli entro una teglia da forno unta di burro. Spolverizzateli con sale fine e cospargeteli con molto formaggio grattugiato. Versatevi sopra del burro fuso ben battuto per renderlo schiumoso; fate dorare leggermente al forno e servite.

Panettone alla Milanese
Mettete in una grande terrina tre etti di farina bianca per dolci, cinque cucchiaini di lievito inglese, un pizzico di sale e la buccia grattugiata di mezzo limone. Mescolate tutto assieme, indi aggiungete 100 gr. di uva passa, mezzo etto di cedro candito tagliato a pezzettini, due tuorli d’uovo e mezzo etto di burro fuso.Ponete al fuoco una padellina con 70 gr. di zucchero biondo per dolci; fate fondere a fuoco tenue evitando l’ebollizione. Lasciate raffreddare e versate anche questo liquido nella terrina. Mescolate energicamente lavorando con una spatola di legno e con un movimento circolare sempre nello stesso senso. Quando la paste sarà ben amalgamata e comincerà a staccarsi dalle pareti mettetela sull’asse e conntinuate a lavorarla energicamente con le mani. Foggiate il vostro panettone e incidetelo sulla sommità, alla profonddità di mezzo centimetro, disegnando un quadrato e dentro il medesimo una croce. Circondate il panettone con una fortecarta pergamena per evitare che abbia ad espandersi eccesivamente. Ponetelo in una teglia unta di burro e lasciatelo riposare in luogo tiepido per una buona mezz’ora. Fate cucinare al forno, precedentemente riscaldato, per tre quarti d’ora a fuoco moderato. Qualche minuto prima di togliere dal forno spruzzatene le pareti interne con poca acqua. Il panettone così confezionato acquisterà una tinta brillante dorata.

Crema gelata alle mandorle
Gettate nell’acqua bollente 200 gr. di mandorle dolci e 100 gr. di mandorle amare. Quando la pellicina bruna si distaccherà, spelatele e riducete le mandorle in pasta fine pestandole in un mortaio bagnandole, poco alla volta, con un bicchiere di latte. Passate la pastella ottenuta attraverso uno straccio umido, torcendo fortemente ed addolcite il latte di mandorle ricavato con 100 gr. abbondanti di zucchero. Sbattete a parte sei tuorli d’uovo assieme a quattro cucchiaiate di zucchero; aggiungetevi il latte di mandorle e mescolate per amalgamare il composto. Ponetelo sul fuoco entro una piccola casseruola; fatelo cucinare lentamente, sempre mescolando, fintanto che non ne sia risultata una bella densa crema. Levate dal fuoco prima che s’inizi il bollore ed introducete detta crema in uno stampo che lascerete raffreddare sul ghiaccio almeno per un’ora.

Pranzo di Natale Almanacco anno 1935

E’ nato! Alleluia!
di Guido Gozzano

E’ nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.

Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.

Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
E’ nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!

Guido Gozzano, poeta torinese vissuto a cavallo tra il 1883 ed il 1916 si dedicò dopo gli studi non così brillanti (non riuscì a laurearsi in legge presso l’università di Torino) alla poesia, nattativa e prosa dove trovò la sua strada. Le sue opere furono fortemente influenzate dalla sua malattia (la tisi) che lo portò ad una morte precoce a soli 33 anni. Nei suoi versi vi è un romantico desiderio di felicità e di amore che si scontra presto con la quotidiana presenza della malattia e della delusione amorosa. Tra le sue poesie questa, dedicata al natale ed alla nascita di Gesù Bambino: “E’ nato! Alleluia!”

 

Menù PRANZO DI CAPODANNO inizio '900

Menu per PRANZO NATALIZIO delle famiglie nobiliari ravennati di inizio ‘900 (Romagna)

Viggo Johansen, Merry Christmas (1891)

Alla Vigilia del Natale i signori romagnoli mangiavano pesci di acqua dolce e di acqua salata lessati, in umido e arrosto; mangiavano pure per minestra i tortelloni ripieni di ricotta e prezzemolo, i cavoli in umido e i “marroni castrati”, cioè le castagne cotte sotto la cenere calda.*

Menù

Minestra
Cappelletti romagnoli in brodo

Pietanza
Cotechino e Zampone con passato di patate stemperate al burro e con lenticchie al burro.
Pollo arrosto e cappone arrosto contornati da patate.

Formaggi di Roma, d’Olanda, di Francia

Frutta di stagione

Dolci
Zuppa Inglese con savoiardi inzuppati nel liquore dolce e ricoperti di crema e cioccolato.
Panspeziale.
Ciambella dorata
Pinoli

Menù e festività e ricorrenze con oltre 350 ricette raccolti in un cucinario di una vecchia famiglia nobiliare romagnola che il rampollo Giovanni Manzoni ha svelato in questo libro ricco di suggerimenti e leccornie. Tra le ricette più selezionate ben otto modi di fare i cappelletti romagnoli ed altrettanti per i tortellini bolognesi con tanto di brodo doc per palati fini. Da citare la polenta alla Manzoni che riporta gli antichi sapori nostrani, poi per sbizzarrirsi si può provare a cucinare altre ricette che si adattano a qualsiasi piatto ed accostamento di cibi. Lugo di Romagna 1985
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