Pranzo romantico al castello in Provenza

Dîner romantique au Château d’Èze en Provence, un pranzo romantico al castello…

Château de La Chèvre d’Or, Rue du Barri 06360 Eze-Village (Alpes-Maritimes) France
Maître de Maison: Thierry Naidu

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«Questa meraviglia è unica al mondo: borgo medievale, adagiato sulle colline e con una grandiosa vista panoramica sul mare»

Thierry Naidu, Maître de Maison, presenta la sua proprietà: Questo castello e la sua splendida vista sul Mediterraneo vi riservano dei dolci momenti: nuotate in piscina, giardini profumati, massaggi indiani, tennis. Le camere, una diversa dall’altra, sono incantevoli. I grandi classici della gastronomia francese, come pure le specialità mediterranee, possono essere assaporati in uno dei quattro ristoranti dell’hotel, dove la superba vista accresce ancor di più i piaceri della tavola. Dopo i pasti, provate il piacere di perdervi tra le stradine lastricate del borgo medievale, adagiato sulle colline e con una grandiosa vista panoramica sul mare. (Relais Châteaux)

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.Les Entrées

Les légumes d’Azur
En parmiggiana marinés à l’huile d’olive «Lessatini»,
Frites de panisse* olive et thym.
Homard «Breton»* de casier vivant
Poché, pince en rouleau de printemps.
Caviar Osciètre Prestige
Condiments et blinis*
La pélamide de Méditerranée,
En tartare citronné condiments avocat-mangue-curry, Haricots verts d’ici.
Les petits poissons de roche,
En soupe, fenouil, croûtons et son aïoli
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La Pâte
Spaghettini «alle vongole»*.
Panisse
La panissa è una specialità gastronomica tipica della Liguria, ma è anche conosciuta ed apprezzata nelle regioni sud-orientali della Fancia.
È un piatto tipico della cucina ligure per il quale si usano gli stessi ingredienti della farinata di ceci, con esclusione dell’olio di oliva. Si unisce la farina di ceci con l’acqua ed il sale e si mette sul fuoco, quando ha raggiunto una certa consistenza si rovescia dentro aii piatti fondi oppure, più spesso, in appositi stampini lunghi e stretti con profilo semicircolare di 7-10 cm di diametro. Dopo che si è solidificata si taglia a fette con sezione semicircolare, si taglia a cubetti e si serve fredda o tiepida, condita con olio e limone, o si condisce con cipolla.
Oppure si friggono le striscioline in abbondante olio, dando origine alle Fette, analoghe alle panelle palermitane; si servono salate da sole o, più spesso, dentro un panino speciale, a forma di piccola focaccia bianca senza crosta, rotonda, piatta e senza sale: sono le “fette con le fugassette”. Il piatto ligure è totalmente diverso dall’omonimo piatto tipico della cucina piemontese.
Sicuramente dovuto ai rapporti commerciali con le Americhe confluenti in Europa attraverso il porto di Cadice (Spagna), questo piatto esiste anche nella cucina della città iberica con il nome di paniza. La versione spagnola è preparata usando la farina di ceci in una percentuale variabile fino al 20% insieme alla farina di frumento per dar consistenza al tipico fritto di pesce locale. È un cibo di origine povera, ma nutriente.
La panissa può essere mangiata anche calda, condita con olio, sale, pepe, cipollotto fresco e limone a piacere, oppure la si può condire sempre allo stesso modo quando è fredda tagliata a fiammifero.
I blinis
sono piccole crespelle a base di farina e lievito, Sono tipiche della cucina russa e rappresentano il ritorno del sole dopo i lunghi e freddi inverni. Tradizionalmente vengono serviti con panna acida per accompagnare caviale o salmone affumicato oppure uova di salmone. Sul bliny caldo si può mettere una cucchiaiata di smetana, poi il salmone o il caviale, infine si arrotola.
Possono essere mangiati anche con confettura o marmellata oppure ricotta. Esiste anche la versione salata (l’impasto viene preparato con grano saraceno), preferibilmente accompagnata da caviale o aringhe con panna.

Farinata di ceci, la ricetta tradizionaleSuprêmes de Volaille Jeannette EscoffierBlinis con Salsa Smetana Menu de Noël 1899 Savoy-Hôtel à Londres - Escoffierspaghetti con vongole

Pranzo romantico al castello in Provenza

 

Menù charmant allo Champagne

Menù charmant allo Champagne

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«E’ raro che una coppia beva un’intera bottiglia di champagne. Ne avanza sempre un goccio che in poco tempo perde le bollicine e si trasforma in un liquido giallo anonimo e senza carattere. un avanzo di champagne può tornare utile (..)Puoi quindi predisporre in anticipo gli ingredienti e, dopo aver aperto le danze con carezze, qualche sorso di champagne e un buon antipasto, traferirti in cucina con il tuo cavaliere e cucinare questo piatto (..)» da “Afrodita” di Isabel Allende
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«Cenare insieme è un modo per conoscersi, talvolta il primo passo per aprirsi a un’intimità più profonda. La preparazione di menù particolari realizzati ad hoc, la disposizione della tavola come dell’ambiente sono ingredienti da usare con sapienza e malizia» www.feelingrose.com

Menù
Cocktail di pesche e champagne
Riso allo champagne
Aragosta allo champagne
Filetti di sogliola allo champagne
Gamberi allo champagne
Gelato allo champagne
Fragoline allo champagne

Ingredienti per 4 persone.

Cocktail di pesche e champagne
1/2 bottiglia di champagne brut, 2 belle pesche, 1 dl di rum bianco, 4 o 5 zollette di zucchero
Preparate le pesche un po’ in anticipo perché abbiano il tempo di raffreddarsi. Mettetele in una casseruola e copritele d’acqua; fatele bollire per 5 minuti sgocciolatele e sbucciatele. Mettete le zollette di zucchero in una piccola casseruola con mezzo bicchiere d’acqua; aggiungete le pesche e fatele cuocere al minimo per 10 minutiRigiratele nello sciroppo. A fine cottura, versate il rum, ritirate le pesche e fatele raffreddare. Al momento di servire, prendete due bicchieri grandi, mettete una pesca in ciascuno di essi insieme con lo sciroppo al rum e irrorate il tutto con champagne ben freddo. Bere subito.

Aragosta allo champagne
1 aragosta, uno o due noci di burro, 1 cipolla, 1 carota, timo, prezzemolo, spezie varie, 1 bottiglia di champagne brut, 30 g di burro, pepe di Cajenna.
Imbiondire la cipolla e la carota tagliate a striscioline molto sottili con il burro. Fatele dorare a fuoco molto moderato. Appena saranno ben dorate e tenere deponete l’aragosta ancora viva tagliata a pezzi nello stesso recipiente. Aggiungetevi le spezie e versate lo champagne, con un altro po’ di burro e una spolverata di pepe. Fate cuocere per una mezz’ora a fuoco medio e servite calda.

Filetti di sogliola allo champagne
1/2 cucchiaio di farina, 1 bicchiere scarso (misura da vino) di champagne brut, sale, 40 g di burro, una puntina di estratto di carne, 300 g circa di filetti di sogliola.
In una grande padella stemperate la farina con lo champagne, unendo quest’ultimo a poco a poco in modo da non fare grumi. Salate, unite metà del burro e portate a bollore su fiamma moderata, mescolando in continuazione e sciogliendo nel frattempo in padella l’estratto di carne. Adagiate in padella i filetti di sogliola e regolate la fiamma in modo che la salsa di cottura bolla leggermente; dopo 2 minuti girate i filetti e cuoceteli per altri 3-4 minuti o finché, pungendoli nel punto di maggior spessore, li sentite teneri. Con una paletta lunga spostateli delicatamente in un piatto. Se occorre, fate bollire la salsa di cottura per ridurla a giusta densità. Toglietela dal fuoco, unitevi il burro rimanente, mescolate finché è sciolto; versate sui filetti di sogliola e servite immediatamente. Come variante potete sostituire lo champagne con uno spumante secco.

Gamberi allo champagne
500 g di gamberi sgusciati, 2 spicchi di aglio, olio extravergine d’oliva, 1 bicchiere di Champagne, 1 cucchiaio colmo di prezzemolo tritato, basilico, maggiorana, timo, 1 pizzico di cannella, 1 cucchiaino di origano secco, sale, pepe. In una padella antiaderente, fate riscaldare l’olio e rosolate l’aglio. Subito dopo, aggiungete i gamberi e lasciateli rosolare bene. Successivamente, unite le erbe aromatiche tritate, la cannella, irrorate il tutto con lo Champagne, salate, pepate a piacere e cuocete a fiamma bassa per circa 15 minuti. Dopodiché, serviteli subito caldi.

Gelato allo champagne
(per un dopocena speciale e chic)
2 tuorli, 250 ml di latte, 40 g zucchero al velo, la scorza di mezzo limone, 1 bicchiere di champagne, 100 ml di panna montata
Mettete in una casseruola i tuorli col latte, lo zucchero e la scorza di limone. Mescolate bene e scaldate la crema ottenuta a fuoco basso, rimestando continuamente, fino a quando non inizia il bollore. Togliete ora la casseruola dal fuoco, estraete la scorza di limone e fate raffreddare. Aggiungete ora la panna montata e lo champagne, mescolate bene e versate il tutto in un contenitore di metallo ben ghiacciato. Mettete in freezer per circa un ora mescolando ogni venti minuti con una spatola metallica oppure con un frullino elettrico. Servite in calici da spumante riempiti di Champagne ben ghiacciato.

Aspic di frutti di bosco allo champagne
per 4 persone: ml di champagne, 50 grammi di lamponi, 50 grammi di mirtilli, 50 grammi di more, 4 foglie di menta, 4 cucchiai di zucchero, 4 cucchiai di gelatina.
In un tegame mettere la gelatina in polvere, lo champagne, lo zucchero e cuocere a fuoco moderato, portare a ebollizione, quindi lasciare sulla fiamma per altri due minuti. Porre nel fondo dei quattro stampini una fogliolina di menta, quindi i frutti di bosco, versare la gelatina fino a ricoprire tutti i frutti e far rapprendere in frigorifero gli aspic per almeno tre ore. Prima di servire, togliere le gelatine dagli stampi. Se non ci doveste riuscire, immergere gli stampini in poca acqua calda.

Fragoline di bosco o coltivate allo champagne alla Escoffier
Prendere delle fragole ben mature e freschissime e farle macerare con lo zucchero in un recipiente circondato di ghiaccio pestato. Sistemare le fragole in coppe da champagne e sulle fragole mettere del gelato di arancia, preparato precedentemente. Versare nelle coppe del buon champagne, a tavola, al momento di servire.NB. È possibile servire altri frutti nello stesso modo come è anche possibile variare il gusto del gelato e il liquore.

Champagne
E’ un vino spumante famoso in tutto il mondo e comunemente associato ai concetti di lusso e festa; prende il nome dalla regione della Champagne, situata nel nord-est della Francia. E’ un vino spumante mantenuto in pressione nella bottiglia per mezzo di un tappo a forma di fungo (contrariamente alla forma cilindrica dei tappi normalmente utilizzati), coperto da una capsula metallica e trattenuto da una gabbietta in fil di ferro. All’apertura, il tappo tenderà saltare e lo champagne a fuoriuscire rapidamente producendo molta schiuma. Una volta versato nel bicchiere, che è di preferenza una “flûte” o una coppa da champagne, si ha la produzione più o meno persistente di bollicine (pèrlage). La marca (non obbligatoria) è un elemento essenziale per l’identificazione.
Tipi di champagne:
Gli champagne si possono differenziare per il colore, per il tipo di uve utilizzate, e per il dosaggio (quantità di residuo zuccherino).
Colore:
Lo champagne può essere bianco o, più raramente rosé che può può essere ottenuto mescolando vini bianchi e vini rossi o da una breve macerazione a contatto con le bucce delle uve a bacca rossa.
La popolarità dello champagne ha portato alla nascita di aneddoti e leggende difficilmente verificabili, quali il fatto che Dom Pérignon fosse un esperto assaggiatore di vini (in realtà egli era astemio ma, essendo anche vegetariano, era un eccellente assaggiatore di uve), la confessione in punto di morte da parte di Dom Pérignon della ricetta segreta dello champagne (non di ricetta si trattava, ma soltanto dell’indicazione di aggiungere al vino zucchero e miscela di liquori), il fatto che la forma del bicchiere a coppa in cui veniva servito fosse stata modellata sulla forma – considerata perfetta – del seno di Madame de Pompadour o forse Diana di Poitiers, ed altre ancora. Rimane il fatto che lo champagne è un vino la cui notorietà è diffusa in tutto il mondo ed il cui uso ha assunto valenza simbolica in varie situazioni (basti pensare al varo delle navi, alle premiazioni delle gare automobilistiche e ciclistiche ed in generale a tutte le celebrazioni di eventi particolarmente importanti).

Menù charmant allo Champagne
aragosta pasta linguine

Pasta all’aragosta

E’ un piatto molto raffinato e costoso, da preparare per ospiti esigenti e per veri buongustai.

Ingredienti e dosi per 4 persone

400 gr. di pasta (maccheroncini, linguine, spaghetti, pennette), 200 gr. di polpa di aragosta, 120 gr. di burro, 1 dl. di panna liquida, 30 gr. di tartufo (facoltativo), 30 gr. di farina, 1/4 di l. di latte, sale, pepe, noce moscata grattugiata, parmigiano grattugiato q.b.

Preparazione

La polpa di aragosta deve essere già lessata e fredda. Con 50 gr. di burro, la farina e il latte preparate una salsa besciamella fluida ed insaporitela con la noce moscata. Toglietela dal fuoco e mescolatevi la panna, del parmigiano grattugiato

Cuocete la pasta al dente in abbondante acqua salata, conditela subito con la salsa preparata caldissima e con dell’altro parmigiano. Disponetela sul piatto di portata e copritela con la polpa d’aragosta tagliata a piccoli medaglioni e con delle fettine sottili di tartufo (facoltativo).

La  Buona Tavola 1986

pasta aragosta

Aragosta

In un pranzo che vuol essere importante, va servita sgusciata. Si mangia con le posate da pesce. Quando è servita con il guscio è accompagnata dall’apposito schiaccianoci per rompere le chele e dalle speciali forchettine a due denti per estrarne la polpa, nel far questo si tiene il guscio fermo con la sinistra e con la destra si usa la forchetta: è necessario individuare il punto più adatto per staccare la polpa, questa operazione va fatta con garbo e disinvoltura.

Ricette
Pasta with lobster (32634121).jpg [[File:Pasta with lobster (32634121).jpg|Pasta_with_lobster_(32634121)]]
1° Menù di Natale - Grazia 1956

Grazia 1956 – 1° Menù di Natale

da “Grazia” 23 Dicembre 1956

Menù
Aragoste piccanti
Tacchino ripieno
Insalata “Arlecchino”
Budino di amaretti

1956 grazia natale

Dosi per 8 persone

Aragoste piccanti
4 aragoste vive di circa 600 gr. ognuna, succo di limone, sale e pepe, 1 grossa cipolla, 2 spicchi d’aglio, 6 peperoni rossi, 4 peperoni verdi, 500 gr. di pomodori, 30 olive verdi, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, salsa maionese mescolata con un po’ di peperone tritato. Mettete al fuoco una grande pentola d’acqua salata e pepata e quando bolle buttateci le aragoste vive, legate con un giro di spago. Fatele bollire per 6 minuti, poi slegatele e tagliatele in due staccando la coda dal corpo (oppure dividendole nel senso della lunghezza) e pulitele. Ungete completamente d’olio e cuocetele ancora per 10-15 minuti alla griglia o in forno, a calore moderato, continuando a ungerle d’olio mescolato a succo di limone, sale e pepe. Fatele freddare: poi, se avete usato il primo sistema, liberate la carne della coda dalla carcassa, tagliatela a fettine e ricomponete le 4 aragoste sul piatto. Se invece le avete divise in due, lasciatele tale e quali. A parte cuocete in 5 cucchiai d’olio la cipolla a fettine, l’aglio schiacciato, i pomodori a pezzi ed i peperoni, meno uno rosso che servità per le decorazioni. Aggiungete le olive snocciolate e fate finire di cuocere in tutto 20 minuti. Lasciate raffreddare, mettete la verdura di contorno e cospargetela di prezzemoplo tritato. Decorate l’aragosta con listerelle di peperone, e servite a parte la maionese. 

Tacchino ripieno di marroni
1 tacchino di circa kg. 3,500, 500 gr. di fegatini di pollo, 300 gr. di lardo, 250 gr. di marroni passati, 500 gr. di marroni interi, 4 tuorli d’uovo, 1 tartufo nero, 1 bicchierino di cognac, 125 gr. di panna liquida, burro, sale e pepe. Fiammeggiate, sventrate, lavate ed asciugate il tacchino. Tritate il fegatini assieme al lardo e mescolateli con la panna, i marroni passati, i tuorli, gli scarti del tartufo (lavati e tritati), il cognac e i marroni interi. Riempite il tacchino, cucitelo, legatelo e cuocetelo in forno per circa tre ore e mezzo, tenendolo coperto fino a metà cottura con un foglio di carta oliata che avrete prima accuratamente unto di grasso.
Per il contorno fate cuocere i marroni sbucciati fino a metà cottura nell’acqua e poi finirete di cuocerli nel burro.

Insalata arlecchino
Sedano, lattuga, rapanelli, noci, olive, mostarda, sale e pepe, limone e olio. Battete assieme i vari ingredienti del condimento e condite il sedano tagliato a fettine e la lattuga. Decorate con noci olive e rapanelli.

Budino di amaretti
500 gr. di amaretti, 6 tuorli d’uovo, 2 chiare d’uovo, 2 bicchieri di latte, 2 bicchierini di rum, 8 zollette di zucchero, 3/4 di l. di crema inglese al caffè, fiori zucchero o frutti canditi.
Schiacciate finemente gli amaretti e bagnateli con il latte, nel quale avrete fatto sciogliere le zollette di zucchero (gr.50) ed il rum. Mescolate e aggiungete, uno per volta, i tuorli e poi le due chiare montate a neve fermissima. Versate l’impasto in uno stampo unto di burro e inzuccherato, e cuocetelo a bagnomaria per 45 minuti, poi ancora 5 minuti in forno caldo. Sformatelo, copritelo di crema inglese al caffè e decorate con fiori di zucchero o frutti canditi.

I vini

Aragoste: bianco secco (Verdicchio),
Tacchino: rosso (Barolo),
Budino: Vinsanto Toscano

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1° Menù di Natale – Grazia 1956
Aragosta alla Bretone

Homard «Breton», Aragosta alla Bretone

Château de La Chèvre d’Or, Rue du Barri 06360 Eze-Village (Alpes-Maritimes) France

 

Homard «Breton», Aragosta alla Bretone
Ingredienti e dosi per 4 persone

Un’aragosta viva da circa 1,200 kg, mezzo bicchiere di olio, 80 gr. di burro, uno spicchio d’aglio, una cipolla, un bicchierino di brandy, un bicchiere di vino bianco secco, sale, pepe, un mazzetto di basilico.

Preparazione

Lavate l’aragosta, privatela della testa e tagliatela a fette (senza togliere il guscio), seguendo le tracce degli “anelli”. Fate scaldare, in una pirofila, l’olio e una noce di burro (25 gr.); poi unite i medaglioni di aragosta e lasciateli insaporire per qualche minuto. Tritate finemente l’aglio e la cipolla e spargete il trito sul crostaceo.

Spruzzate quindi di brandy, lasciate riscaldare ed infiammate. Quando il brandy sarà stato completamente assorbito, irrorate di vino bianco, insaporite con una presa di sale e un pizzico di pepe e profumate con il basilico tritato. Introducete la pirofila nel forno caldo (180°) e lasciatevela per 20 miuti. Trascorso questo tempo, estraete il recipiente dal forno ed  eliminate tutti i gusci. Sistemate poi i medaglioni di aragosta sul piatto di portata e teneteli al caldo.

Incorporate il burro rimasto al fondo di cottura, lasciate rapprendere il tutto, rimestando spesso con un cucchiaio di legno, quindi distribuite la salsa sul crostaceo e servite.

aragosta bretoneAragosta alla Bretone
Red Lobster meal (6928178772).jpg [[File:Red Lobster meal (6928178772).jpg|Red_Lobster_meal_(6928178772)]]
Artusi: Giugno - Nota pranzo I

Artusi: Agosto – Nota di pranzo II

“Poichè spesso avviene che dovendo dare un pranzo ci si trovi imbarazzati sulla elezione delle vivande, ho creduto bene di descrivervi in quest’appendice tante distinte di pranzi che corrispondano a due per ogni mese dell’anno, ed altre dieci da potersi imbandire nelle principali solennità, tralasciando in queste il dessert poichè, meglio che io non farei, ve lo suggerisce la stagione con le sue tante varietà di frutta. Così, se non potrete stare con esse alla lettera, vi gioveranno almeno come una scorta per rendervi più facile il compito della scelta”
AGOSTO
Nota di pranzo II
Minestre in brodo. Zuppa regina n. 39
Lesso. Arigusta con salsa maionese n. 476
Umido. Petti di pollo alla sauté n. 269
Erbaggi. Sformato di zucchini n. 451
Arrosto. Anatra domestica, piccioni e insalata
Dolci. Pesche ripiene n. 697- Gelato di lampone n. 756
Frutta e formaggio. Popone, fichi ed altre frutte di stagione

Zuppa regina n. 39
Dal nome si dovrebbe giudicare per la migliore di tutte le zuppe. Certamente si può collocare fra le più signorili, ma c’è esagerazione nel titolo.
Si fa colle carni bianche del pollo arrosto nettate dalla pelle e dai tendini. Tritatele bene colla lunetta, poi pestatele in un mortaio con cinque o sei mandorle dolci sbucciate, e con una midolla di pane inzuppata nel brodo o nel latte, in proporzione di un quinto o di un sesto della quantità della carne. Quando il composto sarà pestato ben bene, passatelo dallo staccio, ponetelo nella zuppiera e scioglietelo con un ramaiolo di brodo caldo.
Tagliate il pane a dadini, friggetelo nel burro e gettate anche questo nella zuppiera. Dopo versateci il brodo bollente, mescolate e mandate la zuppa in tavola col parmigiano a parte.
Questa minestra può venire opportuna quando, dopo un pranzo, rimangono avanzi di pollo arrosto, o lessi, benché sia migliore quando è fatta di tutto arrosto.
Le mandorle servono per dar maggiormente al brodo l’aspetto latteo, ma il liquido non deve riuscir troppo denso. Alcuni aggiungono qualche rosso d’uovo sodo stemperato nel brodo.

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Arigusta con salsa maionese n. 476
L’aragosta o arigusta è un crostaceo dei più fini e delicati, comune sulle coste del Mediterraneo. È indizio della freschezza e della buona qualità delle ariguste, degli astaci e de’ crostacei in genere, il loro peso in proporzione della grossezza; ma sempre è da preferirsi che siano vivi ancora, o almeno che diano qualche segno di vitalità, nel qual caso si usa ripiegare la coda dell’arigusta alla parte sottostante e legarla avanti di gettarla nell’acqua bollente per cuocerla.
A seconda della sua grossezza fatela bollire dai 30 ai 40 minuti; ma prima aromatizzate l’acqua in cui deve bollire con un mazzetto composto di cipolla, carote, prezzemolo e due foglie d’alloro, aggiungendo a questo due cucchiai di aceto e un pizzico di sale. Lasciate che l’arigusta diacci nel suo brodo e quando la levate, sgrondatela dall’acqua strizzandone la coda e dopo averla asciugata strofinatela con qualche goccia d’olio per renderla lucida.
Mandatela in tavola con una incisione dal capo alla coda per poterne estrarre facilmente la polpa e, se non si volesse mangiare condita semplicemente con olio e agro di limone, accompagnatela con la salsa maionese o con altra salsa piccante; ma potete servirla pur anche con una salsa fatta con lo stesso pesce nel seguente modo:
Levate la polpa della testa e questa tritatela ben fine con un rosso d’uovo assodato e alcune foglie di prezzemolo. Ponete il composto in una salsiera, conditelo con pepe, poco o punto sale e diluitelo con olio fine e l’agro di mezzo limone, o aceto.
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Pesche ripiene n. 697
Pesche spicche grosse, poco mature, n. 6.
Savoiardi piccoli, n. 4.
Zucchero in polvere, grammi 80.
Mandorle dolci con tre mandorle di pesca, grammi 50.
Cedro o arancio candito, grammi 10.
Mezzo bicchiere scarso di vino bianco buono.Dividete le pesche in due parti, levate i noccioli ingrandendo alquanto i buchi ove stavano colla punta di un coltello; la polpa che levate unitela alle mandorle, già sbucciate, le quali pesterete finissime in un mortaio con grammi 50 del detto zucchero. A questo composto unite i savoiardi fatti in bricioli, e per ultimo il candito tagliato a piccolissimi dadi. Eccovi il ripieno col quale riempirete e colmerete i buchi delle dodici mezze pesche che poi collocherete pari pari e col ripieno all’insù in una teglia di rame. Versate nella medesima il vino e i rimanenti grammi 30 di zucchero e cuocetele fra due fuochi per servirle calde o diacce a piacere e col loro sugo all’intorno. Se vengono bene devono far bella mostra di sé sul vassoio, e per una crosticina screpolata formatasi alla superficie del ripieno, prenderanno aspetto di pasticcini.
Artusi: Agosto – Nota di pranzo II