Strauben frittelle tirolesi

Encytum, le frittelle a spirale di Catone

Strauben, come gli Frisgioli longhi, ricordano le frittelle Encytum

Nell’Antica Roma, le  Encytum erano frittelle, come lo erano i Globi  e  le Frictilia.

L’impasto era quello dei globi, ma era versato a spirale nello strutto bollente attraverso un imbuto largo. Nella  preparazione ricordano le frittelle tirolesi: Strauben, e le frittelle sarde: Frisgioli longhi.

CATONE  De agri cultura liber (II a.Ch.n./I a.Ch.n)

80.1.”t”  LXXXVIII

Encytum ad eundem modum facito, uti globos, nisi calicem pertusum cavum habeat. Ita in unguen caldum fundito. Honestum quasi spiram facito idque duabus rudibus vorsato praestatoque. Item unguito coloratoque caldum ne nimium. Id cum melle aut cum mulso adponito.

Preparerai l’encytum allo stesso modo dei globi, ma ci si dovrà fornire di un imbuto largo. Con questo verserai l’impasto nello strutto bollente. Darai ad esso la forma di spirale, alla perfezione. Lo rigirerai con due palette e lo tirerai su. Come i globi, lo spalmerai di miele e lo farai colorare quando non è troppo caldo. Li servirai con miele o con vino melato.

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Strauben frittelle tirolesi 2

Far colare l’impasto, con l’aiuto di un apposito imbuto nell’olio bollente seguendo un movimento circolare

Strauben, straboli. Frittelle dolci tirolesi

Le strauben sono frittelle dolci tipiche tirolesi; il termine tedesco straub significa tortuoso come la forma che il dolce assume durante la frittura. Vengono preparate nelle feste di piazza o durante le sagre di paese e vengono chiamate anche stràboli, stràuli, o fortaie.

Ingredienti
200 gr.di farina, 250 gr. di latte, 20 gr di burro fuso, 3 uova, 20 ml. di grappa, 1 pizzico di sale, olio per friggere

Preparazione
Mescolare la farina con il latte e poi aggiungere il burro fuso, la grappa e i tuorli d’uovo. Montare a neve l’albune, con un pizzico di sale e aggiungerlo all’impasto. Far colare l’impasto, con l’aiuto di un apposito imbuto nell’olio bollente seguendo un movimento circolare e lasciare friggere fino a che non diventa dorato. Quindi passare su una carta assorbente. Servire gli Strauben ancora caldi cosparsi di zucchero a velo con marmellata di mirtilli rossi.

Enc. della donna Rizzoli 1978
Frisgioli longhi, Frittelle lunghe sarde

Frisgioli longhi, Frittelle lunghe sarde

 Frisgioli longhi, Frittelle lunghe sarde

Sono i tipici dolci del Carnevale Tempiese e Gallurese. Occorrono pochi ingredienti e sono di facilissima realizzazione. Fino a pochi anni fa venivano impiegati solo farina di grano duro, acqua, sale e un po’ di miele.
 
Ingredienti:
1 kg. di farina di grano duro, 1 l. di acqua bollente, 1 bicchiere di latte, 25 gr. di lievito di birra, 2 uova intere o niente, 1 pizzico di sale, 1 pizzico di scorza d’arancia tritata

Preparazione
Impastare la farina sul tavolo o in una terrina versandovi l’acqua calda; aggiungere le uova (se si decide di metterle), sciogliere il lievito in acqua tiepida e mescolarlo all’impasto, versare il latte e lavorare il tutto molto bene sbattendo la pasta con le mani finchè non diventa omogenea (se nella terrina, fin quando non si stacca dalla stessa). Lasciare riposare la pasta ottenuta ben coperta con un panno per un ora circa finchè non è ben lievitata. Procurarsi un sacchetto di tela simile a quello usato dai pasticcieri o un imbuto. Le donne di una certa età ne fanno tuttora a meno, ma è meglio non complicare le cose.

Cottura:
Mettere al fuoco una padella per friggere abbastanza larga con olio possibilmente d’ oliva (non essendo più possibile utilizzare l’olio estratto dalle bacche del lentischio detto ociu listincu) e mentre bolle, versare l’impasto con il sacchetto in centri concentrici o a spirale formando delle lunghe frittelle grosse 2/3 cm. Girarle per cuocere meglio e toglierle con un forchettone quando sono dorate. Spolverare con dello zucchero o bagnare con del miele liquido. Vanno servite calde e accompagnate con frizzante Moscato di Tempio. Qualche palato “forte” preferisce l’acquavite.
Questa è una delle tante ricette conosciute. Esistono diverse varianti e poi, ogni donna, impiega i suoi segretucci.

Tempio – La Storia, le immagini, i vini

Frictilia, le frittelle di Apicio

Globi (globus, globulos) di Catone, le frittelle di Roma antica

Di Karl Gruber – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3728204 Di © Karl Gruber / Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45607897Tzìpulas.jpg[[File:Tzìpulas.jpg|Tzìpulas]]

 

frittelle globi globulos catone

Globi (globus, globulos) di Catone, le frittelle di Roma antica

 Foto by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany, che ringrazio.

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Treccani.it – Sinonimi e contrari, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana,
  • Frittella /fri’t:ɛl:a/ s. f. [der. di fritto]. – 1. (gastron.) [vivanda dolce o salata che si prepara facendo friggere in padella una piccola porzione di pasta semiliquida, spesso unita ad altri ingredienti] ≈ ‖ bignè, bomba, bombolone, crêpe, crespella, Krapfen2. (fig.fam.) [traccia d’unto sul vestito] ≈ gora, macchia, (region.) padella, (fam.) patacca.
Le frittelle erano conosciute già ai tempi dell’Antica Roma, e probabilmente ancora prima. Gli antichi romani chiamavano questi dolci: frictilia, globi (globulos, globus), encytum (frittelle a spirale preparati con lo stesso impasto dei globi).  Venivano preparati in onore di Saturno per la festività invernale de i Saturnali (tra il 17 e il 23 dicembre).
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Nell’opera culinaria greco-romana, Globulus o globus era una preparazione a base di miele e formaggio e fritta nello strutto. Catone così scrive:

La ricetta proviene dagli scritti agricoli del console romano Catone nel De agri cultura liber (II a.Ch.n./I a.Ch.n), che includeva ricette semplici per gli agricoltori.
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79.1.”t”  LXXXVIII
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Globulos sic facito
Globos sic facito: caseum cum alica ad eundem modum misceto; inde, quantos voles facere, facito. in aenum caldum unguen indito. singulos aut binos coquito versatoque crebro duabus rudibus: coctos eximito, eos melle unguito, papaver infriato: ita ponito.
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Preparerai così i globi
Preparerai così i globi: mescolerai in parti uguali formaggio e farina di farro. Con questo impasto farai tutti i globi che vuoi. Verserai dello strutto in una padella calda. Ne friggerai uno o due per volta, e li rigirerai con due palette: quando saranno fritti li toglierai li spalmerai di miele, ci gratterai sopra del papavero. Li servirai così.
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Di Globos parla anche Petronio in Decadenza dell’oratoria (Petr. 1-2). Nella prima pagina del Satyricon l’oratore Agamennone paragona l’eloquenza dei declamatori del suo tempo a questo cibo, tuonando contro la scuola:

“…sed mellitos verborum globulos et omnia dicta factaque quasi papavere et sesamo sparsa“… ma sdolcinate bolle di parole, e detti e fatti tutti quasi cosparsi di semi di papavero e di sesamo.

La Cena di Trimalchione dal Satyricon di Petronio

 Ricetta per una decina di globi

I globi erano preparati con alica, farro mondo pestato, ma non in farina.

Ingredienti per circa 10 globi

  • 200 gr. di ricotta (o formaggio fresco)
  • 200  gr. di farro
  • semi di papavero bianco
  • strutto per friggere (in latino unguen)
  • miele
  • acqua

frittelle globi globulos ingredienti

Preparazione

Pestate il farro nel mortaio senza ridurlo in farina e lasciatelo a bagno in acqua per tutta la notte. Gettate l’acqua e mescolate il farro con la ricotta fino ad ottenere un composto omogeneo. Con le mani umide, formate delle palline delle dimensioni di una noce o poco più.

Fate sciogliere una buona quantità di strutto e friggete i globi uno o due alla volta. Quando saranno cotti, metteteli nel piatto di portata e versate sopra il miele, poi cospargete i semi di papavero.

Servite caldi.
frittelle globi globulos catone

Encytum, le frittelle a spirale di Catone

Frictilia, le frittelle di Apicio

Apicio: Ricetta del MULSUM con volgarizzamento e note del 1852.

 

ingredientihttps://www.flickr.com/photos/carolemage/12134565645/in/album-72157640144679524/
presentazionehttps://www.flickr.com/photos/carolemage/12134559525/in/album-72157640144679524/
presentazionehttps://www.flickr.com/photos/carolemage/12135219843/in/album-72157640144679524/
frictilia apicio frittelle

Frictilia, le frittelle di Apicio

Questi dolcetti del Salento, sono chiamati cartiddati, nella forma assomigliano alle “chiacchiere” e sono rivestiti di miele. Ricordano le antiche frictilia. Le foto sono puramente indicative

 

Nell’Antica Roma, le Frictilia” erano dolci fritti nel grasso di maiale in occasione dei Baccanali, e dei Saturnali (festa in onore di Saturno e simile al nostro Carnevale). Nel Medioevo la ricetta si arricchì della cannella e le frictilia venivano consumate durante le “Feste dei folli“, festeggiamenti in maschera che sostituirono i Saturnali. In epoca cristiana, più recente, rimase la tradizione di friggere in grandi quantità queste frittelle, ma nel periodo di Carnevale che precedeva la Quaresima. 

Altre frittelle degli antichi romani erano Globi e Encytum ((frittelle a spirale preparate con lo stesso impasto dei globi che veniva versato nello strutto bollente attraverso una specie di imbuto.

APICIO  De re coquinaria 230 D.C.

XI. DVLCIA DOMESTICA ET MELCAE, dolci casalinghi  con miele.
VII. cap.XI § 6

Frictilia

Aliter dulcia: accipies similam, coques [et] in aqua calida, ita ut durissimam pultem facias, deinde in patellam expandis. cum refrixerit, concidis quasi dulcia et frigis in oleo optimo. levas, perfundis mel, piper aspargis et inferes. melius feceris, si lac pro aqua miseris.

Altri dolciumi  Prendi fior di farina, e cuocilo in acqua calda, sicché riesca una polta durissima; poi la distendi in una padella; e, quand’ è fredda, la tagli a mo’ di dolciumi, e la friggi in olio del più fino. Quindi la levi, la bagni con miele, la impepi, e la mandi in tavola. Farai meglio se, in cambio d’ acqua, metterai latte.

Traduzione di Giambattista Baseggio, Venezia 1852
frictilia apicio frittelle antica roma

clicca sulle immagini per ingrandire

 

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Ricetta delle frictilia
roma.metropolitanmagazine.it

Ingredienti

  • 500 gr. di farina di farrro
  • 3 uova
  • 40 gr. di olio evo
  • 50 gr. di miele
  • 3 gr. di semi di papavero
  • 2 gr. di sale
  • 3 gr. di pepe pestato
  • strutto per friggere

Preparazione

 Mettete in una ciotola la farina con le uova, l’olio e il miele. Impastate. Fate riposare l’impasto per circa un’ora. Stendete una sfoglia sottile e tagliate le frittelle con un coppapasta o fate delle strisce con la rotella. Fate sciogliere una buona quantità di strutto e friggetele. Le Frictilia saranno cotte quando appariranno gonfie e dorate. Scolatele e mettetele sul patto di portata. Versate sopra il miele, poi cospargete i semi di papavero. Servite caldi.

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Queste frittelle ricordano le Frictilia ricavate con il coppapasta.

Encytum, le frittelle a spirale di Catone

Globi (globus, globulos) di Catone, le frittelle di Roma antica

Dulcia domestica, ricette per dolci fatti in casa – Apicius, De Re Coquinaria

Ricetta del Conditum Paradoxum (vino speziato) per i giorni nostri che si avvicina all’originale

 IngredientiCartiddati.jpg [[File:Cartiddati.jpg|Cartiddati]]Fried tortillas IMG 5488.jpg[[File:Fried tortillas IMG 5488.jpg|Fried_tortillas_IMG_5488]]
libum apicio antica roma

Libum di Catone, la focaccia al formaggio degli antichi romani

 Foto by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany, che ringrazio.

I Romani avevano molti tipi di pane con farine diverse, il Libum era più una focaccia realizzata impastando formaggio di pecora con farina e uovo. Una volta formata la pagnotta veniva cotta su foglie di alloro. Veniva gustato accompagnato da miele, frutta secca, olive e altro. Poteva avere forma rettangolare ma anche di panini.

La focaccia era una torta salata sacrificale, offerta agli spiriti domestici durante le feste dei Matralia ed anche, più tardi, nei Ludi Saeculares.

La ricetta proviene dagli scritti agricoli del console romano Catone nel De agri cultura liber (II a.Ch.n./I a.Ch.n), che includeva ricette semplici per gli agricoltori.

[75] «Libum hoc modo facito. Casei P. II bene disterat in mortario. Ubi bene distriverit, farinae siligineae libram aut, si voles tenerius esse, selibram similaginis eodem indito permiscetoque cum caseo bene. Ovum unum addito et una permisceto bene. Inde panem facito, folia subdito, in foco caldo sub testu coquito leniter.»

«Prepara la torta in questo modo. Schiaccia Il formaggio in un mortaio; quando sarà ben schiacciato, mettici una libbra di farina di siligine (grano più pregiato) o, se vuoi che sia più soffice, solo un quarto di libbra di farina da amalgamare al formaggio; aggiungi un uovo e amalgama bene. Fai una pagnotta; con le foglie di alloro sotto; cuoci lentamente in forno caldo sotto il coperchio (testo)»

File:Libum (30880167424).jpg

 Ricetta moderna per 4 persone

Ingredienti
500 gr. di farina, 1 kg. di ricotta, 1 uovo, sale e pepe, foglie di alloro.

Preparazione
Setacciate la farina in una ciotola. Mescolate la ricotta fino a renderla morbida e impastate con l’uovo e sale. Formate un impasto morbido e dividetelo in 4 pagnottine (o una sola). Fate riposare almeno mezz’ora.

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Disponete le pagnotte su una teglia unta (o con carta da forno) su foglie fresche di alloroì. Appiattitele leggermente. Mettete sopra altre foglie di alloro. Cuocete in forno caldo a 180-200 gradi per 20-30 minuti. Oppure copritele con il coperchio¹ e cuocete per 35-40 minuti fino a doratura. Scaldare il miele e adagiarvi dentro le focacce calde in modo che lo assorbano. Lasciate riposare 30 minuti prima di servire.

¹I romani spesso coprivano il cibo, durante la cottura, con un coperchio di terracotta a cupola chiamato testo. Potete usare una pentola di terracotta poco profonda, rovesciata, oppure una ciotola di metallo.

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File:Libum Four Sweet Cheesecake buns ready to be eaten and a bottle of white wine from the Limes Germanicus (8412100016).jpg

Quattro panini pronti da mangiare e una bottiglia di vino bianco del Limes tedesco

I vini

Il vino aveva un’importanza particolare per i Romani in quanto era la bevanda più amata (…)

Apicio: Ricetta del MULSUM con volgarizzamento e note del 1852.

Apicio: Ricetta del CONDITUM PARADOXUM con volgarizzamento del 1852.

Ricetta del Conditum Paradoxum (vino speziato) per i giorni nostri che si avvicina all’originale

Moretum, crema di formaggio alle erbe (con noci o pinoli) dell’antica Roma

  1. Libum (31349193600).jpg[[File:Libum (31349193600).jpg|Libum_(31349193600)]]
  2. Ingredienti Libum (30880167424).jpg[[File:Libum (30880167424).jpg|Libum_(30880167424)]]
  3. non cottoLibum Four Sweet Cheesecake buns… they go in the oven! (8411937776).jpg [[File:LibumFourSweetCheesecakebuns.theygointheoven(8411937776).jpg|Libum_Four_Sweet_Cheesecake_buns…_they_go_in_the_oven!_(8411937776)]
  4. Libum Four Sweet Cheesecake buns ready to be eaten and a bottle of white wine from the Limes Germanicus (8412100016).jpg [[File:Libum Four Sweet Cheesecake buns ready to be eaten and a bottle of white wine from theLimesGermanicus(8412100016).jpg|Libum_Four_Sweet_Cheesecake_buns_ready_to_be_eaten_and_a_bottle_of_white_wine_from_the_Limes_Germanicus_(8412100016)]]
apicio Dulcia domestica (Dolci fatti in casa con datteri ripieni)

Dulcia domestica, dolci fatti in casa: Datteri ripieni – Apicius, De Re Coquinaria

Dulcia domestica (Dolci fatti in casa con datteri ripieni) by  C. Raddato from FRANKFURT, Germany

Marcus Gavius Apiciius – De re Coquinaria 230 p.Chr.n.

Liber VII – Polyteles Uolatilia

11. XI. DVLCIA DOMESTICA ET MELCAE

Ingredienti:

200 g di datteri freschi (si possono usare quelli secchi) 50 g di pinoli macinati grossolanamente 1 cucchiaio di liquamen pepe nero macinato fresco 100 ml di Mulsum (vino speziato al miele) 2 cucchiai di miele

Preparazione

Snocciolate con cura i datteri e riempiteli con i pinoli [se volete aggiungete pepe nero alle nocciole prima di usarle come ripieno]. Disporli con cura in una casseruola e aggiungere il Liquamen, il vino rosso e il miele.

Portare delicatamente a ebollizione e poi ridurre la fiamma a fuoco lento.

Cuocere delicatamente fino a quando la buccia superficiale dei datteri inizia a staccarsi (dovrebbero volerci circa 5-10 minuti).

Disporre i datteri in un piatto e irrorarli con un po’ di salsa al vino.

File:Dulcia domestica (stuffed dates) (14784461867).jpg

Garum o Liquamen, salsa milleusi dell’antica Roma, anche in versione moderna

Apicio: Ricetta del MULSUM con volgarizzamento e note del 1852.

Dulcia domestica (stuffed dates) (14784461867).jpg [[File:Dulcia domestica (stuffed dates) (14784461867).jpg|Dulcia_domestica_(stuffed_dates)_(14784461867)]] Mulsum and Conditum Paradoxum (23823106286).jpg [[File:Mulsum and Conditum Paradoxum (23823106286).jpg|Mulsum_and_Conditum_Paradoxum_(23823106286)]]
Apicio Ricetta del MULSUM

Apicio: Ricetta del MULSUM con volgarizzamento e note del 1852.

Mulsum, Liquamenn e Dulcia domestica  by  C. Raddato from FRANKFURT, Germany

Un vino servito a chi viaggia sulla strada. Il pepe tritato viene messo in un recipiente con miele e vino, e solo tanto  quanto deve essere bevuto. A seconda dei gusti, più miele o più vino. L’uso del miele per dolcificare il vino era tipico dei romani, i quali, tra l’altro, addolcivano quasi ogni salsa con il miele.

Il Mulsum era una bevanda molto apprezzata dai Greci e dai Romani. Si riteneva che stimolasse l’appetito, aiutasse la digestione e prolungasse la vita.

Secondo Plinio, alla domanda su come fosse arrivato alla vecchiaia Romilio Pollione, che aveva più di cent’anni, rispose: “Con mulsum dentro, con olio fuori”.

Il mulsum veniva solitamente servito prima del pasto. Il servizio degli antipasti veniva quindi chiamato anche “promulsis”.

Marcus Gavius Apiciius De re coquinaria Liber I –  Epimeles I.

II CONDITUM MELIZOMUM VIATORIUM

Conditum melizomum perpetuum, quod subministratur per viam peregrinanti: piper tritum cum melle despumato in cupellam mittis conditi loco, et ad momentum quantum sit bibendum, tantum aut mellis proferas aut vinum misceas sed, si vas erit, nonnihil vini melizomo mittas, adiciendum propter mellis exitum solutiorem.

 

C. APICIO, delle vivande e condimenti ovvero DELL’ARTE DELLA CUCINA di Giambattista Baseggio- 1852- Volgarizzamento

1.2. Condito  di  sciroppo di mele¹ per chi viaggia

Questo sì condito che si conserva, e si porge per istrada ai viaggiatori. In luogo del condito precedente, per questo farai così. Metti in una scodella pepe tritato con mele a cui sia tolta la schiuma, e nel momento in che si voglia berne, quanto ne sia bisogno, altrettanto aggiungi di mele o di vino. Ȳ però bene mescolare un po’ di vino al mele perchè scorra meglio.

Note del 1852:
¹Miele. Cosi volto il Melizomum, che letteralmente si dovrebbe tradurre brodo di miele, perchè mi sembra che meglio convenga.
²Il Lister al vocabolo suaserit fa l’ annotazione seguente: “Piperatum tamen ex melle sic despumato per se melius conservatur, quam cum crudo vino commissum”; ma tutto questo perchè? L ’ autore dice, che il vino si aggiunga allorché si voglia bere del condito. E che ci ha a far qui la conservazione ? Vanità delle vanità.

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Der römer shop  Foto by Carole Raddato

Se vuoi prepararlo, ecco la ricetta con dosi

Ingredienti
125g di miele 5 grani un cucchiaio di pepe macinato 1 litri di vino bianco (o rosso)

Preparazione
Macinare finemente i grani di pepe. Scaldare leggermente il miele e aggiungetelo al vino e mescolare il pepe. Raffreddare prima di servire.

Dulcia domestica (Dolci fatti in casa con datteri ripieni) by  C. Raddato from FRANKFURT, Germany

apicio Dulcia domestica (Dolci fatti in casa con datteri ripieni)

Dulcia domestica, ricette per dolci fatti in casa – Apicius, De Re Coquinaria

Apicio: Ricetta del CONDITUM PARADOXUM con volgarizzamento del 1852.

La ricetta dell’ Ippocrasso, il vino speziato del Medioevo

Mulsum and Conditum Paradoxum (23823106286).jpg [[File:Mulsum and Conditum Paradoxum (23823106286).jpg|Mulsum_and_Conditum_Paradoxum_(23823106286)]]
apicio vino antica roma Roemerwein_in_Speyer

Apicio: Ricetta del CONDITUM PARADOXUM con volgarizzamento del 1852.

La bottiglia di vino di Spira. La bottiglia di vino più antica al mondo risale all’epoca romana, più precisamente, al IV secolo d.C. (325-350 d.C.) ed è stata trovata nel 1867 in una tomba romana vicino alla città di Speyer, in Germania, da cui ha preso il nome.
Manoscritto di Apicio (ca 900 d.C.), monastero di Fulda in Germania, acquistato nel 1929 dall’Accademia di Medicina di New York.

File:Apicius Handschrift New York Academy of Medicine.jpg

Marcus Gavius Apiciius De re coquinaria Liber I –  Epimeles I.  CONDITUM PARADOXUM

1.1. CONDITI PARADOXI COMPOSITIO

Mellis pondo XV in aeneum vai mitluntur, praemissis vini sex tari is duobus, ut in coctura mellis vinum decoquas: quod igni lento, et aridis lignis calcfactum, commotum ferula dum coquitur, si effervere caeperit, Tini rore compescitur, praeter quod subtracto igni in se rediL Cum perfrixerit,rursus accendilur. Hoc secundo ac tertio fìat. Ac tum demum reraotum a foco postridie despuinatur. Tum addcs piperis uncias IV. jam tri tas, mastiche! scrupulos tres, folii et croci drachroas singulas, ductylorum ossibus lorridorum quinque, iisdemque daclylis vino mollitis, intercedente prius suffusione vini de suo modo ac numero, ut tritura lenis habeatur. Uis omnibus paratia, supermittcs vini settaria X V11I. Carbone» perfecto aderunt duo millia.

C. APICIO, delle vivande e condimenti ovvero DELL’ARTE DELLA CUCINA di Giambattista Baseggio- 1852- Volgarizzamento

(Vino) CONDITO MIRABILE

1.1. COMPOSIZIONE DEL CONDITO MIRABILE.

«Versa in vaso di bronzo quaranta once¹ di vino e quindici parti di miele, perchè cuocendo il mele il vino si scemi. Scalda a fuoco lento di legna ben secche e diguazza con bastoncello finché cuoce; che se leva il bollore, spruzza vino e fermalo; senzachè, a farlo posare, basta sottrargli il fuoco. Raffreddato che sia, riponilo al fuoco, e ciò per due e tre volte. Finalmente toltolo, nel dì vegnente lo schiuma.

•Quindi vi aggiungi quattro once di pepe trito, tre scropoli di mastice² un dramma di malabastro³ ed altrettanto di zafferano, cinque ossicelli torrefatti di datteri, e pure cinque datteri (i) ammollati nel vino tanto, quanto basti perchè riescano teneri a dovere. Compiuta la operazione, versavi trenta libbre di vino delicato. Consumati due mila carboni, la cottura sarà perfetta•»

•Quindi aggiungere 4 once di pepe, poco pistacchio, cannella e zafferano, cinque ossi di datteri arrostiti; trita cinque datteri che dal giorno precedente avrai posti nel vino per farli ammorbidire. Fatto ciò versa due litri circa di vino giovane. La cottura sarà perfetta quando avrai consumato circa un chilo e mezzo di carbone•

¹Un’oncia equivale a 28,35 grammi
Note del 1852:
²mastice: La resina prodotta dalla pianta nominata dal Linneo Pistacia Lentiscus (Pistacchio).
³malabastro: Bene considerato ciò che dice Plinio intorno il solium mi attengo al Bauhin: Pinax 4. Basileae 1671, e quindi ritengo che sieno le foglie della Cannella del Malabar, ossia del Laurus Cassia di Linneo (…)
Sestario: Antica misura di capacità romana corrispondente a un sesto del congio, cioè a 0,545 l. Accanto al s. romano esistevano numerosi s. provinciali derivati da misure locali. (Treccani.it/enciclopedia/sestario)
Mixtura cum Caseo, Formaggio a pasta molle con purea di erbe e Hapalos Artos, pane morbido
undefinedDi Carole Raddato from FRANKFURT, Germany – Mixtura cum Caseo (Soft Cheese with a Herb Purée) & Hapalos Artos (soft bread), CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38328971 Bottiglia di Spira Di Immanuel Giel – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19228090

Ricetta del Conditum Paradoxum (vino speziato) per i giorni nostri che si avvicina all’originale

Apicio: Ricetta del MULSUM con volgarizzamento e note del 1852.

I cibi afrodisiaci di Apicio nell’antica Roma

salse condimenti apicio

Salse e condimenti dell’antica Roma. Volgarizzamento del 1852 con note

Zucca, grani di pepe, cumino, semi di coriandolo, menta, aglio, datteri, mandorle pelate, miele, Liquamen, Defritum (Vino o Succo d’uva ridotto di due terzi). Foto by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany
Dalla prefazione del volgarizzatore
« (…) L’opera alimurgica che passa sotto nome di Apicio é una compilazione fatta da più libri di Cucina, cioè da quelle note che d’ordinario scarabocchiano i cuochi, per tenere memoria o di manicaretti da se inventati, od apparali da altri: e debbe averla fatta tale, che nemmeno doveva essere cuoco di professione, imperciocché qua e colà si trovano lacune che un Cuoco non avrebbe lasciate. Mancano quasi che sempre le proporzioni fra gl’ ingredienti delle composizioni, locchè dimostra, che ai cuochi scarabocchiatori delle note bastava la denominazione degl’ingredienti medesimi per operare di pratica, accomodandosi nel resto al gusto de’ loro signori. Per la qual cosa, colui che trascrisse, raffazzonando in questo luogo e in quello il linguaggio delie cucine, né sapendo proporzionare le sostanze, ammucchiò cose sopra cose, ed ignorando affatto le manipolazioni, ha non di rado interpolato col suo, talché ne uscì di tratto in tratto una mirabile confusione. Il nome di Apicio apposto al libro, evidentemente é una gherminella del compilatore. inventata per dar fama all*opera. Infatti quale altro nome più celebre fra i ghiottoni di quell’Apicio che visse regnando Tiberio? Supponendola dunque sua fattura, meritava il rispetto di tutti i golosi, e diveniva il codice irrefragabile di tutti i cuochi. Nè s’ingannò colui, imperciocché la menzogna passò felice per più secoli, finché fra gli studiosi si trovarono critici acuti i quali dalla inegualità dello stile, dalla volgarità dei modi e dalle voci straniere introdotte, conobbero il vero, e ritenendo l’opera siccome monumento prezioso di antichità, non vollero perdere ulteriormente il tempo cercando fra le tenebre il nome del compilatore. (…) »

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Marcus Gavius Apiciius
De re coquinaria
Liber VI – Tropetes

V.  Ius in diversis avibus 5.1.2..3.4.5.6.7

In diversis avibus, turdis, ficedulis, pavo, fasiano, anser.
Per altri uccelli, cioè tordi, beccafichi, pavoni, fagiani ed oche¹.

Nota del 1852:
  • ¹‹ Dell’oca poi la parte prediletta era il fegato. Plinio, dopo aver parlato dei vari pregi dell’ oca, soggiunge: « Ma i nostri furono assai più savii, i quali seppero conoscere il merito del fegato d’oca. Ingrossa assai nelle stie, e più ancora cresce, dopo tratto dal corpo, mettendolo in latte e vino melato (con miele). Non senza ragione si disputa chi sia stato l’ autore di sì bel trovato, se Scipione Metello che fu già console, o il cavaliere M. Saio contemporaneo di lui. Certo è che Messalino Cotta figlio dell’oratore Messala fu il primo ad arrostirne le pelle de’ piedi, e condirle in manicaretti con le creste de’polli ».

Piper, cuminum frictum, ligusticum, mentam, uvam passam enucleatam aut damascena, mel modice, vino myrteo temperabis, aceto, liquamen et oleo, calefacies et agitabis apio et satureia.
 .
1. Salsa per altri uccelli
Pepe, cornino fritto, ligustico, menta, uva passa purgata da vinacciuoli, o prugne damaschine, e mele in discreta dose; tempera con vin mirtino¹, aceto, savore² ed olio. Metti a scaldare, e rimena con sedano e peverella.
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¹Savore: il dolcificante all’epoca dell’antica Roma, composto da frutta bollita che veniva messo su gli alimenti.
Nota del 1852:
²Come tacciasi il vino mirteo, cioè condito con mirto, ce lo insegnano Catone, Colurnello XII, 38, Palladio II, 18.

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2. Aliter ius in avibus:
piper, petroselinum, ligusticum, mentam siccam, cneci flos, vino suffundis, adicies ponticam vel amygdala tosta, mel modicum, vino et aceto, liquamen temperabis. oleum in pultarium super ius mittis, calefacies, ius agitabis apio viridi et nepeta. incaraxas et perfundis.
 .
2. Altra salsa per uccelli:
Trita pepe, ligustico, prezzemolo, menta secca, fiori d’ anici; bagna con vino; aggiungi nocciuole o mandorle abbrostite, mele non troppo; tempera con vino, aceto e savore¹; l’olio, ve’l metterai in pignatto sopra la salsa. Scalda, ed agita la salsa con sedano verde e nepitella². Apparecchia l’ uccello tagliato, e versagli sopra la salsa².
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¹Savore: il dolcificante all’epoca dell’antica Roma, composto da frutta bollita che veniva messo su gli alimenti.
Note del 1852:
  • ²Nepitella: Melissa Nepeta Lina.
  • ³L ’ Humelbergio spiega incharaxas, o incaraxas (come trovasi spesso erroneamente scritto — vedi Du Cange in Caraxare), nel senso di punzecchiare e scalfire l’ uccello, perchè succi la salsa e mandi fuori il suo succhio. Meglio il Lister lo intende dèi tagliare in parti, secondo l’uso che s’è già notato al capo I di questo libro, dove prescrivesi et sic partes struthionis in lance perfundis. Questo verbo charaxare è il greco … che vale scalpere, incidere, sulcare, scribere: nella bassa latinità è frequente nel senso di scrivere.

3. Ius candidum in avem elixam: piper, ligusticum, cuminum, apii semen, ponticam vel amygdala tosta vel nuces depilatas, mel modicum, liquamen, acetum et oleum.

3. Salsa bianca per uccelli allesso
Pepe, ligustico, comino, semi di sedano, nocciuole o mandorle abbrostite, o noci rimonde, un po’ di mele, savore¹, aceto ed olio.

¹Savore: il dolcificante all’epoca dell’antica Roma, composto da frutta bollita che veniva messo su gli alimenti.

4. Ius viride in avibus: piper, careum, spicam Indicam, cuminum, folium, condimenta viridia omne genus, dactilum, mel, acetum, vinum modice, liquamen et oleum.

4. Salsa verde per uccelli
Pepe, carvi, spigo nardo, comino, malabatro, condimenti verdi di qualunque sorta¹, datteri, mele, aceto, vino discretamente, savore² ed olio.

Nota del 1852:
¹È questa la vera lezione de’ codici. Non so per quale disattenzione l’ Humelbergio, credendo emendare il testo, lo guastò col sostituire condimenta viridia, omne genus dactylorum.
²Savore: il dolcificante all’epoca dell’antica Roma, composto da frutta bollita che veniva messo su gli alimenti.

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5. Ius candidum in ansere elixo:
piper, careum, cuminum, apii semen, thymum, cepam, laseris radicem, nucleos tostos, mel, acetum, liquamen et oleum.

5. Salsa bianca per oche allesso
Pepe, carvi, comino, semi di sedano, timo, cipolla, radice di laser, pinocchi abbrosliti, mele, aceto, savore ed olio.

In aves hircosas
Per uccelli che sanno di lezzo¹.

6. Ad aves hircosas omni genere:
piper, ligusticum, thymum, mentam aridam, calvam, caryotam, mel, acetum, vinum, liquamen, oleum, defritum, sinape. avem sapidiorem et altiliorem facies et ei pinguedinem servabis, si eam farina oleo subacta contextam in furnum miseris.

6. Per uccelli che san di lezzo, d’ ogni maniera²
Pepe, ligustico, timo, menta secca, salvia, cariote, mele, aceto, vino, savore, olio, sapa e senapa. Farai che l’ uccello riesca più saporito e pingue, e gli conserverai il suo grasso, se il metterai in forno, coperto di farina impastata con olio.

Nota del 1852:
¹Crede il Lister che con l’ aggiunto di hircosae, cioè che puton di becco, si vogliano indicare gli uccelli di riva e dì acqua, come l’Ardea Grus e Botaurus, la Fulica atra, il Rallus aquaticus ec.
²Ne’ codici omnigere; l’ Humelbergio sostituì omnis generis.

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7. Aliter avem:
In ventrem eius fractas olivas novas mittis et consutam sic elixabis. deinde coctas olivas eximes.

7. In altro modo
Introduci nel ventre dell’ uccello olive fresche infrante: cuci il taglio, e lessa: colto che sia, levane le olive.

antica roma abemus apicio 1

Altri condimenti e salse

GARUM o LIQUAMEN
(Apicio dà per scontata la ricetta e nel suo libro non ce l’ha tramandata)
salsa mille usi, piccante, dal forte profumo, che i Romani aggiungevano a tutto: alle minestre, verdure, secondi piatti, dolci.

MORETUM
Crema di formaggio alle erbe con noci o pinoli

Moretum, crema di formaggio alle erbe (con noci o pinoli) dell’antica Roma

Garum o Liquamen, salsa milleusi dell’antica Roma, anche in versione moderna

Moretum

Moretum, crema di formaggio alle erbe (con noci o pinoli) dell’antica Roma

Moretum by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany

Il Moretum era un formaggio spalmabile alle erbe, con noci o pinoli, che gli antichi romani mangiavano con il pane. La variante con i pinoli era simile all’odierno pesto alla genovese. Pinoli e noci venivano pestati nel mortaio (moretarium: attrezzo per ottenere il moretum).

In epoca romana il Moretum venne descritto da Virgilio nel poema della Appendix Vergiliana: breve idillio di ispirazione campestre in cui viene descritto il risveglio di un contadino all’alba. Appena alzato si prepara, aiutato dalla schiava, una colazione rustica a base di formaggio, erbe ed aglio, che mangia con appetito. Terminato il pasto, si reca al lavoro.

Nel De Re Rustica di Columella, nel Libro XII, si trovano ulteriori ricette di moretum.

File:Moretum, Ingredients (14964548651).jpg

Ricetta di Carole Raddato
Ingredienti

8 spicchi d’aglio, 200 gr di formaggio (io ho usato la ricotta ma potete usare anche la feta), 2 gambi di sedano con le foglie, un mazzetto abbondante di foglie di prezzemolo, un mazzetto abbondante di foglie di coriandolo, 2 cucchiai di olio d’oliva, 4 cucchiai di olio d’oliva con aceto di vino bianco, sale di mare. Noci o pinoli.

File:Moretum DSC 3294.jpg

Preparazione

Il moretum si ottiene pestando (mescolando a pressione) il sedano, il prezzemolo, il coriandolo con il sale, le noci o i pinoli e l’aglio, il tutto condito con il formaggio e l’olio extravergine di oliva. Si tratta quindi di una salsa a crudo, ovvero un composto nel quale gli ingredienti sono amalgamati a freddo, non cotti.

Moretum and Roman bread by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany

Moretum_and_Roman_bread_ apicio

Garum o Liquamen, salsa milleusi dell’antica Roma, anche in versione moderna

Trenette al pesto alla genovese

Pesto di rucola con noci o mandorle

Pesto trapanese

Ingredienti Moretum, Ingredients (14964548651).jpg [[File:Moretum, Ingredients (14964548651).jpg|Moretum,_Ingredients_(14964548651)]] Presentazione Moretum and Roman bread (14971169175).jpg [[File:Moretum and Roman bread (14971169175).jpg|Moretum_and_Roman_bread_(14971169175)]] Mortaio Moretum DSC 3294.jpg [[File:Moretum DSC 3294.jpg|Moretum_DSC_3294]]
garum-liquanem apicio Restes_de_garum_cetaria_de_Santa_Pola_segle_IV

Garum o Liquamen, salsa milleusi dell’antica Roma, anche in versione moderna

IV secolo – Resti di garum, cetaria (vivaio) di Santa Pola Alicante, Museo del Mare di Santa Pola.
Il garum era una salsa liquida ottenuta dalla fermentazione di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi Romani aggiungevano come condimento a molti primi piatti e secondi piatti.
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Apicio nel De re coquinaria condisce con il garum almeno 20 piatti.
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Il garum veniva aggiunto a una straordinaria varietà di piatti o preparazioni, tal quale ma anche diluito con acqua (hydrogarum), aceto (oxygarum) o vino (oenogarum). L’aggiunta di liquamen all’acqua, soprattutto d’estate, la rendeva più saporita e dissetante. L’aggiunta di mosto al garum ne rendeva possibile l’aggiunta alle pietanze in grandi quantità.

GARUM Ngari salsa pesci apicio

GARUM o LIQUAMEN: 

salsa mille usi, piccante, dal forte profumo, che i Romani aggiungevano a tutto: minestre, verdure, secondi piatti, dolci.

Gargilio Marziale (III secolo):
«Si usino pesci grassi come sardine e sgombri cui vanno aggiunti, in porzione di 1/3, interiora di pesci vari. Bisogna avere a disposizione una vasca ben impeciata, della capacità di una trentina di litri. Sul fondo della stessa vasca fare un altro strato di erbe aromatiche disseccate e dal sapore forte come aneto, coriandolo, finocchio, sedano, menta, pepe, zafferano, origano. Su questo fondo disporre le interiora e i pesci piccoli interi, mentre quelli più grossi vanno tagliati a pezzetti. Sopra si stende uno strato di sale alto due dita. Ripetere gli strati fino all’orlo del recipiente. Lasciare riposare al sole per sette giorni. Per altri giorni mescolare di sovente. Alla fine si ottiene un liquido piuttosto denso che è appunto il ‹garum›. Esso si conserverà a lungo».

Plinio il Vecchio in Naturalis historia:
«Oggigiorno il garum migliore vien fatto negli stabilimenti di Cartagine Spartaria con gli sgombri, pesce di ottima qualità. Si chiama garum del consorzio, e raggiunge il prezzo di 1000 sesterzi ogni due congi (6 litri). Soltanto i profumi raggiungono prezzi più elevati…»

La ricetta più completa (fervere.it)
«Si prendono pesci grossi¹ come salmoni, anguille, sardine, quindi a tali pesci si uniscono sale, erbe aromatiche secche come l’aneto, la menta, il levistico, il puleggio, il serpillo. Di queste erbe si deponga un primo strato sul fondo di un grande vaso. Si faccia quindi un altro strato di pesci interi se piccoli, a pezzi se grossi. Si copra con uno spesso strato di sale e si ripeta l’operazione di tre strati fino a quando il vaso sia colmo. Si chiuda il vaso e si lasci macerare per sette giorni. Poi per altri venti giorni si rimesti il miscuglio. Allora si raccolga il liquido che cola»

¹Ma di solito erano interiora di pesce macerate nell’aceto con aglio.

www.fervere.it

(…) La preparazione del garum (liquanem) secondo la ricetta tradizionale è alquanto difficile da replicare ai giorni nostri per il forte odore che emana e per la difficoltà nel mantenere una certa igiene del prodotto (…)

  • In alternativa si può usare la pasta d’acciughe oppure il liquido della salamoia delle acciughe sotto sale, che nella costiera amalfitana, in particolare a Cetara, si chiama “colatura”. Una versione odierna del garum è prodotta a Maratea in Basilicata. Una salsa tuttora esistente, che si presume si avvicini al garum, è il Nước chấm, una salsa di pesce originaria della cucina vietnamita e abbastanza diffusa in Estremo Oriente.


Ricetta della salsa di pesce per i giorni nostri che si avvicina all’originale

Ingredienti

2,5 kg le viscere di pesci poveri (sarde, sgombri, alici), 1 kg. di sale.

Preparazione

Iniziamo con il prendere un vassoio dove andrà conservato il composto e lasciato fermentare con il sale. In alternativa aggiungiamo uno strato di sale e uno composto dai diversi pesci che abbiamo scelto. Terminiamo l’aggiunta degli strati ricoprendo l’intera superficie con abbondante sale. Tendenzialmente si suggerisce di lasciare il garum a fermentare in salamoia sotto il sole, tuttavia, qualora si decida di prepararlo nei mesi estivi è consigliato evitare questa prassi in quanto potrebbe marcire in breve tempo. Dopo i primi 3 o 4 giorni si dovrà mescolare per bene il contenuto del vassoio e ripetere questa procedura con lo stesso intervallo di distanza per almeno 2 o 3 mesi.

Per approfondire leggi qui

Vasche della fabbrica di salatura del pesce e del garum ad Olisipo, Lisbon

File:The Roman garum factory of Olisipo, Lisbon (15794912325).jpg

 

      Ngari.jpg [[File:Ngari.jpg|Ngari]] Di Phương Huy – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=138145023 The Roman garum factory of Olisipo, Lisbon (15794912325).jpg [[File:The Roman garum factory of Olisipo, Lisbon (15794912325).jpg|The_Roman_garum_factory_of_Olisipo,_Lisbon_(15794912325)]]
pere soufflé patina apicio (3)

Patina de piris, Soufflé di pere – Apicius, De Re Coquinaria.

Marcus Gavius Apiciius
De re coquinaria 

Liber IV – Pandecter

230 p.Chr.n.
pere soufflé patina apicio (2)

Liber IV – Pandecter

II. PATINAE PISCIUM, OLERUM, POMORUM

35. Patina de piris – Apicius, De Re Coquinaria

Foto e ricetta by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany. Wikimedia Commons
Ingredienti
  • 675 g di pere (sbucciate e senza torsolo),
  • 3 uova sbattute,
  • 60 g di miele chiaro,
  • 280 ml di Passum (vino passito),
  • un po’ di olio d’oliva,
  • 15 ml di liquamen (garum),
  • 1 cucchiaino di cumino macinato,
  • 1/2 cucchiaino di pepe nero macinato.
Pere, uova, miele, vino passito, olio, liquamen, cumino, pepe.

Pere, uova, miele, vino passito, olio, liquamen, cumino, pepe.

Istruzioni:

Sbucciare e togliere il torsolo alle pere e tritarle grossolanamente. Cuocetele finché saranno morbide nel vino passito e nel miele. Passare l’intero composto attraverso una bocchetta o lavorarlo fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungere il cumino, l’ olio, la salsa di pesce e le uova e lavorare nuovamente fino ad ottenere un composto omogeneo. Versare in una pirofila unta e cuocere in forno preriscaldato a 190°C (gas 5) per 20 minuti o finché non si solidifica. Servire caldo con una spolverata di pepe nero appena macinato.

 Recipe from Apicius’ De Re Coquinaria (taken from The Classical Book by Andrew Dalby and Sally Grainger)

APICIO antica roma libri

foto
1  Ingredienti Patina de piris (pear soufflé) – Ingredients (15006539841).jpg [[File:Patina de piris (pear soufflé) – Ingredients (15006539841).jpg|Patina_de_piris_(pear_soufflé)_-_Ingredients_(15006539841)]]
2 crudomPatina de piris (pear soufflé) (14823682999).jp [[File:Patina de piris (pear soufflé) (14823682999).jpg|Patina_de_piris_(pear_soufflé)_(14823682999)]]
3 cottoPatina de piris (pear soufflé) (14824241837).jpg
[[File:Patina de piris (pear soufflé) (14824241837).jpg|Patina_de_piris_(pear_soufflé)_(14824241837)]]
abemus-in-cena-menu apicio

Dulcia domestica, ricette per dolci fatti in casa – Apicius, De Re Coquinaria

Marcus Gavius Apiciius
De re coquinaria
Liber III – Cepuros
230 p.Chr.n.
XIII. DULCIA DOMESTICA ET MELCAE, DOLCI CASALINGHI CON MIELE
  • 1. Dulcia domestica: palmulas vel dactilos excepto semine, nuce vel nucleis vel piper tritum infercies. Sales foris contingis, frigis in melle cocto, et inferes.
  • Dolci casalinghi:  prendi palmule o datteri. Togli il nocciolo e riempili con un trito di noci o di pinoli o di pepe. Salali all’esterno, friggili nel miele cotto e porta in tavola.
  • 2. Aliter dulcia: musteos Afros optimos rades et in lacte infundis. Cum biberint, in furnum mittis, ne arescant, modice. Eximes eos calidos, melle perfundis, compungis ut bibant. Piper aspargis et inferes.
  • Altri dolci: raschia bei sedani e mettili nel latte. Quando si saranno imbevuti mettili nel forno in modo che non secchino. Levali caldi e cospargili di miele, pungili perchè si imbevano. Cospargi di pepe e servi.
  • 3. Aliter dulcia: siligineos rasos frangis, et buccellas maiores facies. in lacte infundis, frigis [et] in oleo, mel superfundis et inferes.
  • Altri dolci: spezza il pane di siligine cui avrai tolto la corteccia e fanne grandi pezzi. Bagna col latte, friggi nell’olio, rinvoltali nel miele e porta in tavola.
  • 4. Aliter dulcia; piperato, mittis mel, merum, passum, rutam. Eo mittis nucleos, nuces, alicam elixatam. Concisas nuces abellanas tostas adicies, et inferes.
  • Altri dolci: con pepe, metti miele. ruta. Aggiungi noci e albicocche secche. Aggiungere le noci tostate tritate e portare ad ebollizione.
  • 5. Aliter dulcia: piper, nucleos, mel, rutam et passum teres, cum lacte [et] tracta coques. Coagulum coque cum modicis ovis. perfusum melle, aspersum inferes.
  • Altri dolci: trita pepe, pinoli, miele, ruta e mescola col passito: Cuoci nel latte e con una sfoglia di pane. Cuoci quando tutto si sarà rappreso con poche uova. Bagna nel miele e porta in tavola coperto di pepe.
  • 6. Aliter dulcia: accipies similam, coques [et] in aqua calida, ita ut durissimam pultem facias, deinde in patellam expandis. Cum refrixerit, concidis quasi dulcia et frigis in oleo optimo. Levas, perfundis mel, piper aspargis et inferes. melius feceris, si lac pro aqua miseris.
  • Altri dolci: prendi fior di farina e cuocila in acqua calda in modo da farne una pasta calda; poi distendila in padella. Quando si sarà raffreddata tagliala a forma di dolci (a bocconcini) e friggila nel migliore olio caldo. Toglila, bagnala di miele, cospargila di pepe e porta in tavola. Farai meglio se userai latte invece di acqua. (…)
  • 7. Tyropatinam: accipies lac, adversus quod patinam aestimabis, temperabis lac cum melle quasi ad lactantia, ova quinque ad sextarium mittis, si ad heminam, ova tria. In lacte dissolvis ita ut unum corpus facias, in cumana colas et igni lento coques. cum duxerit ad se, piper adspargis et inferes.
  • Piatto di formaggio: prendi del latte quanto pensi ne contenga la padella, temperalo col miele come si fa col formaggio; 5 uova per 600 gr. di latte. Se la padella ne conterrà minor quantità ne metterai tre. Sciogli nel latte in modo di farne un solo impasto. Versa nella cumana (pentola) e cuoci a fuoco lento. Quando il tutto sarà ritirato cospargi di pepe e servi.
  • 8. Ova spongia ex lacte: ova quattuor, lactis heminam, olei unciam in se dissolvis, ita ut unum corpus facias. in patellam subtilem adicies olei modicum, facies ut bulliat, et adicies impensam quam parasti. una parte cum fuerit coctum, in disco vertes, melle perfundis, piper adspargis et inferes.
  • Ova spugnone (così i Romani chiamavano la frittata col latte): sciogli quattro uova con sei tazze di latte e 300 gr. di olio in modo che facciano un sol corpo. Metti poco olio in una padella sottile, fallo bollire e gettaci il composto che preparasti. Quando sarà cotto da una parte capovolgilo in un piatto, bagnalo di miele, cospargilo di pepe e porta in tavola.
  • 9 Melcas: cum piper et liquamen, vel sale, oleo et coriandro.
  • Latte cagliato con droghe (manca il testo):con pepe e Salsa garum, oppure con sale, olio e coriandolo.
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    farina, lievito, rosmarino, cannella, mandorle tritate, succo d'uva,passum vino passito, miele, latte. nocciole

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Ingredienti
  • 140 gr di farina 00
  • 1 cucchiaino di lievito in polvere
  • ½ cucchiaino di rosmarino macinato
  • 1 cucchiaino di cannella
  • 70 gr di mandorle tritate
  • 50 ml di succo d’uva bianca
  • 50 ml di passum vino passito (o altrio 50 ml di succo d’uva bianca)
  • 2 cucchiai di miele
  • Latte
  • Nocciole tritate
farina, lievito, rosmarino, cannella, mandorle tritate, succo d'uva,passum vino passito, miele, latte. nocciole

farina, lievito, rosmarino, cannella, mandorle tritate, succo d’uva,passum vino passito, miele, latte. nocciole

Istruzioni:

Mescolare la farina in una ciotola con il lievito. Aggiungere le mandorle tostate nella ciotola. Mescolare bene. In una ciotola, mescolare le uova, il vino con il succo d’uva e il miele. Aggiungere abbastanza latte nella caraffa per portare il liquido fino a 200 ml/8 floz.

Versare il liquido nel composto secco e mescolare bene. Versare il composto in uno stampo rotondo da 22 cm ben unto. Cuocere in forno a 190ºC/375ºF/Gas Mark 5, per circa 30 minuti.

Mentre le torte sono ancora calde, cospargere sopra il miele liquido e cospargere  le nocciole tritate.

 Recipe from Apicius’ De Re Coquinaria (taken from The Classical Book by Andrew Dalby and Sally Grainger)

APICIO antica roma libri

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antica roma abemus apicio 1

Ricette con la Zucca nell’ antica Roma

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI SARSINA (Via Cesio Sabino, 39 Sarsina (FC) tel. 0547 94641), che custodisce reperti di epoca romana.

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La zucca del genere “cucurbita” (quella arancione) è stata importata in Europa nel XVI secolo dai coloni spagnoli dall’America, dove era già coltivata nel Nord America, in Messico nord-orientale e Stati Uniti meridionali, pertanto in Europa era presente la zucca del genere “lagenaria” e la specie Lagenaria siceraria fu utilizzata già dagli egizi, dai greci, dagli etruschi e dai romani. Dioscoride e Plinio definirono la zucca “refrigerio della vita umana, balsamo dei guai”. Wikipedia
 zucca
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Marcus Gavius Apiciius
De re coquinaria
Liber III – Cepuros
230 p.Chr.n.

IV. Cucurbitas

  • 1 GUSTUM DE CUCURBITAS Cucurbitas coctas expressas in patinam conpones. Adiccies in mortarium piper, cuminum, silfi modice id est laseris radicem, rutam modicum, liquamine et aceto teraperabis, mittes defritum modicum ut coloretur, ius exinanies in patinam. Cum ferbuerint iterum actertio, depones et piper minutum asparges.
  • Antipasto di zucca. Disporre la zucca cotta su un piatto. Aggiungi in un mortaio pepe, cumino, un po’ di silfide, cioè radice del laser, un po’ di ruta, la tratterai con salsa e aceto, manderai un po’ di frittura per colorarla, svuotala fin nel piatto. Quando avranno ripreso bollore, metteteli da parte e spolverizzate con un po’ di pepe.

  • 2 ALITER. CUCURBITAS IURE COLOCASIORUM. Cucurbitas coques ex aqua in modum colocasiorum. Teres piper, cuminum, rutam, suffundes acetum, liquamen, temperabis in caccabum, cui addicies olei modicum, et eas cucurbitas incisas, expressas in ius mittes ut ferveant. Amulo obligas, piper asparges et inferes.
  • Zucche alla colocasia. Cuocere le zucche dall’acqua alla maniera delle colocasie. Macina il pepe, il cumino, la ruta, versaci l’aceto e la salsa, condisci il tutto in una pentola, alla quale aggiungerai un filo d’olio, e nella pentola metti a bollire le zucche tagliate e pressate. Si lega con l’amido, si cosparge di pepe e si serve.

  • 3 CUCURBITAS MORE ALEXANDRINO¹ Elixatas cucurbitas exprimis, sale asparges, in patina compones. Teres piper, cuminum, coriandri semen, mentam viridem, laseris radicem, suffundes acetum. Addicies cariotam, nucleum, teres melle, aceto, liquamine, defrito et oleo temperabis, et cucurbitas perfundes. Cum ferbuerint, piper asparges et inferes.
  • Zucche all’uso alessandrino. Spremete le zucche lessate, cospargetele di sale e mettetele su un piatto da portata. Macinare pepe, cumino, semi di coriandolo, menta verde, radice di laser, versare l’aceto. Aggiungerai la noce moscata, il torsolo, il miele macinato, l’aceto, la salsa, la panna e l’olio, e verserai il tutto sulle zucche. Quando bollono, cospargere di pepe e servire.

  • 4 ALITER CUCURBITAS ELIXATAS Ex liquamine, oleo, mero.
  • Zucche lessate con garum o liquamen (salsa a base di pesce azzurro messo a macerare per mesi in piccole vasche con sale ed erbe aromatiche), olio.
  • 5 ALITER CUCURBITAS FRICTAS Oenogaro simplici et pipere.
  • Zucche fritte si condiscono con vino e garum
  • 6 ALITER CUCURBITAS ELIXATAS ET FRICTAS In patina compones, cuminatum superfundes, modico oleo super adiecto. Fervere facies et inferes.
  • Zucche lessate e fritte. Disporre in un vassoio, versarvi sopra il cumino, aggiungere un filo d’olio. Lo farai bollire e lo servi.
  • 7 ALITER CUCURBITAS FRICTAS TRITAS Piper, ligusticum, cuminun, origanum, cepam, vinum, liquamen et oleum. Amulo obligabis in patina et inferes.
  • Zucca fritta tritata Pepe, aglio, cumino, origano, cipolla, vino, salsa e olio. Legherai l’amido in un piatto e lo servi.
  • 8 ALITER CUCURBITAS CUM GALLINA Duracina, tubera, piper, careum, cuminum, silfi, condimenta viridia, mentam, apium, coriandrum, puleium, caryotam, mel, vinum, liquamen, oleum et acetum.
  • Zucca con gallina-pollo. Pesche duracina. tartufi, peperoni, cumino, cumino, silvestri, condimenti verdi, menta, sedano, coriandolo, prezzemolo, cariossidi, miele, vino, salsa, olio e aceto.
zucca, pepe, cumino, coriandolo, menta , 1 aglio, aceto, datteri, mandorle pelate, miele chiaro, garum-liquamen, Defritum (Succo d'uva), olio d'oliva, Sale marino

zucca, pepe, cumino, coriandolo, menta , 1 aglio, aceto, datteri, mandorle pelate, miele chiaro, garum-liquamen, Defritum (Succo d’uva), olio d’oliva, Sale marino

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apicio zucca pollo antica roma ricette

Foto e ricetta by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany. Wikimedia Commons pompeii.org.uk

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1 zucca Cucurbitas more Alexandrino (Alexandrine Squash), Apicius, De Re Coquinaria 3,4,3 (23572880290).jpg[[File:Cucurbitas more Alexandrino (Alexandrine Squash), Apicius, De Re Coquinaria 3,4,3 (23572880290).jpg|Cucurbitas_more_Alexandrino_(Alexandrine_Squash),_Apicius,_De_Re_Coquinaria_3,4,3_(23572880290)]]
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3  presentazione Aliter Ius in Avibus (Poultry with Hazelnuts Sauce), Apicius, De Re Coquinaria 6,5,2 & Cucurbitas more Alexandrino (Alexandrine Squash), Apicius, De Re Coquinaria 3,4,3 (23826940766).jpg[[File:Aliter Ius in Avibus (Poultry with Hazelnuts Sauce), Apicius, De Re Coquinaria 6,5,2 & Cucurbitas more Alexandrino (Alexandrine Squash), Apicius, De Re Coquinaria 3,4,3
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Cucurbitas more Alexandrino, Zucca all’egiziana con frutta secca – Apicius, De Re Coquinaria.

Aliter Ius in Avibus (Pollame con Salsa di mandorleApicius, De Re Quinaria e Cucurbitas more Alexandrian (zucca) Apicius, De Re Quinaria

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La zucca del genere “cucurbita” (quella arancione) è stata importata in Europa nel XVI secolo dai coloni spagnoli dall’America, dove era già coltivata nel Nord America, in Messico nord-orientale e Stati Uniti meridionali, pertanto in Europa era presente la zucca del genere “lagenaria” e la specie Lagenaria siceraria fu utilizzata già dagli egizi, dai greci, dagli etruschi e dai romani. Dioscoride e Plinio definirono la zucca “refrigerio della vita umana, balsamo dei guai”. Wikipedia

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Marcus Gavius Apiciius
De re coquinaria
Liber III – Cepuros
IV. Cucurbitas 4.3.3

zucca apicio egiziana

Cucurbitas more Alexandrino, Apicius, De Re Coquinaria

Foto e ricetta by Carole Raddato from FRANKFURT, Germany. Wikimedia Commons pompeii.org.uk

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 Ingredienti:
  • 1 zucca (o zucchina, zucca piccola)
  • grani di pepe
  • cumino
  • semi di coriandolo
  • 3-4 foglie di menta, tritate
  • 1 aglio
  • 3 cucchiai di aceto
  • 50 g di datteri tritati finemente
  • 50 g di mandorle pelate, tritate finemente
  • 2 cucchiai di miele chiaro
  • 60 ml di garum o liquamen (in questo caso brodo vegetale)
  • 4 cucchiai di Defrutum (o Vino o Succo d’uva ridotto di due terzi)
  • 20 ml di olio d’oliva (o 25 g di burro)
  • Sale marino q.b.
zucca, pepe, cumino, coriandolo, menta , 1 aglio, aceto, datteri, mandorle pelate, miele chiaro, garum-liquamen, Defritum (Succo d'uva), olio d'oliva, Sale marino

zucca, pepe, cumino, coriandolo, menta , 1 aglio, aceto, datteri, mandorle pelate, miele chiaro, garum-liquamen, Defritum (Succo d’uva), olio d’oliva, Sale marino

Istruzioni:

Tagliare la zucca (o la zucchina) a pezzetti. Metterli in una vaporiera e cuocere fino a cottura. Mettete la carne cotta in un sacchetto di mussola o in un canovaccio e strizzate l’acqua in eccesso. Trasferire la polpa rimanente in una casseruola.

Mentre la zucca cuoce, mettete le spezie essiccate in un pestello e un mortaio e tritate. Successivamente aggiungere la menta e l’aglio, macinando fino ad ottenere una pasta liscia. Toglietelo dal mortaio e aggiungetelo alla zucca cotta.

Aggiungere poi i datteri, le mandorle e tutti gli ingredienti liquidi, compreso il miele. Infine aggiungete l’olio (o il burro) e amalgamate con la zucca. Rimettete il composto ottenuto sul fuoco e lasciate cuocere a fuoco lento per qualche minuto affinché i sapori si amalgamino.

Servire subito cosparso di sale e pepe nero.

pompeii.org.uk

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IN HAEDO VEL AGNO: Capretto e agnello alla maniera dell’antica Roma

MARCO GAVIUS APICIUS (Marco Gavio Apicio)

De re coquinaria  (L’arte culinaria)

Nel III o forse IV sec. dell’era volgare fu compilata una raccolta di ricette a nome di Apicio, il De re coquinaria (L’arte culinaria), in dieci libri, forse un rimaneggiamento di un antico ricettario di Marco Gavio. Altra ipotesi è che l’autore di tale opera sia stato un certo Celio (il cui nome compare in alcuni codici dopo quello di Apicio), ma probabilmente il nome Celio appare un inserimento congetturale di epoca umanistica. Si tratta di appunti frettolosi e disordinati che costituiscono, tuttavia, la principale fonte superstite sulla cucina nell’antica Roma.
Libro ottavo – I quadrupedi. CAPRETTO O AGNELLO

1 Copadia
(intingolo di carne trita):
cuocila con pepe e Salsa; uniscivi i fagioli disfatti nel farro con Salsa, pepe, laser¹, Salsa acida, bocconcini di pane e poco olio.

2 Altro modo per carne di capretto e di agnello riscaldata:
mettilo nel tegame tagliate a piccoli pezzi. Trita fine la cipolla, il coriandolo, il pepe, il ligustico, il cumino, la Salsa; aggiungi olio e vino. Cuoci, versa nel piatto e stringi con amido.
 
3 Altro modo per carne di capretto e di agnello riscaldata:
la carne cruda dell’agnello deve ricevere il trito del mortaio; la caprina -invece- deve riceverlo quasi cotta.

4 Capretto e agnello arrostito; cottura del capretto:
quando lo avrai cotto nella Salsa e nell’olio, dopo averlo inciso mettilo in infusione con pepe, laser¹, la Salsa², poco olio e lo farai arrostire in gratella. Lo bagnerai con lo stesso condimento. Lo cospargerai di pepe e lo porterai in tavola.

5 Altro modo per capretto e agnello arrostiti:
pepe, una cucchiaiata di asaro, poco zenzero, un pugnello di prezzemolo, poco laser, mezzo bicchiere di ottima Salsa, due cucchiai d’olio.

6 Agnello e capretto siringati (cioè svuotati):
si disossi diligentemente dalla gola in modo che l’animale diventi un otre;gli intestini usciranno integri e fai in modo che escano dalla testa gonfiati; farai uscire lo sterco dall’altra parte.
Lavalo bene con l’acqua e riempilo mescolando la Salsa; cuci il taglio dalle spalle e mettilo in forno. Quando sarà cotto, bagnalo del suo stesso sugo mescolato a latte bollente e pepe tritato, Salsa, vino dolce, poco mosto cotto e così l’olio e mentre la Salsa bolle gettaci l’amido.
Si può mettere in un sacco di rete o in una sporta e si stringa bene che si getti in una pentola con poco sale. Quando avrà fatto due o tre bollori, levalo. Metti a bollire di nuovo il sugo suddetto e versaci sopra il condimento bollente.

7 Altro modo per svuotare il capretto o l’agnello:
latte, miele, pepe, sale, poco laser. fai il sugo così: due cucchiai d’olio, due di Salsa, otto datteri tritati, un bicchiere di vino buono e poco amido.
 
8 Capretto o agnello crudo:
con l’olio triterai del pepe e spargerai bene di fuori molto sale puro con seme di coriandolo. Metti in forno e portalo in tavola arrostito.

9 Capretto o agnello tarpeiano (dal nome della rupe Tarpeia o di un personaggio o di un colle?:
prima di cuocerlo preparalo cucito con pepe, santoreggia, ruta, cipolla, poco timo. Bagna il capretto con Salsa, lo farai macerare nel forno o in padella con olio.
Quando sarà quasi cotto, versagli sopra il misto di santoreggia tritata, cipolla, ruta, Salsa, datteri, vino, mosto cotto o olio. Quando il misto sarà indurito, mettilo nel piatto, cospargi di pepe e servi.

10 Capretto o agnello partico:
mettilo nel forno. Trita pepe, ruta, cipolla, santoreggia, prugne di Damasco snocciolate, poco laser, vino, Salsa², olio. Mettilo sul piatto e bagnalo di vino bollente. Si mangia con aceto.

11 Capretto con alloro e latte:
pulisci il capretto disossato, togli i suoi visceri col coagulo, lavalo. Metti nel mortaio pepe, ligustico, radice di lasert, due bacche d’alloro, poco piretro, due o tre cervella. Trita il tutto, bagna con Salsa, tempera con sale. Sopra il trito cola del latte e due cucchiai di miele. Con questo intriso riempi gli intestini e avvolgili attorno al capretto, copri con la rete e con carta, ferma con stecchi. Metti il capretto nel tegame o in padella e gettaci della Salsa, dell’olio e del vino. Quando sarà a mezzo cottura, trita del pepe, del ligustico e mescolali al suo stesso sugo.
Aggiungi poco mosto cotto, trita e versa nel tegame. Quando la cottura sarà ultimata, accomodalo, legalo con amido e servi.

¹Laser: chiamato dai latini “laserpizio” era la Lacrima Cirenaica, sugo di una pianta usato in medicina e come condimento delle vivande, equivale al silphium (silfio)
²Salse di accompagnamento
  • Salsa acida per arrosto: pepe, nardone (spicanardo), malabastro, semi di sedano, cipolla secca, ruta verde, miele, aceto; aggiungi carota, uva passa e olio.
  • Salsa bollente: pepe, ligustico, cumino, menta secca, timo, silfio; bagna con vino, aggiungici prugne di Damasco macerate, miele, vino, aceto, passito per dare colore, olio. Agiterai e con un mazzetto di origano e uno di menta secca.
  • Salsa fredda: pepe, ligustico, timo, cumino fritto, pinoli tritati, miele, aceto e bagna con olio, e cospargi di pepe.
Liber octavus -Tetrapus Quadripedia. VI IN HAEDO VEL AGNO
  1. Copadia haedina sive agnina: pipere, liquamine coques, cum faseolis faratariis, liquamine, pipere, lasere, cumino fricto, buccellas panis et oleo modico.
  2. Aliter haedinam sive agninam excaldatam: mittes in caccabum copadia. cepam, coriandrum minutum succides, teres piper, ligusticum, cuminum, liquamen, oleum, vinum. coques, exinanies in patina, amulo obligas.
  3. [Aliter haedinam sive agninam excaldatam] ‹agnina› a crudo trituram mortario accipere debet, caprina autem cum coquitur accipit trituram.
  4. Haedum sive agnum assum: [haedi cocturam:] ubi eum ex liquamine et oleo coxeris, incisum infundes in pipere, lasere, liquamine, oleo modice, et in craticula assabis. eodem iure continges. piper asparges et inferes.
  5. Aliter haedum sive agnum assum: piperis semunciam, asareos scripulos VI, gingiberis modicum, petroselini scripulos VI, laseris modice, liquaminis optimi heminam, olei acetabulum.
  6. Haedus sive agnus syringiatus [id est mammotestis]: exossatur diligenter a gula, sic ut uter fiat, et intestina eius integra exinaniantur, ita ut in caput intestina sufflentur, et per novissimam partem stercus exinanibitur. aqua lavantur diligenter et sic implentur admixto liquamine, et ab umeris consuitur et mittitur in clibanum. cum coctus fuerit, perfunditur ius bulliens: lacte, piper tritum, liquamen, caroenum, defritum modice, sic et oleum, et iam bullienti mittis amulum. vel certe mittitur in retiaculo vel in sportella et diligenter constringitur et bullienti zemae cum modico salis summittitur. cum bene illic tres undas bullierit, levatur, et denuo bullit cum humore supra scripto. bulliente conditura perfunditur.
  7. Aliter haedus sive agnus syringiatus: lactis sextarium unum, mellis unc. IV, piperis unc. I, salis modicum, laseris modicum. ius in +ipsius:+ oleum acetabulum, liquaminis acetabulum, mellis acetabulum, dactilos tritos octo, vini boni heminam, amulum modice.
  8. Haedus sive agnus crudus: oleo, piper fricabis et asparges foris salem purum multo cum coriandri semen. in furnum mittis, assatum inferes.
  9. Haedum sive agnum Tarpeianum: antequam coquatur, ornatus consuitur. piper, rutam, satureiam, cepam, thymum modicum, et liquamine collues haedum, macerabis, ‹mittes› in furno, in patella quae oleum habeat. cum percoxerit, perfundes in patella impensam, teres satureiam, cepam, rutam, dactilos, liquamen, vinum, caroenum, oleum. cum bene duxerit impensam, in disco pones, piper asparges et inferes.
  10. Haedum sive agnum Parthicum: mittes in furnum. teres piper, rutam, cepam, satureiam, damascena enucleata, laseris modicum, vinum, liquamen, et oleum [vinum]. fervens colluitur in disco, ex aceto sumitur.
  11. Haedum laureatum ex lacte: haedum curas, exossas, interanea eius cum coagulo tolles, lavas. adicies in mortarium piper, ligusticum, laseris radicem, bacas lauri duas, pyrethri modicum, cerebella duo vel tria. haec omnia teres, suffundes liquamen, temperabis ex sale. super trituram colas lactis sextarios duos, mellis ligulas duas. hac impensa intestina reples et super haedum componis in gyro, et omento ‹vel› charta cooperies, surclas. in caccabum vel patellam compones haedum, adicies liquamen, oleum, vinum. cum ad mediam cocturam venerit, teres ‹piper›, ligusticum, et ius de suo sibi suffundes. mittes defriti modicum, teres, reexinanies in caccabum. cum percoctus fuerit, exornas, amulo obligas et inferes.
Gnocchi di semola della Antica Roma di Apicio

Gli storici gnocchi di semola della Antica Roma di Apicio

I moderni gnocchi di semola alla romana, che possono avere la forma di rombo o di disco, non si differenziano molto, se si eccettua l’innaffiata di miele, da quelli di questa antichissima ricetta. Chiarire l’origine dei famosi gnocchi è importante per l’amor proprio dei cuochi romani, che sono stati spesso accusati di appropriarsi di ricette di altri paesi e di ribattezzarle senza troppi complimenti, con nomi romaneschi. Alcuni maligni avevano addirittura insinuato che gli gnocchi alla romana, altro non sarebbero stati che «gnocchi alla rumena».

Scrive Apicio, considerato il più grande gastronomo della Roma del basso Impero, nel suo libro di cucina  «De re coquinaria»:

«Tolle et dissectum, aut post lac mixtum aqua coque undis porrum solidatae dum non. Ac deinde in surculos volvuntur in sectione tabula adamantina coquo te oleo. Melle cospargila adde piper, et ministrare mensis. »
«Prendi della semola e, dopo averla impastata con acqua o con latte, falla cuocere in acqua bollente, finchè non si sarà solidificata. Stendila poi sul tagliere e tagliala in piccoli rombi, che farai friggere in olio d’oliva. Cospargila poi di miele, aggiungi pepe e servi in tavola»

CONVIVIUM (Il Banchetto)
Menù

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Ecco la ricetta per gli gnocchi al semolino (quella “moderna”), che ho trovato in web.

Tempo: 60 minuti .
Ingredienti e Dosi: per 4 persone
  • 1 l. di latte,
  • 200 g di semolino,
  • 250 g di formaggio (es. Fontina),
  • 100 g di burro,
  • 2 uova,
  • 30 g di pangrattato,
  • Noce moscata q.b,
  • Sale q.b.
Preparazione:

Preriscaldate il forno a 200°C. Fate bollire il latte con circa 60 grammi di burro, la noce moscata e un pizzico di sale. Dopo aver abbassato la fiamma, versate il semolino e continuate a mescolare. Incorporate le uova. Dopo due o tre minuti il semolino inizierà ad addensarsi. Togliete dal fuoco e versatelo in una teglia capiente rivestita di carta da forno. Con l’aiuto di un cucchiaio bagnato, stendete uno strato uniforme spesso circa 1 cm. Una volta che il semolino si sia raffreddato, ritagliate dei dischi utilizzando una formina o un bicchiere dal diametro di circa 8 cm. Rivestite una teglia di carta forno, imburratela e disponetevi i dischetti, leggermente sovrapposti. Distribuite su tutta la superficie il formaggio grattugiato, qualche fiocchetto di burro e il pangrattato. Infornate e lasciate cuocere per 15-20 minuti, fino a che non si sarà formata sulla superficie una crosticina dorata.

4 gnocchi-alla-romana

Accorgimenti:

Per un sapore più variegato, abbinate più tipi di formaggio, come Asiago e Fontina.

Idee e varianti:

Per variare, potete utilizzare formaggi freschi, come taleggio, robiola o stracchi

Per gli gnocchi moderni conditi con burro e parmigiano esistono più varianti:

  • Anzichè ottenere i dischi con il coppa pasta dall’impasto steso, si può ridurre l’impasto in un salsicciotto compatto e quindi da esso ricavare i dischi affettandoli con un coltellino affilato e dello spessore di 1 cm. circa..
  • Si può arricchire il condimento con l’aggiunta di prosciutto e/o mozzarella, rendendoli un piatto unico ideale.

Gnocchi alla romana con mozzarella Imburrare una pirofila, disporre sul fondo le fette, quindi la mozzarella tagliata a dadini e spolverati di parmigiano grattugiato. Fare un secondo strato, mettere gli gnocchi nel forno già caldo a 200 gradi C per 15 minuti circa, fino a quando la superficie avrà preso un bel colore dorato.

Gnocchi alla romana con prosciutto cotto Imburrare una pirofila, disporre sul fondo le fette, quindi cospargeteli con un trito di prosciutto cotto e parmigiano grattugiato. Infornare a 200 gradi C per circa 15 minuti circa, fino a quando la superficie avrà preso un bel colore dorato.

Gnocchi alla romana (con farina bianca) della Petronilla, ricetta del 1939

Gnocchi di semola della Antica Roma di Apicio
antica roma

Ave populus! Festa a tema in stile Antica Roma con menù

Museo Romano in Butchery Lane, Canterbury, Kent, Regno Unito. Ricostruzione: donna romana con specchio e schiava. I veri gioielli romani sono in una teca di vetro sullo sfondo. foto by Linda Spashett (Storye book)
Tra le mansioni della schiava romana di medio livello vi era la cura estetica ed il benessere fisico della persona; esistevano addetti al bagno, manicure e pedicure, massaggiatori, prostitute, truccatrici e guardarobieri con il compito di aiutare ad indossare la toga, la palla (vestito)
 Se per Carnevale, o in altre occasioni, volete organizzare una festa a tema, ecco alcuni suggerimenti che spero possano esservi utili:
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Abbigliamento e accessori. 
Vestiti dell’antica Roma

  • Tunica e Toga: procuratevi un lenzuolo bianco ed uno rosso o viola.
    1. Piegate il lenzuolo bianco a metà dal lato più corto.
    2. Avvolgetelo attorno alla vita e fissatelo con spille da balia.
    3. Portate su una spalla la parte di lenzuolo che avanza e fermatela con una spilla da balia.
    4. Drappeggiatelo in modo che il lenzuolo sia disposto in ampie pieghe “che ricadano con armoniosa eleganza”.
    5. Mettete il lenzuolo rosso o viola (se è possibile, rifinitelo con passamaneria dorata) sulla spalla rimasta nuda e fermatelo con spille da balia al lenzuolo bianco.
  • Monili: donne e uomini indosseranno cinture, orecchini, anelli e bracciali dorati.
  • Sandali: con lacci, a schiava ecc.
  • Coroncine di foglie varie o alloro:
    1. Tagliate uno spago un po’ più lungo della circonferenza della testa (per poterlo legare)
    2. Raccogliete delle foglie
    3. Con colla vinilica incollate le foglie sullo spago.

Trucco e parrucco:

Musica

      https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/92/Dr%C3%A4kt%2C_Romare%2C_Nordisk_familjebok.png      

Clicca sulle immagini per vederle ingrandite

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CONVIVIUM (Il Banchetto)

Alimentazione nell’antica Roma

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Le_Satyricon Trimalchione

Cena di Trimalchione dal Satyricon di Petronio

apicio Scène_de_banquet_-_Herculanum

Cibi afrodisiaci di Apicio

simposio tomba dei leopardi

Simposio nell’antica Roma e nell’antica Grecia

 

 

 

 

 

 

abemus-in-cena-menu apicio

Ricette con foto

 

 

 

 

 

 

 

Menù

I

I

II

II

III

II

 

 

 

 

Festa a tema in stile Antica Roma con menù

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Ricette anni ’80 per una festa a tema.

Costumi femminili da maschera per il Carnevale di inizio ‘900

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Le_Satyricon Trimalchione

La Cena di Trimalchione dal Satyricon di Petronio

Petrone (Ier siècle) « Le Satyricon » Paris, 1910 Traduction française par Laurent Tailhade. Édition illustrée par Georges-Antoine Rochegrosse Fondation Martin Bodmer (Suisse)

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I cibi afrodisiaci di Apiciosimposio tomba dei leopardiabemus-in-cena-menu apicio

 

 

 

 

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Il Satyricon è un romanzo della letteratura latina attribuito a Petronio Arbitro (I secolo d.C.). L’opera racconta le vicissitudini di Encolpio, il giovane protagonista, di Gitone, il suo amato efebo, e dell’infido amico-nemico Ascilto.

L’antefatto, soltanto deducibile, racconta di un oltraggio commesso da Encolpio nei confronti della divinità fallica Priapo, che da lì in poi lo perseguita provocando al protagonista una serie di insuccessi erotici.

La narrazione tràdita si apre con una discussione tra Encolpio e il retore Agamennone sul tema della decadenza dell’eloquenza. Il protagonista poi s’allontana per cercare il suo convivente Ascilto, che ritrova in lupanare. Qui i due sono forse coinvolti in un’orgia. Scampatene, Encolpio apprende che Ascilto s’è unito col suo amato Gitone. Da qui la rivalità dei due personaggi che, separatisi, intraprendono due percorsi diversi, per poi ricongiungersi in breve tempo.

I due vanno in una Graeca urbs della Campania, forse Napoli o Pozzuoli o Cuma, dove fanno i conti col sacrilegio commesso nel tempio di Priapo: la sacerdotessa, Quartilla, interrotta durante il rito, costringe Encolpio e Ascilto ad un’orgia come metodo di redenzione. In questa è coinvolto anche Gitone, che poi viene spinto ad unirsi con la settenne Pannichide. Terminata la vicenda, ritornano tutti a casa.

Il racconto da qui si sposta a casa di Trimalchione, un liberto arricchitosi immensamente attraverso l’attività commerciale. Qui s’apre la scena della “cena”. Occupando quasi metà dell’intero scritto pervenutoci, l’episodio costituisce la parte centrale dell’opera. Al convivio sono ospiti, oltre ai tre giovani, anche vari personaggi dello stesso rango di Trimalchione. I convitati intrattengono poi una lunga conversazione, che tocca i più svariati argomenti: la ricchezza e gli affari di Trimalchione, l’inopportunità dei bagni, la funzione del funerale, le condizioni climatiche e l’agricoltura, la religione e i giovani, i giochi pubblici, i disturbi intestinali, il valore del vetro, il destino, i monumenti funebri, i diritti umani degli schiavi. Tutto offre uno spaccato vivace e colorato, non senza punte di chiara volgarità, della vita di quel ceto sociale.

In seguito, Encolpio, allontanatosi dagli altri due compagni, incontra Eumolpo, un vecchio letterato che, notato l’interesse di Encolpio per un quadro raffigurante la presa di Troia, gliene declama in versi il resoconto (la Troiae halosis (la conquista di Troia). I due diventano quindi compagni di viaggio, rivali in amore a causa di Gitone e dopo una serie di avventure, che li vedono viaggiare per mare e rischiare anche la vita, si ritrovano insieme nella città di Crotone, dove Eumolpo si finge un vecchio danaroso e senza figli, ed Encolpio e Gitone si fanno passare per i suoi servi: così essi scroccano pranzi e regali dai cacciatori di eredità.

Nei frammenti successivi, Eumolpo recita un brano epico, in cui viene descritto il Bellum civile (“La guerra civile”) fra Cesare e Pompeo, e successivamente si legge di Encolpio che, per l’ira di Priapo, diventato impotente, è vittima di una ricca amante che si crede disprezzata da lui e lo perseguita. Eumolpo, invece, scrive il suo testamento dove specifica che gli eredi avranno diritto alle sue ricchezze solo se faranno a pezzi il suo corpo e se ne ciberanno in presenza del popolo.

Il Satyricon rappresenta la società di duemila anni fa, ma rispecchia perfettamente la realtà di oggigiorno: Trimalcione (un liberto¹ arricchitosi immensamente attraverso l’attività commerciale), ignorante, volgare, arrogante, ben identifica i costumi dell’Italia di oggi. Sua moglie Fortunata appare, a sua volta, eccessiva, con l’abito sfarzoso e i monili troppo appariscenti. Anche la cena rispecchia l’ostentazione dei padroni di casa in un susseguirsi di piatti teatrali, studiati per stupire e animata da giochi acrobatici dei servi del padrone di casa.

  1. Identità dell’autore
  2. Frammentarietà dell’opera
  3. Trama
  4. Encolpio mitomane
  5. Trimalchione l’arricchito
  6. Il labirinto
  7. Le novelle
  8. Il genere
  9. Stile
La Cena Trimalchionis
Fercula cenae, Piatti per la cena 
  • Ferculum zodiacale: trionfo con i dodici segni dello zodiaco
  • Vinum:
    • “…Furono portati vasi di vetro accuratamente stuccati, sui colli dei quali furono affisse etichette con il seguente titolo: Falernus Opimianus di cento anni.
    • Mulsum, vino con miele e pepe.
GUSTATIO, antipasti
  • Panis :
    • “…Un ragazzo egiziano portava il pane in un forno d’argento.”
PRIMAE MENSAE (piatti principali)
  • Aper, cinghiale
  • Sus, maiale
  • Pompa :
    • “…  alcuni dolci, che Priapo teneva nel mezzo, fatti dal fornaio, e sul suo grembo abbastanza grande teneva mele e uva di ogni genere secondo l’usanza comune.
SECUNDAE MENSAE (dolci e dessert ) o epidipnis:
  • Ferculum porcinum, Piatto di maiale
    • “…Infatti quando fu deposto, come credevamo, l’oca era alta, e intorno c’erano pesci e uccelli di ogni specie, disse Trimalcione: ‘tutto quello che vedi qui posto, è fatto di un solo corpo… questo il mio cuoco fatto di un maiale .”
  • Altera epidipnis, Altri epidipni:
    • ” …ostriche e capesante che scivolavano fuori dal loro stomaco, che il ragazzo raccoglieva e portava in giro su un vassoio. L’ingegnoso cuoco eguagliò queste delizie; perché portò le lumache su una griglia d’argento”

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Encolpio² e i suoi compagni sono invitati nella dimora del liberto Trimalchione e di sua moglie Fortunata. La scena si snoda lungo una grottesca successione di esibizioni di cattivo gusto e portate faraoniche con cui Trimalchione vuole sorprendere i suoi rassegnati e compiacenti ospiti.

Gustatio «(..) Frattanto cominciano a servire un antipasto scelto e abbondante. Nel mezzo del vassoio degli antipasti si levava un asinello di bronzo corinzio con due bisacce piene, l’ una di olive bianche, l’altra, di olive nere. Sopra l’asinello, a mo’ di tetto, c’erano due piatti sul cui margine si vedevano incisi il nome di Trimalchione e l’indicazione del loro peso in argento. Graziosi ponticelli, saldati l’uno all’altro, sostenevano ghiri conditi con miele e papavero. C’erano anche salsicce calde su di una graticola d’argento e, sotto la graticola, prugne di Siria e chicchi di melograni ad imitare la brace (..)

Fu messo davanti a noi, che eravamo ancora all’antipasto, un gran vassoio con una cesta nella quale si vedeva una gallina di legno con le ali aperte a ventaglio come fanno quando covano. Subito si avvicinano due schiavi e, sempre a suon di musica, – e che stridula musica! – si mettono a frugare nella paglia e tiran fuori delle uova di pavone che distribuiscono ai convitati… spezziamo il guscio delle uova fatto di densa farina… togliamo il guscio con la mano e troviamo un beccafico bello grasso che nuota in un rosso d’uovo pepato (..)
Seguì una portata che, se non rispondeva esattamente alle nostre aspettative, attirò gli sguardi di tutti per la novità della presentazione.

Ferculum zodiacale: Era un grande trionfo da tavola, di forma circolare, con i dodici segni dello zodiaco disposti in giro; e su ognuno di essi l’artefice aveva posto un cibo corrispondente: sopra l’Ariete dei ceci cornuti; sul Toro una bistecca di manzo; sui Gemelli testicoli e rognoni; sul Cancro una corona; sul Leone fichi d’Africa; sulla Vergine la vulva di una scrofetta; sulla Libra una bilancia che portava in un piatto una torta e nell’ altro una focaccia; sullo Scorpione un pesciolino di mare; sul Sagittario un corvo; sul Capricorno una locusta di mare; sopra l’ Acquario un‘ oca e sui Pesci due triglie.

Al centro poi una zolla tagliata con la sua erba sosteneva un favo di miele. (..) Quattro servi a passo di danza, secondo il ritmo della musica, tolgono la parte superiore del trionfo: e allora vediamo su un vassoio che stava sotto, pollame ingrassato, ventresche di scrofa e, nel mezzo, una lepre con le ali in modo da raffigurare Pegaso. Agli angoli del trionfo si vedevano inoltre quattro satiri armati di piccoli otri, intenti a versare salsa piccante sopra alcuni pesci che vi nuotavano come nello stretto di Euripo (..)
Iniziano i preparativi per la nuova portata. Vengono distesi sui letti tappeti raffiguranti scene di caccia: reti e cacciatori in agguato. Poi, compare una muta di cani di Laconia che corre ovunque.

Aper. Subito arriva un gran vassoio con dentro un cinghiale immenso che aveva in testa un berretto. Dalle sue zanne pendevano due cestelli di foglie di palma intrecciate, pieni l’uno di datteri freschi, l’altro di datteri secchi. Tutt’ intorno c’erano porcellini fatti di pasta dura, che sembravano attaccati alle mammelle e facevano capire così che si trattava di un cinghiale femmina (..) dalla ferita su un fianco del cinghiale s’alzò uno stormo di tordi. I convitati possono anche scegliere tra tre maiali bianchi vivi, di due, tre e cinque anni da cucinarsi subito e di cui viene scelto il più grosso.

Sus. Il porco non è stato sventrato: il cuoco³ provvede immediatamente e dal ventre dell’animale escono salsicce e sanguinacci… Su un vassoio di duecento libbre fu portato un vitello con tanto di elmo in testa e uno schiavo che fingeva di essere Aiace impazzito gli si avventò contro e lo tagliò in pezzi, lavorando di taglio e di punta, e distribuì le fettine ai presenti.

Pompa. In mezzo alla mensa vien posto un trofeo da tavola pieno di torte in mezzo a cui si ergeva un gran Priapo di pasticceria, che, secondo l’uso, portava nel vasto grembo, quali emblemi di fecondità, uva e frutta d’ ogni genere”(..)

I commensali sono sazi perché, al solo ricordo dei manicaretti, al narratore si rovescia ancora lo stomaco. Ma Trimalcione insiste affinché ciascuno mangi una gallina ingrassata e disossata, con contorno di uova d’oca incappucciate.

Ferculum porcinum. Poi, un altro piatto sapientemente preparato: tordi di fior di farina ripieni di uva passa e noci, a cui seguono mele cotogne irte di spine così da sembrare ricci. Infine, un piatto che ha l’apparenza di un’oca ingrassata circondata da pesci e uccelli di ogni tipo: il tutto preparato con carne di maiale.

Altera epidipnis. Infine, entrano due schiavi che sembrano avere litigato presso la fontana e, con un randello, distruggono ciascuno l’anfora dell’altro. Rimangono tutti sbigottiti quando dalle anfore cadono ostriche e pesci pettine che uno schiavo raccoglie su un vassoio e distribuisce (..)»

Il pasto, sia in Grecia che a Roma, finiva con  un sapore dolce, ma non venivano serviti solo dolci e frutta. Infatti il banchetto del Satyricon termina con Ferculum porcinum (dolcetti a forma di tordi, maiale) e Altera epidipnis (ostriche e pesci pettine).

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¹Nella Roma antica, un liberto era uno schiavo affrancato, che generalmente continuava a vivere nella casa del patronus e aveva nei suoi confronti doveri di rispetto e obblighi di natura economica.
²Encolpio è il giovane protagonista.
³Il cuoco viene presentato con il nome di Dedalo: cuoco architetto, di cui sono esaltate le straordinarie possibilità creative; sa infatti realizzare qualunque piatto a partire da diverse materie prime.

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Il Simposio nell’antica Roma e nell’antica Grecia

Ave populus! Festa a tema in stile Antica Roma con menù

Satyricon Cena di Trimalchione Di Deniev Dagun – Opera propria, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=81128043
Fellini-Satyricon2.jpg [[File:Fellini-Satyricon2.jpg|Fellini-Satyricon2]]
fave apicio Roman_Villa_Borg,_Germany_(9293913196)

OSPREON Dei Legumi, Baccelli verdi di fave comuni e baiane, nelle ricette di Apicio

Le fave e la festa del 2 novembre: Il 2 novembre, in tutto il mondo cristiano, è il giorno della commemorazzione dei morti. oggi, da noi, è consuetudine visitare i cimiteri, ripulire le tombe, illuminarle con ceri, deporre crisantemi e pregare. Tipica di un tempo era invece l’usanza delle fave. Infatti, sia i Greci che i Romani vedevano nel bianco e nero dei suoi fiori una sigla mortuaria, e perciò le consideravano emblema della morte. Esse, pertanto, venivano sparse sulle tombe per implorare pace e placare gli spiriti maligni.

Marco Gavio Apicio, De re coquinaria

Intorno al 230 D.C. un cuoco di nome Celio compilò una raccolta di ricette in dieci libri, il De re coquinaria (L’ arte culinaria), attribuendola ad Apicio. Si tratta di appunti frettolosi e disordinati, tuttavia è il più importante libro di cucina scritto in latino. I piatti, qui descritti, furono creati per i nobili ed i ricchi dell’epoca, ma, le ricette e gli accorgimenti per le preparazioni, risultano attuali.
INDEX

Liber Quintus (Libro quinto)

OSPREON
Dei Legumi
VI. FABACIAE VIRIDES ET BAIANAE
VI. Baccelli verdi di fave comuni e baiane
Fabaciae viriles ex liquamine, oleo, coriandro viridi, cumino et porro conciso coctae inferuntur.
Aliter: fabaciae frictae ex liquamine inferuntur.
Aliter: fabaciae ex sinapi trito, melle, nucléis, ruta, cumino et aceto inferuntur.
Baianas elixas minutatim concidis. Ruta, apio viridi, porro, aceto, oleo, liquamine, caroeno vel passo modico inferes.

  • I baccelli verdi di fave si servono cotti in Salsa, olio, coriandolo verde, cumino e porro tritato.
  • Altro modo: li servirai fritti e messi in Salsa.
  • Altro modo: servirai i baccelli verdi di fava con trito di senape, miele, pinoli, ruta, cumino e aceto.
  • Le fave baiane (si intendono sempre le fave in baccello) dopo averle lessate le triterai. Le servirai condite con ruta, sedano verde, porro, aceto, olio, Salsa, mosto cotto e poco passito.

III. PISAM VITELLIANAM SIVE FABAM.
Pisam coques lias. teres piper, ligusticum, gingiber, et super condimenta mittis vitella ovorum, quae dura coxeris, mellis uncias III, liquamen, vinum et acetum.
Haec omnia mittis in caccabum et condimenta quae trivisti. adiecto oleo ponis ut ferveat.
Condies pisam, lias, si aspera fuerit. melle mittis et inferes.
ALITER PISA SIVE FABA. Ubi despumaverit, teres mel, liquamen, caroenum, cuminum, rutam, apii semen, oleum et vinum. udiclabis. cum pipere trito et cum isiciis inferes.
ALITER PISAM SIVE FABAM. Despumatam subtrito lasare Parthico, liquamen et caroeno condies.
Oleum modice superfundis et inferes.
PISAM SIVE FABAM VITELLIANAM. pisam sive fabam coques. cum despumaverit, mittis porrum, coriandrum et flores malvarum. dum coquitur, teres piper, ligusticum, origanum, feniculi semen, suffundis liquamen et vinum, mittis in caccabum, adicies oleum. cum ferbuerit, agitas.
Oleum viridem insuper mittis et inferes.

  • Piselli vitelliani¹ o Fave (Vicia Fabas): Cuoci e lavorali. Trita del pepe, del ligustico, dello zenzero e sopra mettici i tuorli d’uova che avrai cotte e rese dure, 90 gr. di miele, Salsa², vino e aceto. Meti tutte queste cose nel tegame coi condimenti tritati. Aggiungi olio e metti a cuocere.Condirari i piselli lavorando bene. Se saranno aspri ci metterai del miele e servirai.
  • Altro modo per piselli e fave: quando avrai schiumato, trita col miele, con la Salsa² e mosto cotto, cumino, ruta, seme di sedano, olio e vino. manipola. porta in tavola cosparso di pepe tritato e con polpette.
  • Altro modo per i piselli e per le fave: una volta schiumati, condisci copn laser partico tritato con Salsa e con mosto cotto. bagna con poco olio e porta in tavola.
  • Piselli o fave alla vitelliana: cuoci piselli e fave. Quando avrai tolto la schiuma, mettici del porro, del coriandolo e dei fiori di malva. mentre cuociono trita del pepe, del ligustico, dell’origano, del seme di finocchio, bagna con salsa e vino metti nel tegame aggiungi olio, quando bollirà gira. mettici sopra olio verde e porta in tavola.

¹Vitelliani = dal nome dell’imperatore Vitellio oppure dal tuorlo d’uovo
²Salsa = garum o liquamen, una salsa a base di pesce azzurro messo a macerare per mesi in piccole vasche con sale ed erbe aromatiche.

OSPREON Dei Legumi, Baccelli verdi di fave comuni e baiane, Apicio.Villa Borg, Germany (9293913196).jpg[[File:Roman Villa Borg, Germany (9293913196).jpg|Roman_Villa_Borg,_Germany_(9293913196)]]