afrodisiaci cibi medioevo Johann_Heinrich_Füssli_058

Ricette medievali magiche e afrodisiache

Prince Arthur and the Fairy Queen 1788 Johann Heinrich Füssli

Medioevo, epoca che si estende, per convenzione, dal 476 al 1492

Con il termine cucina afrodisiaca s’intende l’attività di scelta e preparazione di tutti i cibi che sono ritenuti avere proprietà afrodisiache È convinzione antica e radicata che gli alimenti influiscano positivamente o negativamente sugli stimoli e sulle prestazioni sessuali. «Sine Bacco et Cerere frigescit Venus» (Venere si raffredda senza Bacco, dio del vino e Cerere, dea della fertilità), sentenziavano i romani. San Girolamo, seppure per opposte preoccupazioni, era della stessa opinione: «All’avidità di cibo si accompagna sempre la lascivia». Come il satollarsi «scaccia la castità» – aggiungeva sant’Ambrogio – così «la fame è amica delle verginità e nemica della lussuria». Nei monasteri medievali il consumo della carne era severamente interdettoal punto che chi la toccava (di norma i vecchi e i malati) veniva isolato e sottoposto a sanzioninelle abbazie più rigoriste si arrivava a negargli la confessione e la comunioneciò perché si riteneva che la carne, e soprattutto quella di quadrupede, attentasse alla continenza.
Il gusto dell’epoca medievale prediligeva la sovrapposizione dei sapori, tipico il caso dell’agrodolce, e il largo uso dello zucchero e delle spezie. Durante i banchetti poi, venivano messe in tavola diverse portate ognuna composta da numerosi piatti senza distinzione di primi, secondi, ecc. ci poteva essere della carne e poi della frutta candita, poi delle lasagne e così via.
L’acqua non si beveva, soprattutto perchè era difficile trovarla “pura”, non c’era l’inquinamento chimico ma c’era invece quello organico, in assenza di fogne tutti scaricavano tutto nei corsi d’acqua. Quindi per salvaguardare la salute si preferiva bere del vino annacquato, che almeno conteneva qualche elemento “disinfettante”.
Non si sa poi se ci fossero i tovaglioli, ma dato che i manuali di galateo raccomandavano di non pulirsi le mani sulla tovaglia o sui vestiti, si desume che ci fossero o comunque qualcosa che assolvesse alla funzione di pulirsi le mani. In ogni caso spesso c’erano dei bacili contenenti acqua per lavarsi le mani.
Durante i pasti medievali, ogni invitato aveva davanti a se del pane a forma di piatto che aveva proprio la funzione di contenere il cibo e raccogliere eventuali sughi.
Per quel che riguarda l’altro apparecchio da tavola ciascuno aveva il suo coltello, ma doveva condividere tutto il resto, ad esempio il bicchiere, con il suo vicino.
da Ricette medievali

Malìe e incantesimi per conquistare l’amore di una donna
compie molte e diverse malie onde possedere le donne […]
col metodo del pepe e del sale,
cio «ponendo dictum piper et sale in ignem (nel fuoco) et dicendo:
Cos’ arda il cuore di Monna
cotale come fa questo pepe e questo sale nel mio amore,
e facendo inoltre altre malie e fatture
per procacciarsi l’amore delle femmine scrivendo
il nome di alcuni diavoli su foglie di pervinca
o di lauro, come Belzeb, Babul e Baldasar,
e facendo con esse foglie frittelle da dar da mangiare
alle donne da concupire»

L’eretica frittella 

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torta al salmone Elaborate_fish_pie

La salsa Cameline è un condimento della cucina medievale a base di zenzero. Era molto popolare e si diffuse in tutta Europa. Gli ingredienti erano le spezie macinate nel mortaio, come pepe africano o grani del paradiso (Aframomum melegueta), zenzero (Zingiber officinale), cannella (Cinnamomum verum), resina di mastice (Pistachia Lentiscus), pepe lungo (Piper longum). Il pane secco imbevuto d’aceto. C’è chi mette in dubbio l’uso dell’aceto nella ricetta per questa salsa medievale, sostenendo invece il verjuice come contributo acido.

I cibi afrodisiaci

Le liste di proscrizione degli ordini monastici, incrociate con le raccolte di rimedi e «segreti» per i debilitati e i frigidi (il ricettario di Caterina Sforza, per esempio), ci consentono di redigere il catalogo degli alimenti considerati afrodisiaci nel Medioevo, come anche in età rinascimentale e barocca. Erano ritenuti risuscitatori della carne tutti i cibi «caldi», «ventosi» e «duri da digerire»: tra i vegetali, i ceci, le fave, le cipolle, i porri, i cavoli, le melanzane, le castagne, i pinoli, le mandorle, i fichi secchi, i tartufi, che «aumentano lo sperma e l’appetito del coito»; tra i pesci e affini, le ostriche, i granchi di fiume e le uova di tutti i pesci; tra i grassi, il burro. Particolarmente efficace era giudicato il cervello di qualsiasi animale, e la carne dei piccioni cotti nel vino e degli sfrenati passeri, capaci – secondo Aristotele – di «coire» ottantatré volte nel giro d’un’ora; erano reputati autentici toccasana, infine (e s’intende perché), i testicoli di toro e d’agnello, da cui in effetti specie se mangiati crudi è possibile assorbire una certa quantità di testosterone, i «granelli» di gallo (“ch’ ancora non calcano le galline”) e il membro del cervo. Un cenno meritano anche il frumento e il mais, o meglio ancora la polenta, di cui solo recentemente sono state ipotizzate potenziali qualità afrodisiache. Proprietà stimolanti, legate probabilmente al loro effetto blandamente irritante sulle vie urinarie e sull’intestino, sono ancora riconnesse a molte spezie, tra cui il pepe e la noce moscata. Secondo la magia erano afrodisiaci  i genitali d’animali e i cibi che nella forma rassomigliando a falli o testicoli.
Durante il Medioevo la categoria degli stimolanti erotici si arricchì soprattutto delle spezie. Dopo la scoperta dell’America, dal XVII sec. si iniziò ad attribuire una valenza afrodisiaca anche a pomodori, patate, peperoncini e soprattutto al cacao.

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Ricette magiche e afrodisiache

Anonimo veneziano – Libro di cucina del XIV secolo

Savor Foco de Drago
Savore rinforzato perfetto.
Prendi garofali, cinamo, zenzero, noxelle pellate;
suso cenere calda e un pocho de molena de pan e zucharo: pesta queste cosse insieme un pocho e maxena con aceto; e questo si è bono savore con zaschuno rosto.
100 gr. di nocciole, poca mollica (molena) di pane bianco ammollata in aceto, polvere di chiodi di garofano, cannella, zenzero e un cucchiaio di zucchero. Si pesta tutto nel mortaio e si aggiusta di sale.

L. Pastero di pipioni
Pasticcio di piccioni al vino
Toy li pipioni e fali alessare e smembrali o voy intriegi; poi face le croste de pastero e meti dentro li pipioni con specie dolze e pignoli e fete de lardo e vino agro. Se l’è tempo, falo choxere, e py ch’è cocto metili agresta dentro ed è bono perfecto.

LXXXVII. Savore de gambari
Çadelo,zoè el savore de gamberi. Toy li gambari e lessali e trane fora le code monde poy pestalli tuto l’altro e mitige un poco d’aqua, poy lo colla. Toy un pocho de herbe bone e toy rossi de ovi e mandole overo molena de pane e pista ben in mortaro e distempera con agresta; mitige uno pocho d’aqua sì che non sia acetoso e mitige specie dolze e forte e olio, ficili code e mitili in quello savore che ty ay fato e fa bollire quando te pare.
Salsa specifica per arrosti di pesce. Servono due tuorli, mollica di pane ammollata in agresto (30 gr.), 80 gr. di mandorle tritate, prezzemolo e salvia. Si aggiunge un bicchiere diacqua, sale e un cucchiaio di olio e si fa cuocere per una decina di minuti mescolando. Quando si sarà formata una bella cremina, si aggiunge una decina di code di gamberi lessati e tritati.

XCVII. Torta de gambari vantagiata
Torta di gamberi di ottima qualità
Toy li gambari, alessi e trane le polpe delle code e toy arquante herbe bone e bati ben e miti con questo batuto brodo de amandole e specie fine e uva passa e de questo batuto fay torta sutille entro do croste e de sopra vuole essere potente de specie dolze e de uva passa e dentro vole essere ben zalla.

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Miscuglio di Venere
Toy de pevere onza una e una de cinamo e una de zenzevro e mezo quarto de garofali e un quarto de zafferano.

Un miscuglio di spezie, perfetto da aggiungere ad ogni pietanza dolce o salata, per accendere i sensi: pepe, peperoncino, zenzero, cannella, chiodi di garofano e zafferano. Con queste spezie si aromatizzavano le caramelle d’orzo che servivano ad attirare l’attenzione delle dame; Si aggiunge un pizzico del miscuglio di Venere prima di stendere il caramello.

Nettare di ciceri (ceci)
Un documento medioevale dedicato agli afrodisiaci indica questa ricetta davvero sorprendente per i maschi in buona salute.
“Fai ammorbidir de ciceri in latte. Lasciali ai raggi de lo sole per giorni tre (in assenza de lo sole, lasciali per tutta la notte in tiepido forno). Aggiungi cipolla trita finemente e impasta con le mani. Modella gnocchi che frigger dovrai ne lo strutto di porco. Cospargi alfine il preparato con miele. Mangiandone ogni mattina sodisfar potrai 100 dame”.

Le bevande nel Medioevo

Le bevande erano, sulla tavola dei ricchi, in bottiglie di vetro o in brocche metalliche e si servivano in metallo prezioso, di vetro o di legno decorato. Nel Medioevo e nel Rinascimento erano considerate afrodisiache alcune bevande eccitanti, toniche o corroboranti a base di erbe.

Idromele.  La bevanda degli Dei per la “Luna di miele”
è una bevanda alcolica prodotta dalla fermentazione del miele.
Appartiene alla mitologia dei popoli della Scandinavia l’idromele magico, bevanda prediletta dal dio germanico Odino. Realizzata con miele e sangue, donava grande sapienza a chi la beveva. In ogni epoca ci furono filtri d’amore; il più noto è quello che lega, nei poemi cavallereschi, Tristano e Isotta, uniti in una passione proibita.

Tristano e Isotta bevono la pozione di D. G. Rossetti (1867)

Era tradizione, in molte parti d’Europa, che alle coppie appena sposate fosse regalato idromele sufficiente per la durata di un mese lunare. Tale dono veniva fatto come incentivo alla procreazione dato che si era perfettamente a conoscenza del fatto che la bevanda fosse alcolica e, in quanto tale, erano note le sue caratteristiche di tonico/energetico. In questo modo quindi la giovane coppia avrebbe avuto “energia” sufficiente per affrontare i loro primi rapporti sessuali. Ai tempi della nascita di questa bevanda (considerando che ne è stata provata la presenza nell’antico Egitto si parla di almeno 2000 anni prima di Cristo) lo scandire del tempo non era regolato dai mesi del calendario gregoriano ma dalle fasi lunari. Un mese lunare corrisponde ad un periodo di tempo di quasi un mese del calendario gregoriano. La locuzione “luna di miele”, deriva proprio dal fatto che per la durata di una luna la coppia si godrà il consumo di questa bevanda.
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Acquarosa di Leonardo

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Ippocrasso.

Menù medievale ai sapori d’ Oriente con pollo al curry e riso pilaf

Di Mentnafunangann – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7486998Di Dante Gabriel Rossetti – http://www.gutenberg.org/ebooks/22053, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12873134