Tortine alle spezie senza uova

Tortine deliziose al profumo di spezie senza uova

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 Ingredienti per 6 tortine di circa 10-12 cm di diametro.

200 gr di farina di riso, 200 gr di zucchero, 2 yogurt bianchi, 2 bicchiere di latte, una bustina di lievito, un pizzico di sale, 80 gr. di margarina, 1 baccello di vaniglia (1 fialetta di aroma o 1 bustina di vanilina),, 1 cucchiaino di spezie in polvere (1 pizzico di cannella, 1 pizzico di zenzero, 1 pizzico di noce moscata, 1 pizzico di chiodi di garofano in polvere), zucchero a velo, zuccherini colorati, cacao.

Preparazione

In una ciotola mescolate lo zucchero con gli yogurt. Aggiungete la margarina fatta sciogliere a bagnomaria, la farina di riso con il lievito, la vanglia e il sale. Mescolate fino a formare un composto piuttosto morbido. Tagliate per la lunghezza il baccello di vaniglia ed estraete i semi che metterete, con il cucchiano (ma se vi piacciono mettetene un po’ di più) di spezie, nel composto. Mescolate fino ad amalgamare bene il tutto.

.Ungete gli stampini ed infarinateli. Quindi versatevi dentro, fino a metà circa, il composto preparato. Mettete in forno già caldo a 180 gradi e cuocete per 30 minuti . Provate ad infilare nell’impasto uno stecchino e se estrendolo sarà asciutto, i dolcetti sono pronti.
Quando le tortine saranno cotte, aspettate un po’, poi toglietele dagli stampi, lasciatele raffreddare, quindi guarnitele a piacere con zucchero a velo, zuccherini colorati, cacao.

tortine-di-spezieTortine alle spezie senza uova
Pesche al vino rosso con cannella -Pêche_au_vin

Pesche al vino rosso con cannella, ricetta spagnola della Rioja

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La Rioja è la regione più piccola della Spagna. Il suo capoluogo è Logroño; confina con i Paesi Baschi, con la Navarra, con l’Aragona e con la Castiglia e León. Il fiume Ebro scorre attraverso questa regione, così come il Río Oja, dal quale prende il nome. Fa parte integrante del Cammino di Santiago. È la zona vinicola più celebre della Spagna (furono i Romani a portarvi la vite, poi i monaci continuarono l’arte della vinificazione), dove viene prodotto il più importante dei rossi spagnoli: il vino de la Rioja.
 

Pesche al vino rosso con cannella

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Ingredienti per 6 persone:
10 pesche grandi, ½ l di vino rosso giovane, 1 stecca di cannella, ½ kg di farina.
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Preparazione
Si pelano e si tagliano le pesche in pezzi di media grandezza e si aggiungono lo zucchero e la stecca di cannella. Una volta mescolato bene il tutto, si mette in frigo per 30 minuti per far sì che le pesche rilascino il proprio succo. Dopodiché, si tolgono le pesche dal frigo e si aggiunge il vino rosso. Si lascia macerate in frigo per 4 ore.
Ricetta di www.spain.info/

File:Pêches à la Capri.jpg

 Di Nikchick (Nikchick) [CC BY-SA 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], attraverso Wikimedia Commons”
Di DC (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 attraverso Wikimedia Commons” href=”
Il Vin brulé

Il Vin brulé

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 Bevande calde per l’inverno
È la stagione dei ponches e dei grogs, bevande bollenti, fortemente addizionate di liquore che, subito appena sorbite, danno un senso di benessere e di ritrovato equilibrio fisico.
Il vin brulé (anche noto come Glühwein, dal tedesco, Vin Chaud in francese, Mulled Wine in inglese) è una bevanda calda a base di vino (tradizionalmente vino rosso), zucchero e spezie aromatiche, diffusa in numerosi paesi e semplice da preparare.
Il vino deve essere di buona qualità e di tipo corposo. La gradazione alcolica dipende ovviamente dal vino utilizzato. Tuttavia sopra gli 80 °C  l’alccol del vino evapora, pertanto la gradazione alcolica del vin brulè è molto variabile e diminuisce in base al tempo (lungo) ed il modo (fiamma bassa) di cottura dello stesso.
In Europa centrale si consuma vin brulé soprattutto nel periodo dell’Avvento. In Italia, soprattutto settentrionale, si trova nei mercatini di Natale, o, più in generale, preparato artigianalmente in pentole o thermos e distribuito al pubblico durante le feste popolari del periodo invernale, compreso Carnevale.
Il predecessore del vin brulé è il conditum paradoxum dell’antichità.
Nel Medioevo invece si consumavano vini speziati freddi, come l’Ipocras (sinonimo di ippocrasso), e che somigliavano al moderno vin brulé per le spezie usate e per il sapore.
Il costume di bere del vino cotto si diffuse soprattutto tra le popolazioni alpine o comunque dei paesi europei freddi. Successivamente, si diffuse positivamente in tutto il mondo, laddove occorre affrontare gelide giornate con una gradevole e confortante bevanda calda.

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Preparazione

Il vino deve essere di buona qualità e di tipo corposo, come il Barolo, il Barbaresco, il Chianti vecchio; io ho usato l’Aglianico di Solopaco (Bn.).

La bevanda si prepara al momento stesso di servirla, facendola bollire per alcuni minuti insieme con le spezie, che sono generalmente cannella e chiodi di garofano. Può essere zuccherata mentre si scalda, oppure anche dopo come per il tè. Si può aggiungere a piacere anice stellato, o una scorzetta di limone (o di arancia), e/o qualche spicchio di mandarino+, oppure  una fettina intera di questi agrumi.

Il vin brulé può essere servito già così, ma se si volesse eliminare altro alcool ecco come fare:

  • Avvicinate alla superficie del vino una fiammella e lasciate prendere fuoco fino a completo spegnimento; una volta che le fiamme saranno spente filtrate il Vin brulé con un colino a maglia stretta e servite bollente.
Varianti

I vini utilizzati variano nelle diverse regioni.

  • In Germania si utilizza di solito vino rosso, nell’Italia settentrionale e alcune province tedesche anche il vino bianco, in Austria tutti e due.
  • In Italia esistono differenti varianti. Ad esempio, il bisò è il vin brulé in versione romagnola, preparato con Sangiovese speziato e servito molto caldo.
  • Nella città di Faenza, la sera del 5 gennaio si celebra la Nott de bisò, manifestazione legata al palio del Niballo. Il nome “bisò” è tradizionalmente fatto derivare dalla frase dialettale bì sò! (“bevete, su!”), ma si tratterebbe di una paretimologia: l’origine del nome andrebbe fatta risalire al tedesco Bischoff (o inglese bishop), parola che, oltre che “vescovo”, significa appunto “vino rosso caldo”, per via del colore che richiama appunto l’abito vescovile.
  • Le varianti invece che contengono il rum, l’acquavite o liquori come l’amaretto in realtà non sono delle varianti di vin brulé ma piuttosto di punch.

Mulled-wine-3.jpg   Glühwein-Zubereitung.JPG   Mulled-wine-5.jpg   Glühwein Weinnachtsmarkt OS.JPG   Vin chaud sur la place de la cathédrale.jpg

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Mercatino di Natale di Bolzanobolzano

Commons-logo.svg  Wikimedia Commons

 

Una profumata tisana con il prodigioso zenzero

Una profumata tisana con il prodigioso zenzero, un rimedio naturale contro il raffreddore e non solo

E’ una bevanda naturale antibiotica e disinfettante  eccellente oltre che buonissima.

Lo zenzero (Zingiber officinale è una pianta erbacea) originaria dell’Estremo Oriente La radice ha un aspetto noduloso e di colore nocciola con un profumo pungente e dal sapore piccante che ricorda il limone. Contiene olio essenziale, resine e mucillagini, e proprio il rizoma viene utilizzato come spezia in cucina (essiccato e polverizzato, o fresco), in quanto contribuisce alla conservazione ed all’esaltazione dei sapori delle pietanze. Nelle varie cucine indocinesi è spesso utilizzato, nella preparazione di zuppe e piatti con salse e nella cucina giapponese lo zenzero è normalmente servito in forma di pickle (sottaceto agrodolce) con il sashimi. Il pan di zenzero (gingerbread) è un impasto per biscotti a base di zenzero, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, tipico dell’Inghilterra, degli Stati Uniti e del Nord Europa, particolarmente nel periodo natalizio. Vien anche utilizzato come aromatizzante nella preparazione di liquori e bibite (Ginger ale e la Ginger beer)..
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Tantissime sono le proprietà dello zenzero:
L’uso dello zenzero (gengiovo¹, gengero, gengevo) nella manifattura dolciaria fiorentina di età medievale è attestato dalla sesta novella dell’ottava giornata del Decamerone.
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..¹Gengiovo
Definiz: Aromato di sapore simile al pepe. Dell’altre sue qualità v. Diosc. Lat. zinziber.
Esempio: Bocc. nov. 76. 9. Vorrebbesi fare con belle galle di gengiovo, e con bella vernaccia.
Esempio: Cr. 3. 8. 10. E se il secondo brodo si faccia con cose calde aggiunte, siccome pepe, e gengiovo, ovvero olio, è perfetta medicina all’usar colla femmina.
Esempio: Sod. Colt. 113. E aggiungendovi a bollire gengiovo, noce moscada, garofani, cannella, e sale a discrezione, ec. darà odore, e sapor di forte a tutta la botte.  Accademia della Crusca.
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Tisana allo zenzero e cannella

Ho trovato nel web la ricetta di bismama.com (che ringrazio) per una profumata tisana anche dall’effetto snellente. Io la preparo al mattino e la verso in una bottiglia, poi la bevo durante il giorno, magari scaldandola nel microonde.

« Ingredienti per 1 litro di tisana
1 litro di acqua naturale, 6 fette di zenzero fresco, 1 stick di cannella, zucchero di canna.

Preparazione
Mettete l’acqua, lo zenzero e la cannella in un pentolino e fate bollire per 10 minuti. Aggiungete lo zucchero di canna e bevete durante la giornata.
Evitate di berla in giorni in cui siete spesso in giro e non avrete sempre una toilette nelle vicinanze. Il risultato per me è meno 2,5 kg in una settimana e millemila kilometri macinati nell’andirivieni dal bagno.
Ovviamente sono kg che possono essere ripresi facilmente a differenza di quelli sudati con la dieta. Però su di me fanno un effetto motivazionale perché sto molto attenta a non riprenderli. Fatemi sapere se vi piace e se vi darà soddisfazioni. Io sono convinta di sì.
Ora stampate, appendete al frigo e bevete. Ah sì, e diffondete il verbo. Andate fanciulle.»

bismama.com

tisana zenzero (2)

Una profumata tisana con il prodigioso zenzero
Vino cotto marchigiano

Vino cotto marchigiano

Vino cotto prodotto da Az, Ag. De Carolis di Lapedona (Fm) e Vino cotto stravecchio prodotto da Az. Ag. Ercoli di Loro Piceno Mc

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Il Vino cotto (da non confondere con il vincotto pugliese) è un tipico prodotto enologico delle Marche e dell’Abruzzo, delle province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Ancona;  è in particolare molto apprezzato quello del territorio dei comuni di Lapedona e di Loro Piceno.
.Il Vino cotto è una bevanda di prestigio prodotta da millenni nel territorio. Gli antenati Piceni hanno ereditato dai Greci questa tecnica di produzione che partendo dalla cottura del mosto delle uve autoctone, effettuavano la cosiddetta interzatura, ovvero la riduzione a caldo del volume di un terzo del mosto iniziale, ottenendo un prodotto che messo poi in botti di legno subiva una lenta fermentazione e successivamente l’invecchiamento.
Nella storia antica i Greci indicavano l’Italia con l’appellativo di “Enotria” ovvero “Terra del Vino”; infatti, certe produzioni di èlite venivano osannate da Plauto (191 A.C) che riteneva il vino cotto la più ricercata delle bevande, consigliandolo in ogni banchetto.
.Secondo gli storici, il condottiero cartaginese Annibale, nella guerra punica contro i Romani, fece sosta ad Atri (Te) dove rifocillò i propri cavalli ed uomini con del vino cotto. Molto apprezzato, nel 1534, anche dal Papa Paolo III che lo definiva come “una grande cosa”. Wikìpedia

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“Gli imperatori romani utilizzavano il vino cotto quale bevanda di fine pasto e già Plinio e Columella ne descrivevano dettagliatamente la preparazione [] Az. Ag. Lorese di C. Ercoli

Mosto cotto marche barbara
Vino cotto “prodotto” dalla mia amica Barbara di Porto Sant’Elpidio (Lu Pòrtu de Sallupìjo) Fm

Vino cotto marchigiano  
Ingredienti e dosi per ottenere circa 1 litro di vino cotto

3 litri di mosto cotto, scorza di cannella, chiodi di garofano, bucce d’arancia essiccate, pentola di rame.

Preparazione

Il mosto ottenuto dall’uva appena pigiata, viene filtrato tramite un colino per eliminare i residui di bucce. Il succo viene versato nella pentola di rame e fatto bollire lentamente (possibilmente su legna a fuoco diretto) mescolando continuamente, per diverse ore fino a raggiungere una riduzione di un terzo del volume.

  • Metodo casalingo per controllare la riduzione:
    immergete nella pentola un cucchiaio di  legno e fate sopra un segno con il coltello per delineare il livello iniziale.

Durante la cottura  viene aggiunta la cannella,  quindi i chiodi di garofano e un trito di bucce di arancia essiccate.
Una volta terminata la bollitura, il mosto viene fatto raffreddare e, poi, viene travasato (filtrandolo) in bottiglie di vetro ben pulite ed asciutte. Le bottiglie ben tappate, vengono riposte in luogo buio perchè il vino si conservi per diversi mesi.

Altri prodotti regionali con il mosto cotto

Il Vino cotto è un vino da meditazione¹ e da dessert, si accosta molto bene ai dolci ed in particolare alla pasticceria secca. Servire a temperatura ambiente.

  • Colore: ambrato scuro
  • Profumo fruttato con sentori di caramenllo e miele
  • Sapore:  dolce, morbido e persistene
  • Gradazione alcolica che varia dal 12% al 14%
¹Il vino da meditazione è un vino “fermo”, da bere preferibilmente a fine pasto e, soprattutto,  da sorseggiare lentamente assaporando l’armonia del profumo e del sapore. L’espressione venne coniata negli anni 70 da Luigi Veronelli, famoso enologo, cuoco, gastronomo, e scrittore italiano.

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Il caldaro di rame dove viene bollito il mosto per il Vino cotto e il Mosto cotto

“Vino Cotto Mosto in cottura” di Amf – Opera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons –
Pollo alla birra

Pollo alla birra

Tra le varie ricette, ho trovato come cucinare il Pollo alla birra, un piatto molto gustoso e facile, conosciuto particolarmente nel nord dell’Europa. Ne esitono più varianti: ad esempio si può aggiungere, a metà cottura, paprika dolce e cannella in polvere disciolte in poca acqua tiepida oppure, prima di portare in tavola, condire con qualche cucchiaiata di panna fresca. Può essere servito accompagnato da fette di polenta grigliata.

Ingredienti e dosi per 4 persone

500 ml di Birra, 1 Pollo tagliato a pezzi, 1 Cipolla, 1 Porro, 1 costa di Sedano, 1 Carota, Pepe q.b, Timo q.b, Prezzemolo q.b.

Preparazione

Tagliate finemente la cipolla, il porro, la carota e il sedano e soffriggete il tutto in una casseruola con l’olio. Rosolate il pollo condendolo con sale e pepe. Versate la birra e portate a ebollizione, quindi fate cuocere a tegame coperto per mezz’ora. Trascorso questo tempo, rigirate il pollo e completate la cottura per altri 30 minuti a tegame scoperto. Insaporite con timo e prezzemolo a un paio di minuti al termine della cottura o a cottura terminata. Buon appetito!

Accorgimenti

Per questa ricetta scegliete una birra chiara ma corposa, con una gradazione alcolica media (5%).

Idee e varianti

Il pollo alla birra è spesso cucinato anche insieme ai funghi champignon aggiunti al pollo prima di irrorarlo con la birra.

Bevande

il piatto può essere accompagnato dalla stessa birra usata per la preparazione. In alternativa può essere abbinato a vino rosso: Freisa secco (Piemonte) a 18 °C, Bardolino (Veneto) a 17°C.Pollo alla birra

Pollo alla birra
La birra è una delle più diffuse e più antiche bevande alcoliche del mondo. Viene prodotta attraverso la fermentazione alcolica con malto d’orzo, Vengono poi usati frumento, mais e riso. Altre piante meno utilizzate sono invece l’avena, la radice di manioca, il miglio e il sorgo in Africa, la patata in Brasile e l’agave in Messico. […]
La birra in cucina
La birra, come succede anche con il vino, entra come componente nella cottura di numerosi piatti quali, ad esempio:
  • Arista di maiale alla birra
  • Bauernschmaus, piatto tedesco a base di carré di maiale cotto nella birra
  • Carbonade flamande, piatto di origine fiamminga costituito da uno stufato di manzo
  • Carré di lombo di maiale alla birra scura
  • Costine di maiale alla birra
  • Steak and Ale Pie, piatto inglese che consiste in uno stufato di carne di manzo cotto con birra (solitamente una ale) impiattato in un tortino di pasta sfoglia.
  • Stinchi di maiale alla birra (piatto tipico bavarese)
  • Würstel con crauti, salsicciotto tedesco cotto nella birra e accompagnato da crauti
  • Zuppa norvegese di  birra e pane raffermo, Norsk Øl Suppe, ricordata nel libro di K Blixen “Il pranzo di Babette”
Inoltre il prodotto alcolico viene impiagato nella marmellata-birra,una marmellata con ingrediente principale la birra e usata come ripieno di biscotti o come accompagnamento in prodotti da forno, salumi, cracker, carni e verdure.
Torta di cocco e cioccolato alla cannella

Torta di cocco e cioccolato alla cannella

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Insolito incontro di sapori in questo dolce: il profumo tropicale dolce e delicato del cocco con quello dolce, piccante, orientale della cannella.
Mentre la torta cuoceva, in casa si è creata un’atmosfera decisamente piacevole.
Ma la vera gioia nel prepararla è stata “inaugurare” un nuovo, splendido stampo per dolci in silicone che adoro. Vi consiglio di usare sempre stampi in silicone perchè sono praticissimi.

Ingredienti e dosi per 4 persone

250 gr. di farina, 125 gr. di cocco grattugiato, 2 vasetti di yogurt bianco o al cocco, 150 gr. di zucchero, 100 gr. di olio di semi di girasole, 3 uova, 1 pizzico di sale, 1 bustina di lievito, cioccolato a pezzetti, cannella in polvere q.b.

Occorrente

Stampo da forno in silicone

Preparazione

Scaldate il forno a 180 gradi C.

In una ciotola mescolare la farina, lo yogurt, l’olio di semi, le uova, il sale, il lievito, e il cocco grattugiato (farina di cocco). Mescolate bene.
Aggiungete la cannella in polvere e i pezzetti di cioccolato;  mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo.
Versate il tutto nella tortiera e battete questa sul piano di lavoro così da livellare uniformemente il composto.

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Posizionate lo stampo in silicone su una teglia, mettete nel forno già caldo e cuocete per 30-40 minuti circa, senza aprire mai. Controllate la cottura infilando nell’impasto uno stecchino: se questo uscirà pulito la torta è pronta.
Dopo la cottura  lasciate raffreddare il dolce nello stampo per circa 10 minuti. poi toglierlo delicatamente dallo stampo e lasciarlo raffreddare ancora su una gratella. Se necessario raddrizzare un po’ la parte inferiore.
Spolverizzare con farina di cocco o zucchero a velo o scagliette di cocco. Oppure ricoprite irregolarmente con glassa.

Vino

Cocco e cioccolato risultano dolci e grassi, per questo è consigliato un vino bianco dal gusto fresco come il Malvasia delle Lipari per riequilibrare i sapori. In alternativa, un abbinamento con il Marsala Siciliano è altamente consigliato. Si può optare anche per un vino Moscato Spumante dolce, in buona sintonia con il cioccolato.

Torta di cocco e cioccolato alla cannella
Ringrazio Lucinda per averla testata e di averla modificata per chi soffre di intolleranze alimentari.
E come promesso… ecco la mia versione della “cocco & ciocco” alla cannella…
Ho apportato solo delle piccole modifiche(date le mie intolleranze )
  • 250 gr. di farina (250 gr. di farina senza glutine )
  • 125 gr. di cocco grattugiato
  • 150 gr. di zucchero (100 gr. di zucchero )
  • 2 vasetti di yogurt bianco o al cocco ( 2 bicchieri di latte di capra )
  • 100 gr. di olio di semi
  • 3 uova
  • 1 pizzico di sale
  • 1 bustina di lievito
  • cioccolato a pezzetti
  • cannella in polvere q. b
…. e il risultato???? SENSAZIONALE!!!!! Grazie mille per avermi fatto scoprire questa delizia!!!

Torta di cocco e cioccolato alla cannella 

Strudel alla crema con mele e savoiardi

Strudel alla crema con mele e savoiardi

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Lo strudel, dal tedesco Strudel = vortice) è un dolce a pasta arrotolata o ripiena che può essere dolce o salata, ma nella sua versione più conosciuta è dolce a base di mele, pinoli, uvetta e cannella. Originario delle aree dell’Impero Bizantino, dove ancor oggi si prepara la baklava, si è quindi largamente diffuso con il nome di Strudel dall’Impero austro-ungarico in tutto il mondo a partire dalla met?* del XIX secolo. In Italia tradizionalmente viene preparato nelle terre che un tempo erano sotto la dominazione austro-ungarica, principalmente Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Ogni luogo ha poi la sua ricetta: con la pasta frolla, con pasta da strudel (tradizionale, sottile: vi si arrotolano le mele dentro prima di metterla in forno) o con pasta sfoglia. Ne esistono anche versioni con altri tipi di frutta: pere, albicocche, frutti di bosco e c’è anche chi applica la formula dello strudel anche per preparare torte salate, ad esempio con verdure, crauti e salumi. Gli ingredienti tipici sono: uvetta, mele, zucchero, cannella, noci ed un rosso d’uovo. In Trentino in particolare una zona dove vi è una particolare tradizione, data anche la presenza di coltivazioni di mele DOP, è la Val di Non. Qui si prepara con mele di tipo Golden Delicious sia perché si trova in ogni stagione ma anche perché zuccherine e in grado di tenere la cottura, mantenendo allo stesso tempo la morbidezza grazie all’apporto di pectina. Wikipedia
Ingredienti per 6 persone

300 gr. di farina, 60 gr. di burro, 2 dl. di acqua (1 bicchiere), 2 uova piccole, sale, 20 gr. di zucchero.   Per il ripieno 400 gr. di mele, 50 gr. di uvetta ammollata, 70 gr. di burro, 4 uova, 100 gr. di zucchero, buccia di limone grattugiata, cannella, savoiardi, 2 cucchiai di pangrattato rosolato nel burro nocciola (roux bruno).

Preparazione

Mettete il burro con l’acqua in un casseruolino e fatelo sciogliere. Disponete la farina a fontana, mettete al centro le uova, il sale, lo zucchero ed il burro fuso. Impastate bene fino ad ottenere una pasta liscia che non si attacchi alle dita. Lavoratela a lungo, battendola spesso sul tavolo per renderla più elastica. Fate una palla e copritela con una casseruola vuota e calda.

Lasciatela riposare così per una ventina di minuti. Stendete sul tavolo una grande salvietta, infarinatela, mettetevi sopra la pasta e tirate una sfoglia il più sottile possibile (senza romperla naturalmente). Spennellatela di burro fuso.

Preparate il ripieno. Lavorate a crema 70 gr. di burro, unite 50 gr. di zucchero poi i tuorli, uno per volta, un cucchiaino di buccia di limone. Montate bene il composto quindi incorporate gli albumi montati a neve fermissima separatamente. Schiacciate finemente alcuni savoiardi ed uniteli poco per volta al composto per dare una maggiore consistenza.

Spalmate sulla sfoglia il pangrattato, qualche cucchiaio di zucchero, un pizzico di cannella, le mele sbucciate ed affettate finemente e l’uvetta ben strizzata. Su tutto stendete la crema, lasciando libero il bordo della sfoglia. Arrotolate lo strudel delicatamente, aiutandovi con la salvietta. Chiudetelo bene alle estremità e posatelo sulla placca bene imburrata. Spennellate la superficie di burro fuso e mandate in forno caldo per circa un’ora.

Per dare quel tocco in più servite le fette di strudel con panna fresca.

Vino

Moscato del Trentino fresco.

Leggi ancheLo strudel alla maniera di Petronilla
 Strudel alla crema con mele e savoiardi

Cuciarul romagnoli con castagne secche

I “Cuciarul” romagnoli: un mangia e bevi dal sapore antico con le castagne secche

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Nel Medioevo la specie arborea più utile era il castagno. I suoi frutti, le castagne, erano un cibo insostituibile per le popolazioni alpine ed appenniniche. Le castagne venivano consumate fresche o secche, crude o cotte, bollite e arrostite. Venivano anche ridotte in farina nei molini, per preparare pietanze, focacce, dolciumi come il castagnaccio.
Così si esprimeva il milanese Bonsevin De La Riva alla fine del Duecento a proposito delle castagne:
«Quando sono ancora verdi si arrostiscono sul fuoco
e si mangiano alla fine del pasto come i datteri.
Ma dei datteri sono a mio parere più buoni.
Spesso vengono lessate senza guscio e
molti le mangiano cotte a cucchiaiate»
I “Cuciarul” sono un piatto a base di castagne secche spellate e seccate, quindi ammollate e lessate in acqua o vino aromatizzato.  Un tempo i contadini romagnoli li preparavano, mangiavano e offrivano agli ospiti durante le lunghe veglie invernali, assieme alle castagne arrostite (Caldarroste) e alle castagne bollite in acqua con l’aggiunta di foglie di alloro (Balotte). Venivano anche servite in una zuppiera posta al centro della tavola come accompagnamento alla pasta in brodo rigorosamente fatta a mano dalle azdore o arzdore (reggitore), le massaie che presiedevano al governo della casa.

castagne

Le ricette

  1. Cucinate le castagne secche in acqua per circa 2 ore fino a quando saranno diventate tenere. Controllate ogni tanto aggiungendo acqua calda per rimpiazzare l’acqua evaporata.
  2. Oppure cuocetele per circa 2 ore in vino con aggiunta di zucchero, cannella e chiodi di garofano e un altro po’ di vino a fine cottura.

Le castagne così preparate vanno messe in una tazza con il liquido di cottura e così si mangia e si beve!!

castagne cuciarul (2)Cuciarul romagnoli con castagne secche
Pesche caramellate nel miele e profumate con cannella

Pesche caramellate nel miele e profumate con cannella

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  • La pesca viene mangiata a morsi o sbucciata, da sola o in macedonie di frutta. Viene impiegata per fare succhi, marmellate e anche dolci (Pesca Melba). Può inoltre essere consumata, sempre come dessert, con vino, zucchero e qualche goccia di limone. Una ricetta tradizionale piemontese è quella delle pesche ripiene (in lingua piemontese: persi pièn con un composto a base di uova, zucchero, amaretti sbriciolati e cacao.
  • Il miele è un alimento prodotto dalle api (ed in misura minore, da altri imenotteri). Viene prodotto a partire dal nettare e dalla melata. La melata, con un gusto molto dolce simile allo zucchero, è prodotta da vari omotteri, fitomizi, i cui escrementi zuccherini sono la base alimentare per numerosi insetti.

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Ricicliamo gli avanzi

Perfetta ricetta per utilizzare pesche un po’ mature ed il fondo del vasetto del miele. E’ un dessert veloce, ma di sicuro successo. Inoltre possono essere utilizzare per decorare torte o pasticcini.

Ingredienti

Pesche, 1 cucchiaio di miele per pesca, cannella, facoltativo vino passito.

Preparazione

Pulite sbucciate le pesche e tagliatele a spicchi.

pesche caramellatepesche caramellate (2)pesche caramellate (3)pesche caramellate (4)

In una padella antiaderente fate sciogliere il miele. Aggiungete gli spicchi di pesca e versate un po’ di vino passito. Spolverizzate la cannella. Fate asciugare voltando una volta, molto delicatamente, gli spicchi.

Le pesche così preparate sono buone sia calde che fredde e possono essere servite con panna montata, gelato e crema.

pesche caramellate (7)

Pesche caramellate nel miele e profumate con cannella
 Jonathunder – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons
Fichi sciroppati Petronilla

Fichi sciroppati per un desinaretto alla maniera di Petronilla

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I gustosi, svelti, economici desinaretti di Petronilla, 1944

  • Pastina in brodo
  • Polpettone di carne
  • Fichi sciroppati
Fichi sciroppati

Fra i barattoli che, durante l’abbondanza estiva, avrete potuto facilmente ricolmare con dolci leccornie e che, riservati per i mesi invernali, giaceranno inPetronilla libri dispensa ancora intatti… ce n’è anche uno che reca scritto sull’etichetta «fichi sciroppati» ?
Cioè colmo di quei fichi che (scelti tutti maturi, sani, intatti e sia verdi che neri) avrete (l’uno all’altro ben ravvicinati) sovrapposti a strati in una casseruola; sui quali avrete sparso, a ogni strato, un cucchiaio colmo di zucchero; che, a casseruola incoperchiata, avrete fatto bollire lentamente per 2 ore; e che, con il loro abbondante e dolce sugo, avrete invasati e incoperchiati soltanto quando furono ben raffreddati. Ebbene, distribuite a ognuno un solo fico nero e un solo fico verdolino (li troverete ancora intatti) e un solo cucchiaio del loro squisito sciroppo.

Desinaretti 1944

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Fichi sciroppati Petronilla

Petronilla, chi era?

  • PETRONILLA: svolse un ruolo importante negli anni delle ristrettezze economiche dovute alla guerra. Di fronte alla drastica riduzione dei beni alimentari disponibili, proponeva i suoi suggerimenti «sul modo di sbarcare il lunario mangereccio, consumando poco grasso, poco riso, poca pasta, poca farina e poco zucchero; spendendo pochetto ma….nutrendo bastevolmente»
Cestino croccante con cannella

Cestino croccante con la cannella

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Ingredienti per 1 cestino:

40 gr. di burro morbido, 40 gr. di miele, 40 gr. di zucchero, 40 gr. di farina 00, ¼ di cucchiaino di cannella in polvere, 10 gr. di burro per imburrare.

 Preparazione

Foderare una teglia di cm. 40 x 30 di carta da forno o d’alluminio. Unite tutti gli ingredienti in una ciotola e lavorateli molto bene fino ad otttenere un composto morbido ed omogeneo. Versare il composto al centro della teglia e stendetelo con una spatola fino a formare un disco spesso 5 mm. circa. Il disco si allargherà molto durante la cottura. Far cuocere in forno a 180 gradi per 15 minuti. Togliere la teglia dal forno ed aspettare qualche minuto perchè la pasta si indurisca. Capovolgere una ciotola e ricoprire con carta da forno o d’alluminio.
Sollevare la carta da forno dalla teglia e capovolgere il disco sulla ciotola. Premere il disco sulla ciotola e fare un bordo con la punta delle dita. Togliere il foglio che ricopre la pasta. Far raffredare ed indurire perfettamente.
Quando il cestino sarà indurito sollevarlo dalla ciotola.
Il cestino così ottenuto potrà essere un contenitore per gelato o macedonia di frutta o cioccolatini. Con la stessa pasta si possono fare tanti piccoli cestini anzichè un cestino singolo: occorrerà cuocere il composto una cucchiaita alla volta e mettere i dischi ad indurire in una tazza a formare dei calici.

 Cestino croccante con cannella ”Regali della mia cucina” 1978