Nozze Argento, Oro e Diamante, prima parte

Nozze d’Argento, Nozze d’Oro e Nozze di Diamante, prima parte

Anche se si sente parlare di nozze di carta, di cotone, di legno, di lana, di stagno, di porcellana, di cristallo, in Italia non si tiene conto che di tre annivarsari importanti: i venticinque, i cinquanta, i sessantanni di matrimonio. A queste tre pietre miliari della vita coniugale corrispondono rispettivamente le nozze d’argento, le nozze d’oro e le nozze di diamante.

In queste ricorrenze i coniugi, se sono cattolici, fanno celebrare una Messa, alla quale assisteranno i figli, i nipoti, i pronipoti e gli amici più cari. Possono poi offrire un piccolo ricevimento in casa (colazione, , cocktail, cena), invitando amici e parenti.

La tradizione vuole che gli sposi distribuiscamo confetti d’argento in occasione dei venticinque anni di matrimonio, d’oro in occasione dei cinquanta, bianchi in occasione dei sessanta. Anche la torta tradizionale sarà ornata di confettini dello stesso colore. Non può mancare, in queste ricorrenze, un brindisi con lo champagne.

Se si pensa di dare un ricevimento importante, si dovrà ricorrere all’invito stampato su cartoncino (soltanto il nome dell’invitato sarà scritto a mano).

La formula dovrà essere:

Carlo e Maria Rossi
pregano il signore e la signora Bianchi di voler intervenire a un pranzo il 13 settembre, alle ore 20, in occasione delle loro nozze d’oro.

Quando si vogliono evitare le cerimonie solenni, in pompa magna, e i pranzi fastosi, si ricorrerà agli inviti scritti a mano, o meglio ancora fatti a voce. Del resto la semplicità si addice maggiormente a questo tipo di festa intima e familiare.
Se i figli desiderano fare una sorpresa ai genitori possono fare personalmente gli Inviti e far trovare ai festeggiati una piccola folla di amici riuniti in loro onore.

Per le nozze d’oro e di diamanti, è preferibile che il ricevimento avvenga di giorno, per non stancare troppo i vecchi sposi; questi, comunque, se sono molto vecchi, possono limitarsi a fare una breve comparsa, un gentile e commosso atto di presenza.

Anche nel festeggiamento più semplice e familiare, non mancheranno naturalmente gli auguri più affettuosi, e i fiori, molti fiori, possibilmente non troppo profumati.

E i regali? 

Una tradizione vorrebbe che i doni fossero d’argento per le nozze d’argento, d’oro per le nozze d’oro, di brillanti per le nozze di diamante. Doni che parenti ed amici possono permettersi solo se navigano… nell’oro appunto.

I figli e i nipoti, piuttosto, se hanno mezzi sufficienti, possono regalare qualcosa d’argento per le nozze d’argento (un vassoio, dei cucchiaini da caffè, dei piattini, una coppia di saliere, un tagliacarte, una cornice).

Per le nozze d’oro, sempre avendone i mezzi, e sempre che agli sposi possa far piacere, si può regalare un oggettino-ricordo d’oro (una spilla, una medaglietta con le due date, una cornicetta doppia). Ma se si pensa che i vecchi sposi gradiscano qualcosa di più pratico, accontentiamoli: è la gioia loro che conta, non la tradizione o la nostra soddisfazione.

Di eventuali regali in brillanti, ovviamente, non parliamo nemmeno: con la stessa spesa, quante cose si possono regalare per dare conforto, piacere, consolazione, svago alla maturità o alla vecchiaia di due sposi!

 E gli anelli?  

Se lo desiderano e se possono permetterselo, gli sposi dovrebbero, secondo la tradizione, scambiarsi un anello uguale alla fede nuziale, da portarsi libri enciclopedia_donnasopra a questa: d’argento in occasione delle nozze d’argento, d’oro in occasione delle nozze d’oro, di brillanti in occasione delle nozze di diamante. Anche qui, in ogni modo, valgono soprattutto il buon senso e i reali desideri di ognuno.Enciclopedia della donna 1965

Torta srce festival cokolade 122011 2″ by Roberta F.. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
Nozze Argento, Oro e Diamante, prima parte
Tanti cuori con amore

Galateo: Ditelo con i fiori

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 Le occasioni per regalare fiori sono innumerevoli, e sono decisamente rare le donne a cui non faccia piacere ricevere un mazzo di fiori, siano essi  modesti fiori di campo o esotiche orchidee.
Per rallegrarsi di una nascita, di un matrimonio, di una Cresima o di una Prima Comunione, per ringraziare di un favore, di un invito a cena, per esprimere gratitudine, affetto, amore, simpatia, devozione, ecco dunque sempre pronti i fiori col loro delicato profumo, con i loro deliziosi profumi.(..)

L’attribuzione di un significato simbolico ai fiori risale fin dall’antichità, tuttavia è nell’Ottocento che l’interesse per il linguaggio dei fiori assunse il massimo sviluppo, tanto che si diffuse un’editoria specializzata nella stampa dei flower books, elegantemente illustrati con incisioni e litografie.
Oggi non bisogna prendere alla lettera la frase “ditelo con i fiori”; il linguaggio dei fiori (florigrafia), tanto in voga ai tempi delle nonne, è ormai sconosciuto alla maggioranza delle persone. Così a nessuna donna verrebbe in mente di offendersi ricevendo in dono del biancospino (un tempo simbolo di “falsa amicizia”), né farà nascere troppe illusioni l’offerta di rose rosse (simbolo di “passione”) da parte di un uomo. Perciò la frase ” Ditelo con i fiori” oggi va intesa solo nel senso che i fiori possono, da soli, esprimere sentimenti e pensieri gentili.
Comunque quando veramente si vuol “dire” qualcosa con i fiori, è meglio specificare su un biglietto il sentimento (affetto, amore, gratitudine) che accompagna il nostro omaggio floreale. Il biglietto di accompagnamento si può scrivere dal fioraio. Naturalmente se i fiori si portano di persona, le parole di accompagnamento saranno dette a voce.
Come si offrono
  • Alla mamma, alle amiche intime, alla gioviale vicina di casa che ci ha invitato a cena, i fiori si possono portare personalmente, dopo averli comperati in una bancarella.
  • Ma alla signora che non si conosce bene, alla moglie del collega del marito che ci ha invitati a un cocktail, è meglio mandare i fiori accompagnati da un biglietto tramite il fioraio.
  • Se si è invitati ad un ricevimento elegante e numeroso, ci si ricordi che alla padrona di casa farà certamente piacere ricevere i fiori qualche ora prima, perché la sua casa ne sia adorna quando arrivano gli ospiti.
  • In genere, però, se non si è in rapporti confidenziali e ancor più se è la prima volta che ci si reca in una casa, è più corretto inviare i fiori il giorno dopo, con un biglietto di ringraziamento “per la deliziosa serata”.
 Come si ricevono i fiori

Chi riceve dei fiori dalle mani della persona che li offre, ringrazia calorosamente e si affretta a svolgerli dalla carta, dicendo intanto con plausibile entusiasmo qualche frase del genere: “Come sono belli!”, “come hai fatto a indovinare che sono i miei fiori preferiti?”. Poi li disporrà subito, con cura e davanti agli occhi del donatore, in un vaso adatto. Una donna che lascia languire su una sedia dell’ingresso i fiori portati da un’amica o da un ammiratore commette una mancanza imperdonabile, dimostrando di avere ben scarsa sensibilità sia nei riguardi dei fiori sia nei riguardi del prossimo.Se i fiori, invece, li porta il fioraio, ci faremo premura di ringraziare subito il  donatore, per telefono o con un biglietto da visita. Poiché un omaggio floreale non è mai offensivo, è scortese respingerlo, anche se non è gradito.(..) E’ più elegante e ugualmente efficace scrivere un biglietto in cui, dopo aver ringraziato, si prega il donatore di astenersi per l’avvenire da qualsiasi tipo di omaggio.

 Fiori e persone lontane

Sapete che si possono inviare fiori anche nelle più lontane del mondo? E’ sufficiente fare l’ordinazione ad un fioraio della propria città, precisando che fiori si desiderano e quanto si vuole spendere. (..) Il fioraio provvederà a comunicare l’ordinazione a un negozio della località desiderata.

Ricordate che
  • Si regalano fiori sia alle signore sia alle signorine, mai agli uomini (ndr: l’art. è del 1965, oggi non è più così!).
  • Non si regalano fiori artificiali; si possono invece regalare i fiori secchi, ma non alle signore anziane che potrebbero vedervi un’allusione alla loro appassita freschezza.
  • Alle “vecchie signorine” non di regalano neppure fiori bianchi: potrebbero vedervi una presa in giro.
  • Mai regalare viole alle attrici: una superstizione vuole che portino sfortuna alla gente di teatro.
  • Si regalano rose in numero dispari (a meno che non se ne regali una dozzina).
  • A una malata non si regalano mai fiori molto profumati.
  • Si possono portare personalmente soltanto i piccoli mazzi: i grandi mazzi è preferibile che siano inviati tramite il fioraio.
Che fiori scegliere?

Nascita e Battesimo
Fiori bianchi, rosa o azzurri per il neonato; fiori di qualsiasi tipo per la madre (non troppo profumati, se la madre è ancora in clinica).

Comunione e Cresima
Fiori bianchi, in composizioni fresche e ariose. Ai fiori bianchi si possono armonizzare fiori di colore tenue: l’importante è che non abbiano l’aria dei fiori nuziali

Matrimonio
I più classici sono i fiori bianchi (rose, gigli, gladioli, garofani, lillà, tuberose), ma vanno benissimo anche le composizioni in colore, purché affidate a un abile fioraio. Non sono indicate le piante.

Funerale
Fiori sobri, non troppo fantasiosi. Il fioraio stesso è la persona che meglio saprà indicarvi il tipo, i colori e le composizioni più adatte per corone e mazzi funebri.

Per una guarigione
Fiori allegri, primaverili, lievemente profumati

Per qualsiasi altra occasione lieta
Scegliamo i fiori che sappiamo più graditi alla festeggiata, o che ci sembrano i più adatti a lei.

Quanti e quali fiori regalare?

Il guinness dei primati racconta di mazzi di rose spedite a dozzine, fasci di gigli e cesti di margherite. Le persone tuttavia dispongono di vasi con capienza normale, evita quindi tutte le esagerazioni.
Quando scegli fiori recisi in composizione valorizza una specie. Per esempio chiedi che sia confezionato un cuscinetto di fiori bassi, dal quale fare uscire 3 fiori a stelo lungo, magari rose [segue]

Come confezionare i regali: Fiori e Piante

Anche un mazzo di fiori o una semplice pianta possono trasformarsi in regali graditi se avvolti in una nuvola di carta e decorati con nastri colorati. [segue]

Galateo: Ditelo con i fiori Galateo: Quanti e quali fiori regalare?Tanti cuori con amoreConfezionare Fiori e Piante

 

 

 

 

 Galateo: Ditelo con i fiori

 

Come assegnare i posti, servire e cambiare piatti e posate

Galateo a tavola: come assegnare i posti, servire e cambiare piatti e posate

Norman Rockwell -Thanksgiving dinner- 1943

Come disporre i posti a tavola
La disposizione dei posti è regolata da norme che nei casi difficili possono diventare complicatissime, ma il concetto generale è:

  • a destra della padrona di casa l’ospite maschile di maggior riguardo;
  • a destra del padrone di casa l’ospite femminile di maggior riguardo;
  • gli altri, sempre procedendo verso destra, in ordine decrescente di prestigio o confidenza con i padroni di casa.

Bisognerebbe anche, quando è possibile, alternare uomini e donne; perciò quando si vogliono fare le cose bene, si cerca di invitare un numero uguale di persone dei due sessi.
La padrona di casa deve sedersi nel posto da cui può svolgere o sorvegliare meglio il servizio; il padrone di casa di fronte a lei. Generalmente si cerca di evitare di far sedere vicini marito moglie.

Come servire a tavola
Se avete una persona che serve in tavola, può essere lei a porgere i piatti di portata agli ospiti. Comincerà con la signora più anziana e di maggiore riguardo, passando poi alle altre signore in ordine decrescente di età e di “riguardo” terminando con la padrona di casa; poi passerà agli uomini, seguendo lo stesso criterio di precedenze e terminando con padroni di casa.

Siccome, però, a nessuno fa piacere essere considerato la signora o il signore più anziani di una tavolata, quando non ci sono ospiti veramente e innegabilmente vecchi, e più cortese non insistere, ma cambiare l’ordine di precedenza con le successive portate.

Il piatto di portata va offerto da sinistra. Al contrario, i piatti contenenti porzioni già pronte si mettono davanti ai commensali passando alla loro destra.

Quando non c’è una persona di servizio, mettete il piatto di portata accanto alla signora più anziana e di maggiore riguardo e sedetevi: il piatto verrà poi fatto passare di mano in mano. È più cortese lasciar servire prima le signore, ma non è strettamente obbligatorio, se questo comporta passaggi troppo scomodi.

Anche quando c’è una persona di servizio, se gli ospiti non sono molti e l’occasione non è particolarmente solenne, spesso si preferisce far lasciare il piatti in tavola, perché i commensali se lo passino con meno cerimonie.

Il vino viene per prima cosa assaggiato dal padrone di casa. Una persona di servizio o il padrone di casa lo verseranno poi nei bicchieri dei commensali, all’inizio seguendo i soliti ordini di precedenza e poi, nel corso del pasto, riempiendo i bicchieri quando sono o stanno per essere vuoti.

Il padrone di casa può passare il compito ad altri per i commensali troppo lontani.

Come cambiare piatti e posate
I piatti sporchi si tolgono da sinistra e quelli puliti si mettono davanti a ogni commensali passando alla sua destra. Una persona di servizio dovrebbe eseguire il cambio dei piatti per un commensale alla volta; se non c’è una persona di servizio, è meglio non rispettare questa regola e ridurre, invece, al minimo i movimenti. Insieme con i piatti si tolgono anche le posate sporche, le quali, quando occorre, vanno subito dopo sostituite con altre pulite.

Disposizione di piatti, posate e bicchieri secondo il galateo
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 Come assegnare i posti, servire e cambiare piatti e posate
Galateo: A tavola nel modo giusto

Galateo: A tavola nel modo giusto

Apparecchiare la tavola

  • I piatti devono essere ben allineati e distanti 2-3 cm. dal bordo del tavolo
  • il coltello e il cucchiaio vanno posti a destra del piatto (il coltello all’interno con la parte tagliente della lama volta verso il piatto
  • la forchetta a sinistra
  • le posatine da dessert devono essere messe orrizzontalmente davanti al piatto
  • I bicchieri, 2 o 3 per commensale ,vanno disposti trasversalmente a destra del piatto, in ordine decrescente e ben allineati
  • Al centro della tavola vengono disposte le bottiglie del vino e le bottiglie dell’acqua (di vetro), gli accessori per il sale ed il pepe. Questi oggetti non vanno messi in fila ma collocati qua e là, in modo da creare un insieme armonico. Attenzione a non rendere una tavola elegante in pacchiana con delle possibili stonature. Per esempio una delicata cristalleria mai si adatta ad un servizio di paglia all’americana, così come delle scodelle di legno contrastano con una bellissima tovaglia ricamata.
  • Non esagerate con una quantità eccessiva di posate in tavola , e meglio cambiarle di volta in volta. Poi accanto alle posate si potranno mettere dei segnaposti romantici , allusivi , spiritosi , a secondo del tipo di pranzo o cena e di invitati.
  • A proposito il “buon appetito ” è abolito.
  • Il motivo per cui a tavola non si augura buon appetito è che l’invito a pranzare insieme è motivato dal desiderio di trascorreredel tempo piacevolente insieme e non per riempirsi la pancia

A Tavola

  • A tavola si sta diritti e non troppo vicini al piatto.
  • Il tovagliolo è solitamente piegato e posato sopra il piatto o il sottopiatto. Va aperto e posato sulle ginocchia (solo dopo la padrona di casa o, al ristorante, la persona più importante del tavolo); non va mai legato al collo. Alla fine del pasto il tovagliolo si lascia alla sinistra del piatto. Il tovagliolo, che inizialmente si chiamava “truccabocca”, inizia ad essere utilizzato a tavola nel Rinascimento. Questo accessorio nasce come mezzo di purificazione delle dita sporche di cibo e per pulirsi la bocca prima di bere dal bicchiere comune. I galatei dell’epoca raccomandano di non usare il tovagliolo per pulirsi il viso, i denti o per soffiarsi il naso. Quando le posate sono in cumune tra i commensaliviene anche utilizzato per pulirle prima di porgerle agli altri commensali. Il tovagliolo viene portato sulla spalla o sul braccio sinistro perchè si usa mettere nei piatti comuni la mano destra.i
  • I gomiti non vanno appoggiati sul tavolo; la posizione corretta consiste nel posare i polsi al bordo del tavolo, tenendo i gomiti più vicino possibile al busto e senza mai alzare il braccio lateralmente per mangiare e bere. Prima di mangiare si attende che tutti i commensali siano stati serviti.
  • il cibo non va toccato con le  mani.
  • Il pane si spezza con le mani e non con il coltello e si posa sull’apposito piattino alla sinistra del piatto; i grissini si rompono con le mani e non presi a morsi.
  • Vietato “fare scarpetta” col pane nel piatto, tranne che si tratti di uova alla coque o di bagna cauda e usando comunque la forchetta.
  • La posata si avvicina alla bocca e non il contrario. Le posate si tengono dalla parte alta del manico, fra indice e pollice e si appoggiano sul dito medio, mantenendo le altre dita raccolte.
    Nell’ usare le posate non si devono produrre suoni di risucchio o masticamento e non si deve soffiare sul cibo per raffreddarlo. Non si mangia con la bocca aperta e il cibo si introduce in bocca tagliato in piccole porzioni. Non si parla con la bocca piena.
  • Il coltello non si porta mai alla bocca. Il coltello non si usa per tagliare frittate, uova, sformati, insalate.
  • Il cucchiaio si usa solo se vengono servite pietanze liquide come consommè, zuppe, creme ecc. Non va mai troppo colmato affinchè non si debba spalancare la bocca per ingollarne il contenuto. Al termine della consumazione il cucchiaio si lascia nel piatto inclinato diagonalmente con la parte concava ricolta verso l’alto e nella direzione del centro della tavola. Se il consommè è servito nelle apposite coppe, il cucchiaio si lascia sul sottotazza, sul lato destro.
  • Se non si è terminato di mangiare, le posate vanno appoggiate sul bordo del piatto, ad angolo. Poggiare le posate all’interno del piatto significa comunicare al cameriere che si è concluso e che può ritirare il piatto.
  • La forchetta va posata con i rebbi rivolti verso l’alto e il coltello con la lama rivolta verso il centro del piatto.
  • Le posate cadute a terra non si raccolgono, non si porge il piatto al cameriere nè lo si ringrazia quando serve le vivande. Se le vivande sono servite da un piatto comune non si deve cercare il “boccone migliore”. Le proprie posate non devono essere usate per servirsi da un piatto comune.
  • Il cibo che si trova nel proprio piatto si mangia tagliandone un boccone alla volta e non tagliondolo subito tutto in tanti pezzetti da mangiare tutti insieme. Tutto ciò che si porta alla bocca con la forchetta, si rilascia con la bocca sulla forchetta e si riporta nel piatto.Se si trova un capello nel piatto si chiede con discrezione al cameriere di cambiarlo.
  • Gli stuzzicadenti non si portano nè si usano in tavola davanti agli altri commensali, neanche facendosi schermo con la mano. Ci si allontana da tavola per fumare solo alla fine del pasto. A tavola non ci si libera delle scarpe, non ci si rifà il trucco, non si giocacon cibo, pane o bicchieri.
  • Vino e acqua sono serviti dal cameriere. Se il servizio è lento ci si può servire personalmente dedicando attenzione ai propri vicini di tavola (solo quelli di destra e di sinistra, agli altri pensano quelli più vicini a loro), riempendo loro i bicchieri.

Cosa NON si deve fare

  • Sedersi a tavola prima della padrona di casa.
  • Tenere il cellulare acceso.
  • Rifarsi il trucco o i capelli.
  • Appoggiare i gomiti sul tavolo.
  • Giocherellare con i bicchieri o con le posate.
  • Fare le palline di pane.
  • Augurare Buon Appetito.
  • Chiedere pane o gli stecchini.
  • Servirsi da un piatto da portata con le posate personali.
  • Iniziare a mangiare prima della padrona di casa.
  • Mischiare vino ed acqua.
  • Bere prima di aver pulito la bocca con un tovagliolo.
  • Bere facendo rumore.
  • Far rumore con le posate tra i denti.
  • Fare dei bocconi troppo grandi.
  • Mangiare con ingordigia.
  • Masticare con la bocca aperta o facendo rumore.

Cosa si deve fare

  • Prima di essere serviti o servirsi fare attenzione a togliere il tovagliolo dal piatto ed appoggiarlo sulle gambe.
  • Servire o servirsi da bere da destra, evitando di far tendere la testa all’indietro e di bere tutto d’un colpo.
  • Utilizzare le posate a partire da quelle più esterne.
  • Quando si è finito di mangiare le posate vanno poggiate nel piatto alle quattro e ventio riposte sul poggiaposate se non è previsto il cambio.
  • Il bicchiere a calice lo si regge dalla base del calice stesso o al massimo dallo stelo mantenendolo con due sole dita (indice e pollice).
  • Nei brindisi in onore di qualcuno non è ammessa l’astensione.
  • Gli astemi possono limitarsi a sfiorare il bicchiere con le labbra.
  • I bicchieri non si toccano ed è da escludersi il “cin cin”.
  • Nei pranzi privati con un numero di commensali limitato si può rimanere seduti, mentre nei pranzi ufficiali ci si deve alzare.
  • Ridere con discrezione evitando di emettere suoni acuti.
  • Soffiare il naso con discrezione e senza fare troppo rumore, magari allontanandosi dalla tavola.
  • I noccioli della frutta vanno raccolti in una mano chiusa per poi essere depositati nel piatto.

 Galateo: A tavola nel modo giusto
Saper stare a tavola

Saper stare a tavola – Il galateo di Donna Letizia

Il Grande libro della casa di Donna Letizia 1967

Bicchiere

  • Quando i bicchieri da vino sono molti, nell’incertezza ci si regola incominciando da sinistra verso destra. Un bicchiere va riempito solo a tre quarti. Non si beve a gran sorsi, rovesciando il capo, e non si assapora il vino schioccando la lingua come fanno gli esperti. “L’acqua serve per la sete, il vino per il piacere”: ricordando questo detto, non tracannate, ma sorseggiate. E’ bene lasciarne un poco sul fondo,, anzichè svuotare il bicchiere completamente. Non si alza il bicchiere verso chi ci sta versando da bere. Se non si desidera più vino, basta un lieve cenno negativo. Non si prende il bicchiere dalla parte alta. Ci si asciuga la bocca prima e dopo aver bevuto. La signora cercheranno di non lasciare impronte di rossetto sui bordi.
  • Brindisi
    Non bere prima degli altri. I brindisi si fanno collettivamente, senza tintinnio di bicchieri.

Burro

  • Il burro può essere sulla tavola, ma solo alle colazioni, mai la sera. Lo si mette in un piattino a sinistra del coperto, non si imburrano fette di pane, ma ogni boccone.

Coltello

  • Non si tiene come una penna. L’indice non deve mai appoggiare sulla lama. Con il coltello non si tagliano: uova, gnocchi, legumi, insalata, dolci, gelati e banane. Il cibo non deve mai essere portato alla bocca con il coltello.

Come servirsi

  • Quando vi servite, non fate scivolare le vivande dal vassoio di portata al vostro piatto. Prima di scegliere ciò che è di vostro gradimento, non toccate vari pezzi, tantomento se si tratta di frutta. Se avete la sgradita sorpresa di cogliere un capello nella minestra, accantonatelo rapidamente, con faccia impassibile. In un pranzo importante, minestra, insalata, formaggio, frutta non vanno passati due volte.

Contegno del commensale

  • Si sta seduti eretti, con le gambe raccolte sotto la propria sedia.

Come versare da bere

  • La bottiglia va presa verso il basso. La caraffa va presa per il collo. Non si prende mai in mano il bicchiere della persona che si serve. L’acqua naturale va servita in caraffa e può essere versata nei bicchieri prima che ci si sieda a pranzo. L’acqua minerale va servita nella bottiglia.

Coppa lavadita

  • Presentata sul piatto da frutta, con una sottocoppa o un centrino, va messa alla sinistra del piatto. Alla fine del pasto potrete intingerci appena la punta delle dita, ma non bagnatevi mai le labbra con le dita inumidite.

Cucchiaio

  • Non lo si impugna, ma lo si tiene verso la cima del manico. Va portato alla bocca di punta, mentre nei paesi anglosassoni va portato alla bocca, di lato.

Dolci

  • Gelati, macedonie di frutta, vanno mangiati con il cucchiaio da dolce. Per i dolci duri o semiduri, si danno sempre cucchiaio e forchetta. Dovendo scegliere fra le due posate, l’ospite dà di solito la preferenza alla forchetta.

Forchetta

  • Si tiene correttamente, senza appoggiare le dita sui rebbi. Si usa con la destra e le punte rivolte in su. Quando è nella sinistra, e nella destra c’è il coltello, le punte vanno invece rivolte in giù. Con la forchetta non si taglia mai la carne.

Formaggio

  • Si mangia senza l’aiuto della forchetta, ma non si porta alla bocca con il coltello. Se ne taglia una piccola porzione che si appoggia con il coltello su un pezzetto di pane e si mangia. Certi formaggi come il mascarpone o la ricotta, più simili a “dessert”, vengono mangiati con la forchetta.

Fumare

  • Non si dovrebbe fumare a tavola sino a che la padrona di casa non ne abbia dato il segnale. Ma poichè poche persone si attengono a questa regola, si aspetti almeno che la cameriera abbia passato il dolce.

Inizio del pasto

  • Eccettuato per il “dessert”, si incomincia a mangiare senza aspettare che la padrona di casa sia stata servita.

Gomiti accostati al corpo.

  • Le mani, quando non sono occupate con le posate, vanno messe sul tavolo. Non ci si piega in avanti per mangiare, più del minimo indispensabile: è sempre il boccone che va alla bocca, e non viceversa. Non si mangia con avidità, non si mastica a bocca aperta; non si parla a bocca piena. Eventualmente, è il signore che versa da bere alla signora che gli sta a fianco e le passa il sale, il pepe, l’olio, ecc.

Minestra

  • Non si soffia mai sul cucchiaio. Se la minestra scotta, si incomincia dai bordi della scodella, dove è meno calda.
  • Non si aspira, non si fanno risucchi. Non si inclina il piatto verso di sé, ma verso il centro della tavola.

Pane

  • Non va mai tagliato, ma si spezza di volta in volta il boccone che si porta alla bocca e non se ne deve staccare uno nuovo prima di avere consumato il precedente. Si deve stare attenti a non sbriciolarlo sulla tovaglia, come se si preparasse il becchime per i polli; se non si desidera mangiare la mollica, si può metterla in disparte, ma beninteso non la si ridurrà, poi, distrattamente, in palline. Non si mangia il pane prima della minestra.

Piatto

  • Non si riempie il proprio piatto: si è sempre in tempo a servirsi una seconda volta. Se è scortese lasciare del cibo sul piatto, è ineducato ripulire quest’ultimo con il pane.

Posate

  • Mentre si sta mangiando, non si appoggiano coltello e forchetta ai bordi del piatto, ma si lasciano nel piatto, e mai in croce. Finito di mangiare, si mettono nella posizione di due lancette di orologio che segnino le 6 e 25 circa. Tenete le posate con garbo, non gesticolare brandendole come armi. Se il numero delle posate apparecchiate accanto al piatto vi mette in imbarazzo, osservate questa regola: si comincia da quelle esterne e si procede prendendo quelle interne.

Sale e pepe

  • Si prende il sale con la palettina apposita, mai con le dita o con il coltello.

Salsa

  • Non si raccoglie la salsa rimasta nel piatto. Si può farlo solo nella stretta intimità con dei piccoli pezzi di pane in cui si infila la forchetta, e mai tenendo il pane tra le dita.

Sedersi a tavola

  • A pranzo non ci si siede prima della padrona di casa. Se questa è chiamata d’urgenza al telefono, gli uomini presenti accenneranno ad alzarsi, sia al momento in cui si allontana sia quando torna a sedersi.

Stuzzicadenti

  • Il loro uso è vivamente sconsigliato agli uomini, proibitissimo alle signore. Chi, tuttavia, non può fare a meno, se ne serva nel modo più discreto possibile.

Tovagliolo

  • Ogni invitato dispone il tovagliolo sulle sue ginocchia, senza spiegarlo completamente, appena la padrona di casa ne ha dato l’esempio. Quando si è in visita o si hanno invitati, non lo si ripiega mai alla fine del pasto: lo si posa alla sinistra del piatto, al momento di alzarsi da tavola.

Dopo pranzo

  • Accettate il caffè, ma non chiedetene una seconda volta.

Suggerimenti vari

  • Se rovesciate qualcosa state calmi: se fate una macchia di vino rosso non rovesciateci sopra la saliera.
  • Asciugate con discrezione lo schizzo di salsa che vi siete fatto, ma non chiedete del talco…
  • Se la padrona di casa ve lo offre, ringraziate e procedete con discrezione a rimediare al malanno.
  • Se vi va qualcosa per traverso, non parlate: mettetevi la mano davanti alla bocca e fatevi notare il meno possibile.
  • Parlate alternatamente ai vostri vicini: non date palese preferenza alla persona più simpatica, ignorando l’altra che vi siede a fianco.
  • Non cercate di attaccare discorso con un commensale lontano da voi: non spostatevi all’indietro.per conversare alle spalle di chi vi sta a fianco.
  • Non scansatevi mai quando il cameriere vi serve, poichè i vostri continui movimenti potrebbero metterlo in imbarazzo e causare qualche guaio.

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Il Grande libro della casa di Donna Letizia 1967  

 

 

 Saper stare a tavola
Come si mangiano i cibi, Prima parte

Galateo: Come si mangiano i cibi, Prima parte

 

 Le MINESTRE in brodo e asciutte
 Il PESCE
 Molluschi e crostacei
Lumache
La CARNE
Le VERDURE
FUNGHI E TARTUFO
Le UOVA
I FORMAGGI
I DOLCI
 LA FRUTTA
PANE, GRISSINI, ECC.

“Enciclopedia della Donna” 1964

Leggi anche
Come si mangiano i cibi, Prima parte

Come si mangiano alcuni cibi, seconda parte, Il galateo di Donna Letizia

Omaggio a Donna Letizia
 Ananas

Se è fresco, si mangia con forchetta e coltello. Se è in scatola, si mangia con cucchiaio e forchetta.

 Aragosta

In un pranzo che vuol essere importante, va servita sgusciata. Si mangia con le posate da pesce. Quando è servita con il guscio, è accompagnata dall’apposito schiaccianoci, per rompere le chele, e dalle speciali forchettine a due denti per estrarne la polpa, nel far questo si tiene il guscio fermo con la sinistra e con la destra si usa la forchetta.

Arancia

Si infila la forchetta da “dessert” nel frutto, poi con l’aiuto del coltello d’argento s’incide la buccia in sei o otto parti, che poi sarà facile sbucciare separatamente. Poi, sempre con l’aiuto della forchetta, se l’arancia è particolarmente succosa, si portano alla bocca i singoli spicchi. Se invece gli spicchi si staccano pulitamente, si fa a meno della forchetta.

 Asparagi

Nell’intimità si possono mangiare con le dita ma nei pranzi è meglio servirsi della forchetta.

Banane

Con il coltello d’argento, cioè non a lama d’acciaio, si incide la pelle in senso longitudinale: con la forchetta si taglia il frutto sbucciato, e se ne portano alla bocca piccoli bocconi.

Carciofi

Crudi, si mangiano foglia per foglia con le dita, intingendoli nel burro fuso o nella salsa. La parte fiobrosa scartata si pone ordinatamente in un lato del piatto. Nei pranzi formali si servono solo carciofi lessi o fritti che si mangiano con la forchetta.

 Caviale

Non si mangia, in genere, con la forchetta, si pone sui crostini di pane.

 Fichi freschi

Si dividono in quattro parti, si solleva la polpa con il coltello e si mangiano con la forchetta.

Fragole e lamponi

Se sono già preparati si mangiano con la sola forchetta.

Frutta cruda

Tutta la frutta va mangiata con la forchetta, escluso uva, ciliegie, frutta con il guscio e cachi (che si mangiano con il cucchiaio). Se si divide un frutto con qualcuno, gli si offre sempre la parte con il noccioloe il picciolo.

 Insalata

Va servita nell’apposita mezzaluna posta a sinistra del piatto.

Legumi

All’inglese, non devono incontrarsi con il coltello, se non per essere spinti sulla forchetta. Alla francese, si mangiano con la sola forchetta.

 Lumache

In un pranzo si servono solo sgusciate. Gli altri modi di servirle si riservano all’intimità dove ciascuno può “succhiare” a suo agio.

Melone

Se è servito in fette, come antipasto, si mangia con la forchetta da dessert e il coltello d’argento (eventualmente già sul piatto). Se è servito come dessert, si mangia con il cucchiaio.

 Noccioli e semi

Si usa in genere la forchetta per portarli dalla bocca al piatto. Solo i noccioli di ciliegie, uva, arancia possono essere trasferiti dalla bocca alla mano chiusa e quindi sul piatto. Se la frutta è cotta, si usa il cucchiaio per compiere questa operazione.

Ossi

Non si succhia un osso., non lo si prende con le dita. Se è impossibile spolparlo con forchetta e coltello, lo si lascia.

Ostriche

Si servono in genere prima della minestra, accompagnate da mezzo limone per ogni invitato e da tartine di pane nero imburrato. Per staccare il mollusco dalla conchiglia, si usa l’apposita forchettina da ostriche, tenendo fermo il guscio con la mano sinistra. La coppa lavadita è necessaria.

Patè

Solo il patè in crosta si può mangiare con coltello e forchetta. Tutti gli altri patè, da quello di fegato a quello di campagna, non richiedono l’uso del coltello. Il patè di fegato va servito insieme al pane tostato.

 Pere, mele, pesche

Non si sbucciano ma si tagliano in quarti che si sbucciano con il coltello e l’aiuto della forchetta.

Pesce

Va servito con le apposite posate e mai tagliato con il coltello a lama di acciaio. Quando il pesce è presentato intero nel piatto, gli si pratica al centro un taglio longitudinale, si scosta dalla dalla lisca centrale un filetto, e si cerca di servirsi senza rovinare l’intero pesce.

Pompelmo

Deve essere preparato in cucina e non a tavola. Va tagliato in due (metà per persona) in senso perpendicolare agli spicchi, poi si stacccherà la polpa dalla scorza, lasciandovela, però, appoggiata. Si degusterà il frutto con il cucchiaio appuntito, posto sul piatto.

Spaghetti

Si mangiano senza fare rumore, con la sola forchetta e non con forchetta e cucchiaio. Non si devono tagliare con il coltello. Si arrotolano intorno alla forchetta in modo da formare un boccone ben raccolto e non troppo voluminoso.

 Uccelletti

Vanno eliminati dai pranzi raffinati data l’impossibilità di mangiarli con le posate.

Uova
  • Le frittate si mangiano con la sola forchetta.
  • L’uovo alla “coque” si rompe con il cucchiaino e non col coltello.
  • Le uova al piatto, a meno che siano su un canapé di verdura, si presentano in recipienti individuali e si mangiano con la forchetta.
  • Non si servono mai di sera, a meno che si sia tra intimi.
Uva 

Si mangia tenendo il grappolo con la sinistra e staccando gli acini con la destra. Non si chiede una coppa per lavare il proprio grappolo: se la coppa manca, significa che l’uva è già stata lavata.

 donna_letizia libri

“Il grande libro della casa” 1967

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Tavola apparecchiata di Cajsa Warg (Anna C. Warg 1703-1769), autrice svedese di libri di cucina
 Cajsa Wargs middagsbord 2.jpg
Come si mangiano alcuni cibi, seconda parte

 

Consigli di Petronilla: Come presentare le portate .2

Consigli di Petronilla: Presentare le portate 1

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Presentare i piatti delle varie portate?
Sempre in modo molto appariscente, amiche mie, io preparo (e faccio preparare e disporre) le pietanze nei loro piatti; giacché anche in questo campo l’apparenza esige la sua buona parte. Tanto, anzi, l’esige che persino un piatto non eccezionale, se ben presentato, diventa di colpo un piatto desiderato. Le vetrine dei salumieri (ma dei salumieri di gran lusso) ogni giorno ce ne danno, infatti, la prova lampante.
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La semplice Insalata russa in forma, i pasticcetti di fegato, le conchiglie di pesce, le cosce di pollo in gelatina, il vitello lardellato, il vitello tonnato; insomma tutti piatti che ognuna di noi saprebbe preparare, ci fan rimanere lì, di stucco, ci fan venire l’acquolina in bocca, ci fan persino aprire il borsellino, perché… Perché quella scodellina di bianca carta pieghettata, quel trasparente velo di gelatina, quel verde pistacchio, quell’ olivetta bruna, quella listerella di peperone rosso, quel dischetto di limone, messi lì e là con quel tal garbo, danno ai piatti quell’ario di sopraffino, di aristocratico… danno insomma quell’ apparenza che (non c’è che dire) tante volte vale più della sostanza stessa!
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Ma… non è così anche di noi, donne? Più valiamo quanto maggiore è l’eleganza con la quale… ci presentiamo! Io… (lo sapete) io sono la semplice Petronilla, e di certo non «gran maestra» di alte eleganze in fatto di cucina; né saprei (lo confesso) presentare un piatto come lo sanno presentare i cuochi istruiti e diplomati nelle… università cucinarie; ma poiché è a voi, che parlo; a voi che, al par di me, dovete voi stesse tutto fare nelle vostre modeste case, così eccomi a dirvi con quale modesta eleganza io presenti i miei piatti, affinché anche voi, che non osate e non sapete, possiate a cuor tranquillo osare e fare.
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Per gli antipasti,
che devono iniziare soltanto colazioni ricercate (mai pranzi), ma che possono anche rappresentare una bella e appetitosa cena quando voglio far… le cose in grande, e quanto assai varia è, quindi, anche la varietà degli antipasti, preparo tanti piattini (io ne possiedo 12, tutti uguali, non grandi, e un po’ concavi, quelli, cioè – ve lo dico in un orecchio – che uso per creme, frutta cotta e gelati); colmo ciascuno d’essi, e con certo garbo, di questa o di quella merce; adorno quelli di salumi con mucchietti di gelatina che tagliuzzo con il coltello per darle un aspetto di… tremolante ghiaccio; e tutti i piattini (in ciascuno un cucchiaino od una forchettina) li dispongo nel mezzo della tavola tra i ciuffetti di verde prezzemolo.
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Effetto? Sempre assai appetitoso ed invitante. Ve lo raccomando. Gli antipasti devono invece essere da colazione modesta in casa modesta? In questo caso, dispongo varii salumi sul nudo piatto di portata; ne adorno la superficie con olivette verdi e gelatina tagliuzzata, e nel bel mezzo dispongo un ciuffo di prezzemolo oppure un rosso radicchio trevisano (forchetta e cucchiaio).
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La minestra?
Se asciutta sul piatto di portata (cucchiaio e forchetta); se in brodo, naturalmente nella zuppiera (cucchiaione); ma il coperchio, dato che non serve, quello lo… scordo in cucina mentre mai non scordo il cucchiaino della formaggera ricolma di cacio trito. (Attente, figliole – predicava zia Caterina – attente, prima di grattugiare il formaggio di raschiarne sempre l’untume nero, se volete il trito scevro di poco attraenti briciole scure!).
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Il Pesce
sempre intiero (e sia lessato che arrostito), disteso sull’apposito piatto lungo da portata rivestito dell’adatta tovaglietta bianca; e contornato di ciuffetti di prezzemolo e spicchi di limoni alternati con rossi gamberoni di ruscello lessati (l’apposita posata da pesce, o cucchiaio e forchetta).
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Il piatto freddo
– che dev’essere sempre ricoperto di gelatina e contornato, come vi ho detto, con le prelibate leccornie serbate in credenza – su un piatto nudo (cucchiaio e forchetta).
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Il Fritto
su un piatto rotondo e rivestito da una rotonda tovaglietta bianca; e qualsiasi fritto lo presento scottante, e radunato a montagna che guarnisco, alla base, con spicchi di limone alternati con ciuffetti di prezzemolo fritto (cucchiaio e forchetta). Amichette, non sapete come si frigga il prezzemolo per ornare i fritti? Così: ogni ciuffetto di prezzemolo fresco lo si tuffa in acqua; leggermente lo si scuote a farne sgocciolare l’acqua abbondante; lo si immerge in olio bollente (gran fuoco) e lo si toglie subito, con lo scolino, ancor verde ma di già indurito.
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Le verdure
su piatto rotondo e nudo; e contornate da listerelle, triangoli, quadratini, ritagliati in pane da crostoni (senza la crosta), fritti in burro bollente e, o tali e quali, o prima tuffati in ovo battuto, indi spolverati di pane trito (forchetta e cucchiaio). Attente, amichette che non sapete, di friggerne soltanto 3-4 alla volta; di rivoltarli spesso; di toglierli appena li vedrete imbruniti e di starvene bene all’erta che non si faccian neri; e quindi amari in modo veramente insopportabile.
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Le carni
sempre già trinciate (anche i polli), ben disposte su piatto nudo (forchetta e cucchiaio ) e adornate con 2 ciuffetti – uno di qua, uno di là – di insalata variegata.
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L’insalata,
che deve sempre accompagnare gli arrosti, già condita; (l’apposita posata che deve essere, almeno in parte, non di metallo).
Il tegame di rame o di pirofila – nel quale venne cotta una certa pietanza che richiede di venir presentata, anche in grandi pranzi, nello stesso recipiente appena tolto dal calor del forno o delle brage – su piatto rotondo rivestito da una tovaglietta bianca; oppure circondato al completo da un tovagliolo arrotolato, e su piatto rotondo e nudo (cucchiaio e forchetta).
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Il dolce se…
crema-semifluida, in tante scodelline, o tazzine da tè, o bicchieri da sciampagna, quanti sono i commensali (piccolo piatto; su questo un tovagliolino rotondo; sul tovagliolino il bicchiere o la tazza col suo piattino; il cucchiaino). A certe creme dà bella apparenza e buon gusto una ciliegina sotto spirito sita nel mezzo d’ogni tazzina.
Se bodino, quale la zuppa inglese o il dolce diplomatico, cioè un misto di biscotti o di creme o marmellate, in vaschette di cristallo o di vetro (cucchiaio).
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Se torta, intatta e su piatto rotondo rivestito della relativa tovaglietta traforata (se la torta è soda, «posata per torta» o – se il «servizio» non fosse ben provvisto – coltello e forchetta; se la torta è tenerella, «paletta per torta» o cucchiaio e forchetta).
A certe torte dà bella apparenza una guarnizione di frutti canditi; a quelle sode, una bianca impolverata di zucchero a velo, od una vesticciola di bruna cioccolata.
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E se anche voi voleste vestir con cioccolata una torta, comperatene dal droghiere 1 etto (di quella chiamata «per usi di cucina»); sminuzzatela con il coltello; mettetela in un pentolino; aggiungete un cucchiaio (non più) di acqua; mettete il pentolino a fuoco assai basso; mescolate con cucchiaio di legno (il più piccolo che possedete) e appena vedete la cioccolata sciolta, subito subito, e prima che si riscaldi troppo, versatela e stendetela sulla torta.
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Se invece voleste ben degnamente, o ben artisticamente, o ben allegramente, impolverare di bianco una torta, tagliate, in cartoncino, un disco del diametro stesso della vostra tortiera; sul disco disegnate o foglie, o stelle, o parole bene auguranti – specie se dovete festeggiare un onomastico (W GIOVANNI!), la promozione del ragazzo (W W IL LICEALE!), l’onorificenza del marito (W W IL CAVALIERE!) o semplicemente degli invitati assai cari (W IL NONNO!); colle forbici intagliate (indi asportate) le parti interne dei varii disegni; applicate il disco sulla superficie della torta; impolveratelo con zucchero tutto quanto; togliete il disco con precauzione (adagio che non si sposti!) e vedrete così spiccare, sul fondo scuro della torta e nel biancore dello zucchero, gli ornati e le parole ben-auguranti che faran salir sorrisi su tutte le labbra!
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I formaggi,
ognuno con la relativa crosta intatta, ma tutti senza carta (sia pure pergamenata e con tanto di… grande marca); ben disposti su piatto preferibilmente rettangolare e preferibilmente anche di vetro… e sempre nudo, ché le tovagliette si appiccicano ai formaggi molli (coltello e forchetta).
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Le frutta
io le presento tutte insieme commiste in un certo cesto foderato di foglie fresche o, quando non posso averle, nudo. Il mio cesto è col manico; intrecciato in grossa paglia e rustico nell’aspetto. Io stessa l’ho verniciato in verde smagliante e lustro usando «smalto sintetico» (quello che in 2, massimo 3 ore, è già asciutto); e al manico ho annodato un nastro di seta color verde-cangiante. Verde il cesto, perché in solo verde io soglio ornar la tavola; ma qualora volessi ornarla con fiori rosei, azzurri, rossi, mi sarebbe assai facile – con una pennellata e un po’ di nastro – adattare anche, il cesto delle frutta, al colore… predominante. (Se tra le frutta sono noci e mandorle, lo schiaccianoci sulla tavola; se sono frutta secca, la «pinzetta per frutta», od una forchetta, nel cesto).
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Il caffè
io lo presento così: sul grande vassoio nudo (e nudo giacché il mio è… bello, ché se fosse invece soltanto discreto, lo rivestirei con una tovaglietta); la caffettiera e, naturalmente, la mia caffettiera… bella che, prima di colmare di caffè, faccio anche riscaldare là, in cucina, riempiendola d’acqua bollente;la zuccheriera (pinzetta o cucchiaino); tanti piatti quanti sono i convitati, e l’uno sull’altro sovrapposti perché occupino, così, lo spazio di un solo piatto e fra piatto e piatto un tovagliolino rotondo; le tazze tutte in giro, ma una, con piattino e cucchiaino, sul primo dei piatti, e un’altra, con cucchiaino, sul primo dei piattini che, per ragioni di spazio, pure sovrappongo; su di un lato del vassoio, gli altri cucchiaini. Piatti, piattini e tazzine, io li ho tutti ugualmente decorati, e qualora la vostra provvista del «servizio per caffè» non fosse ancora fatta, vi consiglio, amichette, di comperarlo così quanto il mio, al completo… perfetto.
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I liquori
io li presento così: i soli bicchierini su di un piccolo vassoio (nudo o vestito), e le bottiglie, quelle, me le faccio recare sulla tavola; e poiché, quando si tratta di far brillantemente figurare la mia casa, io sono (ve ne sarete già accorte ed io stesa lo confesso) più spaccona che modesta, così me ne faccio portar parecchie, e fra quelle dei mie liquori casalinghi non faccio mai mancare quella della… non casalinga, ma italianissima grappa. Così, in casa della Petronilla, vengono presentati i vari piatti; e così pur voi – amichette che non osavate non sapevate – ormai edotte anche in questo campo, potrete con… sapere e coraggio fare e osare.
Ma… e la tavola? Come
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Apparecchiare la tavola
perché sia degna di quelle pietanze squisite, di quella tovaglia sì ricca, di quel vasellame tanto ricercato e di quei piatti delle pietanze che verranno recati dalla cucina in tavola nelle loro vesti sì appetitose ed attraenti? Secondo il gusto personale, amichette care, e che non è in tutte noi uguale; ma se incerte, timorose, inesperte, voleste consigli di Petronilla anche sul modo di degnamente preparar la tavola, vi consiglio: sempre una certa cura, amichette mie – sempre – anche per i pasti quotidiani, se volete che il desco appaia riposante al marito che rincasa stanco per il lavoro della giornata, e rallegrante ai vostri cari ragazzi. Vi sian così la tovaglia non mai rosseggiante di vino o di pomodoro, i piatti e le posate bene ordinati, i bicchieri ben disposti, la saliera sempre colma di sale e con infisso il minuto cucchiaino, le bottiglie dell’acqua e del vino mai non manchino di una certa simmetria; e… quanto costa un fiorellino?
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Niente; ma anche un solo fiorellino (e persin di prato) che, nel mezzo della tavola, sorrida dal suo vasetto, va di continuo ripetendo: «Mangiate di buon appetito, cari, ciò che per voi ha preparato la sposa, la mamma che, con le sue piccole mani, e perché vi rallegri, mi ha posto qua». Quando, poi, si hanno invitati… Vorreste ora dettagliatamente sapere come io apparecchio la tavola, quanto ho invitati perché all’occasione vi sia così facile seguire l’esempio mio? Ebbene; così:
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Stesa sulla tavola la tovaglia dopo averne tolto col ferro da stiro caldo le pieghe) e distribuitivi i sottopiatti, preparo i coperti.
«Coperti? Brutta parola, mamma, questa; parola che, essendo un vero francesismo, non esiste nemmeno nei vostri vocabolari». Così m’ha ammonito il mio dotto Tita quanto mi ha sentita un certo giorno pronunciarla; ed ha pure aggiunto: «Devi invece dire: il posto apparecchiato sulla mensa per ciascun invitato». Ma io, ben sapendo come la parola sia ormai d’uso comune in tutta Italia, io – non badando al mio dottissimo figliolo – anche oggi ripeto:
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I coperti io li preparo così: metto un piatto al posto d’ogni invitato o su ciascun sottopiatto (io sto sempre ben attenta che il numero dei commensali non ecceda le possibilità della mia tavola); sul piatto, metto il tovagliolo ripiegato in 4; e sul tovagliolo un piccolo pane e 2-3 grissini che vengono tanto gustati da tutti. A destra dei piatti, colloco il coltello (taglio della lama che guardi i piatti) e un po’ più all’esterno il cucchiaio (punta in giù); a sinistra la forchetta (punta in giù).
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Davanti ai piatti metto, perfettamente allineati, il bicchiere per l’acqua, quello per il vino, e – se quel giorno offro vino bianco – anche il calice verde. Null’altro, ché, al mio gusto, sulla tavola non dovrebbero sovrabbondare posate e bicchieri. E nel suo mezzo, come si dovrà apparecchiar la tavola? A seconda del vostro gusto, amichette mie; a seconda di quanto possedete; e anche a seconda della maggiore o minore… sontuosità del pranzo.
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Così: possedete un vero centro da tavola?
– Possedete, cioè, un vassoio che sia ben «sagomato», che abbia uno specchio per ripiano, ed una cornice d’argento vero o d’argento finto? Allora, collocate quello nel mezzo della tavola; adornatelo con statuette di porcellana (se le avete); e sempre con fiori che dovranno essere minuti, freschi, senza il gambo, e distribuiti sia a coroncina alla base delle statuette, sia a mazzetti sparsi: e ad ornar tavole si prestano, a seconda della stagione, le roselline, le violette, le margherite, i non-ti-scordar-di-me, i lillà, i rossi fiorellini staccati dai mazzetti dei gerani, le gialle palline della mimosa; e a seconda delle circostanze il vischio (a Capo d’Anno), il pungitopo e l’ilex, con le loro palline rosse (a Natale); i fiori di pesco o le margheritine di prato (a Pasqua). Non avete fiori?
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Decorate allora la tavola con verde: cioè con rametti a foglie minute (asparago piumoso, capelvenere, felci) o con sole piccole foglie (edera, ligustro) staccate dal ramo. Non possedete un «centro da tavola»? Sostituitelo, allora, con una bella coppa dalla quale ricadano rami di asparago e si ergano fiori dal peduncolo corto, o pianticelle basse, ché non ostacolino la… vista del dirimpettaio. Non possedete nemmeno una coppa che sia adatta ad ornare una «bella» tavola? Possedete però 2-4-6 vasetti tutti piccoli, uguali, e di vetro, o di porcellana o (meglio ancora) d’argento? Mettete allora fiori e verde nei vasetti, e distribuite i vasetti qua e là sulla tavola.
Manco vasetti possedete? Allora ornate la tavola o con solo verde (asparago o foglie staccate) sul quale distribuirete i fiori, o con soli fiori recisi con le loro fogliette (rose, viole) e la vostra tavola ben apparecchiata e ben «infiorata» sarà ugualmente (ve l’assicuro) elegante e… bella.
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Sulla tavola apparecchiata, non potranno naturalmente mancare 1-2 brocche d’acqua fresca, brocche di vetro bianco o colorato; e 1-2 bottiglie di vino, ugualmente di vetro, ma bianche e possibilmente colme l’una di vino bianco, l’altra di vino rosso (gran peccato, bisogna convenirne, dover travasare, dal suo fiasco… natìo, un chianti di gran marca, per rinserrarlo in una comune bottiglia, ma se il pranzo non è di grande, di grandissima confidenza, il fiasco – sia pure col suo bel portafiaschi di metallo lustro – sulla tavola assolutamente non va).
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Le bottiglie, sulla tavola, mettetele accoppiate (l’una dell’acqua vicina all’una del vino); e se la tavola è lunga e stretta, ponetele sulla linea del mezzo in fila indiana (acqua, vino, centro, vino, acqua); se la tavola invece è rettangolare, ponete una coppia di qua e una coppia di là, ai due estremi del lato più lungo. Sulla tavola dovranno essere anche 2 saliere colme di sale raffinato (lisciate nella superficie con la lama del coltello e non scordate i relativi cucchiaini di vetro, d’osso, d’argento) accoppiate con 2 pepaiole; e, nelle grandi occasioni di grandi pranzi faranno sempre una magnifica figurona, sulla tavola, anche le candele colorate, con le loro fiammelle tremolanti, spesso guizzanti, sempre vive e parlanti (e questo, ve lo confesso, è l’ornamento che, sopra tutti, prediligo io e del quale faccio persino… forse… un po’ d’abuso).
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Dite: anche voi vorreste le candele colorate, e averle anche poco spendendo? Allora con qualche pennellata dall’alto al basso, su comuni candele bianche, di «vernice trasparente a spirito» (cioè di quelle vernici che tosto s’asciugano e che sono in commercio d’ogni colore) ecco, poco faticando e poco spendendo, soddisfatto il desiderio d’aver candele che, accese, avranno tale e quale l’aspetto delle costosissime candele che si comprano dai droghieri.
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Ma e i candelabri? Ne possedete di adatti? No? Allora tronchi di trapezio (o di cono) di legno ben levigato e con il loro buco nel mezzo per infiggervi le candele (con pochi soldi ve li fabbrica ogni tornitore) e da voi stessi poi verniciati con «smalto sintetico» nel colore desiderato, potranno, e con bell’effetto, sostituire anche gli stessi candelabri d’argento.
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Avete, infine un bel portampolle? Un bel portastecchi? Ebbene, lasciate entrambi sulla credenza ché, di olio e d’aceto, le pietanze che si recano in tavola non devono necessitare mai; e se alcuno, malato di fegato, non volesse saperne, di salsa maionese con il pesce, il portampolle sarà lì a portata di mano, per soddisfarlo. E in quanto poi al portastecchi… Monsignor Della Casa, nel suo «Galateo», non ammonisce che è sconcio mostrarsi ai convitati mentre…? Inchiniamoci dunque tutti quanti, in ubbidienza, davanti a «Madama Creanza», e abituiamoci a non aver bisogno di quel fuscello di legno, mentre si mangia. Amichette mie, siete ormai bastantemente edotte?
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All’opera, allora; e se il borsellino lo permette, se la buona volontà non vi difetta, se il necessario per ben apparecchiar la tavola non manca, se quel tantin di buon gusto nel saper disporre questo e quello c’è, e se, soprattutto, l’occasione si presenta… fate e osate, certe del successo.
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Ma, e i Posti come assegnarli?
– Io mi regolo così: i posti così detti di «capo tavola» non sono due? Ebbene; quello di qua me lo prendo io; quello di là, lo riserbo a mio marito; il posto alla mia destra, lo assegno al signore di maggior riguardo o di più grave età; quello alla destra di mio marito, alla signora di maggior riguardo o… meno giovane di tutte l’altre. Cerco di alternare signori e signore; e se fra i commensali sono giovanotti e signorine, allora… Oh, allora, con femminile furberia e femminile desiderio di facilitare la felicità di due creature, assegno, a quel tal giovanotto il posto vicino a quella tal signorina, giacché… non si fanno anche a tavola certe conoscenze che possono legale per la vita intiera?
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E, tutte noi, donne, non siamo tante felici quando, per amorosa opera nostra, vediamo…? Se i convitati sono tanti, ad evitare quel po’ di «confusione» che non può mancare quando «in stretta schiera» si fa il «solenne ingresso» nella sala da pranzo… valgono molto i segnaposto; cioè cartoncini che si mettono sul tovagliolo d’ogni «coperto» con su scritto il nome… di chi deve sedere sulla sedia che c’è, pronta, lì.
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I «segnaposto», più o meno decorati, e quindi più o meno costosi, si possono comperare da tutti i cartolai; ma se voi, al par di me, voleste fabbricare all’economica graziosi «segnaposto», ritagliate i cartoncini; scrivete nel mezzo di ciascuno il nome; e filettateli poi con colore all’acquerello, o con «bottone d’oro o d’argento» sempre all’acquerello, e servendovi di un pennellino bagnato d’acqua. (A scansar la difficoltà di una perfetta pennellata dritta, io… che non sono Giotto, la faccio sempre ondulata). Quando tutti sono seduti; quando tutti son lì ad ammirare «la bella tavolata» e tutte le mani stanno già spiegando i tovaglioli, si comincia a «servire» il pranzo.
Consigli di Petronilla: Presentare le portate

Petronilla, chi era?Ricette della Petronilla libri

  • PETRONILLA: svolse un ruolo importante negli anni delle ristrettezze economiche dovute alla guerra. Di fronte alla drastica riduzione dei beni alimentari disponibili, proponeva i suoi suggerimenti «sul modo di sbarcare il lunario mangereccio, consumando poco grasso, poco riso, poca pasta, poca farina e poco zucchero; spendendo pochetto ma….nutrendo bastevolmente»
Eleonora e Walter: Cronaca di un matrimonio di mezza estate

Eleonora e Walter: Cronaca di un matrimonio di mezza estate

Sabato 14 Luglio 2012, nella meravigliosa terra di Toscana, hanno festeggiato la loro unione Eleonora e Walter.
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 La cerimonia religiosa si è svolta nella chiesa di Pontedera-Romito (PI) dove gli sposini hanno pronunciato il loro SI’ tra l’affetto di parenti ed amici. I momenti di pathos e di letizia della cerimonia sono stati sottolineati da musiche per organo, tastiera e voce di soprano con brani scelti nel repertorio classico (Wagner, Bach, Monteverdi…).

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 Al termine della funzione religiosa, ci siamo recati, con un carosello di auto, allo stabilimento balneare dell’ Hotel Principe di Piemonte, sul viale a mare di Viareggio (LU). Dalle 19.30 alle 21.30 circa, nella veranda sul lato passeggiata del viale, sono stati serviti gli aperitivi, il prosecco e numerosi stuzzichini.
Abbiamo quindi preso posto nel salone ristorante “Il Principino” (vedi), il padiglione dello stabilimento balneare del Principe di Piemonte, un locale esclusivo ed elegante nel rispetto dello stile liberty che contraddistingue tutta la città di Viareggio. Qui l’atmosfera era resa romantica dall’effetto penombra e dagli addobbi: l’illuminazione era fornita da grandi candelabri a cinque lumi su ogni tavolo e in altri punti del salone (niente illuminazione elettrica). Il salone era allestito con composizioni floreali e nastri che giocavano sui toni del bianco, del lilla e del verde, (come il bouquet della sposa).

I 10 tavoli degli invitati erano contrassegnati col nome di noti locali di intrattenimento della Versilia e anche i posti ai tavoli erano stati in precedenza perfettamente definiti in base alla lista degli invitati.

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Tolti i parenti più stretti, più anziani, gli altri invitati erano tutti giovani amici degli sposi. Durante il pranzo, da un angolo del salone, il disk-jokey intratteneva gli invitati con musiche adeguate, per fortuna non troppo invadenti e, negli intervalli delle portate, karaoke per tutti, sposi compresi.
La cena si è protratta fino all’una di notte, quindi ci siamo spostati nella veranda laterale all’aperto, arredata con numerosi divanetti tra le aiole fiorite e con una postazione dove venivano serviti liquori e digestivi.

Qui c’era un palco per la musica ed un grande schermo sul quale è stata proiettata e fatta rivivere la giornata di Eleonora e Walter: “vestizione” degli sposi in casa, trasferimenti, cerimonia in chiesa, riprese degli sposi al tramonto sulla spiaggia. Il tutto dovuto ad un solerte operatore, che ha montato tutto il filmato durante la cena!
Alle due circa: il taglio della Torta Nuziale con brindisi augurale.

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 Le bomboniere sono state ordinate a: OIPA – Organizazione Internazionale Protezione Animali

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Eleonora e Walter: Cronaca di un matrimonio di mezza estate 
MENù dal matrimonio di Eleonora e Walter

MENù dal matrimonio di Eleonora e Walter

  Sabato 14 Luglio 2012
Ristorante Il Principino – Viareggio
Al termine della funzione religiosa, ci siamo recati, con un carosello di auto, allo stabilimento balneare dell’ Hotel Principe di Piemonte, sul viale a mare di Viareggio (LU). Dalle 19.30 alle 21.30 circa, nella veranda sul lato passeggiata del viale, sono stati serviti gli aperitivi, il prosecco e numerosi stuzzichini.
Abbiamo quindi preso posto nel salone ristorante “Il Principino” (vedi), il padiglione dello stabilimento balneare del Principe di Piemonte, un locale esclusivo ed elegante nel rispetto dello stile liberty che contraddistingue tutta la città di Viareggio. […]

 

Menù

Antipasti misti

Primi
Ravioli ripieni di cernia, conditi con salsa di frutti di mare
Gnocchetti alle zucchine, vongole e zafferano
Ravioli di ricotta e spinaci
Gnocchetti al ragù di verdure
Secondi
Grigliata mista di pesce e gamberoni con verdure grigliate
Tagliata di chianina con verdure grigliate
Dolci
Crêpes alla nutella
Ciambelline ripiene di crema
Torta nuziale
Vini
Cabernet-Sauvignon e Sangiovese
Müller-Thurgau
Spumante italiano cuvée imperiale per la torta
Caffè
Digestivi e grappe
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Antipasti misti
Ostriche, insalate di molluschi e pesci vari, verdure grigliate e crude, pappa al pomodoro, vasto assortimento di formaggi, insalata di farro, insalata di Riso Venere, e altro ancora.
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Torta nuziale Fiore a cinque petali
Torta al cioccolato e crema Chantilly; guarnita con panna montata e frutti di bosco.

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Galateo di Donna Letizia, I Ricevimenti: Surprise party e Addio al nubilato

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I Ricevimenti

“SURPRISE PARTY”

Il “surprise party” è una riunione a carattere informale, ma prevista e preparata come un’altra. In genere viene organizzata dai giovani e il termine “surprise” indica che durante la festa ci sarà qualche sorpresa divertente. Può durare dalle 18 alla 1 circa,oppure dalle 22 sino alle 2 o alle 3.

Inviti
Sono quasi sempre fatti a nome dei giovani.

Buffet
Quando la riunione ha carattere semplice, non vi è un vero e proprio buffet, ognuno porta qualcosa: i giovanotti i rinfreschi, le signorine i dolci. la padrona di casa fornisce eventualmente un piatto caldo e la frutta. Non ci si siede per cenare, ma si prepara una tavola-buffet guarnita di friandises¹, sandwiches, bibite. I biicchieri sono contrassegnati con qualche grazioso “segnabicchiere” in modo che ognuno possa riconoscere il suo e usarlo per tutta la serata. le bibite più apprezzate sono: aranciata, succhi di frutta, vino, menta ghiacciata, Champagne cup.

BUFFET

¹Friandises: dolcetti di pasticceria secca: biscotti al burro, decorati con cioccolato, marmellata ecc. La classica pasticceria da té o da caffé
²Chaud-froid : (pron. sció fruà): una salsa bianca per rivestire pietanze da servire fredde (Pollo en chaud- froid).
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.Il Grande libro della casa di Donna Letizia 1967
ADDIO AL NUBILATOGalateo di Donna Letizia, I Ricevimenti: Surprise party e Addio al nubilato
Bachelorette partyDovete organizzare la festa di alla vostra migliore amica che si sposa o a vostra sorella? Niente paura! Ci sono mille idee per un addio al nubilato e poche regole da rispettare. La tradizione vuole che la festa dell’addio al nubilato sia organizzata da una persona molto vicina alla sposa, la testimone o la migliore amica, una persona che conosce bene la sposa e sa cosa potrebbe piacerle. La festa, infatti, per riuscire bene, deve essere tagliata sui gusti della sposa, sul suo carattere, inutile organizzare une festa in discoteca se la sposa odia andare a ballare! Inoltre, non occorre spendere molto e scervellarsi più tanto, basta solo organizzarsi bene. Ma andiamo con ordine. [continua]

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Galateo di Donna Letizia Ricevimenti

Galateo di Donna Letizia: I Ricevimenti

Il Grande libro della casa di Donna Letizia 1967

INVITI
La signora che è invitata a una colazione evita di fare, prima, molte commissioni, per non presentarsi carica di pacchetti. Non si toglie il cappello se non è intima della casa. Prima di entrare in salotto, affida alla cameriera il mantello e l´ombrello e si sfila i guanti per porgere la mano ai padroni di casa. In sala da pranzo, l´invitata si siede senza aspettare l´esempio della padrona di casa, ma fa in modo di non precederla troppo. L´invitato, invece, si siede dopo le signore. Gli invitati incominciano a mangiare appena si sono serviti: solo per il dessert è consuetudine aspettare che la padrona di casa sia stata servita. In nessun caso, la persona invitata si rivolge al cameriere per chiedere del pane, del sale, del vino, o qualsiasi altra cosa. Questo comportamento è ammesso solo al ristorante.

Il preavviso
Si invita per telefono o per lettera, a colazione, a pranzo, a cocktail, con quattro o cinque o sette giorni di anticipo. Se si tratta di un ricevimento molto importante l’anticipo sarà di 10 giorni almeno. L’invito telefonico non va mai fatto all’ultimo momento, per non dare l’impressione di voler colmare un posto lasciato vuoto da un altro invitato. un invito formale va spedito con almeno 15 giorni di anticipo.

APERITIVI
Può succedere che una comitiva si dia appuntamento in casa di amici per un semplice aperitivo, prima di recarsi a pranzo al ristorante, o a teatro. man mano che entrano gli ospiti, la padrona di casa chiede ad ognuno cosa desidera e in base alla scelta, porge il bicchiere del whisky o del vermuth o dello Xeres, ecc. Contemporaneamente si offrono salatini, olive, sottaceti, frutta secca, passando per cose più complesse tipo tartine, spiedini e pizzette; non possono mancare olive, mandorle e noccioline; i principio è quello di offrire pietanze saporite in modo da invogliare a bere, ma non troppo sostanziose affinchè non sazino quindi via agli spicchi d’aglio sott’olio, ai frutti del cappero, ai pomodorini ripieni d’acciuga, alle bruschette, al pinzimonio.. I principali aperitivi sono whisky, vermuth, Xeres, e sempre più diffusi, oltre alla vodka, anche aperitivi a base di erbe aromatiche e acqua minerale (Bitter). Prosecco, eventualmente abbinato a succhi (di pesca per il Bellini, d’arancia per il Mimosa, d’ananas per il Verdi), oppure un altro vino bianco secco e ben freddo; se prendi anche una bottiglia di Campari o Aperol, puoi fare il classico spritz. I coctkails a base superalcolica sono più complessi, ed andrebbero preparati al momento; tolto lo screwdriver (vodka e succo d’arancia) o il cuba libre (rum e cola), li vedo difficili da offrire in casa. Eventualmente, ma proprio come extra speciale, si può preparare la sangria che è sempre di sicuro effetto, ed essendo a base di vino rosso e frutta se ne può preparare molta senza troppa spesa.

BUFFET-TE’
Per un tè numeroso e di carattere più formale, l’apparecchiatura generalmente viene allestita in sala da pranzo. Gli ospiti si riuniscono in salotto in attesa che la padrona di casa proponga: “Vogliamo prendere il tè?”. Ci si trasferisce allora in sala da pranzo dove la donna di servizio versa il tè e le altre bibite, mentre le signore si servono da sole delle varie leccornie disposte sul tavolo da pranzo, per l’occasione ricoperto da una tovaglia finemente ricamata.

COLAZIONE
Orario: varia secondo le regioni, l’occupazione del marito, l’orario di scuola dei figli. Oscilla tra le 12 e le 14. L’invitato deve presentarsi puntualmente.
Apparecchiatura
Normalmente si usa una tovaglia colorata o un servizio all’americana. Sono ammessi bicchieri colorati. Il centro tavola può essere una elegante fruttiera.
Inviti.
Si fanno senza cerimonie, a voce, per telefono o con un bigliettino amichevole.

Menù
Il menu è abitualmente di quattro portate, per esempio: “Soufflé”, carne, formaggi, macedonia di frutta.

Colazione normale

  • Uova o pesce o melone o pompelmo
  • Arrosto con verdure
  • Insalata
  • Formaggio
  • Macedonia o torta

Colazione importante

Vino

CENETTE
Dopo un teatro, un cocktail party, una cenette in piedi può essere graditissima.
Menù

  • Inverno: piatto caldo di pasta oppure riso, carne fredda con patatine, frutta.
  • Estate: pompelmo o melone, insalata di pollo, formaggio o gelato.

CI RIUNIAMO PER GIOCARE
Il gioco più alla moda è il bridge, seguito dal poker e dalla canasta per le signore. Il numero di ospiti deve essere in rapporto con le possibilità di gioco e la sistemazione dei partecipanti. La padrona di casa deve preoccuparsi che ogni tavolo sia costituito da giocatori di pari forza e che non vi sia troppa divergenza di temperamento per evitare eventuali sgradevoli reazioni.
Preparazione del gioco.
I tavolini da gioco si preparano in una sala illuminata con discrezione. Su ogni tavolino, dotato di relativa lampada, si pongono mazzi nuovi, gettoni, segnapunti, matite, sigarette, posacenere, accendisigari.
Cosa offrire.
Se la riunione è pomeridiana ci si regola come per un tè. Se è serale e si protrae sino a tardi, si passano dei rinfreschi, whisky, cognac, liquori e spremute. Eventualmente, dopo le 23, serve una cenetta fredda, in cui possono figurare: consommé, uova in gelatina, carni fredde, macedonia di frutta, il tutto disposto su un buffet in sala da pranzo. Se la serata ha carattere intimo, si possono offrire semplicemente tartine salate, pizzette, e dolcetti vari. Per non ingombrare i tavolini da gioco è conveniente porre accanto essi dei piccoli tavolini supplementari, su cui gli invitati possono appoggiare i bicchieri e i vari vassoietti.

SERATA CON TELEVISIONE
Questo tipo di riunione, ormai molto polare, si organizza per assistere a un programma speciale.
Inviti.
La padrona di casa deve ovviamente limitarsi a invitare solo le persone che si interessano a quella determinata trasmissione e deve informarli dell’orario per evitare interruzioni dovute ai ritardatari.
Sistemazione.
Il salotto va sistemato in modo che ognuno abbia un posto comodo da cui godere una buona visuale del teleschermo. Durante la trasmissione si offrono bibite varie a seconda dell’ora e dei gusti.
Cibo.
Finita la trasmissione serale si può offrire un leggero rinfresco a base di dolcetti, coppe di macedonia o di gelato.

TE’ DELLE CINQUE
Il tè è un genere di trattenimento intimo che permette alle padrone di casa di invitare delle amiche a far conversazione. Si invita dalle 16,30 alle 18,30 o dalle 17 alle 19. Il tè va preferibilmente servito in salotto e il carrello in questa circostanza è indispensabile. Sul piano superiore del carrello viene sistemato il servizio da tè, su quello inferiore le tazze con relative sottotazze appoggiate sul piattino da dolci. tra la sottotazza e il piattino da dolci, l’immancabile tovagliolino. I vari vassoi, contenenti biscotti e tartine, possono essere appoggiati sul tavolino davanti al canapè, a portata degli invitati, oppure su un altro tavolinetto. L’importante è che la cerimonia del tè avvenga senza intoppi e senza che la padrona di casa debba alzarsi, disturbando il cerchio delle amiche.

Cosa servire

Oltre al tè si terrà a disposizione qualche altra bevanda, spremuta di pompelmo, aranciata, sciroppo di lamponi, ricordando che non tutti amano il tè. Se ci sono uomini, vino Porto o Whisky. Col tè si offre, a scelta, latte o limone. Appena un’invitata ha vuotato la sua tazza la padrona di casa le offre di riempirgliela ancora.

Un tè sul prato

è un piacere da non perdere. Tavolo e poltroncine di casa, tovaglia splendidamente ricamata, inamidata e stirata alla perfezione, più un mazzo di fiori colti dal giardino. Tutto è molto invitante, anche i piatti carichi di svariate delizie.

Il Grande libro della casa di Donna Letizia 1967
Galateo di Donna Letizia: I Ricevimenti
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Di Nicubunu – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22449408