Crêpe Suzette

Crêpes Suzette

Crêpe Suzette au Citron with visible flame 
 .Risultati immagini per gif bandiera francia  Auguste Escoffier, Il Grande Libro della Cucina Francese
Le Crêpes Suzette si preparano utilizzando il composto A¹ profumato al Curaçao o al Grand Marnier e succo di arancia o mandarino.
Una volta pronte, si spalmano con un amalgama ottenuto lavorando 100 gr. di zucchero, 3 cucchiai di Curaçao o Grand Marnier e del succo di arancia o mandarino. Quest’ultima operazione deve essere eseguita a tavola, davanti al cliente.
Il maître d’hôtel, poi, munito di un fornelletto su cui sarà appoggiato il vassoio con le crêpes, provvederà a cospargerle di zucchero, innaffiarle di Curaçao o Grand Marnier e servirle in appositi piatti riscaldati. Le crêpes vanno sempre cotte secondo il medesimo procedimento, sono i profumi e le guarnizioni a cambiare, a seconda del gusto.
Crêpes Suzette

Preparazione
Stemperare 250 gr. di farina con 3 uova e ½ litro di latte o di acqua tiepida (se si voglia ottenere un composto un po’ meno denso), aggiungere 2 cucchiai di burro fuso, 2 cucchiai di Curaçao o Grand Marnier, una presa di sale e, facoltativo, una cucchiaiata di acqua di fiori d’arancio. Lasciar riposare il composto per un’ora, quindi passarlo al setaccio fine.

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Cottura:
per ottenere delle crêpes di grandezza regolare, sarà bene fare uso di un mestolino. Riempire il mestolino con un po’ di composto e versare quest’ultimo nell’apposita padellina, riscaldata e leggermente unta di burro chiarificato. Rivoltare la crêpe, facendola saltare, in modo da ottenere una cottura uniforme dalle due parti. Le crêpes vanno servite caldissime, appena cotte.

N.B. Quando le crêpes da preparare sono molte è necessario operare con sei padelline alla volta, per evitare che quelle preparate via via si raffreddino troppo. Certo è che così facendo diventa essenziale poter lavorare con i fornelli di grandezza assolutamente identica e tutti regolati sullo stesso livello di fiamma. La ricetta qui sopra fornita è la più essenziale, ma ne esistono almeno tre varianti diversamente arricchite.

  • ¹Composto A
    500 gr. di farina setacciata, 200 gr. di zucchero semolato e una presa di sale fino. Stemperare con 12 uova e un litro e mezzo di latte versato a filo. Profumare con un cucchiaio di zucchero vanigliato o di zucchero all’arancia, o con 3 cucchiai di liquore (tipo cognac, kirsch, rhum, Curaçao, Grand Marnier) e 3 cucchiai di burro fuso.
  • Composto B
    500 gr. di farina, 150 gr. di zucchero semolato e una presa di sale fino. Stemperare con 10 uova, lavorare appena ed aggiungere: 3 dl. di panna freschissima, 3 cucchiai di cognac, 3 cucchiai di burro fuso e un litro di latte. Passare alla mussola, completare con 3 cucchiai di sciroppo d’orzata e 100 gr. di amaretti tritati finemente.
  • Composto C
    500 gr. di farina, 150 gr. di zucchero, una presa di sale fino. Stemperare con 6 uova intere, 4 tuorli e un litro e un quarto di latte. Profumare a piacere e completare con 6 albumi montati a neve.
    N.B. per evitare grumi, sarà bene passare al setaccio o alla mussola i diversi composti.
Il maître d’hôtel, poi, munito di un fornelletto su cui sarà appoggiato il vassoio con le crêpes, provvederà a cospargerle di zucchero, innaffiarle di Curaçao o Grand Marnier e servirle in appositi piatti riscaldati.

Il maître d’hôtel, munito di un fornelletto su cui sarà appoggiato il vassoio con le crêpes, provvederà a cospargerle di zucchero, innaffiarle di Curaçao o Grand Marnier e servirle sui piatti riscaldati.

Le ipotesi, su l’origine del piatto e il suo nome, sono diverse.
Una tesi attesta che sia avvenuta nel 1895 da un errore commesso da un assistente cameriere, quattordicenne, di Henri Charpentier, Maitre a Monte Carlo al Café de Paris, mentre veniva preparato un dessert per il Principe di Galles, il futuro re Edoardo VII, e i suoi ospiti inclusa una bella ragazza francese di nome Suzette.
Maitre Henri Charpentier raccontò:
« Capitò che per errore la Crêpe prese fuoco, pensai che fosse rovinata. Il principe e i suoi amici intanto stavano aspettando, come potevo rimediare? L’assaggiai e pensai che fosse il più delizioso insieme di sapori che avessi mai gustato. Questo incidente fu proprio quello che ci voleva per dare armonia al piatto. Il principe mangiò le Crêpes con la forchetta ed usò il cucchiaio per raccogliere lo sciroppo. Mi chiese il nome di ciò che aveva mangiato con tanto gusto. Gli risposi che doveva essere chiamato Crêpes Princesse in suo onore, ma egli protestò dicendo che, essendo presente. una signora, era da dedicare a Lei. Miss Suzette si alzò in piedi e tenendo la gonna ampia con le mani, fece un inchino e disse a Sua Maestà, “Volete cambiare Crêpes Princesse in Crêpes Suzette?” Così fu battezzata questa pietanza e il giorno seguente ricevetti in regalo dal principe, un anello di pietre preziose, un cappello panama e un bastone.»
Diverse fonti (come il Larousse Gastronomique) misero in dubbio il fatto, in quanto l’assistente cameriere sarebbe stato troppo giovane per servire il principe al posto del capo.
Un’altra teoria sostiene che il piatto venne così chiamato in onore dell’ attrice francese Suzanne Reichenberg (1853-1924), conosciuta come Suzette. Nel 1897, la Reichenberg apparve alla Comédie Française nel ruolo di una cameriera che serviva crêpes. Monsieur Joseph, proprietario del Restaurant Marivaux di Parigi, fornì le crêpes e pensò di fiammeggiarle per attirare l’attenzione del pubblico e mantenerle calde. Monsieur Joseph divenne in seguito direttore del Paillard Restaurant a Parigi e poi dell’Hotel Savoy di Londra.
Un’altra teoria ancora, attesta che la ricetta fu inventata nel 1903 dallo chef francese Escoffier e fu considerata, per il primo ventennio del 1900, il non plus ultra dei dessert di lusso.
 Preparazione delle Crêpes Suzette al  liquore all’arancia
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Di stu_spivack (Preparing the crepes auf flickr) [CC BY-SA 2.0], attraverso Wikimedia Commons Di Antilived (Opera propria) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) o CC BY-SA 4.0-3.0-2.5-2.0-1.0], attraverso Wikimedia Commons
Crêpes Suzette
Paris Macarons

Oh là là! C’est formidable! I raffinati, eleganti, scicchissimi Paris Macarons. Voilà!

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Il macaron o macaron francese è un pasticcino il cui nome deriva, incredibilmente, dall’italiano dialettale “maccarone”
È un dolce a base di meringhe e farcito con crema ganache, marmellata o altre creme varie. E’ composto da due meringhe a cupola, dalla superficie liscia, la circonferenza guarnita di increspature e la base piatta. Gli intenditori apprezzano una delicata crosticina a guscio d’uovo che rende il dolce più umido e arioso all’interno. Il macaron francese ha un’ ampia varietà di sapori che vanno dai tradizionali (lampone, cioccolato) ai più innovativi.
Le origini sono state molto dibattute: Larousse Gastronomique cita i macarons come dolci creati nel 1791 in un convento vicino Cormery. Altre fonti, invece, fanno risalire il suo debutto francese all’arrivo di Caterina de’ Medici, la quale commissionò a un pasticcere italiano il dolce che portò con sé nel 1533, quando sposò Enrico II di Francia, assieme a moltissime altre pietanze della tradizione toscana, entrate nella cucina francese.
Nel 1830, i macaron venivano serviti due a due con l’aggiunta di marmellate, liquori e spezie.
Il macaron, come è noto oggi, è stato definito Gerbet o Paris macaron ed è stato creato all’inizio del XX secolo da Pierre Desfontaines della pasticceria di lusso francese Ladurée, Paris, ed è composto da due dischi di meringa alla mandorla riempiti con uno strato di crema al burro, marmellata o crema ganache.
Il macaron è realizzabile in forma salata con varie farciture gastronomiche.

Per l’ora del tè con le amiche di qualche giorno fa, Carolina ha preparato questi favolosi pasticcini e, gentilmente, mi ha scritto la ricetta che voglio condividere con voi:

  « Nel tappetino ho fatto dei macarones con questa ricetta, è di Csaba e l’ho presa anni fa da una trasmissione tv, per me è fantastica anche se un po’ lunga… qui c’è pure il video se può esserti utile:

Paris Macarons

INGREDIENTI (per circa 20 pezzi)

  • 80 g di bianco d’uovo,
  • 125 g di zucchero fine,
  • 35 ml d’acqua,
  • 100 g di mandorle polverizzate,
  • 100 g di zucchero a velo,

Io ho aggiunto qualche cucchiaio di polvere di cacao fondente senza zucchero finchè non hanno preso un colorino leggermente nocciola, per la farcia ho messo semplicemente della nutella!

2 carolina tè (7)2 carolina tè (6)2 carolina tè.

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PROCEDIMENTO
Dividi l’albume in 2 ciotole versandone 40 g in ciascuna. Aggiungi in una ciotola 25 g di zucchero e monta a neve ben ferma usando il mixer.

Nel frattempo, metti in un pentolino gli altri 100 g di zucchero e 35 ml d’acqua e cuoci senza mescolare sino a portarlo a 110° C, poi versalo a filo nel mixer, in funzione a velocità 1. Continua a sbattere sino a che il composto sarà tornato a temperatura ambiente: circa 10 minuti. Aggiungi il cacao in polvere e mescola per amalgamare bene. In una ciotola a parte, mescola insieme le mandorle e lo zucchero a velo, setacciandoli, poi aggiungi i restanti 40 g di bianco d’uovo e amalgama bene. Incorpora questo composto a quello colorato, usando una spatola in silicone. Mescola piano, cercando di non sgonfiare il composto, ma comunque di amalgamare bene gli ingredienti per ottenere un colore omogeneo.
Poi ho lasciato riposare per 20 min circa finchè si riscaldava il forno a 140°C e ho infornato per 15 min circa il tappetino (finchè hanno cominciato a crepare in superficie).

La TORTA: è una frolla che ho riempito con una cremina di amaretti (100 gr) spezzettati grossolanamente e poi frullati nel mixer insieme a 2 cucchiai abbondanti di ricotta di mucca, 1 uovo, latte q.b. Infornata a 180 per 35min e poi ricoperta con scaglie di cioccolato bianco.

Basta, mi è venuta fame! …» (…)

2 carolina tè (2)

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Paris Macarons
pavlova fragole

Strawberry Pavlova, Torta Pavlova alle fragole, mirtilli e lamponi

La Pavlova è una torta meringata croccante all’esterno e morbida all’interno; generalmente è decorata con panna e frutta, ma gli ingredienti possono variare secondo i gusti personali e alla stagione. È un dolce molto appariscente, quindi perfetto per le occasioni importanti come per il grande pranzo di Natale.
Da sempre l’origine della Torta Pavlova è contesa tra Nuova Zelanda ed Australia. L’attribuzione non è certa, l’ipotesi più accreditata è che sia stata creata nel 1926 da uno chef di Wellington in Nuova Zelanda, in onore di Anna Pavlovna Pavlova, una delle ballerine più famose degli inizi del XX secolo. Secondo alcune ricerche, però, sembra sia nata in Australia nello stesso periodo e sempre dedicata alla ballerina russa che in quel tempo era in tour nei due paesi.

MERINGA pavlova fragole (2)

La ricetta

Ingredienti per 1 torta da 24 cm. di diametro

4 albumi, 250 g di zucchero, 1 bustina di vanillina, 1 cucchiaio di amido di mais, 10 ml. di aceto di vino bianco, 500 ml. di panna montata, 400 gr. di fragole, mirtilli e lamponi, zucchero a velo q.b, menta q.b.

Preparazione
Per prima cosa preparate la meringa.
Rompete le uova e mettete in una ciotola con i bordi alti solo gli albumi. Montateli a neve ben ferma con le fruste elettriche, aggiungendo poco alla volta lo zucchero, la vanillina e alla fine mettendo l’aceto e l’amido di mais, sempre mescolando e facendo attenzione a non far afflosciare il composto.
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File:Pavlova prima della cottura (20240330152736).jpg
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Accendete il forno a 120°C e prendete una taglia coperta di carta da forno. Con un cucchiaio create una base rotonda di meringa con il composto appena preparato, mentre con una tasca da pasticcere dal beccuccio largo o con lo stesso cucchiaio create dei ciuffi di meringa lungo tutto il bordo. Infornate per 1 ora e mezzo. Una volta pronta la meringa, montate la panna finché sarà compatta.
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File:Pavlova con coulis di fragole e lamponi.jpg
Lavate e asciugate con molta cura le fragole, i mirtilli e i lamponi, mettendoli su alcuni fogli sovrapposti di carta da cucina per eliminare tutta l’acqua. Trasferite la base di meringa su un piatto da portata, stendete uno strato spesso di panna e disponente delicatamente i frutti al di sopra, o coprendone tutta la superficie o solo la parte centrale. Spolverizzate con lo zucchero a velo e guarnite con qualche fogliolina di menta.
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Accorgimenti
La cottura della meringa è il passaggio più delicato: seguitela regolarmente.
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Idee e varianti
Al posto delle fragole, dei lamponi e dei mirtilli, si possono usare altre varietà di frutta: more oppure pesche, albicocche e così via, anche mescolandole tra loro o creando motivi geometrici decorativi sopra la torta.
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File:Bellissima torta Pavlova.jpg

Torta Pavlova alle fragole

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Gli schiumini (meringhe) alla maniera della Petronilla

Crostata crumble vegana con fragole e rabarbaro

Torta di fragole e panna

Pavlova prior to baking (20240330152736).jpg Pavlova with strawberry and raspberry coulis.jpg Beautiful Pavlova cake.jpg
sogliola alla mugnaia escoffier Sole_meuniere_(4689490702)

Sole meunière, Sogliola alla mugnaia

Sulle tavole degli anni ’80 c’era un tripudio di panna, maionese, checiap (proprio così), e salse grondanti colesterolo a non finire, in pieno edonismo reganiano. Uno dei secondi piatti molto richiesto in quegli anni era la Sogliola alla mugnaia.

È questo un classico piatto francese, saporito e raffinato e la sogliola di Dover è preferibile per questa preparazione. La sogliola può essere trattata intera o a filetti che, per la struttura di questo pesce, saranno 4 anzichè 2. Comunque non è altro che pesce infarinato e fritto nel burro o nell’olio.
La cottura alla mugnaia è indicata sia per pesci piccoli che per pesci grossi tagliati a fette. Sono da preferirsi i pesci piatti ed i filetti; particolarmente adatti sono: le sogliole, le trote o trotelle, i branzinetti, le ombrine, i naselli.

Nel servizio classico il serveur (cameriere) porta in tavola il pesce intero, quindi provvede a sfilettarlo davanti al cliente (video)

Sogliole soles_chez_le_poissonnier

Come fare la sogliola alla mugnaia

Ingredienti e dosi per 4 persone
  • 4 sogliole di 300 gr. l’una,
  • 60 gr. di farina ,
  • 100 gr. di burro (meglio se chiarificato),
  • 2 limoni,
  • 1 ciuffo di prezzemolo,
  • sale q.b,
  • pepe q.b.
Preparazione:
Eviscerate le sogliole e spellatele incidendo la pelle scura alla base della coda e tirandola verso la testa.
Fate fondere 80 gr. di burro in una padella a fuoco dolce; infarinate con cura i pesci e friggeteli nel burro da entrambe le parti per 10 minuti complessivi.
Una volta pronte, prelevate le sogliole, salatele, pepatele e tenetele in caldo.  Aggiungete il burro rimasto al sugo di cottura del pesce e fatelo fondere a basso calore amalgamando. Bagnate le sogliole con il succo di limone, spolverizzatele di prezzemolo e versatevi il burro fuso.
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Accorgimenti e consigli
  • È consigliabile utilizzare, per la vostra sogliola alla mugnaia, burro chiarificato perché non brucia con facilità, anche ad alte temperature.
  • Alcuni usano marinare le sogliole nel latte per 10 minuti, specie gli esemplari più grandi, per ammornidire la polpa e accentuare la doratura.
  • Meglio non salare il pesce prima di infarinarlo, perchè il sale causa il rilascio dei liquidi che farebbero distaccare l’infarinatura dopo la cottura.
  • Setacciate la farina e asciugate la superfice del pesce in modo omogeneo e a fondo, per evitare che la farina si concentri solo in alcuni punti e si intrida di acqua impedendo la giusta rosolatura.
  • Scegliete una padella adeguata alle dimensioni del pesce, in modo che il burro copra tutta la superficie. Regolate la fiamma in modo che il burro non bruci mai, deve spumeggiare. Per controllare la temperatura muovete il burro in cottura e versatelo con un cucchiaio sul pesce: se il burro tende ad annerire, regolate la temperatura unendo altro burro freddo.
  • Potete mescolare il burro con il limone nella padella di cottura del pesce e quindi aggiungere il prezzemolo
Vino
Chevalier-Montrachet (Bourgogne, France), Muscadet des Coteaux de la Loire (Francia), Riesling Dell’Oltrepò Pavese (Lombardia), Soave classico (Veneto), Sauvignon (Friuli), Est Est Est (Lazio).

Alla mugnaia (in francese à la meunière) indica un modo di cucinare molti pesci di carne bianca interi, in filetti o in tranci: spigole, orate, trote, sogliole alla mugnaia.

Il pesce viene prima infarinato (ecco l’allusione al mugnaio),  quindi cotto in padella con burro e traferito su un piatto caldo. Si fa poi fondere a color nocciola altro burro e lo si versa sul pesce; in fine il pesce si guarnisce con fette di limone e prezzemolo tritato.

Insalata nizzarda

Salade niçoise, Insalata nizzarda

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Sulle tavole degli anni ’80 c’era un tripudio di panna, maionese, checiap (proprio così), e salse grondanti colesterolo a non finire, in pieno edonismo reganiano. Anche le insalate erano particolarmente ricche, come l’Insalata nizzarda che era molto presente nei menù di quegli anni.

La salade niçoise (in italiano “insalata nizzarda”) è un piatto estivo a base di verdura fresca originario del sud della Francia ed in particolare di Nizza e della Costa Azzurra, ma è conosciuto anche nella zona costiera ligure, dove è chiamato condiglione (in genovese condijon), con aggiunta di patate e fagiolini lessi e senza peperoni.

La ricetta è una di quelle che lasciano spazio alla fantasia, infatti ne esistono molte versioni. Agli ingredienti più sotto elencati, se ne possono aggiungere tanti altri come:

  • patate bollite, fredde ed affettate,
  • fagiolini bolliti e freddi,
  • peperoni tagliati ad anelli o a listerelle,
  • cipolla a fettine o ad anelli,
  • filetti di acciuga sotto sale e dissalati, oppure filetti di acciuga sott’olio,
  • olive nere, verdi o miste.
Ingredienti per 4 persone
  • 1 cespo grosso di lattuga,
  • un pomodoro da insalata di media grossezza,
  • 1 cetriolo piccolo,
  • 2-4 uova sode,
  • tonno sott’olio,
  • sale,
  • 1-2 cucchiai di aceto (facoltativo),
  • olio q.b..
Preparazione

Rassodate le uova e mondate la lattuga, lavatela, sgocciolatela ed asciugatela.
Poco prima di servire, pelate il cetriolo e sgusciate le uova sode. All’ultimo momento prima di portare in tavola, accomodate la lattuga nell’insalatiera, unitevi il tonno scolato e rotto in grossi pezzi, il cetriolo (riesce più digeribile se affettato all’ultimo momento prima di consumarlo) e il pomodoro affettati. Condite con l’olio, l’aceto (se lo usate), il sale e mescolate. Guarnite con le uova sode affettate o tagliate a spicchi.

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La cucina francese

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  Insalata nizzarda
Soupe à l'oignon française, Zuppa di cipolle

La Soupe à l’oignon française è la Carabazada fiorentina.

 Zuppa di cipolle
.Portail de la cuisine française   La leggenda vuole che Louis XV, una notte che era nella residenza di caccia, scoprì di avere a disposizione solo cipolle, burro e champagne. Con questi tre ingredienti preparò la prima Soupe à l’oignon.
Ma in realtà sembra che derivi da la Carabazada, la zuppa di cipolle alla fiorentina. ll piatto è presente nei ricettari fin dal Rinascimento, citato per la prima volta da Cristoforo Messisbugo con il nome Carabazada.

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 Cristoforo Messisbugo con il nome Carabazada.

Cristoforo Messisbugo, Carabazada di magro con cipolle a.d.1549

Soupe à l’oignon française

f zuppa di cipolle

Foto di Key West Wedding Photography

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Ingredienti per 4 persone

500 gr. di cipolle bianche, 40 gr. di farina, 80 gr. di burro, 1 litro e 1/4 di bodo di pollo, 100 gr. di formaggio, gruyère o emmentaler, tagliato a fettine sottili, prezzemolo tritato, 4 fette di pane casereccio abbrustolite, sale, pepe appena macinato.

Tempo di preparazione: 20 minuti – Tempo di cottura: 30 minuti
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Attrezzatura: 4 tegami di coccio o di pirofila individuali, resistenti al fuoco..

Forno a 180°C
Preparazione

Sbucciate e affettate finemente le cipolle e fatele rosolare per qualche minuto nel burro.

a zuppa di cipolle (2)b zuppa di cipolle  .

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Cospargete con la farina bianca e mescolate a lungo per stemperarla bene. Bagnate più volte la preparazione con poco brodo caldo fino a che ne avrete aggiunto un litro abbondante.

c zuppa di cipolle (2)d zuppa di cipolle (2)

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Mescolate e lasciate cuocere a fiamma bassa per circa trenta minuti. Aggiungete il sale, se necessario.

0 zuppa di cipolle1 zuppa di cipolle .

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Sistemate nei tegamini imburrati, le fette di pane abbrustolite, versatevi sopra la zuppa, pepate abbondantemente e coprite con fettine di gruyère, o emmentaler.

2 zuppa di cipolle3 zuppa di cipolle

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Passate in forno caldo e lasciate gratinare sino a che la superficie sarà ben dorata. Servitela caldissima.

Il gusto di questa zuppa può essere arricchito con l’aggiunta di senape di Dijon.

4 zuppa di cipolle

Vino

Vernaccia di San Gimignano (Toscana) di 2 anni servito a 10°C; Arbois rosé (Jura, Francia) a 15°C.

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Leggiadre Madonne et baldi Messeri, udite! Festa a tema in stile Medievale con ricette

Cristoforo da Messisbugo: “Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale”

 Par Ludovic Péron — Travail personnel, CC BY-SA 3.0 French Onion Soup – 48360705571.jpg [[File:French Onion Soup – 48360705571.jpg|French_Onion_Soup_-_48360705571]] french Onion Soup – 48360842832.jpg [[File:French Onion Soup – 48360842832.jpg|French_Onion_Soup_-_48360842832]]
Soupe à l’oignon française, Zuppa di cipolle
ostriche e tartufi Huîtres_aux_truffes

Il Tartufo secondo Escoffier nella cucina francese

Tartufo su ostriche

Georges Auguste Escoffier (1846–1935) è stato un cuoco francese e autore di vari libri:

Bibliografia
  • A. Escoffier, La mia cucina (titolo originale Ma cuisine),
  • A. Escoffier, Il libro del menu (titolo originale Le livre des menus),
  • A. Escoffier, Ricordi inediti (titolo originale Souvenirs inedits)
  • A. Escoffier, Il grande libro della cucina francese (titolo originale Ma cuisine), Autentica “bibbia” di una delle tradizioni culinarie più famose nel mondo, con le sue 2500 ricette questo manuale è stato dal suo autore specificamente indirizzato alla “padrona di casa”, ai cuochi dilettanti e a chiunque voglia accingersi ai fornelli senza troppa esperienza alle spalle. Il libro propone piatti originali e ricercati, ma anche piatti di più semplice realizzazione dagli antipasti ai dolci, per consentire a tutti di servire in tavola mousse di salmone, aragoste alla parigina o anatre all’arancia.
Tartufo BIANCO (2)tartufO BIANCO.polenta tartufo
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I TARTUFI
Da Il grande libro della cucina francese

I tartufi sono impiegati fondamentalmente per guarnire; si servono infatti molto raramente come contorno, se non al “tovagliolo”, cotti allo champagne o sotto la cenere. In questo caso il tartufo non ha lo stesso sapore di quando è crudo. Il grande pregio del tartufo è di arricchire col suo profumo pollame e selvaggina.

Tartufi sotto la cenere
Scegliere dei bei tartufi freschi; nettarli con cura, senza pelarli; salarli leggermente; bagnarli con un filo di buon champagne. avvolgerli uno a uno dapprima in una sottile fetta di lardo, poi in doppio foglio di carta oleata e umettando con acqua l’interno del secondo. Disporre i tartufi su uno strato di cenere rovente, ricoprirli con un altro strato di cenere e su quest’ultima stendere una doppia graticola empita di braci per mantenere il calore uniforme. Far cuocere per 30-40 o addirittura 45 minuti, a seconda della grandezza dei tartufi. Disporre i tartufi sotto un tovagliolo piegato, dopo aver tolto il primo involucro di carta oleata e servire insieme a burro fresco.

Tartufi allo champagne
Prendere dei tartufi piuttosto grandi, spazzolarli e pelarli con cura: metterli in una casseruola coprendoli con metà dello champagne e metà fondo bruno di brasato di vitello. I tartufi devono trovarsi appena coperti. Coprire la casseruola e bollire per 5 minuti; spostare la casseruola sull’angolo del fornello senza scoprirla e lasciarvela per 10 minuti. Trasferire i tartufi in una legumiera d’argento. Ridurre di due terzi il fondo di cottura e passarlo alla mussola sui tartufi. Coprire e servire immediatamente. Ingredienti e dosi per 6 persone: 1 bottiglia di champagne e mezzo chilo di tartufi (un po’ caruccia!!).

Tartufi alla panna
Tagliare i tartufi a lamelle un po’ spesse 300 gr. di tartufi ben pelati; metterli in una casseruola con un cucchiaio di burro, qualche cucchiaiata di Madera invecchiato e 2 cucchiaiate di fondo di carne bianca, sale e pepe appena macinato. Coprire la casseruola, metterla sul fuoco e cuocere per 2 minuti. Spostarla sull’angolo del fornello e rivestire i tartufi di una besciamella con una copiosa aggiunta di panna fresca. Fare alzare il bollore e completare la salsa incorporandovi una cucchiaiata di burro molto fresco. Servire su una legumiera o su una sfoglia di vol-au-vent.

Tartufi al tovagliolo
Scegliere dei bei tartufi; spazzolarli accuratamente, cuocerli come i Tartufi allo champagne, sostituendo però quest’ultimo con del Madera e lo stesso volume di fondo di vitello. Coprire la casseruola, cuocere per 6 o 7 minuti, spostare sull’angolo del fornello e tenere coperto per 8-10 minuti. Trasferire i tartufi in una legumiera d’argento, col loro fondo di cottura ridotto di due terzi. Mettere la legumiera sotto un tovagliolo piegato.

Timballo di tartufi
Rivestire con normale pasta per pâté (sfoglia o brisèe) una teglia imburrata; coprire di fette di lardo il fondo e le pareti della teglia. Riempirne l’interno con tartufi crudi, accuratamente spellati, salati e pepati. Far scaldare 2 o 3 cucchiai di fondo di carne bianca, aggiungere un bicchiere di Madera, dare un bollore e versare sui tartufi. Coprire i tartufi con fette di lardo e chiudere il timballo con una sfoglia di pasta procedendo nel modo usuale. Dorare e cuocere in forno caldo per 45-50 minuti. Al momento di servire, sformare e sistemare su un tovagliolo.

Tartufo... secondo l'Artusi

La cucina francese

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Galateo: Come si mangiano e si servono verdure e uova, funghi e tartufo

Ricette con il tartufo

Come pulire e conservare il tartufo

 Tartufo secondo EscoffierHuîtres aux truffes.jpg
Albicocche alla maniera di Escoffier

Albicocche alla maniera di Escoffier

Albicocche bourdalouse
Albicocche alla Condé
Albicocche meringate
Albicocche Mireille
Albicocche duchesse

Entremets di frutta caldi
Albicocche bourdalouse
Rivestire il fondo di una capace ciotola, o di una compostiera di uno strato di 3 cm. di spessore di crema frangipane; adagiarvi sopra delle mezze albicocche precedentemente spellate e fatte cuocere in uno sciroppo leggero; bagnare con il liquido di cottura delle albicocche stesse fatto opportunamente ridurre e mescolando con qualche cucchiaiata di marmellata allo stesso gusto, cospargere la superficie di amaretti triturati e servire.

N.B. Anche pere, mele, banane, pesche e ciliegie possono essere preparate secondo questa ricetta. Questi frutti però vanno bagnati semplicemente con una marmellata di albicocche moderatamente diluita con dello sciroppo leggero e, per variare, profumata al kirsch o al rhum.
Come le albicocche, anche gli altri frutti preparati alla bourdalouse potranno essere accompagnati da panna montata. Alle ciliegie si potranno aggiungere anche delle scagliette di marron glacés.
 
Albicocche alla Condé
Schiacciare in uno stampo a cerniera ben imburrato, del riso per entremets aromatizzato alla vaniglia. Appoggiare lo stampo su un piatto di portata; togliere la cerniera; guarnire con delle albicocche spellate e cotte in composta; decorare con dei dadini di canditi e bagnare con sciroppo di albicocca profumato al kirsch. Le pesche, le pere e le banane Condé si preparano secondo questa medesima ricetta.

Albicocche meringate
Disporre su un piatto da forno uno strato di riso per entremets di 2 cm. e mezzo di spessore; adagiarvi sopra delle mezze albicocche cotte in composta. Ricoprire con un motivo a piacere di meringa (magari a cupola o a charlotte); decorare, servendosi della sacca pasticcera, con la stessa meringa; cospargere di zucchero a velo e passare in forno a calore molto dolce. Quando la meringa si sarà asciugata e colorata leggermente, ritirare dal forno e servire con accompagnamento di salsa d’albicocche o di ribes.
 
Entremets freddi di frutta
Albicocche Mireille
Prendere delle albicocche ben mature, aprirle da un lato, togliere il nocciolo e sbucciarle. Metterle in un piatto fondo, spolverarle di zucchero, coprirle e lasciarle macerare per un’ora; bagnarle di kirsch e maraschino. Schiacciare i noccioli e pelarne le mandorle, che al momento di servire metterete nelle albicocche al posto dei noccioli. Disporre le albicocche a corona sopra un letto di gelato alla vaniglia, velarle di sciroppo di albicocca al kirsch e maraschino. Mettere al centro della panna montata dandole la forma di cono. Coprire con un leggero velo di zucchero filato cosparso di fiori di gelsomino e di violette di Provenza cristallizzati.

Albicocche duchesse
Preparare le albicocche come le precedenti, ma, nel caso che fossero un po’ dure, cuocerle come per la composta. Guarnire di gelato alla vaniglia tante conchiglie di meringhe quanti sono i convitati. Disporre sul gelato un’albicocca e velarla di sciroppo di albicocca molto ridotto, profumato con kirsch e maraschino. Circondare ogni meringa di zucchero filato in modo da creare l’illusione di un nido. Sistemare le meringhe in un piatto d’argento, ricoperto da tovagliolini da tè.

Albicocche alla maniera di Escoffier
L’albicocca in cucina
Le albicocche vanno scelte ben mature e consumate entro pochi giorni dall’acquisto poiché sono frutti deperibili. Proprio per questa loro fragilità vengono conservate o trattate in numerosi modi:
  • essiccate,
  • sciroppate
  • e conservate in lattine o congelate.
Altrettanto comuni sono i prodotti derivati:
  • il succo,
  • la marmellata
  • e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per apricottare (da Apricot, il nome in inglese di tale frutto) torte e pasticcini. L’apricottatura consiste nello spennellare la superficie di una torta di gelatina di albicocche prima di glassarla. Un esempio classico di questa tecnica, molto diffusa, è la famosa torta Sacher.
Le albicocche vengono impiegate solitamente in preparazioni dolci di vario tipo come
  • gelati,
  • sorbetti,
  • marmellate
  • e gelatine,
  • succhi e sciroppi,
  • torte e pasticcini.
Tuttavia il loro gusto lievemente acidulo le rende adatte anche ad accostamenti salati, come le salse di accompagnamento alle carni rosse.
Esse vengono anche utilizzate in liquoreria: un’acquavite di albicocche viene distillata nel Canton Vallese in Svizzera e porta il nome d’Abricotine, la più rinomata proviene da un’antica varietà, la Luizet. Anche nei Balcani si ottiene un distillato d’albicocca chiamato Kajsija.
Il seme dell’albicocca quanto quello della pesca viene detto armellina. Le armelline hanno usualmente un retrogusto gradevolmente amarognolo e vengono usate in pasticceria come essenza, come ingrediente negli
  • amaretti,
  • in sciroppi o liquori
e in generale in abbinamento alle mandorle dolci per renderne più interessante il gusto.
Tuttavia il loro consumo viene limitato ad un uso aromatico poiché, come le foglie e i fiori dell’albicocco, contengono un derivato dell’acido cianidrico che, ad alte dosi, risulterebbe altamente tossico. Sebbene nel tessuto delle piante questa sostanza sia presente in percentuali molto basse e non pericolose, le armelline vanno mangiate con parsimonia ed è sconsigliabile farle mangiare ai bambini.
Wikipedia
File:Flickr - cyclonebill - Rødvinssyltede abrikoser.jpg

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 Di cyclonebill (Rødvinssyltede abrikoser) [CC BY-SA 2.0  Di Saschathegerman (Opera propria) [CC BY 3.0 Albicocche cotte nel vino rosso
Pranzo romantico al castello in Provenza

Dîner romantique au Château d’Èze en Provence, un pranzo romantico al castello…

Château de La Chèvre d’Or, Rue du Barri 06360 Eze-Village (Alpes-Maritimes) France
Maître de Maison: Thierry Naidu

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«Questa meraviglia è unica al mondo: borgo medievale, adagiato sulle colline e con una grandiosa vista panoramica sul mare»

Thierry Naidu, Maître de Maison, presenta la sua proprietà: Questo castello e la sua splendida vista sul Mediterraneo vi riservano dei dolci momenti: nuotate in piscina, giardini profumati, massaggi indiani, tennis. Le camere, una diversa dall’altra, sono incantevoli. I grandi classici della gastronomia francese, come pure le specialità mediterranee, possono essere assaporati in uno dei quattro ristoranti dell’hotel, dove la superba vista accresce ancor di più i piaceri della tavola. Dopo i pasti, provate il piacere di perdervi tra le stradine lastricate del borgo medievale, adagiato sulle colline e con una grandiosa vista panoramica sul mare. (Relais Châteaux)

Chevre1-000Screen-Shot-2012-07-31-at-2.57.50-PMAragosta alla Bretone

 

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.Les Entrées

Les légumes d’Azur
En parmiggiana marinés à l’huile d’olive «Lessatini»,
Frites de panisse* olive et thym.
Homard «Breton»* de casier vivant
Poché, pince en rouleau de printemps.
Caviar Osciètre Prestige
Condiments et blinis*
La pélamide de Méditerranée,
En tartare citronné condiments avocat-mangue-curry, Haricots verts d’ici.
Les petits poissons de roche,
En soupe, fenouil, croûtons et son aïoli
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La Pâte
Spaghettini «alle vongole»*.
Panisse
La panissa è una specialità gastronomica tipica della Liguria, ma è anche conosciuta ed apprezzata nelle regioni sud-orientali della Francia.

Homard «Breton», Aragosta alla Bretone

I blinis
sono piccole crespelle a base di farina e lievito, Sono tipiche della cucina russa e rappresentano il ritorno del sole dopo i lunghi e freddi inverni. Tradizionalmente vengono serviti con panna acida per accompagnare caviale o salmone affumicato oppure uova di salmone. Sul bliny caldo si può mettere una cucchiaiata di smetana, poi il salmone o il caviale, infine si arrotola.
Possono essere mangiati anche con confettura o marmellata oppure ricotta. Esiste anche la versione salata (l’impasto viene preparato con grano saraceno), preferibilmente accompagnata da caviale o aringhe con panna.

Farinata di ceci, la ricetta tradizionaleSuprêmes de Volaille Jeannette EscoffierBlinis con Salsa Smetana Menu de Noël 1899 Savoy-Hôtel à Londres - Escoffierspaghetti con vongole

Pranzo romantico al castello in Provenza

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banane flambe

Banane flambées

Banana flambéè by Jenene from Chinatown, New York City, USA

E’ un dessert  dalla preparazione spettacolare che, nei ristoranti, si svolge sullo stesso tavolo del cliente che ha ordinato il piatto. Questo dolce è molto noto nelle Indie Occidentali e Réunion.
Flambé, è un procedimento di cottura a cui si aggiunge liquore (solitamente cognac o rum) in una padella calda per creare una fiammata La parola significa fiammato in francese (in francese, flambé è un participio passato del relativo verbo).

Banane flambées .1.
Sbucciare le banane, metterle in un piattino e spolverizzarle di zucchero. Passarle quindi nella farina e metterle a cuocere in un padellino ben unto di burro chiarificato. Adagiare le banane l’una accanto all’altra in un piatto oblungo, portarle in tavola; cospargerle di zucchero; innaffiarle copiosamemente di kirsch intiepidito e fale flamber. Il kirsch potrà essere sostituito da un buon rhum e, volendo, prima di flamber, si potrà disporre tutt’intorno alle banane delle

Banane flambées .2.
Tempo di preparazione: 15 minuti – Tempo di cottura: 8 minuti Dosi per 4 persone
4 banane non troppo mature, il succo di 1 arancia, 4 cucchiai di gelatina di albicocche, 2 cucchiai di mandorle sgusciate, 50 gr. di burro, 100 gr. di zucchero, 1 bicchiere di kirsch o di rum.

Fate tostare per 10 minuti le mandorle in forno, e quindi tritatele minutamente. Dopo aver sbucciato le banane, tagliatele a metà nel senso della lunghezza. Nella apposita padella sistemate il burro e lo zucchero, ponete su fuoco moderato e lasciate liquefare senza rimestare. Quando lo zucchero inizia a caramellare unite il succo d’arancia e con una spatola di legno mescolate con delicatezza e lentamente. Aggiungete la gelatina di albicocche, che si dovrà pure liquefare. Unite le banane ben sistemate perchè non si rompano e abbassate la fiamma lasciando cuocere per 3 minuti circa. Versate il kirsch (o il rum), poi date fuoco lasciando esaurire spontaneamente la fiamma del liquore. Togliete la padella dal fuoco e servite cospargendo con le mandorle.

  “La mia cucina pratica” 1988

File:Banana flambé - by Jenene.jpg

Clafoutis di bananeTorta di banane e yogurtclafoutis banane (2)

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Ricette con i fichi alla maniera di Escoffier

Ricette con i fichi alla maniera di Escoffier

.Fichi alla moda del Carlton di Londra
Fichi alla panna e ai liquori
Fichi al forno
Fichi secchi cotti.

Sia cotti che crudi i fichi freschi possono costituire squisiti entremets, alcuni dei quali sono descritti quindi seguito:
 
Fichi alla moda del Carlton di Londra
Sbucciare dei fichi freschi, dividerli in due, sistemarli in un recipiente d’argento o in una coppa di cristallo e tenerli su ghiaccio. A parte preparate un purè di lamponi, unire il doppio del suo volume di panna montata e coprire completamente i fichi con questo composto.

Fichi alla panna e ai liquori
Sbucciare i fichi, dividerli in due e sistemarli in una coppa. Zuccherarli appena, bagnarli con qualche cucchiaio di liquore di noccioli o di Curaçao o a scelta e tenerli su ghiaccio. Al momento di servire, ricoprirli di panna montata.

N.B. Una volta cotti in composta o in forno, i fichi possono essere sistemati su un letto di riso, di semolino, di frangipane, ecc. Ma a mio parere, i fichi freschi cotti in forno sono preferibili.

Fichi al forno
Prendere dei fichi a pelle fine, sistemarli, senza sbucciarli, in un recipiente di terracotta con qualche cucchiaio di acqua. Spolverarli di zucchero e cuocerli in forno come le mele. Lo zucchero, durante la cottura dei frutti, si caramella conferendo un gusto molto apprezzato che non dà lo sciroppo, generalmente, troppo dolce. Questi fichi, cotti al forno, accompagnati da panna montata costituiscono un dessert delicatissimo.

Fichi secchi cotti
I fichi secchi possono essere cotti come le prugne secche, nello sciroppo o nel vino rosso ed essere serviti con riso o semolino al latte.

Auguste Escoffier

Ricette con i fichi alla maniera di Escoffier

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Ricette con i fichi alla maniera di Escoffier By JPS68 – Own work, CC BY-SA 4. By jules – originally posted to Flickr as dried fig icecream with fresh figs & pistachios, CC BY 2.0,
Canelés Bordelais

Les Canelés Bordelais di Alex di Bordeaux

.Portail de la cuisine française

(Canelé = Scanelato)
Il Canelé è perfetto a colazione, a pranzo e come dessert. Ne esistono di vari formati:
  • il più piccolo va bene ai Cocktails e per il Tè,
  • il formato grande come dessert alla fine di un pasto.
Può essere accompagnato da vini dolci o champagne.

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Cannelés - recette facile

marmiton.org Les Canelés Bordelais

L’origine del canelès è misteriosa:

La leggenda narra che vennero creati durante l’approdo delle navi con la farina al porto di Bordeaux.
Un’altra ipotesi sarebbe che furono inventati nel XVIII secolo dalle suore del convento dell’Annonciades, a Bordeaux (oggi Convento della Misericordia, a Sainte-Eulalie) con il nome di canelas ou canelons che erano piccoli dolci fatti con un sottile impasto avvolto su un bastoncino di canna e fritti nello strutto. Durante un recente restauro del convento non sono stati trovati stampi per caneles pertanto anche questa ipotesi è discutibile.
Sicuramente questi dolcetti sono strettamente legati alla storia di Bordeaux anche se a Limoges esisteva una specialità chiamata “Canole” che era un pane di farina e tuorli d’uovo. E’ probabile che fosse lo stesso prodotto venduto a Bordeaux nel XVII secolo con il nome di Canaule, canaulé o canaulet. Gli artigiani addetti alla preparazione si chiamarono Canauliers e diedero vita ad una corporazione nel 1663 con tanto di statuto registrato al parlamento di Bordeaux. A loro l’esclusiva della produzione di quel pane benedetto, ma gli era proibito utilizzare latte e zucchero in quanto gli impasti di latte e zucchero erano riservati alla corporazione dei pasticceri. Tra le due corporazioni si scatenò una vera e propria guerra fino a quando il 3 marzo 1755 una sentenza del Consiglio di Stato a Versailles assegnò la vittoria ai Canauliers che si appropriarono di latte e zucchero. Il successo a Bordeaux fu strepitoso a tal punto che un editto del 1767 limitò a 8 il numero degli Canauliers in città, rendendo così più difficile l’accesso alla professione (ciò non fu però rispettato e nel 1785 i Canauliers erano 39). La Rivoluzione francese abolì le corporazioni, ma non la professione dei Canauliers che continuarono a produrre anche nel periodo del Terrore. Durante il XIX secolo i Canauliers sparirono misteriosamente da Bordeaux. Forse i Canaules furono i predecessori dei moderni canelés ma non vi è traccia di ricette o di stampi che supportino anche questa teoria.
Nel primo quarto del XX secolo uno sconosciuto pasticcere ripropose l’antica ricetta di questo dolcetto, migliorandola con l’aggiunta di rum e vaniglia. Ma anche qui c’è un’altra ipotesi: in realtà sarebbero state le mogli degli scaricatori del porto ad inventare il canelé grazie alla vaniglia e al rum che i mariti “portavano” a casa dopo il lavoro. Nel 1985 nacque la Confraternita del Canelé di Bordeaux (viene eliminata la seconda “n” del nome).

Fonte: marmiton.org

Les Canelés Bordelais

  La ricetta di In cucina con Alex
(NdR. Le foto e la ricetta di Alex sono a complemento della storia dei Canelè: ringrazio l’autore per avermi concesso la pubblicazione.)

Per 16 canelé cioè 2 stampi in silicone multi porzione.

  • 50 cl di latte,
  • 1 pizzico di sale,
  • 2 uova e 2 tuorli,
  • 1 cucchiaio di estratto di vaniglia (oppure i semini di mezzo baccello di vaniglia),
  • 2 tappi di rum,
  • 100 gr di farina,
  • 250 gr di zucchero,
  • 50 g di burro.

In una ciotola mescolate la farina, lo zucchero e il pizzico di sale poi incorporate le uova e i tuorli. Dovete ottenere una crema liscia come quella che vedete sotto.

Francamente, se avete già fatto le crêpe, siete pronti per i canelé….è una specie di pasta a crêpes !

Fate bollire il latte con la vaniglia e il burro…

Unite il latte caldo, mescolate fino ad ottenere una pastella liscia senza grumi…. aggiungete il rum

Coprite e conservate la pastella in frigo per 24 ore….ovviamente, sto scherzando! Sono gli integralisti che lasciano riposare la pastella per 24 ore…un’ora o due…va bene lo stesso

Una piccola astuzia : travasate l’impasto in un bicchiere dosatore o una bottiglia…. sarà più facile per riempire gli stampi (fino a ¾ di altezza)

La tappa più importante ! Scaldate il forno al massimo, diciamo 270°, e infornate sempre a 270° per 10 minuti. Se non lo fate è una dramma perché i vostri canelé non saranno né sodi né caramellati ! Dopo 10 minuti, abbassate il forno a 200° e lasciate cuocere un’ora.

Il risultato. Notate lo stampo in silicone rosso, è uno stampo più grande per i mega golosi ! Il colore perfetto…. I canelé che ho fatto con lo stampo in silicone rosso… L’interno del canelé deve essere molto morbido e spugnoso….Buon appetito a tutti!

P.S : Se venite a Bordeaux, non mancate i canelé di Baillardran quasi un’istituzione!

Canelés Bordelais (2)

In cucina con Alex

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agnello carre carolina decori frills paper

Salsa Villeroy per le costolette di agnello alla Escoffier

La salsa Villeroy  è una salsa che derivata dalla besciamella. Si differenzia da questa perché è un po’ più densa per  l’aggiunta di formaggio e albume, motivo per cui viene utilizzata nella pastella di alcuni alimenti. Lo spessore e la densità della salsa fanno sì che venga utilizzata per rivestire le parti magre del pollame, dei pesci come il salmone, le costolette (pollo alla Villeroy e costolette alla Villeroy, ma anche crostacei e cozze). Il nome della salsa è dovuto al marchese de Villeroy (1644-1730).

  • Salsa Villeroy
    “Far restringere a fuoco vivo mezzo litro di salsa bionda (Roux biondo); servirsi, per questa operazione, della spatola, facendo forte pressione sul fondo della casseruola fino al momento in cui la salsa non abbia raggiunto una densità tale da poter avvolgere i cibi che devono esserne inzuppati.
    N.B. Questa salsa deve esclusivamente avvolgere i cibi, i quali saranno poi panati “all’inglese.”

A. Escoffier – Il grande libro della cucina francese

Costolette di agnello alla Villeroy

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Ingredienti e dosi per 4 persone
  • 8 costolettine di agnello,
  • 100 gr. di burro,
  • 2 uova,
  • 3 cucchiai di pane grattugiato

Per la brasatura delle costolette:

  • burro,
  • pepe e sale,
  • 1 cucchiaio di marsala secco.

Per la Salsa Villeroy

  • 50 gr. di  burro,
  • 50 gr. di farina,
  • 1 bicchiere di latte,
  • 2 tuorli di uovo,
  • 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato,
  • 2 cucchiai di purea di tartufi neri in scatola (facoltativo),
  • 2 cucchiai di prosciutto tagliato a listerelle sottili,
  • noce moscata,
  • sale e pepe.

Tempo di preparazione: 50 minuti – Tempo di cottura: 20 minuti

Preparazione

Fate brasare le costolette, sgocciolatele dal condimento e ponetele, le une accanto alle altre, in un piatto di servizio, ricoprendole con un largo coperchio. Appoggiate su quest’ultimo due oggetti pesanti in modo che le costolette si appiattiscano in maniera uniforme.

Preparate a parte la Salsa Villeroy: fate sciogliere il burro in una casseruola, amalgamatevi la farina, mescolate con il cucchiaio di legno e diluite subito con un po’ di latte caldo. Condite la salsa con un pizzico di noce moscata, sale, pepe macinato al momento e continuate a mescolare a calore moderato per circa un quarto d’ora.

http://ierioggiincucina.myblog.it/album/89151e20e3697e50137de0600e7e6f27/1808323864.2.JPG

La mia cucina pratica 1988

Ritirate dalla fiamma e incorporatevi lentamente i tuorli sbattuti, uno alla volta, il parmigiano, la purea di tartufi (se volete) e le listarelle di prosciutto. Riponete sul fuoco e, continuando a mescolare la salsa, fatela ancora sobbollire qualche minuto prima di spegnere il fornello.
Poco prima di mandare in tavola, sbattete 2 uova, immergetevi le costolettine ricoperte di salsa e passatele nel pane grattugiato molto fine (meglio se di panini bianchi raffermi).

Pareggiate quindi la forma di tutte le costolette con la lama di un coltello e fatele dorare da ambo le parti nel burro spumeggiante, in una padella di ferro; infine sgocciolatele e disponetele a forma di rosone in un piatto di servizio ben caldo. Collocate al centro una guarnizione di cimette di cavolfiore e decorate il bordo del piatto con ciuffetti di prezzemolo fresco.

Potete guarnire ogni costoletta con lamb chop paper frills

Servite immediatamente.

Vino

Saint- Émilion (Bordeaux, Francia) di 2 anni servito a 20°C,  Barbaresco (Piemonte) di 2-4 anni servito a 20°C, Santa Maddalena (Alto Adige) di 2 anni a 19°C.

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La mia cucina pratica 1988

La cucina francese

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Costolette, agnello Villeroy di Escoffier Di Mouse buck11 – english Wikipedia ([1]), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4552760
topinambur Bear,_Camberwell,_London_ (2)

Come preparare e cucinare i Topinambùr in Salsa Châteaubriand e in Salsa demi-glace

Un ottimo tortino di topinambùr, servito senza aggiunte, ma saporito.

Ricette tratte da Il grande libro della Cucina Francese di A. Escoffier.

Topinabùr al burro
Tornire i topinambùr a forma di grosse olive e farli cuocere nel burro molto dolcemente.

Topinambùr alla parigina
Cuocere i topinambùr nel burro, come i precedenti, e bagnarli con della Salsa Châteaubriand al dragoncello.

  • Salsa Châteaubriand
    Mettete in un tegame lo scalogno e il vino e fate ridurre di 2/3. Unite la Salsa demi-glace e fate ridurre della metà; passate attraverso la tela. Fuori dal fuoco unite un pizzico di pepe di Caienna e qualche goccia di succo di limone; incorporate con una frusta il burro morbido. Ideale per carni bianche e rosse soprattutto alla griglia.
  • Salsa demi-glace
    Tagliate a pezzi piuttosto piccoli la carne, affettate grossolanamente le verdure e gli odori e tagliate a dadolini il grasso di prosciutto e il lardo. Mettete questi ultimi ingredienti insieme all’olio in un pirofila, e fatevi rosolare in forno a 160 gradi la carne e le ossa. Unite tutte le verdure e gli odori, il pepe, e lasciate rosolare.[…]

Topinambùr alla panna
Cuocere i topinambùr nel burro. Appena cotti aggiungetevi quanto basta di panna bollente per ricoprirli; far sobbollire per qualche minuto e servire in legumiera.

Puré di topinambùr
Affettare i topinambùr e cuocerli in burro. Passarli al setaccio mettere il puré ottenuto in una pentola e incorporarvi un quarto del loro volume di puré di patate molto cremoso e qualche pezzetto di burro..

Topinambùr alla Mornay
Cuocere i topinambùr nel burro, rivestire di besciamella. Disporli in un piatto da forno, cospargerne la superficie di formaggio grattugiato, bagnare con burro fuso e far gratinare.

topinamburtopinambur-2.topinambur Gratin-Dauphinois (2)

 

 

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I topinambùr (detti anche rapa tedesca, sunchoke, o carciofo di Gerusalemme. Nome scientifico Helianthus tuberosus) compaiono nei negozi alla fine dell’autunno; sono simili a piccole patate, ma molto più bitorzoluti, con una buccia marroncino-violacea. Come dosi medie, calcolate circa 200 gr. a persona.

Come prepararli

  • Soltanto lavati sotto l’acqua corrente e strofinati accuratamente con uno spazzolino.
  • Oppure pelati e, man mano che sono pronti, immersi in acqua fredda perchè non anneriscano.

Come cuocerli
Il metodo più semplice per cuocere i topinambùr è bollirli, con o senza buccia.

  1. Pelate i topinambùr o lavateli soltanto ma molto bene. Immergeteli in acqua salata, a piacere fredda o calda o a bollore.
  2. Cuocete a ebollizione leggera finchè, pungendoli con uno stecco o uno spiedino, li sentite teneri: a tal proposito, è meglio non usare una forchetta perchè potrebbe romperli.
  3. Se non li avevate pelati prima, togliete la pelle ora, pizzicandola con 2 dita e staccandola a lembi: verrà via facilmente anche perchè ha una consistenza maggiore della buccia di patata.

Come servirli

  • Potete servirli bolliti, caldi, con burro fuso.
  • I topinambùr sono buoni anche crudi, tagliati a filettini e mescolati, in non grande quantità, a uno o più ingredienti per un’insalata composta.

La cucina francese

LIBRI Escoffier-Ma_cuisine Il grande libro della cucina francese 19341 of 4 – 1   2   3    4   

Topinambur (Helianthus tuberosus) a  Hockenheim  [[File:Bear, Camberwell, London (2875124213).jpg|Bear,_Camberwell,_London_(2875124213)]] [[File:Gratin-Dauphinois.jpg|Gratin-Dauphinois]]
Patatine fritte Pont-Neuf

Patatine Pont-Neuf, patatine fritte in doppia cottura

Il Pont Neuf (italianizzato Ponte Nuovo) è, nonostante il nome, il ponte più antico tuttora esistente a Parigi. Attraversa la Senna in corrispondenza della punta ovest dell’Île de la Cité.

Patatine fritte Pont-Neuf, lesotlylaisse.over-blog.com

Le patatine Pont Neuf sono patate fritte che hanno la particolarità di essere fritte in due bagni come le patate a fiammifero e le patate mignonette. Prendono il nome di “Ponte Nuovo” perché venivano vendute dagli ambulanti, dopo la Rivoluzione del 1789, sotto o vicino al famoso ponte parigino, che è uno dei più antichi di Parigi . Ancora oggi, belgi e francesi discutono sulla paternità delle patatine fritte.

  • I belgi fanno riferimento ad un manoscritto del 1781, il quale racconta che i valloni amavano friggere dei piccoli pesci della Mosa. Poiché d’inverno la Mosa gelava rendendo impossibile la pesca, gli abitanti da oltre un secolo sostituivano l’alimento con le patate, fritte allo stesso modo e tagliate a forma di piccoli pesci.
  • I francesi sostengono che le patate fritte siano state inventate a Parigi nel 1789 durante la rivoluzione francese in seguito ad una campagna voluta da Antoine Parmentier per la promozione delle patate in Francia.

File:Cottura delle patatine fritte.jpg

Escoffier – Le guide culinaire, 1903
XIII LEGUMES ET FARINAGES
pag.671 – 1040 Pomme Pont-Neuf.
«Détaillées le plus longues possible et de forme carrée de 1 centimètre de côté. C’est le type des pommes frites.»
«Équarrir les pommes sur les côtés et sur les bouts ; les tailler en bâtonnets d’un centimètre de côté. Les plonger à friture chaude et les y laisser jusqu’à ce qu’elles soient croustillantes à l’extérieur, tout en restant moelleuses à l’intérieur.  C’est le type fondamental des pommes de terre frites.»
Quadrate le patate sui lati e sulle estremità.Tagliatele a bastoncini di un centimetro per lato. Friggeteli ben caldi e lasciateli lì finché non saranno croccanti all’esterno, pur rimanendo morbidi all’interno. Questo è il tipo base di patate fritte.

Ingredienti e dosi per 4 persone
  • 800 gr. di patate,
  • quantità abbondante di olio (per fritture meglio se di semi) secondo il recipiente di cottura,
  • sale.
Tempo di preparazione: 8-10 minuti – Tempo di cottura: 10 minuti circa
Attrezzatura: coltellino, 2 panni da cucina, tagliere, padella da frittura (possibilmente di ferro) o casseruola grande, cestello per friggere o schiumarola, forchetta, piatto, carta da cucina assorbente.
  • Patatine Pont Neuf hanno una sezione di circa 1 cm.
  • Patatine mignonette hanno una sezione di circa 0,5 cm.
  • Patatine a fiammifero hanno sezione da 0,3 a 0,4 cm.
  • Patate fritte, tutti i tagli con foto
La lunghezza è meno importante, ma devono essere della stessa lunghezza. Per preparare le patatine fritte è meglio utilizzare le patate BintjeMonalisa o Manon.

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Preparazione
.
Sbucciate le patate, lavatele e asciugatele con un panno da cucina. Tagliatele prima a fette dello spessore di 1 cm. circa, quindi a bastoncini di 1 cm. circa di larghezza, oppure usate l’apposito attrezzo. Avvolgete i bastoncini di patate in un secondo panno da cucina per asciugarli perfettamente.
Intanto nella padella per fritti o nella casseruola, fate scaldare almeno 3 dita d’olio.
Cottura
  1. Quando l’olio fuma, immergetevi i bastoncini di patate, mettendoli nel cestello per friggere, se l’avete. Riducete la fiamma, in modo che l’olio formi solo piccole bollicine intorno alle patate, e cuocete per 5 minuti o finchè i bastoncini sono teneri: ve ne accorgerete scolandone uno con la schiumarola o la forchetta, passandolo in un piatto e premendolo con un dito o rompendolo con la forchetta. Sgocciolate le patate col cestello da frittura o con la schiumarola.
  2. Aumentate la fiamma sotto l’olio. Quando questo riprende a fumare, tornate a immergervi le patate e cuocetele per 3 minuti o finchè sono ben dorate. Sgocciolatele di nuovo e passatele per un momento su un panno o carta da cucina, per eliminare l’eccesso di unto.

Appena pronte cospargetele leggermente di sale e servite subito in tavola.

 Il grande libro della cucina di oggi – Selezione dal Reader’s Digest, 1982.

Le patate possono essere fritte in vari tipi di olio: dall’olio di semi vari, di arachidi, di soja, di mais, di cocco, o anche d’oliva, purchè del tipo quasi insaporo. Le vecchie ricette prescrivono lo strutto di maiale che, solitamente, insieme all’olio di arachidi dà i migliori risultati. Oggi esistono le friggitrici elettriche, che danno ottimi risultati: è sufficiente attenersi alle istruzioni.
Per capire quando l’olio è pronto immergetevi la punta di uno stuzzicadenti se si formano attorno tante bollicine potete immergere le patate.

chips (2)

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Tartine di gamberetti in salsa rosa

Ingredienti
Qualche fetta di pancarrè, 400 g di gamberetti sgusciati surgelati, 150 g di rucola, Una confezione di maionese, Una confezione di ketchup, Sale grosso q.b.
Preparazione
Riempire un pentolino d’acqua, salarla e, non appena giunge a bollore, lessarvi a fuoco basso per 2-3 minuti i gamberetti precedentemente scongelati (l’acqua deve appena sobbollire); scolarli, privarli del filo nero intestinale (che risulterebbe amaro) con uno stecchino od una pinzetta, e tritarli finemente. Con un coltello affilato eliminare la crosta intorno ad ogni fetta di pancarre e dividerla in due parti triangolari. Versare in una ciotola un po’ di maionese e aggiungervi del ketchup fino a raggiungere il colore rosa desiderato, mescolando con una forchetta; unirvi i gamberetti tritati e spalmare uniformemente con il composto ottenuto la superficie del pancarre; guarnire con qualche foglia di rucola precedentemente lavata ed asciugata e tenere in frigorifero fino al momento di servire.

tartine gamberetti salsa rosa

Gamberetti al curry

Ricette di Escoffier  Per menù di Marzo
Fate imbiondire leggermente 3 cucchiai di cipolla finemente tritata in 50 gr. di burro; mescolarvi poi 2 cucchiaini di curry in polvere. Aggiungere 500 gr. di code di gamberetti appena cotte e nettate, legarle con 3 dl. di besciamella o di salsa normanna e disporre in una teglia o in una casseruola di porcellana.
Servire a parte con riso all’indiana.

File:Shrimp curry on plate.jpg

Gamberetti alla paprika rosa

Ricette di Escoffier  Per menù di Marzo
Stessa preparazione dei gamberetti al curry, ma quest’ultimo è sostituito da un abbondante cucchiaino di paprika rosa e soprattutto dolce.
Servire contemporaneamente del riso pilaf.

File:Gambas al Ajillo Shrimp, garlic, white wine and paprika (35368164943).jpg

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Crema caramella alla maniera di Petronilla

Crème caramel alla maniera di Escoffier

Creme cotte (o budini)
“Le creme cotte vengono preparate tanto in appositi vasi termici che in piccole teglie d’argento o di porcellana o in stampi. Le creme preparate in stampo, una volta fredde, vengono sformate. E’ per questo che prendono il nome di “creme rovesciate”, che le distingue dalle altre, le quali, invece, vanno servite direttamente nel recipiente di cottura. La Crème caramel è la crema rovesciata per antonomasia. Le creme che vengono servite direttamente nell’utensile di cottura sono sempre più delicate delle altre, in quanto la loro ricetta non contempla l’impiego di una quantità di uova altrettanto cospicua.”

A. Escoffier: Il grande libro della cucina francese

Ingedienti e dosi per 4 persone
  • 4 dl. di latte,
  • 2 uova intere e 3 tuorli,
  • 150 gr. di zucchero,
  • 4 cucchiai di caramello¹,
  • 1 bustina di vanillina.

Attrezzatura:

  • 4 stampini in metallo o in porcellana da forno (cocottine)
Tempo di preparazione: 10 minuti – Tempo di cottura: 25 minuti
Preparazione

Fate bollire il latte con la vanillina. Lavorate a lungo le uova con lo zucchero e versatevi sopra il latte. Mescolate bene e filtrate attraverso un colino molto fitto. Mettete negli stampini vuoti e asciutti alcuni cucchiai di caramello* e versatevi sopra il composto ancora caldo.

Sistemateli in una teglia che porrete in un altro recipiente contenente acqua calda. Passate in forno a 160 gradi per 20 minuti circa, lasciando cuocere a bagnomaria². Lasciate raffreddare prima di rovesciare e servite.

 “La mia cucina pratica” 1988
.¹Potete preparare il caramello nel seguente modo: mettete 250 gr. di zucchero semolato nel paiolo (di rame a fondo concavo) e fatelo cuocere a fuoco basso, avendo l’avvertenza di rigirarlo delicatamente con una spatola. Quando sarà ben colorito e inizierà a “fumare”, bagnatelo con qualche cucchiaio d’acqua fredda: lo zucchero aumenterà di volume e diventerà ancora più scuro. Spegnete quasi subito il fuoco e mescolate ancora per qualche momento.
  • ²L’acqua del bagnomaria non dovrà mai bollire, pertanto stendete sul fondo della teglia uno strofinaccio pulito che proteggerà gli stampini dal calore diretto. Inoltre abbiate cura di aggiungere ogni tanto un goccio d’acqua fredda per interrompere l’eventuale ebollizione. Il bagnomaria è un sistema per riscaldare, cuocere o distillare indirettamente. Lo scopo è quello di avere un maggior controllo sui risultati quando si trattino ingredienti particolarmente delicati. Per preparare un bagnomaria, si prepara anzitutto il composto da sottoporre al trattamento all’interno di un recipiente. Quindi si riempie di acqua bollente un altro recipiente di forma e dimensioni adatte a contenere il primo recipiente in modo agevole e sicuro. Si mette il primo dentro il secondo e quest’ultimo sul fuoco o direttamente in forno. Il calore manterrà ad ebollizione l’acqua e questa rilascerà lentamente calore al composto, in modo delicato e ben controllabile. La tecnica richiede tempi lunghi, ma è molto usata in pasticceria. Consente infatti di avere un maggior controllo sul grado di cottura di alcuni composti che altrimenti patirebbero degli sbalzi di calore violento, come alcuni a base di uova, miele, zucchero. Tra le preparazioni più note ricordiamo la Pâte Génoise, il torrone, i budini della famiglia delle crème caramel, in alcuni casi il caramello biondo, e alcune ricette di marmellata.

La cucina francese

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Di Nessuna fonte leggibile automaticamente. Presunta opera propria (secondo quanto affermano i diritti d’autore)., CC BY-SA 3.0, https://comm.wikimedia.org/w/index.php?curid=1626040Crème caramel Escoffier
aragosta chaud froid

Come pulire l’ Aragosta e cucinarla secondo Escoffier in Salsa chaud-froid bianca

Aragosta con tartufo nero
 
Francia
“I metodi descritti per la preparazione dell’aragosta alla parigina e alla russa sono spesso contradditori e confusi, nonostante le due ricette siano diverse e quindi sia ben difficile fare confusione. La loro differenza consiste nel trattamento delle fette di aragosta: nel metodo alla parigina, le fette sono semplicemente glassate in gelatina, mentre nel metodo alla russa, un tempo le fette erano velate di salsa maionese legata con gelatina; oggi questo sistema è stato quasi del tutto abbandonato, si preferisce infatti velare le fette di salsa chaud-froid¹ comune.”
A. Escoffier “Il grande libro della cucina francese
 
L’aragosta quando viene servita a medaglioni, si taglia con le posate da pesce.
Quando viene presentata intera nel suo involucro e divisa in due per la lunghezza, bisogna saper individuare subito qual è il punto più adatto in cui praticare il taglio per staccare (con le posate del piatto di portata) la nostra porzione; il tutto senza costringere gli altri commensali ad aspettare più del dovuto.
  • Come servire l’Aragosta: In un pranzo che vuol essere importante, va servita sgusciata. Si mangia con le posate da pesce. Quando è servita con il guscio, è accompagnata dall’apposito schiaccianoci, per rompere le chele, e dalle speciali forchettine a due denti per estrarne la polpa, nel far questo si tiene il guscio fermo con la sinistra e con la destra si usa la forchetta.

Medaglioni di aragosta

Ingredienti per 4 persone
  • 1 aragosta di circa kg. 1,200,
  • 200 gr. di code di gamberetti,
  • 2 uova sode,
  • 4 pomodori maturi,
  • 3 cucchiai di maionese,
  • 1 tartufo nero,
  • 1 scodella di insalata russa,
  • 1 gambo di sedano,
  • 1 carota,
  • 1 cipolla,
  • 3 foglie di alloro,
  • 1/2 lt. di gelatina aromatizzata al vino bianco,
  • qualche grano di pepe nero,
  • sale.
  • Come pulire l’aragosta con foto
Tempo di preparazione: 2 ore e 30 – Tempo di cottura: 15 minuti
Preparazione
  1. Legate l’aragosta ad un’assicella, in modo che durante la cottura non abbia a contrarre la coda.
  2. Ponete nell’acqua di cottura sedano, carota, cipolla, foglie di alloro, sale e pepe nero in grani e portate ad ebollizione. Lasciate cuocere per 10 minuti circa, estraete l’aragosta e sgocciolatela.
  3. Nello stesso liquido scottate per 5 minuti i gamberetti sgusciati. Lasciate raffreddare il tutto e, slegata l’aragosta, incidete la membrana ventrale in modo da estrarre tutta la polpa in un sol pezzo.
  4. Tagliate la polpa dell’aragosta in tante fettine che, stese, su un piatto grande, decorerete con lamelle sottili di tartufo nero (quello bianco non si adatta a questo scopo) e , servendovi di una pennellessa, cospargete di gelatina già parzialmente fredda ma ancora semiliquida, aromatizzata con l’aggiunta di vino bianco.
  5. Conservate queste rondelle di aragosta in frigorifero per una successiva lucidatura con gelatina. Sistemate il guscio del crostaceo su un piatto di servizio, facendo in modo che esso appaia con la testa ben alta e con le antenne tese. Tutt’intorno sistemate i pomodori (tagliati a metà e svuotati a scodella), nei quali metterete un poco di insalata russa.
  6. Sgusciate le uova sode, tagliatele a metà longitudinalmente, ricavatene il rosso che passerete al setaccio, unendolo poi ad un poco di insalata russa, con la quale guarnirete le mezze uova che distribuirete attorno all’aragosta. Disponete i medaglioni di polpa sul dorso del crostaceo, partendo dal più grande, che adagerete sulla testa, e finendo col più piccolo in coda.
  7. Pennellate di altra gelatina i medaglioni e distribuite i gamberetti, conditi con poca maionese, sui mezzi pomodori farciti. Conservate in frigorifero fino al momento di servire in tavola.

Piatto difficile, costoso ma di grande effetto, per una cena “importante”. Va affrontato solo se ci si sente molto sicuri della propria abilità, altrimenti è meglio presentare l’aragosta bollita, fredda, con maionese e insalata russa.

Vino

“La mia cucina pratica” 1988

  • ¹Salsa chaud-froid bianca comuneChaud-froid Jeannette Ready_to_Serve,_with_Extra_Gelee_Chopped_and_Scattered
    Ingredienti per 1 litro:
    tre quarti di litro di vellutata semplice*, 6-7 dl. di gelatina di piede di vitello, 3 dl. di panna.
    Mettete la vellutata in una casseruola dal fondo spesso; cuocere a fuoco vivo per farla ridurre, premendo con una spatola sul fondo della casseruola, affinchè la salsa assorba la gelatina e un terzo della panna. Il tutto si deve ridurre di un buon terzo. Verificare il condimento e la consistenza; passare alla stamigna; aggiungere poco a poco quel che resta della panna e mescolare la salsa fino a quando non raggiunge la temperatura adatta a rivestire i piatti freddi a cui è destinata.
  • ²Vellutata semplice
    In un pentolino fate fondere il burro a fuoco basso, versatevi a pioggia la farina (così non si formano grumi) e mescolate. Appena la crema diventa dorata e liscia, diluitela versando a poco a poco il brodo freddo (può essere vegetale, di carne o di pesce). Mescolando portate lentamente a bollore e cuocete per circa un quarto d’ora. Regolate sale e pepe.

“Per facilitare la depurazione delle salse, le casseruole utilizzate per la preparazione devono essere più alte che larghe. Il fondo della casseruola non deve giacere completamente sulla fiamma; un lato deve essere leggermente sollevato con un pezzetto di ferro o un altro strumento.

A. Escoffier “Il grande libro della cucina francese”

La cucina francese

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Aragosta all’americana

Homard «Breton», Aragosta alla Bretone

Pasta all’aragosta

Pulire l’ Aragosta e cucinarla secondo EscoffierCocktail de homard aux truffes.jpg [[File:Cocktail de homard aux truffes.jpg|Cocktail_de_homard_aux_truffes]]
Aprire le ostriche e prepararle secondo Escoffier

Come aprire le ostriche e prepararle alla maniera di Escoffier

Le ostriche rappresentano l’antipasto per eccellenza e sono adatte sia nei pranzi che nelle colazioni. Devono essere servite molto fredde e soprattutto correttamente aperte¹. Contemporaneamente ad esse si servono delle fettine molto sottili di pane nero, imburrate, una salsa composta da aceto, pepe pestato al mortaio e scalogno tritato e dei limoni tagliati a metà. Non lavare mai le ostriche dopo averle aperte.

Ostriche cocktail

Preparare un bicchiere da cocktail a persona; in mancanza, usare bicchieri da Madera. Riempire ciascun bicchiere con 6 ostriche appena aperte. Aggiungere 2-3 gocce di Tabasco, un cucchiaio di Tomato Ketchup, qualche goccia di salsa Worcester e un filo di succo di limone. Servire il tutto molto freddo.
N.B. Le salse indicate sopra sono prodotti in bottiglia che si trovano comunemente in commercio. Il Tabasco è il succo di peperoncini rossi molto piccanti, chiamati Tabasco, appunto.

Ostriche marinate

Ostriche appena aperte, cotte per un minuto in un court-buillon² al vino bianco e aromi, raffreddate nel loro brodo e serviti in un vassoio d’antipasto con un po’ di salsa ravigote³ a cui è stato aggiunto qualche cucchiaio di court-bouillon

Sauce aux huîtres 

Salsa di ostriche
Per questa salsa, si calcolano di solito 4-5 ostriche per persona. Le ostriche sono generalmente scaldate nella loro acqua, sgocciolate e sbarbate, poi guarnire con della besciamella alla panna, o con della salsa bionda al fumetto di pesce.

“Angeli a cavallo”

Angels on horseback, spiedini di ostriche avvolte nel bacon. []

Angels on horseback, “Angeli a cavallo“

Ostriche Angels on horseback, “Angeli a cavallo“

  • ¹Le ostriche vengono servite aperte. Si prendono con due dita e si mangiano con la forchettina. Il sugo si può bere dalla conchiglia
  • ²Court-bouillon (pron. cur bulòn): nome dato al liquido in cui si lessa i pesce.
  • ³Salsa ravigote o vinaigrette (pinzimonio). Ingredienti: 2 dl e mezzo di olio, mezzo dl di aceto, un cucchiaio di piccoli capperi; un pizzico di prezzemolo, la stessa quantità di dragoncello, cerfoglio, cipolline tritate; sale, pepe. Mescolare bene il tutto. Facoltativamente, si può aggiungere a questa salsa un cucchiaio di cipolla tritata finemente, un cucchiaio di mostarda, un cucchiaio di salsa inglese e anche un nuovo sodo sminuzzato. (Per testa di vitello, piede di vitello, piede di montone e pesce freddo.)
da Il grande libro della cucina francese – Auguste Escoffier

Le ostriche vengono servite aperte. Si prendono con due dita e si mangiano con la forchettina. Il sugo si può bere dalla conchiglia.

Vino

“Ostriche”
Vive e violate,
Giacevano su letti di ghiaccio:
Bivalve: il bulbo spaccato
E il sospiro amoroso dell’oceano.
A milioni strappate e sbucciate e sparse.
Seamus Heaney, Poesie scelte

File:Oysters (1347521734).jpg

La cucina francese

LIBRI Escoffier-Ma_cuisine Il grande libro della cucina francese 19341 of 4 – 1   2   3    4   

https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3AOysters_(1347521734).jpg /Oysters_%281347521734%29.jpg Di Jeremy Keith from Brighton & Hove, United Kingdom (Oysters  Uploaded by Fæ) [CC BY 2.0 Steamed_Oysters.jpg  https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e5/Steamed_Oysters.jpg Di Alpha (Flickr) [CC BY-SA 2.0Aprire le ostriche e prepararle secondo Escoffier
Vol-au-vent con gamberi

Vol-au-vent con gamberi

Ricetta di Auguste Escoffier
Ingredienti per 8 persone 
  • 60 gamberi,
  • 18 chenelle di sogliola alla panna (oppure piccole uova di gallina e uova di piccione),
  • salsa besciamella alla panna,
  • burro,
  • cognac,
  • vino bianco,
  • tartufi,
  • sale e pepe

Mazzancolle -gamberi mandarinoTartufo... secondo l'Artusi1 crostata-uova quaglia

sogliola sole-mugnaia

 

 

 

 

Preparazione

 Cuocere 60 gamberi nel burro, con cognac e vino bianco: farli saltare per 10-12 minuti a fuoco vivo; poi togliere loro il guscio; mettere le code in una casseruola con 120 gr. di tartufi puliti con cura, tagliati a scaglie, un abbondante cucchiaio di burro ed infine una presa di sale e di pepe. Tenere al caldo. Intanto, preparate 18 chenelle di sogliola alla panna, modellate con un cucchiaino, poi una salsa besciamella alla panna e al burro di gamberetti. disporre sui vol-au-vent in un piatto di portata; ricoprire il fondo con qualche cucchiaio di salsa besciamella, deporvi quindi le chenelle, le code di gamberi e le scaglie di tartufo.
N.B. Si potranno sostituire le chenelle con piccole uova di gallina e con uova di piccione. (Escoffier)

 La Buona Tavola e Il grande Libro della cucina d’oggi

Vol-au-vent con gamberi (2)

La cucina francese

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Vol-au-vent con gamberi-2019-12-26 Prawn vol-au-vents, Trimingham, Norfolk (1).JPG [[File:-2019-12-26 Prawn vol-au-vents, Trimingham, Norfolk (1).JPG|-2019-12-26_Prawn_vol-au-vents,_Trimingham,_Norfolk_(1)]]