Torta di cachi con frutta secca ed amaretti

Torta di cachi con frutta secca ed amaretti

 

 Ingredienti per 4 persone

4–6 cachi, 400 gr. di farina, 200 gr. di zucchero, 150 gr. di burro, 2 uova, 100 gr. di mandorle, 100 gr. di noci, 100 gr. di amaretti sbriciolati,100 gr. di canditi, 80 gr. di cioccolato fondente a tocchetti, g. 100 di uvetta (ammollata in un poco di rhum), una bustina di lievito per dolci.

 Preparazione

 Pulite i cachi dalla buccia. Metteteli, poi, in una ciotola e schiacciateli bene con le mani. Aggiungete gli ingredienti, tranne i canditi, ed il lievito. Amalgamate bene il tutto ed infine aggiungete il lievito. Infine aggiungete il lievito.

Versate il composto in una tortiera imburrata del diametro di circa 30 cm. o foderata con carta da forno. Decorate con i canditi e qualche gheriglio di noce.

Cuocete in forno ben caldo a 200 gradi. Dopo 10 minuti portate la temperatura a 180 gradi e lasciate cuocere per altri 30-35 minuti circa. Fate la prova stecchino: infilate uno stecchino nella torta, se esce asciutto la torta è cotta.
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Vino

Chardonnay, Moscato, Soave, Prosecco.

Torta di cachi con frutta secca ed amarettiTorta di cachi 2

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Un consiglio

Cachi troppo maturi? Usateli per fare una maschera, 1 volta alla settimana, sulla pelle del viso. Risciacquate bene. E’ un segreto giapponese

Torta di caachi 1

Scorzette (d'arancia) candite alla maniera di Petronilla

Scorzette (d’arancia) candite alla maniera di Petronilla

Sotto i baffi sorrideva l’altro giorno mio marito quando, a fin di pranzo, ho voluto sbucciare io stessa, a ciascuno, l’arancia. E con che cura io andavo sbucciando i frutti! Ne ho tagliati prima i…due poli (il nord e il sud); ho incisi poscia, nella buccia e per il lungo, 5 meridiani e, infine, con un po’ della tanta pazienza mia, ho tolta ad ogni frutto la grossa buccia in 5 pezzi intieri. – Che ne vuoi fare – m’andavan chiedendo, fra sorrisetti ironici, il marito e persino i ragazzi – che ne vuoi fare di…bucce? Ed io? Io zitta; ché, in certi campi, ad ogni buon conto, è meglio saper mantenere un dignitoso riserbo fino a che sia stato ottenuto, in pieno, l’effetto vagheggiato.

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Che ne ho fatto? Ho messe le bucce in una scodellona d’acqua; le ho lasciate qualche ora in bagno rinnovandone però, di tratto in tratto, l’acqua; le ho poi distese su di un tovagliolo le ho fatte così asciugare; le ho poscia tagliate in listerelle alte circa 1/2 centimetro e lunghe 3; le ho messe su l’uno dei piatti della mia bilancia; sull’altro ho pesato altrettanto zucchero; ho versato lo zucchero in una casseruola; ho unito prima quel tantin d’acqua che è stato appena sufficiente a bagnar lo zucchero, e poscia le listerelle di buccia.
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Dal cassetto ho tolto quel tal cucchiaio di legno che tengo in serbo unicamente per rimescolare dolci; e con esso (messa la casseruola al fuoco) mescola e rimescola, finchè lo zucchero prima si è sciolto; poi ha cominciato a friggere; indi a bollire; e infine ad intrufolarsi, bollendo, dentro alle scorzette. Quando, dalla casseruola, tutto lo zucchero è sparito, e dentro non vi sono rimaste che le listerelle di buccia tutte impregnate di zucchero, l’ho capovolta su di un angolo del mio tavolo di marmo (se il piano ne fosse stato di legno avrei capovolta la casseruola su di un piatto); col cucchiaio ho distribuite in largo le scorzette; le ho lasciate raffreddare; e…

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E quando, il giorno appresso, nell’occasione del mio “grande ricevimento” marito e ragazzi han visto che il piatto dei miei biscotti cosparso delle mie scorzette candite, aveva un aspetto più che sciccoso…e quando le hanno assaggiate…e quando soprattutto, han sentita la moglie del notaio chiedermi in quale pasticceria le avessi acquistate…mi hanno lanciata un’occhiata!… Un’occhiata non suggerita certo dall’ironia. Quanto mi sono costate? Con il niente che costano le bucce e con quel che costano 2 etti di zucchero… Fate la prova e vi convincerete quanto economiche siano le dolcissime scorzette, allorchè vengono candite all’ultra economica, cioè in casa.

Altre ricette di Petronilla 1937
Petronilla, chi era?Ricette della Petronilla libri
  • PETRONILLA: svolse un ruolo importante negli anni delle ristrettezze economiche dovute alla guerra. Di fronte alla drastica riduzione dei beni alimentari disponibili, proponeva i suoi suggerimenti «sul modo di sbarcare il lunario mangereccio, consumando poco grasso, poco riso, poca pasta, poca farina e poco zucchero; spendendo pochetto ma….nutrendo bastevolmente»
 Scorzette (d’arancia) candite alla maniera di Petronilla
 Di David Adam Kess (Opera propria) [CC BY-SA 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], attraverso Wikimedia Commons
Persicata (conserva di pesche) alla maniera di Petronilla

Persicata (conserva di pesche) alla maniera di Petronilla

– Che scampanellata! Signora, chi mai può essere, a quest’ora? E la pulizia ch’è ancora da finire!… -Una visita così mattutina non può essere che della mia cara cognatina; corri, dunque, subito ad aprire! Era lei, difatti, lei – la cara cognata – sempre ansante per la fatica delle scale; sempre più grassa e rubiconda, ma pur sempre sorridente e frettolosa; era lei che, appena sprofondata in quella tal poltrona…- Cara Petronilla, tu vai insegnando alle tue amiche come riempire con barattoli e con bottiglie le credenze; ma però non hai pensato che siamo d’estate; che l’estate è la stagione delle pesche; e che se nel fresco autunno si può fabbricare e serbare cotognata, nel caldo estate si può fabbricare e serbare persicata.

E così… se non ti offendi… ecco: ti ho portata la ricetta ed un campione della persicata che nei giorni scorsi io stessa ho fabbricata. Ne ho riempito un barattolo di vetro; l’ho riposto fra vasi e bottiglie in credenza; e così, all’occasione… un buon dolcetto da offrire, sarà sempre pronto! “No, cara Petronilla, non mi trattengo; non ne ho il tempo! E, come sempre suole, la cara cognata mi ha lasciato subito, come si suol dire, in…asso! Ma… veramente squisita la sua persicata; e lesta anche a fare; e soprattutto di spesa relativa; sì che…se, al par di me, anche voi voleste averne un barattolo sempre in credenza…eccovene, tal quale, la ricetta che la cara cognata mi ha lasciata:

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Compera pesche mature; mettile in una pentola; coprile d’acqua; falle bollire per 2-3 minuti; toglile dall’acqua; lasciale raffreddare: Tappezza, con carta oleata, 2-3 tegami larghi e bassi. Pesa, vuota, una casseruola possibilmente di ferro smaltato ma che abbia lo smalto non ancora screpolato. Togli, alle pesche, pelle e noccioli (ti sarà facile poichè furono…scottate). Setacciale un po’ alla volta, schiacciandole con il fondo di un bicchiere su di un setaccio a larghe maglie; e raccogli il passato nella casseruola che di tratto in tratto rimetterai sulla bilancia per assicurarti del peso esatto della polpa che dovrà essere o di 1, o di 1/2 kg. Poni la casseruola a fuoco basso; e mescola di continuo con cucchiaio di legno. Quando il passato bollirà, aggiungi gr. 800 (o 400) di zucchero.

Fa’ bollire, sempre mescolando, ancora per 15 minuti. Versa subito nei tegami in modo d’averne, in ognuno, uno strato alto 1 cm. circa. Ricopri con veli (a riparo delle mosche) e poni i tegami in ambienti arieggiati. Il giorno appresso capovolgi i tegami; togli alla persicata (ormai indurita) la carta oleata; e rimettila, capovolta, all’aria.
Tagliala, prima che sia completamente asciutta, in rettangoletti; inzuccherali; lasciali ben asciugare; assaggiane uno; fanne assaggiare un altro; riponi in un barattolo di vetro (o in scatola di latta) tutti i rimasti; metti in credenza; e chiudi con la chiave, se non vuoi che, dopo pochi giorni, della buona persicata, in famiglia rimanga il dolcissimo ricordo soltanto”.

Ricette della Petronilla libri

NdR: La persicata è una specialità della zona di Brescia e il nome deriva da “persech” (pesche). Secondo la leggenda, sarebbe stata inventata da una madre che, per far gustare le pesche del suo paese, Collebeato, al figlio in guerra le spediva in forma di barrette di gelatina.

“Altre ricette di Petronilla” 1937

 Persicata (conserva di pesche) alla maniera di Petronilla
  • Come STACCARE la marmellata dal tegame: occorre grasso non salato. Fatelo riscaldare. La parte bruciata si staccherà in una sola pellicola, lasciando intatta la superficie della casseruola.

Petronilla, chi era?

Plumcake con canditi e cioccolato

Plumcake con canditi e cioccolato

 

Ingredienti e dosi 

500 gr. di farina 00 (se preferite: 300 gr. di farina e 200 gr. di fecola di patate), 4 uova, 1 bustina di lievito per dolci, 200 gr. di burro a temperatura ambiente, 150 gr. di cioccolato fondente a tocchetti (o pezzetti di uova di Pasqua), 100 gr. di canditi assortiti, 200 gr. di zucchero bianco, un bicchiere di latte, 2 bicchierini di cognac o brandy, aroma di mandorla, un pizzico di sale, zucchero di canna, zucchero a velo, confettini colorati.

Preparazione

Accendete il forno a 200 gradi. Passate i canditi nella farina così non andranno a fondo durante la cottura. Ammorbidite il burro e mescolatelo allo zucchero; unite la farina con il lievito e rimestate.
Aggiungete le uova, il latte, i tocchetti di cioccolato (che in cottura non si squaglieranno eccessivamente), i canditi infarinati, il pizzico di sale, i due bicchierini di cognac, l’aroma di mandorla e impastate bene tutti gli ingredienti.

plumcake canditiplumcake canditi (3)Plumcake con canditi e cioccolato (3)Plumcake con canditi e cioccolato (2).

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.Ungete uno stampo da plum cake (o foderatelo con carta da forno) e riempitelo con il composto ottenuto. Spolverate la superficie con abbondante zucchero di canna, un po’ di zucchero bianco ed i confettini: cuocendo, si formerò una golosa crosticina. Mettete lo stampo nel forno già caldo a 200 gradi per 45 minuti circa o fin quando infilzando uno stecchino al centro, lo stecchino stesso uscirà asciutto. Non aprite il forno prima che siano passati 30 minuti per evitare che il dolci si sgonfi.

Lasciate raffreddare, quindi spolverizzate la superficie con lo zucchero a velo ed i confettini colorati.

Vino

Prosecco Superiore di Valdobbiadene (Veneto), Albana di Romagna .

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plumcake canditi (2)
Plumcake con canditi e cioccolato

 


 

buccellato toscano lucca

Buccellato toscano

 Dolce tipico prodotto dall’antica pasticceria Taddeucci dal 1881 in Piazza San Michele a Lucca – Camelia.boban

Il buccellato è una ciambella dolce di tipo casalingo tipico della regione Toscana ed in particolare della città di Lucca. È morbido e fragrante ed è per questo che viene venduto fresco, lo stesso giorno di produzione ed incartato al momento della vendita. Si possono trovare varianti non troppo fedeli all’originale, ma il vero buccellato lucchese è fatto con farina, zucchero, anici e uva passa. Si consuma con vino, Vin Santo, panna e caffè, ricotta e rhum. Si produce dalla fine dell’Ottocento.
Nella cucina toscana non ci sono dolci troppo pasticciati o ricchi di creme, è più facile trovare torte asciutte e semplici o biscottini secchi e leggeri da accompagnare col vino, con il tè o con il caffè e latte.

La ricetta della Pasticceria dall’antica pasticceria Taddeucci dal 1881 in Piazza San Michele a Lucca

Tempi approssimativi: preparazione: 20 minuti – lievitazione: 1 ora – cottura: 45 minuti

Ingredienti per 4 persone

500 g di farina, 125 g di zucchero, 20 g di lievito di birra, un cucchiaio di semi di anice, 125 g di uvetta sultanina, 2 uova, 2 bicchieri di latte, 50 g di zucchero e 1 albume per lucidare la superficie, noci in proporzione.

        
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Preparazione

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Vino

Vin Santo (Toscana) servito a 10°, Moscato d’Elba (Toscana) servito a 12°, Asti Spumante (Piemonte) a 7°

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Buccellato_di_Lucca_Taddeucci_01.jpg
panettone natale

Panettone di Natale

Panettone is a type of sweet bread loaf originally from Milan, usually prepared and enjoyed for Christmas and New Year in Italy

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Il Panettone,
in lombardo panatone o panatton, è un tipico dolce milanese, associato alle tradizioni gastronomiche del Natale ed ampiamente diffuso in tutta Italia. Il panettone tradizionale lombardo è notoriamente quello alto, ma esiste anche la variante bassa e larga, piemontese, detta Galup.

 

Ingredienti panettone.jpg

Generalità
Tipicamente ha una base cilindrica di 30 cm di altezza che termina in una forma a cupola. Basi ottagonali o a sezione a forma di stella sono più comuni per il pandoro. È ottenuto da un impasto lievitato a base di acqua, farina, burro, uova o anche tuorli, al quale si aggiungono frutta candita, scorzette di arancio e cedro in parti uguali, e uvetta. Il risultato è comunemente denominato panetton candìo.
Il panettone nasce a Milano ai tempi di Ludovico il Moro (1452 –1508), e ancora oggi è prodotto secondo la ricetta di 500 anni fa. A Milano fino al 900 erano in moltissimi tra fornai e pasticceri a produrre il panettone, oggi però le grandi ditte industriali di panettoni sono dislocate in tutta Italia, mentre a Milano rimangono ancora tanti artigiani che producono un panettone secondo la ricetta tradizionale.

 

 Il Panettone attraverso i secoli
Pietro Verri narra di un’antica consuetudine che nel IX secolo animava le feste cristiane legate al territorio milanese: a Natale la famiglia intera si riuniva intorno al focolare attendendo che il pater familias spezzasse “un pane grande” e ne porgesse un pezzo a tutti i presenti in segno di comunione. Nel XV secolo, come ordinato dagli antichi statuti delle corporazioni, ai fornai che nelle botteghe di Milano impastavano il pane dei poveri (pane di miglio, detto pan de mej) era vietato produrre il pane dei ricchi e dei nobili (pane bianco, detto micca). Con un’unica eccezione: il giorno di Natale, quando aristocratici e plebei potevano consumare lo stesso pane, regalato dai fornai ai loro clienti. Era il pan di scior o pan de ton, ovvero il pane di lusso, di puro frumento, farcito con burro, miele e zibibbo. Alla fine del Settecento si verificò una novità inattesa: la Repubblica Cisalpina s’impegnò a sostenere l’attività degli artigiani e dei commercianti milanesi favorendo l’apertura dei forni, mondo di delizie in cui guizzavano indaffarati i prestinee, e delle pasticcerie, regno incantato degli offelle. Nel corso dell’Ottocento, durante l’occupazione austriaca, il panettone diventò l’insostituibile protagonista di un’annuale abitudine: il governatore di Milano, Ficquelmont, era solito offrirlo al principe Metternich come dono personale. La ricetta del panettone viene ripresa da Angelo Vergani nel 1944, fondatore della Vergani, azienda che ancora oggi produce il panettone a Milano.
Il poeta Graziano Pastori, uno dei più apprezzati poeti milanesi del ’900, cita il panettone Vergani in una delle sue poesie: La parabola del Natal (..)

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Varianti
L’industria ed i laboratori artigianali hanno proposto, negli ultimi vent’anni, numerose variazioni sul tema “panettone”: glassato, senza canditi o uvetta, ripieno di crema, gelato o cioccolato per citare solo le più apprezzate. Viene anche esportato come dolce simbolo del Natale in moltissimi paesi.
Wikipedia

panettone farcitopanettone ripieno (2)panettone ripieno farcito

Panettone di Natale
 2″Ingredienti panettone” di Pasticceria Cucchi dal 1936 – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 4.0 tramite Wikimedia Commons 3″Homemade panettone with bread machine, December 2010 (5232148128)” di N i c o l a from Fiumicino (Rome), Italy – Homemade Panettone with bread machine – IMG_8388Uploaded by Mindmatrix. Con licenza CC BY 2.0 tramite Wikimedia Commons Panettone – Nicolettone 2017 – IMG 7092 (31752504105).jpg [[File:Nicol-Ettone 2011 edition – IMG 2261 (6527569819).jpg|Nicol-Ettone_2011_edition_-_IMG_2261_(6527569819)]]
Pagnotta dolce Pasquale

604 Panettone Marietta dell’Artusi

La Marietta è una brava cuoca e tanto buona ed onesta da meritare che io intitoli questo dolce col nome suo, avendolo imparato da lei.

  • Farina finissima, grammi 300.
  • Burro, grammi 100.
  • Zucchero, grammi 80.
  • Uva sultanina, grammi 80.
  • Uova, uno intero e due rossi.
  • Sale, una presa.
  • Cremor di tartaro, grammi 10.
  • Bicarbonato di soda, un cucchiaino, ossia grammi 5 scarsi.
  • Candito a pezzettini, grammi 20.
  • Odore di scorza di limone.
  • Latte, decilitri 2 circa.

D’inverno rammorbidite il burro a bagnomaria e lavoratelo colle uova; aggiungete la farina e il latte a poco per volta, poi il resto meno l’uva e le polveri che serberete per ultimo; ma, prima di versar queste, lavorate il composto per mezz’ora almeno e riducetelo col latte a giusta consistenza, cioè, né troppo liquido, né troppo sodo.

Versatelo in uno stampo liscio più alto che largo e di doppia tenuta onde nel gonfiare non trabocchi e possa prendere la forma di un pane rotondo. Ungetene le pareti col burro, spolverizzatelo con zucchero a velo misto a farina e cuocetelo in forno.

Se vi vien bene vedrete che cresce molto formando in cima un rigonfio screpolato.

È un dolce che merita di essere raccomandato perché migliore assai del panettone di Milano che si trova in commercio, e richiede poco impazzamento.

Vino

Albana dolce o amabile di Romagna, Bianco dei Colli Maceratesi (Marche), Moscato, Asti spumante (Piemonte), Vin Santo (Toscana), Marsala superiore (Sicilia)