insalata di trippa fagioli

Salada ‘d tripa e faseuj, insalata di trippa e fagioli

Ricetta in dialetto. “Piemonte in bocca” 1978

Insalata di trippa e fagioli
(Antica ricetta della «Confraternita dla Tripa» di Moncalieri. Sessione della Famija Moncalereisa)

Per 4 persone fate cuocere 300 gr. di trippa e tagliatela a striscioline sottili e non troppo lunghe. Mettetela in una insalatiera con 100 gr. di fagioli bianchi di Spagna ben lessati. Condite con olio, limone, sale, pepe e una manciata di prezzemolo tritato. Mescolate con cura e servite a tavola.

In Piemonte esistono varianti del piatto, come “cipolla e fagioli” oppure il salame di trippa di Moncalieri con fagioli:

  • La trippa di Moncalieri trae forse le sue origini dalle usanze galliche tra le quali vi era quella di preparare salsicce insaccando varie parti di stomaci animali. L’innovazione introdotta a Moncalieri fin dal Medioevo fu quella di comprimere la trippa in modo da ottenere un insaccato decisamente più consistente di una salsiccia ed assimilabile ad un salame. La documentazione storica pervenuta attesta come la produzione della trippa di Moncalieri fosse già nota nel 1400. La città di Moncalieri era sede di un importante foro boario nei pressi del quale venivano macellate grandi quantità di animali ed era quindi un luogo di elezione per la lavorazione e la trasformazione di carni e frattaglie.

Trippa_di_moncalieri

Di F Ceragioli – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25080340
trippa milanese busecca

Busecca (büšèca) milanesa con trippa e fagioli cioè la Trippa in umido alla milanese

In alternativa, questa specialità della cucina povera lombarda, può essere considerata una zuppa, un piatto unico o una pietanza. Rosolate per dieci minuti le trippe miste degli stomaci di vitello in un soffritto di burro, lardo, cipolla, sedano a pezzetti, carote a fettine e salvia, si aggiunga acqua, un pezzo di coda di manzo, pomodoro e fagioli borlotti. Due ore e mezzo di cottura con coperchio, a fuoco lento lasciando riposare alla fine per potere “schiumare” (sgrassare); servire con abbondante formaggio grattugiato. Una variante: foliolo coi borlotti, foijoeu cont i borlott.
Ed ecco qui la ricetta per come fare la Trippa milanese

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Ingredienti e dosi

800 g di trippa di vitello, 50 g di pancetta a cubetti, 250 g di fagioli in scatola, 150 g di pomodori pelati, 400 ml di brodo di carne, 100 ml di vino bianco, Parmigiano grattugiato q.b, 1 sedano, 1 carota, 1 cipolla, Olio extravergine d’oliva q.b, Pepe q.b, Sale q.b.

Preparazione

Lavate accuratamente la trippa sotto l’acqua corrente e mettetela in una pentola colma d’acqua a sbollentare per 15 minuti, dopodiché scolatela e tagliatela a fettine sottili. Affettate finemente la cipolla e fatela rosolare in una padella con tre cucchiai di olio. Lavate il sedano e la carota, raschiate quest’ultima e tagliate entrambi gli ortaggi a tocchetti piccoli, dopodiché aggiungeteli nella padella, insieme alla pancetta.

Unite la trippa e i pomodori, salate, pepate e sfumate con il vino bianco. Alzate la fiamma al massimo per 1 minuto in modo da far disperdere l’eccesso di alcool, dopodiché rimettetela al minimo e unite due mestoli di brodo. Fate cuocere per circa 45 minuti a fuoco moderato e, di tanto in tanto, mescolate.

Quando mancano 10 minuti alla fine della cottura unite i fagioli e regolate di sale e pepe. Spegnete il fornello, trasferite la trippa nelle cocotte individuali e spolverate ciascuna porzione con un’abbondante manciata di parmigiano grattugiato.

Accorgimenti:

Qualora vi accorgeste, durante la cottura, che la trippa tende ad asciugarsi eccessivamente, aggiungete un mestolo di brodo.

Vino

Accompagnate la trippa con un buon bicchiere di vino rosso corposo, come il Barbera o il Nebbiolo, il Rosso dell’ Oltrepò Pavese, il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese o il Barbacarlo dell’Oltrepò pavese

 E’ un piatto della tradizione che andava consumato la notte di Natale.

  • Trippa.jpgI principali ingredienti della “büšèca”. Di Lucarelli – Opera propria, Pubblico dominioBusecca (büšèca) milanesa con trippa e fagioli
Lampredotto (o trippa) in umido

Lampredotto (o trippa) in umido, ricetta di Artusi

Avete mai mangiato un panino con il “LAMPREDOTTO” ?.
Solo se siete stati a Firenze l’avete potuto mangiare. A Firenze è una cosa tipica con radici antiche, quando Trippa, Testina, Poppa e Zampa di vitello mettevano a disposizione della povera gente un po’ di proteine a buon mercato. I fiorentini hanno sempre fatto di necessità virtù ed hanno saputo utilizzare questi prodotti per preparare delle gustosissime pietanze. In tutte le piazze di Firenze c’è il banchino del Trippaio, dove i fiorentini, ma ora anche i turisti, possono gustare un bel panino con il Lampredotto, condito con salsa verdi e o salsa piccante. Il lampredotto è una delle parti dello stomaco dei bovino (ruminanti), la parte più compatta e più magra, cotta in un brodo al quale si aggiungono tutti gli odori e del pomodoro. Il Trippaio ne tira fuori un pezzo dal pentolone sempre in caldo lo tagliuzza sopra il tagliere e lo mette nel panino metà del quale viene inzuppato nel brodo, sale, pepe, salsa verde o piccante, un bicchiere di Chianti e buon appetito.

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₃₃₁ TRIPPA COL SUGO

«La trippa, comunque cucinata e condita, è sempre un piatto ordinario. La giudico poco confacente agli stomachi deboli e delicati, meno forse quella cucinata dai Milanesi, i quali hanno trovato modo di renderla tenera e leggiera, non che quella alla côrsa che vi descriverò più sotto.

In alcune città si vende lessata e questo fa comodo; non trovandola tale, lessatela in casa e preferite quella grossa cordonata. Lessata che sia, tagliatela a strisce larghe mezzo dito ed asciugatela fra le pieghe di un canovaccio. Mettetela poi in una casseruola a soffriggere nel burro e quando lo avrà tirato, aggiungete sugo di carne o, non avendo questo, sugo di pomodoro; conditela con sale e pepe, tiratela a cottura più che potete e quando siete per levarla, gettateci un pizzico di parmigiano.»

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Lampredotto (o trippa) in umido
 Lampredòtto sm.
Piatto a base di un particolare tipo di trippa venduto specialmente presso le bancarelle dei trippai; viene servito, anche come imbottitura di panino, lessato e condito con sale e pepe (e l’eventuale aggiunta di salse). GB Quella parte delle budella degli animali da macello che si dà specialmente a mangiare ai gatti I’ lampredotto l’era… coso, bono i’ lampredotto! L’è bono ancora! L’è la parte dell’intestino, la pancia, ’nsomma. I’ lampredotto l’è un coso, l’è un…una parte della trippa. Capito? Dell’intestino. (R: Si dà ai gatti?) No, no, si mangia noi. E bono, anche. Lampredotto, centopelle, trippa… Uh! I’ lampredotto, la un l’ha ma’ mangiato’? Da Nerbone [noto rivenditore di panini con lampredotto situato all’interno del Mercato Centrale di Firenze] È una bellezza! Ora è un po’ caldo magari… (R: qui c’è scritto che si dà ai gatti): quello, quello ognuno può dì icché vole! Ora, i’ lampredotto ora non lo consiglierei, uno non l’apprezza perché ora è caldo – no? – perché questi son mangiari, questi lampre, da mangialli d’inverno, quand’è freddo – no? – così: Mi dà un panino coi’ lampredotto? (Il venditore) Tira su dalla pentola che bolle, bruum, arriva questo qui, co una mano gli leva la midolla ai’ panino: Sale e pepe? / Sì. Da leccass’ i baffi. È l’ultima parte dell’intestino tenue.
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Le cronache parlano delle “trippe” già nel Quattrocento, raccontando di botteghe fumose, a pochi passi dall’Arno, dove si bollivano e si vendevano le interiora per pochi centesimi. A quei tempi la parola “fame” aveva un significato; trippa e lampredotto rappresentavano una concreta risposta ai brontolii dello stomaco. Proteine a buon mercato che il popolino nel corso dei secoli rese più appetibili e gustose elaborando ricette fantasiose.
Ma anche in Lombardia, a Roma al Testaccio la trippa è regina delle tavole popolari. Poi i nostri vanno in giro per il mondo e influenzano anche le cucine locali. El mondongo diventa la sintesi della trippa in SudAmerica. A Firenze, un discorso a parte meritano trippa e lampredotto.
«Quelle trippe che a nominarle io vengo meno», scriveva Francesco Becucci, detto il Coppetta, nel suo libro In lode dell’Hosteria. Vecchie osterie fiorentine dai nomi pittoreschi come «Beppe Sudicio», «Gigi Porco» che esponevano menu ante litteram, cartelli alla semplice, scritti a zampa di gallina su carta gialla: «Venerdì-baccalà e Sabato-trippa». Un piatto di trippa e zampa te lo serviranno sempre, così gustoso che a suo tempo scriveva Pietro Aretino: «Io credo che l’autore di tal cose sia un fiorentino […] loro han capito tutti i punti con che la cocina invoglia lo svogliato».
by enotriawine.simplicissimus.it

File:Trippa alla fiorentina in piatto.jpg

Salada ‘d tripa e faseuj, insalata di trippa e fagioli

Busecca (büšèca) milanesa con trippa e fagioli cioè la Trippa in umido alla milanese

Menù per il PRANZO della GRAMOLATURA DELLA CANAPA in autunno

[[File:Trippa alla fiorentina in piatto.jpg|thumb|Trippa alla fiorentina in piatto]]