
Taberna di pescivendoli a Ostia antica
LA TABERNA
Nell’antica Roma la taberna (al plurale tabernae) era una sorta di ristorante o trattoria, tipicamente dotata di una sola stanza con volta a botte. La taberna nacque inizialmente come deposito ed era, in genere, la bottega degli artigiani, aperta verso la strada; si passò poi alle tabernae vinarie e a quelle che si specializzarono nella consumazione del vino e del pasto.
Tabernae a Ostia
Le tabernae avevano un bancone di pietra, con cinque o sei contenitori murati, rivolti verso la strada; accanto al banco vi era un fornello con una casseruola piena di acqua calda; nel retro c’erano la cucina e le sale per la consumazione. Avevano una finestra in alto che dava luce al soffitto in legno del deposito ed un grande vano di apertura sulla strada.
Un famoso esempio si trova nei mercati di Traiano, costruiti da Apollodoro di Damasco. Secondo la “Cambridge Ancient History”, la taberna era un’unità per la vendita al dettaglio all’interno dell’ Impero Romano, in più era il luogo dove venivano offerte numerose attività commerciali e terziarie, comprese la vendita di cibi cotti, vino e pane.
Fonte: Wikipedia
Revelry at an Inn (Baldoria in una locanda) di Jan Steen (1625/26–1679)
LA TAVERNA
La taverna nel Medioevo è un luogo di ritrovo per bere, mangiare, incontrarsi, giocare.
La documentazione principale sulla presenza della Taverna nella vita sociale del Tardo Medioevo ci è fornita dagli Statuti delle città. Le Taverne erano ubicate sia nei centri urbani che nei piccoli borghi nelle campagne, ma soprattutto nei luoghi di mercato, lungo i fiumi in prossimità di ponti e traghetti e le strade, nei porti; tutti posti nei quali vi era molta gente di passaggio o stanziale. Erano sorvegliate dalle autorità. La Taverna medievale era caratterizzata da un’insegna e da dei lunghi sporgenti pali per la birra che però spesso recavano fastidio alla circolazione, e a Londra nel 1375 vi fu un provvedimento che ne limitava a 7 piedi la misura massima di sporgenza dalla facciata. Lo statuto della città di Verona del 1327 ci trasmette la possibile esistenza di un cortivum o di un porticus: ne è facile dedurre che durante la buona stagione i vini, la birra e l’idromele venivano consumati all’esterno in quello che è altrove definito “circuito della taverna”.
Fonte: lamescaligere.it
Ricette
I Carmina Burana
sono testi poetici contenuti in un importante manoscritto del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis o Codex Buranus, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l’antica Bura Sancti Benedicti fondata attorno al 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera) e attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera..
Se vuoi ascoltare:
Il testo in Latino e italliano di “In taberna quando sumus”, il carme 196 dei “Carmina Burana”
In taberna All’osteria
Carmina Burana: “In taberna quando sumus” 196 Testo ©2001 Saltatio Mortis | Traduzione ©2008 Daniele Benedetti |
In taberna quando sumus
Non curamus quid sit humus Sed ad ludum properamus Cui semper insudamus Quid agatur in taberna Ubi nummus est pincerna Hoc est opus ut queratur Si quid loquar, audiatur Quidam ludunt, quidam bibunt Quidam indiscrete vivunt Sed in ludo qui morantur Ex his quidam denudantur Quidam ibi vestiuntur Quidam saccis induuntur Ibi nullus timet mortem Sed pro Baccho mittunt sortem: Hier ein Spiel, ein Trunk daneben Dort ein wahres Heidenleben Wo des Spieles wird gepflogen Sieht sich mancher ausgezogen Klopft ein anderer stolz die Tasche Liegt der Dritt in Sack und Asche Wer wird um den Tod sich scheren? Losung ist: Zu Bacchus Ehren! |
Quando siamo all’osteria
Non ci curiamo più del mondo Ma ci affrettiamo al gioco Al quale sempre ci accaniamo Che si faccia all’osteria Dove il soldo fa da coppiere Questa è cosa da chiedere Si dia ascolto a ciò che dico C’è chi gioca, c’è chi beve C’è chi vive senza decenza Ma tra coloro che attendono al gioco C’è chi viene denudato Chi al contrario si riveste Chi di sacchi si ricopre Qui nessuno teme la morte Ma per Bacco tentano la sorte: Qui un gioco, insieme a una bevuta Là una vera vita da miscredente Dove c’è l’abitudine del gioco Si vedono alcuni che si spogliano Un altro batte orgogliosamente la tasca Il terzo giace tra sacchi e cenere Chi si curerà della morte? La parola d’ordine è: onore a Bacco |