Pasta con germogli di pungitopo

Pasta con germogli di pungitopo

I teneri germogli (turioni) del pungitopo (bruschi, brusco, brusasorzi, spinapulici, asparago pazzo, piccasorci, punziratti, erba cocca, bruscolo, frascina), la caratteristica piantina sempreverde con la tipica bacca rossa (da non confondere con l’agrifoglio), si trovano alla base delle piante nel periodo primaverile nelle stesse zone degli asparagi e sono molto gustosi utilizzati per diverse preparazioni: pasta, risotto, frittata, crostata salata, in insalata, sott’olio.

 Ingredienti e dosi per 4 persone
  • 280 gr. di pasta (mafalde (io ho usato quelle corte), tagliatelle, strozzapreti).

per il sugo:

  • 400 gr. di germogli di pungitopo,
  • 200 gr. di mortadella a cubetti (o prosciutto cotto),
  • parmigiano grattugiato,
  • 4 piccoli porri,
  • 1 noce di burro,
  • sale e pepe.

pungitopo 0

Preparazione

 Lavate bene i germogli di pungitopo, eliminate la parte dura dei gambi, tagliate le punte, tritate grossolanamente il pezzo restante e passatene una parte al mixer.
In una padella capiente rosolate i cubetti di mortadella (o prosciutto cotto) nel burro, aggiungete i porri tritati e fateli dorare, quindi unite i gambi del pungitopo tritati, le punte e la crema ottenuta dai gambi passati al mixer; salate e pepate, quindi portate a cottura (9-10 m.).

Nel frattempo lessate la pasta in abbondante acqua salata, poi scolatela e versatela nella padella con il sugo; amalgamate il tutto e condite con una manciata di parmigiano grattugiato.

Vino 

Trebbiano di Romagna, Verdicchio delle Marche, Chardonnay (Valle d’Aosta), Pinot Grigio (Friuli), Soave (Veneto).

pasta pungitopo

Ricette con erbe di campo spontanee

mezze-penne-con-asparagi-selvatici-di-bosco-L-Ing4b1ortiche come pulire.

.

.

.

Risotto con germogli di pungitopo

Crostata di germogli di pungitopo e strigoli (Silene vulgaris) con mozzarella di bufala campana

 Pasta con germogli di pungitopo
Pesto di rucola e mandorle

Pesto di rucola con noci o mandorle

In questi giorni mi è stata regalata così tanta rucola che ho pensato di fare come “la cuciniera del 1893″ che, in mancanza del basilico, consigliava di usare maggiorana e prezzemolo per il pesto alla genovese. Ho, allora, preparato un gustosissimo Pesto di Rucola e, una parte l’ho surgelata, e l’altra l’ho messa in frigo (in vasetti di vetro), perchè si conserva benissimo almeno una settimana.
Questa deliziosa salsa la utilizzerò per condire la pasta, o per insaporire il pesce, il bollito e l’insalata mista, o per profumare tartine, crostini e crostoni.

La ricetta è facilissima e veloce, occorreranno circa 5 minuti di preparazione.

Ingredienti e dosi per 400 gr. di pesto
  • 100 gr. di rucola,
  • 150 gr. di olio evo,
  • 1 spicchio d’aglio (facoltativo),
  • 50 gr. di parmigiano
  • 50 gr. di pecorino.
  • 50 gr. di mandorle pelate (o noci o pinoli).

Preparazione

Lavate bene ed asciugate la rucola, mettetela nel bicchiere del mixer e unite gli altri ingredienti. Frullate.

Busiate trapanesi integrali Bio al pesto di rucola Le busiate sono una pasta fatta in casa tipica siciliana. Vengono attorcigliate ad un ramo di buso (che è il fusto della disa o saracchio), da questo deriva il loro nome. Tradizionalmente venivano consumate condite con salsa di pomodoro fresco, il cosiddetto pizzutello, accompagnata da melanzane o zucchine fritte, o anche da pesce fritto (ritondo, menola, cicerello).

pesto rucola pasta (2)_tn

Pesto di rucola e mandorle

File: Salsa alla crema di pollame, 2006.jpg

Di Katrin Gilger – Pesto, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=89958547
pasta arrabbiata 1

Pasta all’ arrabbiata, un piatto velocissimo e gustoso

 Penne all’arrabbiata

.

Sulle tavole degli anni ’80 c’era un tripudio di panna, maionese, checiap (proprio così), e salse grondanti colesterolo a non finire, in pieno edonismo reganiano. Uno dei primi piatti famosi in quegli anni è la pasta all’arrabbiata.

L’arrabbiata è un condimento per la pasta tipico del Lazio e in particolare di Roma.
Le penne all’arrabbiata sono un piatto della cucina povera italiana. Sembra che il nome derivi dalla presenza del peperoncino che, rendendo la pasta molto piccante e mangiandola, faccia diventare rossi proprio come quando ci si arrabbia.

Naturalmente ho cercato la ricetta nel mio solito sito di fiducia ed eccola qui:

Pasta all’ arrabbiata, un piatto velocissimo e gustoso

pasta arrabbiata 2

Ingredienti:
  • 400 gr. di penne rigate
  • Peperoncino q.b.
  • 400 gr. di pomodori maturi
  • 2 spicchi di aglio
  • Prezzemolo q.b.
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • Sale q.b.
 Preparazione:

Portate a bollore dell’acqua in una pentola capiente. Salatela e quindi buttate la pasta. Contemporaneamente mettete in un tegame gli spicchi di aglio con dell’olio extravergine di oliva e fateli cuocere a fuoco basso senza che diventino dorati. Aggiungete abbondante peperoncino tritato grossolanamente.
Eliminate l’aglio e, dopo aver lavato e tagliato a cubetti i pomodori, uniteli al peperoncino. Aggiustate di sale e lasciate cuocere per 5 minuti circa.
Scolate la pasta al dente e versatela nel tegame del sugo, ormai pronto. Distribuite sopra un’abbondante manciata di prezzemolo tritato, amalgamate il tutto e servite.

segue

Spaghetti all' arrabbiata.jpg

Pasta all’ arrabbiata
pasta alla norma

Come cucinare la Pasta alla “Norma”, la ricetta in dialetto siciliano

La pasta alla norma è un piatto tipico Catanese e della Sicilia orientale. E’ un omaggio a Vincenzo Bellini, autore dell’opera lirica “Norma”¹.

La storia narra che nel  1920  a casa del Pandolfini (attore) si svolse un pranzo dove vennero serviti degli spaghetti col pomodoro fresco, melanzane fritte e ricotta salata grattugiata e basilico. A quel pranzo partecipava il commediografo Nino Martoglio, che dopo avere assaggiato la pietanza si rivolse alla signora Saridda D’Urso, moglie dell’attore e creatrice del piatto, esclamando: “Signora Saridda chista è ‘na vera Norma”.
Il 26 Dicembre 1831 debutò alla Scala di Milano “Norma” di Vincenzo Bellini, il grande musicista catanese. L’interprete principale era il celebre soprano Giuditta Pasta (!).
«Casta Diva, che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante,
Senza nube e senza vel»
(Norma, Atto I)
I siciliani al gusto per la musica hanno sempre abbinato la passione per la buona tavola e così, mentre a Milano si festeggiava l’evento, a Catania si preparava  la “Pasta alla Norma”.
  • ¹ “NORMA”, Composta in meno di tre mesi dall’inizio di settembre alla fine di novembre del 1831, debuttò al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre dello stesso anno. Quella sera l’opera, destinata a diventare la più popolare tra le dieci composte da Bellini, andò incontro ad un fiasco clamoroso, dovuto sia a circostanze legate all’esecuzione (l’indisposizione della primadonna, il soprano Giuditta Pasta, nonché la tensione psicologica degli altri membri del cast), che alla presenza di una claque avversa a Bellini e alla Pasta. Non di meno l’inconsueta severità della drammaturgia e l’assenza del momento più sontuoso, il concertato che tradizionalmente chiudeva il primo dei due atti, spiazzò il pubblico milanese.
    Il soggetto, tratto dalla tragedia di Alexandre Soumet Norma, ossia L’infanticidio, è ambientato nelle Gallie, al tempo dell’antica Roma, e presenta espliciti legami con Medea. Fedele a questa idea di classica sobrietà, Bellini adottò per Norma una tinta orchestrale particolarmente omogenea, relegando l’orchestra al ruolo di accompagnamento della voce.
    L’opera, incentrata sulla protagonista, divenne il cavallo di battaglia di alcuni grandi soprani del passato, tra cui Maria Callas, Joan Sutherland e Montserrat Caballé. Tuttavia la poliedricità del personaggio e della sua vocalità – che spazia dal lirismo più puro alla coloratura e ad accenti di sconvolgente drammaticità – ne fanno uno dei ruoli più impervi per voce di soprano, tanto che l’opera è oggi più famosa che rappresentata. Wikipedia
La ricetta in dialetto siciliano (clicca sull’immagine per vederla ingrandita)
Pasta alla Norma-Cucina che vai, natura che trovi Ed Vespro (1979) ricette Siciliane

Cucinare la pasta alla norma

Ingredienti:
400 gr. di pasta corta, 2 melanzane, 200 gr. di polpa di pomodoro, 1 cipolla, basilico o 3 rametti di prezzemolo, 1 pizzico di peperoncino, Olio di semi q.b, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, Sale.

Preparazione:

  • Lavate le melanzane, sbucciatele e tagliatele a cubetti o affettatele sottilmente in senso trasversale. Mettetele in uno scolapasta con una manciata di sale per 30 minuti a spurgare, dopodiché sciacquatele sotto l’acqua corrente e asciugatele con un panno da cucina.
  • Fate scaldare abbondante olio di semi in una padella capiente e mettete a friggere le melanzane sino a quando diventano dorate e croccanti.
  • (Per rendere il piatto più leggero, cuocete le fette di melanzane in forno a 200 gradi per 15 minuti circa.)
  • In un tegame capiente fate soffriggere la cipolla tagliata finemente, insieme al peperoncino e tre cucchiai di olio d’oliva. Aggiungete le melanzane e la polpa di pomodoro, salate e fate cuocere a fiamma bassa per un quarto d’ora.
  • Nel frattempo fate cuocere la pasta in una pentola con abbondante acqua salata. Una volta pronta, scolatela al dente e unitela nella padella con le melanzane.
  • Mantecate con un mestolo di acqua di cottura, regolate di sale, decorate con il basilico o il prezzemolo fresco e servite in tavola.

melanzane farcite2melanzane farcite3melanzane farcite.5

.

.

.

.

Accorgimenti:

Per questa ricetta preferite una pasta corta e rigata come le mezze maniche, le pipe o i rigatoni.

pasta alla norma.

Sparkling Cocktail MIMOSA

foto “Pasta alla Norma (2563876877)” di Paoletta S. – Pasta alla NormaUploaded by bjs. Con licenza CC BY 2.0 tramite Wikimedia Commons Come cucinare Pasta alla Norma
Pasta_Puttanesca

Pasta alla puttanesca o Pasta alla bonne femme?

Italia vs Francia –
La ricetta della Pasta alla puttanesca si trova già nei libri di cucina di Vincenzo Corrado (Il cuoco galante del 1773) e di Ippolito Cavalcanti (Cucina teorico-pratica, del 1837), ambedue consigliavano l’uso dei Vermicelli. Altri ricettari della stessa epoca, definivano ” maccheroni alla marinara” una ricetta uguale alla odierna puttanesca.
Si preparava un sugo velocissimo con gli ingredienti quasi sempre presenti in tutte le cucine napoletane, tenuti a portata di mano, senza bisogno di perder tempo per acquistarli così le donne che preparavano questo veloce e gustoso sugo potevano impiegare il tempo risparmiato, in attività… più allegre!
E’ un primo piatto tipico della cucina napoletana e viene volgarmente detta anche, “Aulive ‘e chiapparielli” (olive e capperi). La primogenitura se la contendono Ischia, Capri e Positano. Nella puttanesca originale non vanno utilizzate né alici né prezzemolo. Esistono comunque un’infinità di varianti, come quella Laziale dove sono presenti le acciughe.
La ricetta della Pasta alla bonne femme è simile alla puttanesca, ma più elaborata e raffinata, dai sapori meno decisi.

Timpano di Vermicelli di magro e vermicelli con pomidoro. Ricette di Ippolito Cavalcanti, cuoco, 1837

 Ingredienti per 4 persone
  • 360 gr. di pasta (penne, vermicelli, spaghetti, linguine, maccheroni ecc.),
  • 150 gr. di olive nere di Gaeta e verdi denocciolate,
  • 4 acciughe,
  • 1 spicchio d’aglio,
  • 1 manciata di capperi sotto sale,
  • salsa di pomodoro,
  • prezzemolo,
  • peperoncino,
  • olio evo,
  • sale.
Preparazione

Fate un trito di aglio e prezzemolo. Tagliate a fettine le olive e i capperi.
In una padella capiente mettete le acciughe nell’olio e quando saranno sfatte aggiungete il trito di prezzemolo e aglio, i capperi e le olive. Fate soffriggere, quindi versate la salsa di pomodoro e il peperoncìno. Mescolate e cuocere per una decina di minuti, continuando a mescolare.
Lessate al dente la pasta, scolatela e versatela nel sugo. Fate insaporire mescolando bene. Distribuite foglie di prezzemolo fresco.

 Vino

Bianco: Falanghina dei Campi Flegrei (Campania), Fiano di Avellino (Campania),Rosso: Aglianico del Vulture (Basilicata), Negramaro (Puglia), Lambrusco giovane (Emilia).

File:Spaghetti alla Puttanesca - detail.JPG

  •  ¹Sul singolare nome esistono varie possibili interpretazioni.
    Arthur Schwartz riporta quanto segue circa questo piatto:
    « … Per quanto riguarda la sua origine etimologica, (il termine puttanesca) è stato oggetto degli sforzi di immaginazione di molti studiosi, che hanno tentato in ogni modo di trovare la soluzione all’enigma. Alcuni dicono che il nome di questa ricetta derivò, all’inizio del secolo, dal proprietario di una casa di appuntamenti nei Quartieri Spagnoli, che era solito rifocillare i propri ospiti con questo piatto, sfruttandone la rapidità e facilità di preparazione. Altri fanno riferimento agli indumenti intimi delle ragazze della casa che, per attirare e allettare l’occhio del cliente, indossavano probabilmente biancheria di ogni tipo, di colori vistosi e ricca di promettenti trasparenze. I tanti colori di questo abbigliamento si ritroverebbero nell’omonima salsa: il verde del prezzemolo, il rosso dei pomodori, il viola scuro delle olive, il grigio-verde dei capperi, la tinta granata dei peperoncini.
    Altri sostengono che l’origine del nome sia da attribuire alla fantasia di una ragazza di vita Yvette la Francese , che si ispirò alle proprie origini provenzali. Yvette, probabilmente, non era dotata solo di fantasia, ma anche di senso dell’umorismo e di un’ironia alquanto caustica, che forse sfruttò per celebrare, attraverso il nome di questo piatto, la professione più antica del mondo. … »
Jeanne Carola Francesconi riporta invece una versione diversa:
« … Questi maccheroni, sebbene più ricchi dei loro parenti, si chiamavano alla marinara. Ma subito dopo la seconda guerra mondiale, a Ischia, il pittore Eduardo Colucci, non so come né perché, li ribattezzò con il nome con cui oggi è generalmente conosciuto.
Colucci, che viveva per gli amici, d’estate abitava a Punta Molino – in quel tempo uno degli angoli più pittoreschi di Ischia – in una rustica e minuscola costruzione; camera con cucinino e un terrazzo in mezzo al quale si innalzava un albero di ulivo. Oltre ai consueti più intimi amici, sfilavano sulla sua terrazza le più svariate personalità italiane e straniere. E lui, dopo aver offerto come aperitivo un fresco e genuino vinello d’Ischia, improvvisava spesso una cenetta a base di questi maccheroni che erano la sua specialità. … »
Annarita Cuomo riporta una versione ancora diversa:
« …Fu infatti l’architetto Sandro Petti, ai fornelli del suo Rancio Fellone, una sera di normale routine culinaria, di un’estate qualunque dell’inizio degli anni ’50, a inventare il “Sugo alla Puttanesca”, utilizzando quei prodotti freschi dei nostri orti, che tutti hanno normalmente in dispensa. È lo stesso architetto Sandro Petti a raccontarcelo: “Quella sera di tanti anni fa, era molto tardi, ai tavoli del locale sedettero un gruppo di amici veramente affamati… io avevo finito tutto, e li avvisai: “Mi dispiace non ho più nulla in cucina, non posso preparavi niente”. Ma loro insistettero e mi esortarono dicendo: “Ma dai Sandro, è tardi ed abbiamo fame, dove vuoi che andiamo… facci una puttanata qualsiasi”. La “puttanata qualsiasi” che l’eclettico Sandro Petti (che in cucina è un autentico mago) portò in tavola di lì a poco, era proprio un fumante piatto di “Spaghetti alla Puttanesca” (solo che ancora non erano stati battezzati tali)… una pietanza che da quella famosa sera, divenne un must della tradizione culinaria dei ristoranti non solo ischitani, ma addirittura di tutto il mondo….

Puttanesca vermicelli cavalcanti

Pasta alla puttanesca o Pasta alla bonne femme?Pasta Puttanesca.jpg Spaghetti alla Puttanesca – detail.JPG
penne-al-salmone

Penne al salmone affumicato con tanta panna

Sulle tavole degli anni ’80 c’era un tripudio di panna, maionese, checiap (proprio così), e salse grondanti colesterolo a non finire, in pieno edonismo reganiano.

Uno dei primi piatti di quegli anni sono le Penne o le farfalle al salmone affumicato.

Le soluzioni per cucinare questa pasta sono tantissime e oggi ho deciso di suggerirvene una davvero sfiziosa per allietare il palato dei vostri commensali e fare un’ottima figura con i vostri ospiti. Dal capo burbero a cui volete addolcire l’animo con una prelibatezza preparata con le vostre mani, alla suocera che volete conquistare e magari sfidare ai fornelli con un piatto di sicuro effetto, l’opportunità è nelle vostre mani e, con un po’ di aiuto da parte mia, farete faville.

  Penne al salmone affumicato

 Gli ingredienti che vi occorrono sono pochi:

  • 400 grammi di pasta (il formato è a vostro piacimento, anche se solitamente viene suggerito di utilizzare la pasta corta, come le penne o le conchiglie),
  • 200 grammi di salmone affumicato,
  • 100 grammi di panna da cucina,
  • 2 rametti di prezzemolo,
  • 20 grammi di burro
  • un po’ di sale.

Il procedimento che dovete effettuare è quello di mettere a bollire l’acqua per la pasta e, non appena giunge a ebollizione, buttate il sale e la pasta. Nel frattempo che quest’ultima cuoce, fate sciogliere il burro in una padella, unite il salmone affumicato tagliato a dadini, salate leggermente (non troppo, in quanto il salmone affumicato è già salato) e aggiungete la panna da cucina. Fate cuocere per circa 7 minuti a fiamma bassa. Quando la pasta è cotta scolatela, tenendo da parte un mestolo di acqua di cottura, e unitela al sugo. Amalgamate con l’acqua di cottura e terminate con il prezzemolo fresco tritato.

Un suggerimento:
se desiderate aggiungere un pizzico di sapore in più al vostro piatto, potete unire una spolverata di pepe nero prima di servire la pasta in tavola.
Inoltre, qualora non vi piacesse il salmone affumicato, potete sostituirlo con 200 grammi di salmone fresco, tagliandolo a bocconcini e facendolo cuocere a fiamma bassa in padella con una noce di burro per circa 10 minuti, fino a quando risulterà rosato.

Il vino

consigliato da abbinare alla pasta con il salmone è un bianco fresco e profumato, come il Cortese o un Pinot bianco DOC.

I consigli di vapjazz-Cookaround:
In gastronomia credo si possa definire pesce tutto ciò che vive nel mare: è quindi evidente che ci troviamo davanti ad una varietà di cibi molto grande, che si differenzia a seconda del contenuto in grasso, dei tempi e modi di cottura.

  • Per i pesci bianchi, cucinati al vapore o alla griglia senza aggiungere grassi, si devono scegliere vini bianchi delicati, non troppo aspri né alcolici, come uno Chardonnay o una Malvasia.
  • Con i crostacei alla griglia o lessati, essendo più aromatici, si può abbinare anche un Sauvignon o un Verdicchio, oltre che la Malvasia.
  • I fritti di mare sono invece uno di quei casi in cui si può pasteggiare con spumante metodo classico o con champagne, poiché la ricchezza di grassi rende opportuno sfruttare la capacità sgrassante dell’anidride carbonica.
  • I pesci al forno hanno una complessità di sapori molto variabile: da evitare i vini rossi perché i tannini, dal sapore amarognolo, non vanno d’accordo con queste preparazioni un po’ salate. Quindi ci si deve orientare su bianchi e rosati di ottimo corpo.
  • Per le zuppe e i brodetti vale quanto detto per i pesci al forno, senonché in questo caso ci si può spingere fino a vini rossi giovani, da un vino novello a un Freisa vivace.
  • Per i pesci conservati in salamoia si devono evitare i vini rossi perché non si accordano con la sapidità della pietanza, mentre per quelli affumicati come il salmone, che è piuttosto grasso, consiglio spumanti metodo classico e Sauvignon.

Penne al salmone e cavolo cappuccio rosso

Lasagne al profumo di mare con salmone e mozzarella di bufala

Risotto con salmone

Penne al salmone affumicato
Carbonara con asparagi selvatici di pineta

Carbonara con asparagi selvatici di pineta

Quest’anno in pineta gli asparagi selvatici abbondano e hanno un sapore particolarmente intenso. Dopo averli utilizzati per preparare diversi piatti gustosi, questa volta li ho aggiunti alla pasta alla carbonara e l’esito è stato veramente piacevole.

Ingredienti per 4 persone
  • 350 gr. di linguine (o bavette, bucatini, spaghetti) di Gragnano¹,
  • 200 gr. di guanciale di maiale,
  • 4 uova,
  • 50 asparagi selvatici,
  • 200 gr. di Pecorino di Pienza²,
  • 1 cipolla,
  • 2 cucchiai di polpa di pomodoro (per un tocco di colore),
  • pepe nero,
  • olio evo q. b.

carbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-R-dkeFjgmezze-penne-con-asparagi-selvatici-di-bosco-L-Ing4b1carbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-L-2OUR7c

 

 

 

 Preparazione

Lavate bene gli asparagi e spezzateli al limite della parte verde con quella bianca, in modo da essere sicuri di avere solamente la parte commestibile: è meglio spezzare i gambi, perchè tagliandoli non si può avere la certezza di scartare tutta la parte più dura. Lasciateli interi e pareggiateli, così che siano tutti della stessa lunghezza, poi cuoceteli per una decina di minuti.

Lessate la pasta in abbondante acqua salata.
Nel frattempo tagliate il guanciale a dadini e, poi, fatelo rosolate in padella con poco olio, finchè il grasso sarà diventato trasparente. Unite la cipolla tritata grossolanamente e fatela appassire, mettete i 2 cucchiai di polpa di pomodoro e gli asparagi e fate insaporire, quindi spegnete il fuoco e lasciate intiepidire.

carbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-L-8n9j_7carbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-L-YWEf2gcarbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-L-BoQxx9

.

.

.

.

In una ciotola sbattete le uova, unite il pepe macinato al momento ed infine aggiungete una parte del guanciale  rosolato con la cipolla ed intiepidito. Regolate il sale, tenendo presente che il condimento (guanciale e pecorino) è piuttosto saporito.

Scolate la pasta al dente e versatela nella ciotola con la salsa di uova e parte del guanciale. Mescolate bene per amalgamare il tutto, facendo attenzione che la salsa rimanga cremosa (per questo le uova non dovranno mai venire a contatto con contenitori caldi che le cuocerebbero).

carbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-R-8rmEYbcarbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-L-wNSnL4carbonara-con-asparagi-selvatici-di-pineta-L-Z1OTnc

.

.

.

.

Insaporite con il pecorino e condite con il pepe nero macinato al momento.

¹A Gragnano produrre pasta è un’antica arte, patrimonio di storia, cultura, tradizioni e segreti. Nascere e vivere a Gragnano vuol dire essere pervasi, inebriati dai ()
.²Il pecorino di Pienza è un formaggio a pasta dura ottenuto da latte di pecora pastorizzato, caglio, sale e fermenti lattici. È un prodotto agroalimentare della zona di Pienza, nel senese, l’unico riconosciuto come tradizionale è il pecorino di Pienza stagionato in barrique di legno di rovere per almeno 90 giorni come indicato nell’elenco della Regione Toscana (Arsia).
Vino

Vini bianchi dei Castelli Romani, Trebbiano di Romagna.

carbonara (3)

Bavette al limone

Un primo veloce ma sfizioso? Allora ecco le Bavette al limone

Questo è un primo decisamente veloce, semplice, ma gustoso e delicato: in 15 minuti è pronto!  Oltre alle bavette si possono preparare anche: spaghettini, tagliolini, linguine.

Ingredienti per 4 persone
  • 380 gr. di bavette,
  • 1 limone Bio non trattato,
  • 80 gr. di burro,
  • 80 gr. di panna vegetale,
  • un ciuffo di prezzemolo tritato,
  • sale e pepe bianco.
Preparazione

Dopo aver lavato molto bene il limone sotto acqua corrente, grattugiate la sola buccia gialla del limone (zest), facendo attenzione di non grattare la parte bianca che renderebbe troppo amaro il gusto del piatto.

Mettete lo zest in un tegame capiente, aggiungete il burro e fatelo sciogliere a bagnomaria. Nel frattempo, portate a bollore l’acqua per la pasta, che sarà abbondante e salata. Buttate le bavette e fatele cuocere; quindi scolatele al dente e versatele nel burro aromatizzato con lo zest.

Su fuoco dolcissimo, aggiungete la panna e mescolate bene per amalgamare il tutto.

Condite con qualche goccia di limone, altra buccia di limone grattugiata, il prezzemolo tritato e il pepe bianco. Servite su piatti caldi.

Liquore di limone alla maniera di Petronilla

Limone di Sorrento
Questo frutto è un limone femminello, e si differenzia dai limoni della vicina costiera amalfitana per le diverse modalità di coltivazione e per proprietà organolettiche differenti (il limone di Amalfi appartiene inoltre ad una categoria diversa, lo sfusato). Viene coltivato sulla penisola sorrentina, in particolare nei comuni Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Vico Equense, oltre che nell’isola di Capri, con i due comuni Capri ed Anacapri.