crema rose cavalcanti Güllaç

Ippolito Cavalcanti, Delle creme: Crema di rose, ricetta edita nel 1839

Güllaç, dessert turco con acqua di rose

ippolito cavalcantiIppolito Cavalcanti, duca di Buonvicino (Afragola1787 – Napoli 1859), è stato un cuoco e letterato italiano. Il suo trattato Cucina teorico-pratica, pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1837 alla quale aggiunge, nella seconda edizione del 1839, l’appendice Cusina casarinola co la lengua napolitana, presenta numerose ricette dell’epoca, provenienti dalle diverse classi sociali. Il libro ebbe, dal 1837 al 1865 nove edizioni, abbastanza diverse fra di loro in quanto venivano continuamente ampliate dall’autore. La Cucina teorico-pratica è un compendio di cucina tradizionale napoletana, alcune delle ricette sono di ispirazione francese, in quanto la cucina d’Oltralpe era all’epoca molto presente sulle mense dell’aristocrazia o dell’alta borghesia, l’appendice ci riporta invece alla cucina casareccia in uso all’epoca presso il popolo. W

Cucina teorico pratica, II Ed. – Napoli 1839

CAPITOLO XVIII. delle creme p. 146

Metodo per le creme di qualunque senso.

Prendi una caraffa di latte, che sia munto a te dinanzi onde sia perfetto. Metti in una casseruola mezza caraffa d’acqua, dentro della quale porrai due chiara d’ovi, che frollerai bene fino a che sopra dell’acqua sorta fuori la spuma; indi ci porrai un terzo di zucchero grascio, che mescolerai, e la porrai sulla fornella; e quando la spuma tutta si riunisce bollendo, allora colla mescola bucata ne spumerai tutta la lordura del zucchero, che porrai dentro un passabrodo con un vase al disotto , perchè ne possa sgocciolare dell’altro zucchero, che porrai nel giulebbe¹; e quando credi, che sia spumato interamente lo leverai dal foco, facendolo alquanto raffreddare. In un altro vase porrai mezza caraffa d’acqua fresca con cinque once² di amido, ovvero fioretto, e con la mano lo farai ben liquefare: ci mescolerai ancora otto torli d’ovi freschi, e ci unirai la caraffa di latte col giulebbe, un pochino di sale, e con la raspatura di limone, o di portogallo³; mescolerai benissimo tutto; quindi passerai questa composizione per setaccio, la porrai in una casseruola sulla fornella, e con mescola di legno nuova principierai a girare, sempre però da un lato facendola indensare, che farai siccome più ti necessita, come per esempio; se la crema ti bisognasse per formarne una turta, de’ pasticcetti, allora alla crema ci darai un maggior punto di cottura; se ti necessita per formare un ªgattò  un punto di meno; se poi per una crema semplice, o anche per una zuppa di pane di spagna, la farai più morbida.

Ti raccomando di non alienarti mentre giri la tua crema, e di girarla sempre da un lato diversamente non farai più la crema.

¹Giulebbe o acqua di rose, è una bevanda fatta con acqua, succo di erbe o frutti, zucchero o miele, che deve il nome al suo tipico colore rosato derivato appunto dalla presenza dell’estratto di rosa. Leonardo Da Vinci, nel Codice Atlantico, cita l’ acquarosa, una bevanda i cui ingredienti sono estratto di rose, zucchero e succo di limone.
²Un’oncia equivale a 28,35 grammi
³Portogallo: Arance. I soldati francesi distribuivano periodicamente arance gratuitamente, alla popolazione napoletana, esclamando in Francese “pour toi!”. I napoletani, allora, accorrevano in massa a prendere “’e purtuà”.
ªGattò  è una torta salata tipica della cucina napoletana.

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Metodo per le creme

Metodo per le creme

 di qualunque senso

di qualunque senso

Crema di rose

Crema di rose

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 Crema di rose
 p. 148

Farai la composizione solita della crema semplice, però prenderai once¹ tre di bombò di Francia² col senso di rose, che farai liquefare nel giulebbe³ dopo di averlo spumato, aggiungendoci un altro tantinello d’acqua, perchè diyersamente restringendosi il giulebbe fin che li bombò si liquefacessero, diverrebbe molto di meno il fluido dello giulebbe, laddove non ti riuscisse avere gli anzidetti bombò porrai nel la composizione generale tante stille di oglio di rose per quanto basterà dare il senso, e se ne’ anche questo avrai, e volendo fare la crema di rose potrai servirti dell’acqua distillata di rose adoperandone mezza caraffa,  quella appunto che vi necessita per liquefare le cinque once di amido, e se nettampoco questa avrai non saprei mio caro suggerirti altro mezzo, perchè Gastronomia non ha preveduto un tal caso; finalmente, avendo, o gli uni, o le altre, o l’ultima farai la crema come di sopra.

¹Un’oncia equivale a 28,35 grammi
²Bombò di francia: dolcetto, cioccolatino, francesismo nel dialetto napoletano che deriva da bon bon
³Giulebbe o acqua di rose, è una bevanda fatta con acqua, succo di erbe o frutti, zucchero o miele, che deve il nome al suo tipico colore rosato derivato appunto dalla presenza dell’estratto di rosa. Leonardo Da Vinci, nel Codice Atlantico, cita l’ Acquarosa, una bevanda i cui ingredienti sono estratto di rose, zucchero e succo di limone

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La ricetta edita nel 1839 delle Zeppole fritte, scritta da Ippolito Cavalcanti

Il “sublime” Sartù (o Sortù) di riso: le ricette del Corrado 1793 e del Cavalcanti 1837

“L’ Acquarosa”, bevanda afrodisiaca di Leonardo da Vinci

Güllaç with pomegranate.jpg [[File:Güllaç with pomegranate.jpg|Güllaç_with_pomegranate]]
Teodoro Duclère la friggitrice di zeppole 1858 British Library

La ricetta edita nel 1839 delle Zeppole fritte, scritta da Ippolito Cavalcanti

Teodoro Duclère “La friggitrice di zeppole” 1858 British Library –
pag. 314, vol. 2 “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti”  by BOURCARD

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ippolito cavalcanti

Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino (Afragola1787 – Napoli 1859), è stato un cuoco e letterato italiano. Il suo trattato Cucina teorico-pratica, pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1837 alla quale aggiunge, nella seconda edizione del 1839, l’appendice Cusina casarinola co la lengua napolitana, presenta numerose ricette dell’epoca, provenienti dalle diverse classi sociali. Il libro ebbe, dal 1837 al 1865 nove edizioni, abbastanza diverse fra di loro in quanto venivano continuamente ampliate dall’autore. La Cucina teorico-pratica è un compendio di cucina tradizionale napoletana, alcune delle ricette sono di ispirazione francese, in quanto la cucina d’Oltralpe era all’epoca molto presente sulle mense dell’aristocrazia o dell’alta borghesia, l’appendice ci riporta invece alla cucina casareccia in uso all’epoca presso il popolo. W

Cucina teorico pratica, II Ed. – Napoli 1839;
da pag. 349 in dialetto napoletano con il titolo Cucina casareccia in dialetto napoletano:

Cucina casarinola  all’uso nuosto napolitanoRegola unnece (11) piatte rustech’ e doce – pagina 397

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Per la traduzione ringrazio  Museo della cucina.com
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L’antenato delle Zeppole di San Giuseppe

«Porrai sulla fornella a bollire una casseruola con una caraffa e mezzo d’acqua, e mezzo bicchiere di vino bianco quando sta per bollire, allora ci mescolerai diligentemente un rotolo di ottimo fior di farina, e con lo stenderello la girerai sempre fin che la pasta si stacca dal bordo della casseruola, allora è il vero suo punto di cottura, la porrai sulla tavola di marmo appena con un unto d’olio, e la rammasserai con mescola; raffreddatasi alquanto, che rendesi maneggiabile, ne farai tante giuste porzioni¹, e di ciascuna di esse ne formerai un tortanetto, che friggerai o con olio, o con strutto, ma che le zeppole vadano galleggianti nella padella; fatta appena la primiera e leggiera crosta le rivolterai e le principierai a pungere o con forchettone oppure con strumento di legno fatto precisamente, perchè così si vuoteranno, badando che non si brucino, e se vedi, che la padella fosse molto arroventata la toglierai dalla fornella gondolando sempre; divenute color d’oro le farai sgocciolare con sotto una carta floscia, l’accomoderai nel piatto proprio a piramide versandoci del giulebbe [acqua di rose ndR.] strettissimo, polverizzandole di zucchero.»

(¹Porzioni, e non già palle, come ho dovuto spiegarmi parlando… segue su Museo della cucina.com)

Zeppole di San Giuseppe alla Panna: al forno e fritte

Zeppole di San Giuseppe alla crema: al forno e fritte

Zeppole con patate per la Festa del Papà