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Eleganza e Galateo per le nozze di Autunno-Inverno degli anni ’60: LO SPOSO e gli invitati

Enciclopedia della donna 1963libri enciclopedia_donna

Le cerimonie
NOZZE DI AUTUNNO-INVERNO
I problemi più importanti della sposa di autunno e d’inverno sono legati proprio alla stagione in cui verrà celebrato il matrimonio: quali sono i tessuti più adatti per l’abito da sposa? Come ripararsi dal freddo di un rigido giorno di dicembre? Lo sposo può indossare il cappotto? Il cappello? Quali sono i particolari che la stagione suggerisce?

LO SPOSO

L’abito dello sposo: la scelta 2024

Per una armonia totale occorre seguire delle regole:
  1. Abito della sposa e stile del matrimonio
  2. Orario della cerimonia
  3. Colore, stoffa, stile dell’abito
  4. Accessori
mgdaeventi.com

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In un matrimonio decisamente importante lo sposo indossa quel bellissimo abito da cerimonia che è il tight. Anche se nevica lo sposo non indosserà sul tight il soprabito, se mai provvederà a mettere sotto una maglietta di lana.

In questi ultimi anni si è andata affermando per lo sposo un tipo d’abito che somiglia molto al tight senza essere così impegnativo. È il cosiddetto “tight corto”. È composto da un paio di pantaloni grigi a righe, uguali a quelli del tight e da una giacca nera, classica. Il gilet può essere nello stesso tessuto della giacca oppure come quello del tight, color grigio perla. Camicia bianchissima con collo inamidato, cravatta grigia o meglio ancora bianca piccolissimi disegni neri, molto fitti e discreti. Calze nere, scarpe nere a punta arrotondata. Se la stagione è già avanzata lo sposo potrà indossare sul tight corto un soprabito nero, leggero che servirà poi per tutte le occasioni eleganti della sua vita futura.
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Lo sposo che opta per un abito più semplice, sceglie un bel monopetto grigio fumo di Londra, in lana pettinata, abbastanza pesante ma non troppo. Non dimentica assolutamente di farsi fare il gilet (e di indossarlo).
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Lo sposo “pratico” sceglie un abito più sportivo col quale partirà anche per il viaggio di nozze: per esempio un bel vestito classico di cheviot o di flanella, grigio medio. Camicia di seta bianca, cravatta blu a piccoli pois bianchi, scarpe nere, calze blu scuro. Potrà accompagnare questo insieme con un soprabito di lana grigio medio, di tono non troppo sportivo.

La Bottoniera
o Boutonnière è un piccolo tocco di raffinatezza ed un dettaglio irrinunciabile. E’ il fiore che si posiziona all’occhiello della giacca dello sposo. Per comporre la Bottoniera si usa il fiore principale presente nel bouquet della sposa assieme ad un rametto, per esempio, di gipsophyla (Velo da Sposa o Nebbiolina).
Anche per i testimoni e per i genitori è di tradizione la Bottoniera, che sarà più piccola di quella dello sposo.

Eleganza Galateo per nozze Autunno-Inverno. LO SPOSO gli invitati

Bottoniera

TESTIMONI E INVITATI
Come si sa, i testimoni, i parenti degli sposi e gli invitati vestono come lo sposo. Gli altri invitati possono vestire in modo più semplice, ma sempre in tono piuttosto elegante. Un abito serio, grigio scuro, è sempre distinto e va sempre bene. Anche il soprabito non deve mai essere troppo sportivo: niente, perciò, loden, spigati, tweed.

Le signore hanno una larghissima scelta per il loro abbigliamento. Di solito i completi abito più mantello sono i più adatti. (NdR: ricordo che siamo nel 1963) Chi ha la pelliccia (anche nera), può indossarla, a patto però che non sia decisamente sportiva (da scartare le pellicce maculate come ocelot, leopardo, opossum, marmotta).

In testa un cappello o un’acconciatura intonata all’abito. Questo potrà essere un abito tipo pranzo; elegante ma non troppo scollato e non troppo da sera. Meglio evitare il nero.

Eleganza Galateo per nozze Autunno-Inverno. LO SPOSO gli invitati
Come si mangiano i cibi, Prima parte Galateo 1 of 6    1  2   3 … 6 

Eleganza e Galateo per le nozze di Primavera-Estate degli anni ’60: LO SPOSO e gli invitati

Eleganza e Galateo per le nozze di Primavera-Estate degli anni ’60: LA SPOSA

Eleganza e Galateo per le nozze di Autunno-Inverno degli anni ’60: LA SPOSA

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Sciroppo casalingo di pino mugo, consigliato per la tosse e il mal di gola

Tra le foglie vediamo Fiori femminili, maschili e strobliio

Pino Mugo: proprietà, benefici, usi 

Con le pigne e con le gemme di pino mugo ancora verdi è possibile preparare uno sciroppo per la tosse che è considerato un rimedio naturale molto efficace, in quanto è purificante delle vie respiratorie e delle vie urinarie; inoltre ha azione antiinfiammatoria e antireumatica.. Potrete raccogliere le pigne verdi di pino mugo nelle zone di montagna.tra i 1000 e i 2700 metri su zone rocciose e pendii franosi. Le gemme, i giovani rami e gli aghi si raccolgono in primavera, In cucina viene utilizzato per preparare caramelle balsamiche, liquori, grappe, sciroppi e tisane (1 cucchiaio di gemme secche in una tazza  di acqua bollente, lasciare.in infusione per 10 minuti; quindi filtrare e bere 2 o 3 tazze al giorno).

Gli ingredienti per questo sciroppo sono solo le piccole pigne ancora verdi e lo zucchero possibilmente di canna. Meglio prepararlo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno per averlo pronto per l’inverno

erbecedario.it
1Fiori femminili e foglie  2Fiori maschili e foglie  3Strobilo
1 fiori femminili, 2 fiori maschili, 3 strobilio

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Il pino mugo è una pianta officinale spontanea

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Sciroppo per la tosse e il mal di gola

Ingredienti

Le quantità di pigne e zucchero dipendono dalla capienza dei barattoli da usare.

  • Pigne verdi di pino mugo
  • Zucchero di canna
  • Barattoli di vetro con tappo a chiusura ermetica.

Preparazione

Lo sciroppo di pigne di pino mugo può essere preparato con zucchero di canna, ma anche zucchero bianco. Lo zucchero è fondamentale per formare lo sciroppo.

  1. Riempite uno o due barattoli di vetro con una manciata di pigne verdi di pino mugo,
  2. Ricoprite tutto con lo zucchero e chiudete i barattoli con il tappo ermetico. Mettete i barattoli in un luogo buio e ricordate di scuoterli ogni tanto.
  3. Occorre attendere anche due mesi perchè lo zucchero si sciolga completamente formando lo sciroppo. Esponendo i barattoli al sole i tempi si abbreviano.
  4. Quando vedrete che lo sciroppo si sarà formato, in quanto lo zucchero si sarà sciolto completamente, filtrate il composto con un colino e trasferitelo in un altro barattolo di vetro o in bottiglia.
  5. Si conserva in dispensa anche per un anno.

Lo sciroppo sarò così pronto e se avrete la tosse o il mal di gola provate a prendere al mattino e alla sera (oppure al bisogno) 1 o 2 cucchiai di questo sciroppo casalingo e naturale.

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Sciroppi e liquori

sciroppo di fiori sambuco Preparare_socată

 

 

 

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Del modo di formar Giulebbe, ricette del 1778 di Vincenzo Corrado “Il credenziere di buon gusto”

CUPRALBA, antico Liquore di cime fiorite di cipresso argentato

 Syrop z pędów sosny.jpg  [[File:Боров сируп 01.jpg|Боров_сируп_01]]
Filetto di manzo del buongustaio in crosta

Filetto di manzo del buongustaio in crosta

.I miei menù – Selezione dal Reader’s Digest 1989
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Ingredienti per 6 persone
  • 1 pezzo di filetto di manzo del peso di 1,200 kg.,
  • 100 gr. di prosciutto crudo,
  • 800 gr. di asparagi,
  • 300 gr. di pasta sfoglia surgelata,
  • 1 uovo,
  • 30 gr. di burro o margarina,
  • sale e pepe.
Tempo occorrente: 1 h e 45′
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Preparazione:
  1. In una casseruola fate sciogliere il burro, adagiatevi il pezzo di filetto, lasciatelo dorare su tutti i lati, regolate di sale e pepe e lasciate cuocere per 15 minuti circa.
  2. Pulite bene gli asparagi, privateli della parte bianca e filamentosa, fateli lessare in acqua bollente salata per 20 minuti circa poi sgocciolateli bene.
  3. Adagiate, su un tagliere, la pasta sfoglia scongelata stesa allo spessore di ½ cm. circa, poi le fette di prosciutto, quindi stendetevi sopra gli asparagi e il pezzo di carne e ungete bene il tutto. Richiudete bene le estremità in modo che non restino aperture e sistemate tutto sopra una placca da forno.
  4. Punzecchiate la pasta in più parti con una forchetta, spennellate con l’uovo leggermente battuto e fate cuocere in forno a 200 gradi per 30 minuti circa.
 Vino

Morellino di Scansano (Toscana), servito a 18°C. Cabernet dell’Alto Adige, a 18°C.

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Fonte: I miei menù – Selezione dal Reader’s Digest 1989

Menù per le Nozze d’ Oro e di Diamante

Di Snielsen1112 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=85856356Di L’utente che ha caricato in origine il file è stato MCB di Wikipedia in inglese – Trasferito da en.wikipedia su Commons da Wikieditoroftoday., CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11116951Di cyclonebill from Copenhagen, Denmark – Beef WellingtonUploaded by FAEP, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26890366
Pita

Pita o pane arabo

Avgolemono (salsa uovo-limone-brodo) con pita at Athenian Grill, Suisun City, California
La pita (in greco πίτα, in ebraico פִּתָּה o פיתה, in arabo كماج) è un tipo di pane piatto lievitato, rotondo, a base di farina di grano. La pita, insieme ad altri tipi di pane, è un cibo tradizionale delle cucine del Medio Oriente e del Mediterraneo, dal Nord Africa all’Afghanistan. Viene anche chiamata pane arabo, siriano o libanese, specialmente nel mondo arabo e nelle zone a consistente popolazione araba.
In Grecia, la pita si mangia da secoli con varie salse quale il Tzatziki, oppure con il gyros.

La ricetta

Ingredienti 
  • 400 g di farina (se ne può usare un terzo integrale),
  • sale,
  • 1 cucchiaino di zucchero,
  • 2 cucchiaini di lievito secco,
  • 1 cucchiaio di olio d’oliva,
  • circa 250 ml di acqua fatta bollire e intiepidita.
Preparazione

Preriscaldare il forno al massimo, senza usare la funzione ventilata. Sciogliere nell’acqua (eliminare prima il calcare che si sarà depositato!) il lievito e il cucchiaino di zucchero. Quando il composto sarà schiumoso, impastare o a mano o nel robot e mettere a lievitare in un luogo protetto e tiepido, finchè il volume non sarà raddoppiato. Fate uscire l’aria dall’impasto e poi ricavatene delle palle che stenderete spesse circa 5 mm. Mettetele sulla piastra del forno unta d’olio e spennellatele con acqua e olio. Fatele riposare ancora qualche minuto e poi infornatele per circa 5 minuti. In forno si gonfieranno molto per poi appiattirsi. Ho provato a farle in una padella di ferro ma il risultato, forse per mia imperizia, non l’ho reputato buono.

Ricetta di balestruccio-cookaround

Pita Avgolemono salsa (2)

Di Missvain – Opera propria, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=131235310 Grecia: pita pane arabo
torta fragole rabarbaro

Crostata crumble vegana con fragole e rabarbaro

La torta al rabarbaro (rhubarb pie) è un dolce britannico. Oltre al rabarbaro a cubetti, la torta contiene quasi sempre una grande quantità di zucchero per bilanciare l’intensa acidità della pianta. Spesso la torta al rabarbaro contiene le fragole e, a volte, viene aromatizzata con la tapioca. Lo strato inferiore della torta è sempre a base di crosta dolce mentre le crostate al rabarbaro presentano una parte superiore a base di crosta dolce. Negli Stati Uniti, dove è anche popolare (soprattutto nella Nuova Inghilterra e nella regione delle Grandi Pianure), viene normalmente utilizzata una crosta superiore a forma di reticolo per la sua preparazione. Le torte e i dolci al rabarbaro sono molto richiesti anche in Canada, poiché tale pianta può sopravvivere nei climi freddi. In Germania viene cucinata la Rhabarber-Streuselkuchen, una variante della torta al rabarbaro con un impasto tenero e un rivestimento croccante conosciuto come streuse

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/41/Strawberry_Rhubarb_Pie2.jpg

Ingredienti per 6 persone
  • 250 gr. di fragole fresche
  • 5 coste di rabarbaro
  • 250 gr. di farina
  • 2 cucchiaini di lievito per dolci
  • 4 uova
  • 200 gr. di zucchero
  • 80 ml.di latte
  • buccia grattugiata di mezzo limone
  • 1 bustina di vanillina
  • 150 ml. olio vegetale
  • un pizzico di sale.

Per il crumble

  • 200 gr. di farina
  • 100 gr. di zucchero
  • 100 gr. di burro freddo
 Preparazione

Lavate ed eliminate le foglie di rabarbaro, poi tagliate le estremità superiori e inferiori. Togliete i filamenti come si fa con le coste di sedano, e tagliete le coste a pezzi lunghi circa 1 centimetro. Lavate e tagliate a metà le fragole e mettetele in una ciotola con il rabarbaro.

Preparate l’impasto:
con le fruste elettriche, montate le uova con lo zucchero e la vanillina fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.
Aggiungete l’olio ed il latte, continuando a frullare. Aggiungete la farina con il lievito e un pizzico di sale. Mescolate bene e stendete l’impasto in modo uniforme su una teglia imburrata ed infarinata (o con carta da forno).

Preparate il crumble:
in una boule mettete il burro freddo, la farina, lo zucchero e un pizzico di sale;  impastate con le mani fino ad ottenere un composto sbriciolato.

Distribuite il composto di frutta in modo uniforme su l’impasto, quindi distribuite sopra il crumble. Infornate a 175 gradi per 35 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare; cospargete di zucchero a velo e servite.

Cookpad.com

torta rabarbaro fragole

Strawberry Pavlova, Torta Pavlova alle fragole

Crema con fragole per la cena di San Giovanni, ricetta di una famiglia nobiliare ravennate di inizio ‘900 (Romagna)

Dolce in teglia con le fragole

Di mtnlover61 – https://www.flickr.com/photos/68866497@N06/14129365503/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94945137Di kicksonrt66 – https://www.flickr.com/photos/dongallery/548207141/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94945345Di Veganbaking.net from USA – Vegan Strawberry Rhubarb Pie, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35716889
lumache alla milanese escargot petronilla

Petronilla: Un piatto di lumache (alla milanese) “alla maniera mia” e…

Quaresima

«Petronilla, quando ci farai le tue lumache? (mi ha chiesto stamattina mio marito) ed io che, con la furberia femminile, ho subito intuito quale gatta sotto ci covasse… -«Se vuoi invitare il tuo collega (ho risposto) potrai dirgli che le mie lumache le preparerò domani e che quindi (come ad ogni Quaresima è ormai diventato vecchio uso) domani l’attendiamo qui, a colazione. Siete anche voi, quanto lo sono io, piuttosto… schifolosette? Anche voi non avete quindi mai osato affrontar lumache? Ebbene: se di lumache fossero invece assai ghiotti, come il mio, anche i vostri mariti, bisognerà allora, da brave mogli, imitarmi e compier la penitenza quaresimale preparandone ugualmente un piatto, e preparandolo tale e quale lo preparerò io domani. Cioè:

***

Mettete, in una catinella d’acqua fredda, assieme ad un pugno di sale grosso ed a un mezzo bicchiere d’aceto, un chilo di lumache; e muovetele, e rimuovetele per bene, affinchè buttino, fuori dai gusci, molta della loro viscida bava. Risciacquate le lumache in acqua fredda; risciacquatele una seconda; e una terza volta. Mettetele a fuoco, in una pignatta d’acqua, e fate bollire per 10 minuti. Dopo un’altra accurata e definitiva risciacquata, strappate a uno ad uno, con una piccola forchetta, i lumaconi dai loro gusci ed a ciascuno togliete (se vi aggrada) anche la coda e le interiora che sono (dicesi) piuttosto amare.

Mettete poi a fuoco, dentro ad un largo tegame, mezzo bicchiere circa d’olio e due spicchi d’aglio; togliete l’aglio appena arrossa; aggiungete mezz’etto di burro; quattro acciughe senza spine, raschiate, lavate e tagliuzzate; una manciata di prezzemolo trito; una cipollina affettata fina; e un pizzico di semi di finocchio (se li potete avere). Quando il tutto friggerà, stemperatevi dentro un cucchiaio di farina; quando la farina sarà… scomparsa, aggiungete le lumache, un bicchiere di vino bianco, uno d’acqua, un pizzicone di sale, un pizzichino di pepe ed un altro di noce moscata. Fate bollire lentamente, a tegame scoperchiato, per poco meno di un’oretta.

***

Il piatto… lumacoso sarà così fatto e pronto a venir presentato a coloro che ne sono tanto ghiotti e che, deliziandosene lo vuoteranno fra un cantar di lodi alle brave cuoche e lodi alle saporitissime lumache… cioè a quelle stesse lumache che, solo a vederle, fanno orripilar la pelle a noi… donnette schifiltose!

Ricette di Petronilla, 1939

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… ed alla maniera della cognata (Escargots à la Lorainaise) della Petronilla

Petronilla, chi era?Petronilla libri

  • PETRONILLA: svolse un ruolo importante negli anni delle ristrettezze economiche dovute alla guerra. Di fronte alla drastica riduzione dei beni alimentari disponibili, proponeva i suoi suggerimenti «sul modo di sbarcare il lunario mangereccio, consumando poco grasso, poco riso, poca pasta, poca farina e poco zucchero; spendendo pochetto ma….nutrendo bastevolmente»
Ricette di Petronilla per tempi eccezionali
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Oggi in tavola ci sono le lumache, come spurgarle

La cucina francese: Escargots à la Bourguignonne, Lumache alla Borgognona

Di Mark Mitchell (Flickr: Escargot) [CC BY 2.0, attraverso Wikimedia CommonsPetronilla: lumache “alla maniera mia
insalata capricciosa

Insalata capricciosa, un altro antipasto vintage anni ’80

L’insalata capricciosa è un antipasto tipico della cucina italiana. Simile all’insalata russa, la capricciosa viene preparata mescolando cubetti di prosciutto, formaggio, olive, funghi sott’olio e verdure tagliate à la julienne a piacere, fra cui carote, sedano rapa, carciofi e maionese che funge da legante.

Differenza tra Insalata russa e insalata capricciosa:
le verdure nella capricciosa sono tagliate a jlienne. Nell’insalata russa le verdure sono cotte e tagliate a cubetti.

Benché sia considerata una specialità del Piemonte (secondo alcuni l’insalata capricciosa non ha specifiche radici tradizionali) ha ottenuto successo nelle gastronomie e nella cucina familiare di tutta italia

Negli anni ’80 era uno degli antipasti più apprezzati

Ricette anni '80 per una festa a tema.

Ricette anni ’80 per una festa a tema.

 

 

 

insalata capricciosa Buonissimo.it
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Ricetta di Buonissimo.it

Ingredienti per 4 persone
  • 150 gr. di maionese,
  • 50 gr. di prosciutto cotto,
  • 50 gr. di formaggio Asiago,
  • 50 gr. di carote,
  • 50 gr. di sedano,
  • mezzo peperone rosso,
  • sale e pepe.
 Preparazione
  1. Lavate il mezzo peperone, le carote e il sedano e tagliateli alla julienne trasferendo il tutto all’interno di una ciotola piuttosto capiente.
  2. A questo punto procedete a tagliare il formaggio a cubetti e il prosciutto cotto anch’esso alla julienne, unendoli nella ciotola alle verdure appena preparate.
  3. Mescolate con cura i vari ingredienti, unite la maionese, aggiustate di sale e pepe e una volta che tutto sarà omogeneo fate riposare in frigorifero.
  4. Dopo una tentina di minuti potrete servire in tavola la vostra insalata capricciosa, accompagnamìndola con un bicchiere di prosecco.

L’insalata capricciosa può essere conservata in frigorifero fino al momento in cui viene servita, ma non a più di 48 ore di distanza dalla preparazione. Si sconsiglia di congelarla.

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Chlebicek.1.jpg [[File:Chlebicek.1.jpg|Chlebicek.1]]Di AnticoMu90 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=115411828
vino medioevo Idromele_e_ippocrasso

La ricetta dell’ Ippocrasso, il vino speziato del Medioevo

Idromele (giallo a sinistra) e Ippocrasso (rosso a destra) in una rievocazione medievale presso la rocca di Radicofani (SI).

L’ippocrasso o ipocrasso è una bevanda antica a base di vino aromatizzato fermentato e addolcito con miele (forse l’antenato del Vermouth)..

Questo fermentato è da tempo al centro di una diatriba in Italia; qui dove esistono mille e più eventi di rievocazione storica si è persa forse la connotazione originale del prodotto. Spesso, infatti, riferendosi a documenti di origine medioevale dove si parla semplicemente di aggiungere spezie e miele al vino, si tende a confonderlo con un vino concio o con un mulsumApicio: Ricetta del MULSUM

  • Nel Medioevo era molto popolare come aperitivo o digestivo. Inoltre l’uso delle spezie non era soltanto una moda, ma anche una maniera per mascherare il sapore del vino vecchio e magari ossidato. Oggi l’ippocrasso è diventato raro: il suo nome viene principalmente associato in Francia ai dipartimenti dell’Ariège e dell’Alta Loira, e in Svizzera al Canton Basilea. È inoltre presente nella cucina greca.
Fonte Wikipedia

Robert de Nola,Llibre del Coch, Barcellona 1520

Robert de NolaLlibre de doctrina per a ben servir, de tallar y del art de coch…o Llibre del Coch, Barcellona 1520 traduzione in castigliano: (ESLibro de guisados, manjares y potajes intitulado Libro de cocina, Toledo 1525 (nella ricetta nr. 5 viene descritta la preparazione dell’ippocrasso)

La Ricetta
da Wikiversità contiene risorse su ippocrasso
Ingredienti

Per 1 litro circa:

  1. 1 litro di vino rosso corposo “MERLOT”.
  2. 1 cucchiaio di miele.
  3. 1 cucchiaino di zenzero in polvere.
  4. 1 cucchiaio abbondante di zucchero.
  5. 4 chiodi di garofano.
  6. 1 cucchiaino di galanga (disponibile in erboristeria).
  7. 1 cucchiaino di vaniglia.
  8. Un pizzico di radice di iris (disponibile in erboristeria).
  9. (1 cucchiaino di pepe in grani).
  10. 8 baccelli di Cardamomo (in erboristeria).
  11. 1 cucchiaino di cannella in polvere.
Preparazione

Laboratorio moderno per la preparazione dell’ippocrasso.

  1. Far bollire tutti gli ingredienti per 5 minuti
  2. Lasciar riposare e filtrare con un telo fino
Consigli
  • Il vino può essere bevuto caldo, altrimenti va imbottigliato, sigillato e conservato per un mese circa. Una volta aperto, va conservato al fresco.
  • Il vino da usare è principalmente il rosso ma nel periodo estivo può essere usato anche il bianco poiché è sicuramente meno corposo e quindi più gradevole da bere, magari fresco. Può essere usato un Pinot Grigio.
  • La qualità del vino è molto importante poiché da essa dipende il buon esito del prodotto finale. Possono essere usati il Trebbiano o il Malvasia.
  • Ci sono delle variazioni della ricetta, ad esempio con l’aggiunta di pezzetti di scorza d’arancia, che rende il composto ancora più aromatico e dona una notevole apertura nel gusto.
Video Ricetta

Produzione e degustazione degli ipocrati nel Medioevo

Medio-evo, Rinascimento, Barocco: ricette con foto
torte maestro martino medioevoTudor_pies_on_pewter_plates_at_Hampton_Court
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Idromele, bevanda medievale per la “Luna di miele”

Il Vin brulé

Di Patafisik – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35921735 Di Sconosciuto – Scansione personale, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17723546 Di Benoît Prieur – Opera propria, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12630506
Marenata (sciroppo di amarene

Almanacco della Cucina 1935, Le Ciliegie

Ciliegie sotto spirito,
Composta di ciliegie
Gelatina di ciliegie,
Zuppa di ciliegie

Ciliegie sotto spirito

Prendete un chilo di ciliegie che sceglierete molto dure e carnose. Lavatele abbondantemente con acqua fredda, lasciatele sgocciolare bene e, dopo aver loro tagliato metà del gambo, ponetele in un grande vaso di vetro. Aggiungetevi 200 gr. di zucchero, un po’ di cannella, qualche chiodo di garofano, e versatevi dello spirito di vino in quantità tale che tutto resti completamente immerso nel liquido. Chiudete ermeticamente il vaso ed aspettate almeno un mesetto prima di cominciare a gustare le ciliegie così confezionate.

 Composta di ciliegie

Prendete mezzo chilo di ciliegie grosse e ben dure. Tagliate loro i gambi all’altezza di due centimetri e dopo averle lavate con cura fatele sgocciolare. Ponete in una casseruola 250 gr. di zucchero assieme ad un bicchiere d’acqua e fate fondere. Unitevi le ciliegie e fatele cucinare dolcemente a casseruola coperta per cinque minuti. Levate le ciliegie dalla casseruola, lasciandovi però il sugo che farete restringere a fuoco vivo sino a quando non abbia raggiunto una giusta densità. Fatelo raffreddare; versatelo sulle ciliegie e servite.

Gelatina di ciliegie

Prendete tante ciliegie quante ce ne vogliono purchè, mondate, pesino 1 chilogrammo. Levate gambi e noccioli badando a non lacerare il frutto. Rompete in una bacinella (apposito recipiente per cucinare gelatine e marmellate) 750 gr. di zucchero in pezzi. Unitevi un bicchiere d’acqua assieme alle ciliegie mondate. Fate cucinare a fuoco vivo rimestando adagio con la schiumarola per non rompere le frutta. Lasciate addensare lo sciroppo in giusta misura, indi togliete dal fuoco e fate raffreddare. Introducete la gelatina così confezionata in appositi vasi di vetro; stendetevi sopra uno strato di paraffina liquida che avrete fatto fondere appositamente a bagnomaria. La paraffina raffreddandosi costituirà un coperchio ermetico ai vasi e vi permetterà di poter conservare a lungo la vostra gelatina. Potrete, seguendo le regole sopra indicate ed attenendovi alle medesime proporzioni, preparare anche la gelatina di marene.

Zuppa di ciliegie

Prendete 1 kg. di ciliegie, lavatele, privatele dei gambi e, sopra una casseruola per raccogliere il sugo, togliete ad ogni ciliegia il rispettivo nocciolo. Aggiungetevi quattro cucchiaiate di zucchero, un bicchiere di vino rosso, un pezzetto di scorza di limone ed un pizzico di cannella. Fate cuocere a fuoco regolare e quando le ciliegie saranno cotte, quando il sugo satrà ben ristretto, versate in una terrina dove avrete preparato uno strato di pane dolce crostato. Servite.

ciliegie amarene sotto spirito Glace_au_Macvin_du_Jura_et_Griottines (2)Marenata sciroppo amarene

  • Come STACCARE la marmellata dal tegame: occorre grasso non salato. Fatelo riscaldare. La parte bruciata si staccherà in una sola pellicola, lasciando intatta la superficie della casseruola.

Come sterilizzare i recipienti per una perfetta conservazione di frutta e verdura

Personalizziamo i barattoli delle marmellate, delle salse e delle conserve fatte in casa

 Almanacco della Cucina 1935, Le Ciliegie
sposa anni 60 (3)

La sposa bella degli anni Sessanta

 ENCICOPEDIA DELLA DONNA 1963

Viso riposato, carnagione luminosa, occhi scintillanti fanno la sposa bella. Non è solo la felicità a far splendere il suo viso: ella si è preparata al gran giorno per tempo e con cure sapienti.

LA SPOSA BELLA

“Le spose sono tutte belle”: c’è una parte di verità in questo amabile luogo comune. Si è mai vista una sposa bruttina, scialba, in disordine? La commozione le addolcisce i lineamenti, la felicità dà una nuova luce ai suoi occhi: è tenera, patetica, radiosa. Ma a volte l’emozione, il trambusto della vigilia giocano brutti scherzi e la sposa, la mattina delle nozze, si ritrova col viso tirato, i capelli che non tengono la piega, il colorito terreo. Che fatica, allora, per rimettersi in sesto! Senza contare che questi rimedi di “emergenza” la renderanno agitata e nervosa. Meglio pensarci in tempo. Qualche precauzione, durante le due settimane che precedono le nozze, eviterà sorprese incidenti.

QUINDICI GIORNI PRIMA
Occorre mettersi a dieta, una dieta senza eccessive imposizioni ma che semplicemente eviti troppi intingoli, liquori, cioccolatini, grassi. Proprio per arrivare al giorno delle nozze con una linea impeccabile e una carnagione limpida: niente antiestetici “cuscinetti”, niente rossori né macchie. Così il giorno delle nozze, la sposa potrà concedersi i brindisi più festosi senza paura del foruncolo improvviso; e durante la luna di miele non sarà costretta a immalinconire suo marito con “passati” di verdura e bistecche senza sale.

UNA SETTIMANA PRIMA
Visita dal pedicure: depilazione con ceretta a caldo, che assicura gambe lisce almeno per un mese. Sarà bene anche farsi fare una leggerissima permanente “a freddo”. I capelli avranno una piega naturalmente morbida e facile da pettinare. In questo modo eviterete durante il viaggio di nozze quei bigodini notturni così poco romantici o (per chi non usa i bigodini) le ciocche sfilacciate che danno subito un’aria disfatta.

DUE GIORNI PRIMA
Un trattamento all’Istituto di bellezza: le sopracciglia saranno regolate, i punti neri eliminati e un massaggio finale darà “tono” a tutto il viso. La sposa deve apparire “riposata” e serena, anche se ossessionata dagli inviti, dalle telefonate, dal fiorista, dalla sarta, dalle amiche premurose. Il viso “ripulito” e rivitalizzato perderà, in due giorni, quel tono troppo “rimesso a nuovo” che alle volte si acquista negli istituti di bellezza, ma sarà sempre tanto gradevole e morbido da incantare “lui” e di altri ospiti.

IL GIORNO PRIMA
Un bagno riposante e disintossicante a base di fiori o vitamine. Visita dal parrucchiere: la “messa in piega” sarà bene irrigidita dal fissatore (solo il mattino delle nozze si dovranno spazzolare da ogni lato i capelli per averli soffici e a posto). Meglio scegliere un’ acconciatura facile (sempre sulla base della permanente fatta una settimana prima), a meno che il velo da sposa non esiga una linea tanto elaborata e fastosa da richiedere l’intervento del parrucchiere, anche un’ora prima del “sì”.

IL MATTINO DELLE NOZZE
La sposa ha il viso scavato dall’emozione: comprensibilissimo. Però, potrà ammorbidirlo con una maschera di bellezza leggera leggera, appena idratante e stimolante. Subito dopo, sottocipria quasi incolore e un po’ di cipria che non nasconda il pallone (è così romantico), ma che dia più luminosità a tutti il volto. Per questo, sarà bene sceglierla leggermente rosata. Gli occhi? Una goccia di collirio e nient’altro: né rimmel, né ombretto, né matita nera. Il mattino di nozze non va confuso con la notte di Capodanno. È concesso solo il rimmel impermeabile, ma poco: se una sposa felice si lascia sfuggire una lacrima anche una sola, il viso non deve improvvisamente e desolatamente rigarsi di nero e di blu, a causa del trucco. Il rossetto sarà chiaro chiaro, sui toni del rosa, mai dell’arancione. Profumo? Niente, anche se quello che piace a “lui”. Basterà il profumo del bouquets.

TRE CONSIGLI PREZIOSI

  • Mai cambiar colore ai capelli, per il giorno delle nozze. È una mancanza di stile. Se il parrucchiere vi tenta con splendide sfumature dorate o rossicce, abbiate il coraggio di dire “no”. A “lui” piacete così come siete: non è il giorno adatto per tentativi azzardati.
  • Curate le mani in modo particolare: niente smalto rosso, niente smalto rosa: solo un pochino di lacca incolore. Guai se un’unghia è scheggiata, guai se le mani non sono morbide. Basta un po’ di crema al miele o alla glicerina, basta una spazzolata energica con la pietra pomice insaponata.
  • Non colmate con creme e barattoli la valigia della “luna di miele”. Occorrerà solo una crema per la pulizia serale, il solito tonico, molte veline detergenti per rinfrescare il viso durante il giorno, senza troppe complicazioni. Poca cipria, sempre il sottocipria; il vostro preziosissimo deodorante, il vostro solito rossetto. Guai atteggiarsi subito a “sposine”, con acconciature austere o troppo elaborate, trucco deciso, stile imponente: “lui” vuole ritrovare accanto se la ragazza di cui si è innamorato e che ha voluto sposare.
La sposa bella degli anni Sessanta
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Eleganza Galateo per nozze Autunno-Inverno. LO SPOSO gli invitati

Eleganza e Galateo per le nozze di Primavera-Estate degli anni ’60: LO SPOSO e gli invitati

 

Enciclopedia della donna 1963libri enciclopedia_donna

Le cerimonie
 
MATRIMONIO

PRIMAVERA-ESTATE: TEMPO SI NOZZE
Non c’è una stagione per i matrimoni; eppure quasi tutte le donne sognano di sposarsi in un giorno caldo e luminoso, pieno di profumi e di fiori, indossando un abito candido e fresco, un velo leggero leggero nel quale il sole e la brezza scherzino volentieri. La primavera e ancor più l’inizio dell’estate sembrano dunque le stagioni ideali per i matrimoni; se ne celebrano moltissimi, infatti, da aprile a luglio; tutti, semplici o importanti, intimi o sfarzosi sono, salvo rare eccezioni, assistiti da del tempo.

ELEGANZA E GALATEO
Preparare il matrimonio è una grande e bellissima fatica: tutti lo sanno, per esperienza diretta o per sentito dire. Si tratta, comunque d’una fatica cui ci si accinge con gioia. Molti problemi da risolvere (partecipazioni, corredo, bomboniere, ricevimento, ecc.) il problema di “come vestirsi” è uno dei più importanti non soltanto per gli sposi e i parenti prossimi, ma anche per tutti gli altri invitati. Infatti, se è giusto che quel giorno gli sposi (specialmente la sposa) e i loro familiari siano eleganti e in forma è anche giusto che chi partecipa di persona alla loro festa, sottolinei nell’abbigliamento l’eccezionalità della cerimonia. Il problema “come vestirsi” è comunque, prima ancora che un problema di eleganza, un fatto di buon gusto, di opportunità e, proprio così di galateo.
A parte i casi eccezionali, e per fortuna non troppo frequenti, di matrimoni celebrati in fondo al mare, su un aeroplano o in cima a una montagna, ci sono, anche per quello che riguarda l’abbigliamento, delle regole da rispettare, delle tradizioni da seguire, delle usanze che sono divenute norme e così via. Tutte cose, queste, che a certe persone disincantate e anti-tradizionaliste possono sembrare inutili e superate, ma che hanno invece una loro ragione e anche una loro poesia.
Dunque, l’abbigliamento di chi partecipa da protagonista o da “coro” ad un matrimonio, per essere elegante, deve essere prima di tutto adeguato al tono della cerimonia, omogeneo rispetto a quello degli altri, intonato allo stile di tutto l’insieme

IL “TONO” DELLE NOZZE
Un matrimonio può essere importante sontuoso, oppure semplice modesto: dipende dalla possibilità, dal gusto personale, dall’opportunità e da molti altri fattori che devono essere valutati e discussi insieme da entrambe le parti, cioè dalla famiglia di lui e da quella di lei. Una volta deciso il “tono” delle nozze, il problema di “come vestirsi” trova una soluzione pronta, almeno nelle sue grandi linee. Sarà lo sposo (e non la sposa come in genere si crede) a impostare l’abbigliamento di tutti; della sposa compresa, che avrà il buon gusto e il buon senso di non voler fare delle bizze da prima attrice, pretendendo un abito favoloso con strascico chilometrico e lussureggianti cascate di velo, se il matrimonio è intimo o comunque semplice. Si seguiranno queste regole fondamentali:
Matrimonio importante:
lo sposo indossa il tight (pron. tait); la sposa un abito bianco, lungo, abbastanza ricco, con o senza strascico e con velo lungo.
Matrimonio semplice:
lo sposo indossa un abito grigio scuro; la sposa può scegliere un abito bianco, lungo, senza strascico, oppure un abito bianco, corto con velo alle spalle oppure ancora un abito da pomeriggio, in tinta chiara, cosiddetto “da viaggio”, completato da guanti e cappello intonato o piccola acconciatura.

TESTIMONI E INVITATI
Abbiamo parlato di omogeneità tra l’abbigliamento degli sposi; importante, anzi indispensabile, è anche l’omogeneità tra quello dei testimoni, dei genitori degli sposi e dei componenti il corteo nuziale. Gradita, ma non necessaria, l’omogeneità tra l’abbigliamento degli invitati.

I testimoni e i padri degli sposi

  • Vestono come lo sposo. Così, se in un matrimonio importante, lo zio che farà da testimone non ha iil tight e non può o non vuole farselo, bisognerà che tutti rinuncino al tight.

Le damigelle e i paggetti.

  • Le damigelle fanno la loro comparsa soltanto nei matrimoni molto importanti, con lo sposo in tight, tanto per intenderci. Possono essere due o più (è però permesso anche averne una sola). Vestono tutte allo stesso modo in tinta chiara, ma non in bianco, con abito lungo, come la sposa. In testa portano coroncine di fiori o piccole acconciature. Spesso si preferiscono alle damigelle i paggetti, ossia maschietti tre i 4 e i 10 anni, oppure anche la coppia damigelle e paggetto, più o meno della stessa età. I paggetti vestono con pantaloni di velluto blu o verde cupo o di shantung azzurro lunghi fino al ginocchio, camicetta di seta bianca e con jabot plissettato, scarpe, calze e guanti bianchi.

Le signore

  • Madri degli sposi, amiche e invitati sceglieranno abiti o completi più o meno eleganti secondo il tono della cerimonia. Per i matrimoni sontuosi sono permessi cappelli eccentrici e voluminosi, tessuti preziosi; è bene ricordare sempre che un matrimonio non è un ballo e tanto meno un ballo… in maschera. Si eviteranno perciò il più possibile i luccichii, i tessuti lucidi, le paillettes, i lustrini. Assolutamente proibito il tutto nero e il tutto bianco: il primo è un colore che “fa lutto”, il secondo è riservato alla sposa.

I signori invitati

  • Non sono obbligati, come i testimoni, a indossare lo stesso abito dello sposo. Vestiranno di blu scuro; calze e scarpe nere, cravatta non troppo chiara, camicia bianca. Ma se lo sposo è in tight ed essi possiedono l’abito, se lo mettano:, la cosa sarà gradita e non andrà perduta una delle rare occasioni in cui si può indossare questo abito.
LO SPOSO

Come si deve vestire lo sposo al matrimonio?
Esistono delle regole di galateo che fanno riferimento all’abito da sposo.

  • Se la cerimonia di nozze è stata programmata di giorno, sono consigliati abiti a 3 pezzi, redingote, tight, mezzo tight e spezzato.
  • Per la cerimonia serale, invece, oltre all’abito a 3 pezzi, sono ammessi smoking e frac.

Il tight è adatto ad essere indossato per cerimonie nuziali di una certa solennità, celebrate prima delle ore 18. Secondo il galateo se la sposa indossa un abito con strascico e velo lo sposo dovrebbe indossare il tight che può poi essere indossato anche dagli invitati purché parenti stretti o dal testimone.

Il tight è composto di giacca nera o grigio scurissimo dalle caratteristiche “code”, gilé uguale o grigio perla (data la stagione estiva o quasi è senz’altro preferibile quest’ultimo), pantaloni senza risvolto, a righe grigie e nere. Inutile dire che il tight deve essere perfetto, fatto con tessuto di prima qualità. È un abito che sta bene a tutti (aiuta anche i meno dotati in fatto di proporzioni e di figura) ma è poi inutilizzabile per altre circostanze. Il tight va completato da camicia bianca con colletto duro, cravatta grigia o bianca e nera, scarpe di vernice nera, calzini neri, guanti grigi di pelle scamosciata e cilindro. Quest’ultimo, secondo la stagione, si può eliminare: non così il gilé che è veramente indispensabile anche se la si cerimonia si svolgerà in pieno luglio. I guanti non vanno infilati ma tenuti in mano, e in Chiesa vanno posati di fianco sull’inginocchiatoio. All’occhiello della giacca è di prammatica un garofano o altro fiore bianco.

L’abito grigio scuro deve essere di lana; perché questo tessuto “veste” di più e cade meglio di qualunque altro. Lo completeranno camicia bianca, cravatta grigio argento, calze nere, scarpe nere lisce e opache.

Per la cerimonia frettolosa, “in sordina” (per esempio per un’matrimonio solo civile, seconde nozze, nozze in tempo di lutto, nozze alla presenza dei soli testimoni, eccetera), può essere adottato un abito decisamente da viaggio in grisaglia, in gabardine o anche in lino se l’estate è già cominciata. Accessori: camicia bianca, cravatta a righe, scarpe e calze nere.

tight sposo

Tight

Matrimonio formale di giorno

TIGHT

  • Giacca grigio Oxford o nero
  • Pantaloni grigi a righe
  • Gilé in tono o grigioperla
  • Camicia con sparato inamidato a collo rigido o normale
  • Gemelli di madreperla grigia
  • Spilla da cravatta con perla
  • Cravatta Ascot, cioè a plastron, se la camicia ha il collo duro con gli angoli piegati, d’argento operato se ha il collo normale
  • Scarpe nere di vitello liscio
  • Calze nere
  • Guanti scamosciati grigi
  • Cappello a cilindro nero o grigio
  • Fazzoletto bianco
  • Fiore bianco (garofano o gardenia) all’occhiello

Nota bene: Il tight è un abito da mattina, quindi non va mai indossato di sera. Dato il suo uso limitatissimo, si può ricorrere alla soluzione di affittarlo, prassi molto comune anche tra i signori del Bel Mondo.

 
La Bottoniera o Boutonnière è un piccolo tocco di raffinatezza ed un dettaglio irrinunciabile. E’ il fiore che si posiziona all’occhiello della giacca dello sposo. Per comporre la Bottoniera si usa il fiore principale presente nel bouquet della sposa assieme ad un rametto, per esempio, di gipsophyla (Velo da Sposa o Nebbiolina). Anche per i testimoni e per i genitori è di tradizione la Bottoniera, che sarà più piccola di quella dello sposo.
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Matrimonio formale di sera (dopo le 18)
 
ABITO DI SOCIETA’ BLU SCURO O NERO (MARSINA)

  • Pantaloni con banda di raso
  • Gilé di picché bianco
  • Camicia con sparato inamidato
  • Cravatta a nodo di picché bianco
  • Gemelli e bottoni di madreperla bianca
  • Fazzoletto bianco
  • Scarpe nere di vitello liscio
  • Calze nere
  • Guanti di capretto bianco
  • Cappello a cilindro

La complicanza di queste due vere e proprie “uniformi” parla da sola: sono da usare solo in matrimoni solenni, dove tutto è solenne, la Musica, il Ricevimento, i Regali, le Spese…(..). E’ molto più pratico scendere dall’Olimpo e rientrare nella media nazionale, decidendo per un bel vestito blu o grigio scuro da mattina, magari fatto su misura, corredato di camicia bianca, cravatta grigio-argento, calze in tono e scarpe lisce nere. Unica concessione alla vanità, un fiore bianco all’occhiello.

Nota Bene: Mai per nessuna ragione dovrà essere usato lo smoking o dinner jacket, o giacca da pranzo, che è un abito da sera, da cena elegante, da serata di gala, da ballo.

da Confetti e Auguri – Il Galateo del matrimonio dall’A alla Z- 1986
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Eleganza e Galateo per le nozze di Autunno-Inverno degli anni ’60: LO SPOSO e gli invitati

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Eleganza e Galateo per le nozze di Primavera-Estate degli anni ’60: LA SPOSA

Galateo x nozze Primavera-Estate. LO SPOSO invitati
 
mirepoix soffritto battuto 1

Mirepoix è il nome francese per il battuto (soffritto) misto…

Carne in salmì con Mirepoix

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Mirepoix è il nome francese per il battuto misto di cipolle, carote e sedano tagliati a piccoli cubetti e può essere crudo, soffritto, saltato con un grasso, o arrostito. Può essere arricchito con prezzemolo e altri sapori o erbe aromatiche, come salvia, rosmarino o alloro.

Questa preparazione è stata creata dal cuoco personale del Duca di Lévis-Mirepoix, attorno al XVII secolo.

Ricetta da Il grande libro della Cucina Francese di A. Escoffier.

 Ingredienti
  • 30 gr. di lardo di petto tagliato a dadi;
  • 30 gr. di burro
  • 30 gr. di cipolla,
  • 50 gr. di carota.
  • timo, alloro, prezzemolo
Preparazione

Tagliate a dadi; un po’ di timo, una piccola foglia di alloro, qualche rametto di prezzemolo. Far fondere il lardo in una casseruola piatta con 30 gr. di burro, aggiungere le verdure e gli aromi preparati; farli rosolare appena. Far bollire il tutto per 3 ore, aggiungendo di tanto in tanto qualche dl. di fondo bruno freddo, per facilitare la scomparsa dei residui.

L’operazione sarà tanto più veloce, quanto più il fondo sarà saturo di sughi della carne impiegata per la sua preparazione.

A cottura terminata, passare la salsa al passino fine e riporla in una terrina, pressando leggermente la mirepoix; mescolare fino al completo raffreddamento. Conservare.

Uso:

Il battuto è la base di numerosi piatti come brodo, zuppe, minestre, spezzatino, pesce e salse.

Varianti

Secondo la cucina francese ne esistono due versioni:

  • au maigre fatta con sole verdure e usata per preparazioni con crostacei o pesci,
  • au gras con aggiunta di lardo, pancetta o prosciutto crudo, tipico dell’ Amatriciana.

Mirepoix ricette 

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La cucina francese

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torta lavanda pasticcini

Pasticcini e torta al profumo di lavanda

Pasticcini alla lavanda con marmellata di arance
I fiori di lavanda possono essere utilizzati per profumare il latte,  anche per la preparazione del  gelato. In alcune aree del Maghreb (Algeria) viene utilizzato in alcune preparazioni culinarie come il couscous. Nella valle dell’ Estéron, presso Nizza, viene preparato un liquore, che si dice essere antisettico, digestivo e calmante.

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Ingredienti
  • 175 gr. di burro dolce fuso,
  • 175 gr. di zucchero in polvere,
  • 3 uova leggermente sbattute,
  • 175 gr. di farina per dolci,
  • 2 cucchiai di fiori di lavanda fresca o 1 cucchiaio di lavanda culinaria essiccata e spezzettata,
  • 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia,
  • 2 cucchiai di latte,
  • 1/2 cucchiaino di acqua,
  • alcuni fiori di lavanda fresca.
Torta alla lavanda

Torta alla lavanda

 Preparazione

Preriscaldare il forno a 180° C. Ungete leggermente e infarinate uno stampo a savarin o uno stampo per dolci a fondo amovibile di 20 cm. di diametro. Lavorate il burro e lo zucchero fino a ottenere un impasto di consistenza leggera e fioccosa. Aggiungete le uova sbattendo bene in modo che l’impasto diventi spesso e brillante.

Aggiungete la farina, la lavanda, l’estratto di vaniglia ed il latte. Versate il tutto in uno stampo con l’aiuto di un cucchiaio e cuocete per 1 ora al forno. Lasciate riposare per 5 minuti, quindi tirate fuori dalla forma su una griglia e lasciate raffreddare.

Mescolate lo zucchero gelato con l’acqua fino a ottenere una consistenza liscia ed omogenea. Versate sul dolce e decorate con fiori di lavanda fresca.

Puntoviola 
Variante

Anzichè una torta potete preparare tanti pasticcini e decorarli con la confettura che preferite.

Torta alla lavanda

Pasticcini alla lavanda con marmellata di arance

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lavanda -LavenderInMarket

Par Jason Walsh — originally posted to Flickr as Lemon-Lavender Shortbread, CC BY 2.0, Par Becky Striepe — Flickr: Thumbprint Cookies!, CC BY-SA 2.0,
A pair of lavender shortbread thumbprint cookies with orange marmalade.jpgn[[File:A pair of lavender shortbread thumbprint cookies with orange marmalade.jpg|A_pair_of_lavender_shortbread_thumbprint_cookies_with_orange_marmalade]]
salsa soubise

Salsa Soubise nel Menù per la sposa di Primavera

Gratin di frutti di mare creolo con funghi champignon saltati e salsa soubise di cipolla

Un menù raffinato che comprende specialità della cucina francese e tenere primizie, verdure presentate con grande delicatezza e un dolce tutto bianco prima dei confetti.

Menù
Canapè di asparagi
Crespelle al prosciutto e ricotta
Costolette di agnello alla Nelson
Gâteau à la crème

Canapè di asparagi
Ingredienti per 6 persone
1 kg e mezzo di asparagi, 6 fette di pan carrè, 150 gr. di burro, 1 bicchiere di panna, sale, pepe, 150 gr. di emmenthaler.
Preparazione
Tagliate la crosta tutt’intorno alle fette di pane e fatele dorare nel burro. Disponetele, una di fianco all’altra, in una pirofila imburrata. Mondate gli asparagi, lavateli bene, legateli a mazzetti e fateli lessare nell’apposita casseruola o comunque in modo che le punte rimangano fuori dall’acqua. Appena pronti, scolateli e prendete solo le punte. Disponetele in numero uguale su ogni fetta di pane, irrorate con la panna, salate, pepate e cospargete di sottili fettine di formaggio. Passate nel forno fino a quando il formaggio non comincerà a fondere. Servite subito
Gli asparagi preparati così sono delicatissimi, belli da vedere e possono essere serviti con grande facilità, sono quindi adatti anche per occasioni importanti.
Vinocrespelle spinaci ricotta prosciutto (2)
Corvo bianco.

Costolette di agnello alla Nelson
Ingredienti per 6 persone
12 costolette di agnello, burro, sale, pepe.

Salsa Soubise¹
350 gr. di cipolle, burro, 4 dl. di besciamella, sale pepe, noce moscata, 12 fondi di carciofi.
Preparazione
Preparare la salsa: Fate stufare le cipolle affettate sottilmente nel burro. Appena saranno cotte, unite 4 dl. di besciamella densa, sale, pepe, noce moscata e continuate la cottura per una decina di minuti a fuoco molto lento. Fate rosolare in una casseruola da forno, nel burro, le costolette da una parte, voltatele, asciugatele con carta da cucina, salate e pepate. Mettete la salsa in una tasca di tela con bocchetta larga e dentellata e ricoprite le costolette. Irroratele di burro e finite di cuocere in forno. Preparate dei fondi di carciofo lessati al dente, farciteli con un po’ di salsa e fateli colorire in forno contemporaneamente alla carne. Servite le costolette disposte a corona e guarnite con i fondi di carciofo.
Una versione nuova e raffinata dell’agnello, che vi piacerà moltissimo.

  • ¹La salsa Soubise è una salsa calda adatta ad accompagnare carni rosse arrosto o bolliti. Essa è composta da un preparato a base di cipolle finemente tritate, appena imbiondite nel burro cui si aggiunge vino bianco, brodo e sugo di carne ed infine si amalgama ad un roux bianco caldo e se ne completa la cottura a fuoco lento per alcuni minuti. Dopo il passaggio del tutto al setaccio si riporta a bollore per breve tempo e vi si aggiunge la panna liquida. La salsa deve essere servita calda. Il nome proviene da Carlo di Rohan-Soubise, Pari e Maresciallo di Francia, (1715 – 1787).

Vino
Gattinara DOCG del Vercellese (Piemonte)

Gâteau à la crème
Ingredienti per 6 persone
125 gr. di farina, 100 gr. di burro, 15 gr. di zucchero, 3 gr. di sale, 1/4 di lt. di acqua, 4 uova intere.
Per il ripieno
Crema Chantilly, 5 dl di panna fresca, 4 cucchiai di zucchero a velo.
Preparazione
Mettete l’acqua in una casseruola con il sale, lo zucchero e il burro. Portatela sul fuoco e appena il burro sarà sciolto toglietela e versate la farina tutta insieme. Mescolate bene e lavoratela con la spatola fino ad ottenere una pasta compatta e spessa. Riportate la casseruola sul fuoco e continuate a lavorare fino a quando la pasta si staccherà bene sia dalle pareti della casseruola sia dalla spatola.
Toglietela allora dal fuoco e unite le uova intere, una per volta, mescolando bene dopo ogni aggiunta. Dovete ottenere un composto molle ma non liquido. Mettete il composto in una tasca di tela con bocca larga e spremete su una placca imburrata due cerchi vicini, uno dentro l’altro, ed un terzo appoggiato sugli altri due. Fate cuocere in forno già caldo per 30 minuti circa, fino a quando la superfice apparirà dorata. Lasciate raffreddare. Montate bene la panna con lo zucchero. Tagliate il dolce orizzontalmente, farcitelo con la crema, sovrapponete le due metà e cospargete con zucchero a velo.
Un dolce leggero come una nuvola di Primavera ma di grande tradizione.
Vino
Champagne

La Buona tavola 1982

File: Salsa alla crema di pollame, 2006.jpg

Menù sposa Primavera

 

torta-alla-marengo (2)

Torta alla marengo dell’Artusi per il Menù della Festa dello Statuto

     foto dal web
₅₈₁
Fate una pasta frolla metà dose del n. 589, ricetta A¹.
Fate una crema nelle seguenti proporzioni:
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Latte, decilitri 4.
Zucchero, grammi 60.
Farina, grammi 30.
Rossi d’uovo, n. 3.
Odore di vainiglia.
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Prendete grammi 100 di pan di Spagna e tagliatelo a fette della grossezza di mezzo centimetro. Servitevi di una teglia di rame di mezzana grandezza, ungetela col burro e copritene il fondo con una sfoglia della detta pasta; poi sovrapponete giro giro a questa un orlo della stessa pasta largo un dito ed alto due e, per attaccarlo bene, bagnate il giro con un dito intinto nell’acqua. Dopo aver fatto alla teglia questa armatura, coprite la pasta del fondo colla metà delle fette di pan di Spagna intinte leggermente in rosolio di cedro. Sopra le medesime distendete la crema e coprite questa con le rimanenti fette di pan di Spagna egualmente asperse di rosolio. Ora montate colla frusta due delle tre chiare rimaste dalla crema e quando saranno ben sode unitevi a poco per volta grammi 130 di zucchero a velo e mescolate adagio per aver così la marenga colla quale coprirete la superficie del dolce, lasciando scoperto l’orlo della pasta frolla per dorarlo col rosso d’uovo. Cuocetela al forno o al forno da campagna e quando la marenga si sarà assodata copritela con un foglio onde non prenda colore.
La torta sformatela fredda e spolverizzatela leggermente di zucchero a velo. Coloro a cui non istucca il dolciume, giudicheranno questo piatto squisito.
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¹ ₅₈₉. PASTA FROLLA
Vi descrivo tre differenti ricette di pasta frolla per lasciare a voi la scelta a seconda dell’uso che ne farete; ma, come più fine, vi raccomando specialmente la terza per le crostate.

RICETTA A
Farina, grammi 500.
Zucchero bianco, grammi 220.
Burro, grammi 180.
Lardo, grammi 70.
Uova intere, n. 2 e un torlo.

RICETTA B
Farina, grammi 250.
Burro, grammi 125.
Zucchero bianco, grammi 110.
Uova intere, n. 1 e un torlo.

RICETTA C
Farina, grammi 270.
Zucchero, grammi 115.
Burro, grammi 90.
Lardo, grammi 45.
Rossi d’uovo, n. 4.
Odore di scorza di arancio.

Se volete tirar la pasta frolla senza impazzamento, lo zucchero pestatelo finissimo (io mi servo dello zucchero a velo) e mescolatelo alla farina; e il burro, se è sodo, rendetelo pastoso lavorandolo prima, con una mano bagnata, sulla spianatoia. Il lardo, ossia strutto, badate che non sappia di rancido. Fate di tutto un pastone maneggiandolo il meno possibile, ché altrimenti vi si brucia, come dicono i cuochi; perciò, per intriderla, meglio è il servirsi da principio della lama di un coltello. Se vi tornasse comodo fate pure un giorno avanti questa pasta, la quale cruda non soffre, e cotta migliora col tempo perché frolla sempre di più.
Nel servirvene per pasticci, crostate, torte, ecc., assottigliatela da prima col matterello liscio e dopo, per più bellezza, lavorate con quello rigato la parte che deve stare di sopra, dorandola col rosso d’uovo. Se vi servite dello zucchero a velo la tirerete meglio. Per lavorarla meno, se in ultimo restano dei pastelli, uniteli insieme con un gocciolo di vino bianco o di marsala, il quale serve anche a rendere la pasta più frolla.

Abbigliamento anni Sessanta: Comunione Cresima

Abbigliamento degli anni Sessanta: Comunione e Cresima

libri enciclopedia_donna

ENCICLOPEDIA DELLA DONNA 1963

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COME VESTIRLI IL GIORNO DELLA PRIMA COMUNIONE

Primavera: tempo di veli candidi, di regali, di confetti, di auguri. Tutte queste belle poetiche cose non sono riservate soltanto alle spose, numerosissime in questa stagione, ma anche ai bambini che si preparano a vivere con gioia ed emozione quello che per definizione sarà “il più bel giorno della loro vita”, il giorno della prima Comunione. Purtroppo la prima Comunione e la Cresima sono spesso considerate soprattutto con un’occasione mondana, una festa per la quale si cerca di fare “tutto in grande”, dando un’importanza eccessiva alla parte esteriore dell’avvenimento e spendendo cifre elevate per fare più e meglio della vicina e dell’amica. Quest’atteggiamento è, naturalmente, errato, oltre che di cattivo gusto. Semplicità, innocenza, raccoglimento devo devono essere le caratteristiche e le qualità di questa festa. (..)

L’abito per il bambino
Per l’abito del bambino che farà la prima comunione, vi sono varie soluzioni:

  • Abito classico in fresco di lana bianco con cravattina bianca, calze bianche, guanti di filo bianchi. Questo abito è indubbiamente molto elegante ma piuttosto costoso e molto delicato. Inoltre è usufruibile soltanto nel “gran giorno”.
  • Molto più pratico l’abito “spezzato”: calzoni di flanella grigia piuttosto chiara, giacca blu a un petto, calze e camice bianche, cravatta di raso bianco, scarpe nere, guantini di filo bianchi. Questo è un abito semplice, elegante e soprattutto godibile in molte altre occasioni.
  • Altre soluzioni possibili sono il classico abito grigio chiaro o blu con calzoni lunghi o corti. Anche questo tipo di abito classico è sfruttabilissimo in seguito.

Di rigore comunque al braccio sinistro del piccolo comunicando, è il fiocco-bracciale in raso o “moir” bianco con le iniziali eucaristiche o altri segni sacri (spiga, coste, calice) ricamati. Si trova nelle mercerie e nei negozi di abbigliamento per bambini.

L’abito per la bambina
Ed ecco i suggerimenti per l’abito della bimba:
  • sarà bianco, lungo ma non proprio fino a terra, perché la piccola non inciampi. La sua linea sarà il più possibile semplice e vicino al modello classico: gonna ampia ma non troppo, arricciata o montata piccole pietre, corpino liscio o arricchito da gruppi di piegoline o balze, con collettino rotondo. Una cintura di media altezza abbottonata dietro a fiocco, segnerà il punto di vista.
  • Circa tessuti, saranno particolarmente adatti quelli di cotone: il picché millerighe o operato (economico e bellissimo), l’organza, molto vaporosa, la batista, il plumetis, il sangallo (il più richiesto perché è già “guarnito” e non richiede altri motivi). Da scartare assolutamente, invece, il broccatello e il pizzo, perché sono pochissimo adatti alla circostanza. Se il vestito sarà realizzato con tessuto pratico (come quelli che vi abbiamo consigliato) e il modello sarà semplice, si potrà successivamente trasformare. Accorciando le maniche e la gonna, diventerà un abito fresco ed elegante da portare nelle occasioni d’estate.
  • Anche per l’acconciatura la regola prima sarà “semplicità”. A velo corto e non troppo ricco, potrà essere fatta a cuffietta nello stesso tessuto dell’abito, o a coroncina di roselline o mughetti. Niente diademi, ciuffi di fiori, gale di tulle, perline o altre cose simili. Il velo potrà essere in tulle, classico, oppure, se l’abito è organza, della stessa organza, leggera e trasparente. Comunque sarà molto importante fissare bene l’acconciatura sulla testa della bimba. Le cuffiette che cadono e scivolano da un lato durante la cerimonia sono molto frequenti e si rivelano un vero e proprio tormento per la comunicanda. Fissatela perciò con degli spilli da cappello dalla capocchia bianca, oppure con un nastrino legato sotto i capelli che passando dietro le orecchie, trattenga tutta l’acconciatura.
  • L’abbigliamento della bimba sarà completato da un paio di scarpine bianche, naturalmente, chiuse da un passante o scollate alla bebé; mai a sandalo. Le calze saranno in filo, di media lunghezza.
  • Non c’è niente di disdicevole nel farsi prestare l’abito dalla cuginetta o nel rimodernare quello della sorellina maggiore, se si vuole evitare la spesa di un abito nuovo. Badate però che sia un abito fresco e candido. Se non lo fosse, mandatelo in tintoria per una buona imbiancatura e stiratura che lo rimetterà “a nuovo”.

Un dubbio che quasi sempre si presenta alle mamme dei comunicanti è se lasciare ai bambini il vestito della cerimonia per tutta la giornata. Naturalmente, finché dura il piccolo ricevimento il vestito sarà tenuto, cercando di far sì che i piccoli non facciano giochi scalmanati o non si versino addosso la cioccolata. Dopo il pranzo coi parenti, nel pomeriggio, l’abito verrà tolto e i piccoli riceveranno gli amichetti o usciranno coi genitori con un abito normale. Non si ceda alla tentazione e alle preghiere delle bambine ambiziosette che vogliono “farsi vedere” e portarle a passeggiare ostentatamente vestite con l’abito lungo. La prima comunione non è una maschera.

L’abito della mamma, della nonna, della madrina
La mamma, la nonna, le zie, la madrina di Cresima adotteranno abiti eleganti ma non sontuosi. Dato che la cerimonia si svolge al mattino, saranno esclusi gli abiti neri, i lustrini, i cappellini con piume, i gioielli molto vistosi, le pellicce sontuose. Sarà perfetto invece un tailleur di lana di un bel colore di moda, con cappello (in paglia, organza o tulle, data la stagione) in tinta contrastante, magari uguale alla blusa. Altra soluzione molto elegante è l’insieme soprabito di tonalità scura (non nera), abito imprimé e cappello in una delle tinte dell’abito.
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Come si mangiano i cibi, Prima parte Galateo 1 of 6    1  2   3 … 6 
Abbigliamento anni Sessanta: Comunione Cresima
Riviste femminili inizio '900

Riviste femminili d’epoca: “Il Ricamo” 19 Febbraio 1911 e “La Stagione” 1 Marzo 1906

 UNIVERSO DONNA

Alle origini delle riviste femminili

(Silvia Cutuli) – Nel corso della seconda metà dell’800, una folla di donne autentiche pioniere del giornalismo, ha condotto una vera battaglia privata e pubblica a colpi di penna. Lo scenario è quello dell’Italia che cambia, diventando un Paese democratico ed industriale. Il Risorgimento culturale e artistico coincide con il cammino dell’universo femminile verso l’emancipazione ed affermazione personale e di tutte. La rivista “La Donna” è uno degli esempi più importanti dell’orientamento femminista nascente, già per il fatto di essere redatto da sole donne. Dalle sue pagine, Gualberta Beccari, parla dei doveri e dei diritti della “nuova donna italiana”. [segue…controluce.it]

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“Il Ricamo” 19 febbraio 1911

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“La stagione” 1 Marzo 1906

Camicia a punto tagliato
Sottoveste elegante
Cuscino per stanza da scapolo
Camicia con scollatura quadrata
Mutande aperte
Mutande chiuse
Due tappetini
Frangia annodata

ricamo,riviste,moda,febbraio,1911

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Due tappetini
Giacca a pieghe con sprone
Paltoncino semilungo
Costume con gona, bolero e gilé
Mantello a sacco
Cappello di paglia con cocuzzolo di raso
Cappello con falda rialzata

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 Riviste femminili inizio ‘900

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Minestra mariconda per un pranzetto di Pasqua alla maniera di Petronilla

I gustosi, svelti, economici desinaretti di Petronilla, 1944

«Se per la grande festa di primavera (quella festa che ogni anno, con i suoi tepori, e le sue miti pioggerelle, porta in tutti gli orti e in tutti i campi uno sbocciar di gemme, di fiori, di vigneti, di piantine novelle; in tutta la terra tutto uno sbucar, da uova, di vite nuove; e che dovrebbe anche portare, in ognuno dei nostri cuori, pace e sorrisi…). Se per la grande festa di Pasqua volete preparare una familiare festicciola mangereccia, ecco dunque come potrete fare.»

Pranzetto per la festa di Pasqua
Minestra mariconda
Carne e verdure in gelatina
Lingua salmistrata
Albicocche con panna

La mariconda è un’antica ricetta lombarda. Il nome viene da “mèlico“, che vuol dire mais, o “meliconde” (i chicchi del granoturco) perchè le palline hanno un colore che tende un po’ al giallo. Tre città ne contendono l’origine: Brescia, Bergamo e Mantova. Nella zona di Mantova, in particolare, c’è un’altra minestra simile che si chiama “canedoli“: la mariconda è una parente molto stretta dei Canederli altoatesini.

« Se nell’una o nell’altra, delle tante feste solenni, che ci dona il calendario, voleste sfoggiare (specie con il vecchio parentado) una di quelle vecchie minestre che mandavano in visibilio i nostri vecchi, ma che dalle nostre modernissime cucine sono ormai del tutto bandite…
Purché possiate disporre di una pignatta di eccellente brodo (fatto bollendo un bel pezzetto di carne) vi consiglio di preparare la minestra che porta il nome di Mariconda, e alla quale non difettano i tre famosi pregi, di essere squisita, abbastanza lesta a fare, e di spesa non affatto rilevante.
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Per preparare la mariconda… comperate pane da crostoni (o pane francese) della quantità di poco meno d’un etto per persona; toglietene la crosta; mettetelo in terrina; copritelo di latte; lasciatelo lì per circa un’ora. Tolto il pane dal latte, passatelo in una casseruola con burro nella proporzione di circa grammi 30 per persona; ponete la casseruola a fuoco; e fate bollire (rimestando di tanto in tanto) fino a che quasi tutto il liquido del latte se ne sarà andato. Versate allora il pane in un’insalatiera; aggiungete poco sale (il pane è di già salato); una bella presina di noce-moscata (se piacciono le droghe); e tanti cucchiai rasi di parmigiano grattugiato (che odori possibilmente di vecchiume) e tante uova, quanti saranno i commensali.

« Mescolate per bene; radunate l’impasto sul fondo dell’insalatiera; coprite con un tovagliolo; lasciate riposare fino all’ora del desinare. Allorché l’ultimo invitato sarà arrivato, svelte svelte, (facendovi magari aiutare dalla servetta per fare più presto) e con due cucchiaini – riempiendo cioè uno d’impasto, e staccandolo con l’altro – una cucchiaiatina dopo l’altra, fatelo tutto cadere nella pignatta, nella quale il brodo sarà già in pieno bollore ed al giusto salato. Quando, dopo pochi minuti vedrete i tanti e tanti gnocchetti, rivoltandosi, venire a galla… versate nella zuppiera e fate portare subito in tavola.
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E allorché, nei loro piatti fondi, il nonno ed i vecchi zii vedranno a galleggiare nel brodo bollente e profumato quei bei gnocchetti d’un bel giallo allettatore… oh quale meraviglia alla bella sorpresa! E quali dolci ricordi di Natali passati e ormai tanto lontani ridesterà, nei loro cuori, la vecchia minestra che porta il nome… di mariconda!Petronilla libri »

Ricette di Petronilla Ed.Olivini 1938

Minestra mariconda  Petronilla

Petronilla, chi era?
PETRONILLA: svolse un ruolo importante negli anni delle ristrettezze economiche dovute alla guerra. Di fronte alla drastica riduzione dei beni alimentari disponibili, proponeva i suoi suggerimenti «sul modo di sbarcare il lunario mangereccio, consumando poco grasso, poco riso, poca pasta, poca farina e poco zucchero; spendendo pochetto ma….nutrendo bastevolmente»

Ricette di Petronilla per tempi eccezionali
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Alici, acciughe, sardine in Scapece

Ricetta in dialetto napoletano. “Napoli in bocca” 1976

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Traduzione
Per 4 persone. Lavate ½ kg.  di alici, infarinatele e friggetele in padella in olio bollente, poi scolatele mettendole su carta assorbente. Poi salatele e sistematele ben pressate in una terrina. Intanto fate bollire in un pentolino ½ bicchiere d’aceto con un bicchiere d’acqua, 2 spicchi d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, un po’ di pepe, un po’ di origano, dopo pochi minuti togliete dal fuoco e versate sulle alici con un pizzico di sale e lasciate riposare per un giorno. E poi servite e buon appetito.

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Con scapece o escabeche, si intende sia il procedimento per la conservazione di alimenti sotto aceto, che il prodotto ottenuto. Il metodo per processare un alimento in escabeche rientra nelle operazioni denominate in cucina come marinatura e la tecnica consiste basicamente nel pre-cucinare l’alimento in aceto, olio d’oliva fritto, vino, alloro e pepe in grani. È la trasformazione di un procedimento di origine araba, perfezionato dagli spagnoli.

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 Ingredienti per 4 persone
  •  500 gr. di alici freschissime,
  • alcuni cucchiai di farina,
  • 4 foglie di alloro,
  • 1 cipolla piccola,
  • uno spicchio d’aglio,
  • 1/4 di litro di olio d’oliva,
  • 1 bicchiere di aceto,
  • 1/2 bicchiere di acqua,
  • un’abbondante presa di origano,
  • 3 granelli di pepe
  • e poco sale.
Attrezzatura

Una padella per fritti, fogli di carta assorbente, un recipiente di terracotta o vetro completo di coperchio.

Preparazione

 Aprite con un coltello le alici nel senso della lunghezza (facendo però attenzione a lasciarle attaccate da un lato), liberandole della spina dorsale e della testa, ma lasciando la coda. Risciacquatele più volte con delicatezza, sgocciolatele con cura, asciugatele leggermente e passatele rapidamente nella farina; fatele quindi friggere in una padella di ferro, nell’olio bollente, e dorare da ambo le parti.

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  • Quando saranno pronte, estraetele dall’olio e passatele in fogli di carta assorbente, o su tovaglioli di carta, per eliminare ogni eccesso di unto. Dopo averle cosparse con un po’ di sale, sistematele a strati in un recipiente di terracotta o vetro provvisto di coperchio.
  • Ponete ora in una piccola casseruola mezzo bicchiere d’acqua, un bicchiere abbondante di aceto, uno spicchio d’aglio schiacciato, la cipolla tagliata a fettine sottili, le foglie di alloro, una presa abbondante di origano e tre granelli di pepe e lasciate sobbollire lentamente il tutto per un quarto d’ora.
  • Versate quindi la miscela aromatica sulle alici, avendo cura che ne risultino completamente sommerse. Lasciate infine raffreddare a temperatura ambiente, poi coprite il recipiente e fatelo riposare al fresco, per servire il giorno seguente.
  • Desiderando prolungare la conservazione delle alici è indispensabile non infarinarle prima di friggerle e sostituire l’acqua con mezzo bicchiere di olio d’oliva.

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Vino

La presenza notevole di aceto suggerisce di evitare, se possibile, il vino; tuttavia in Abruzzo si usa accostare il piatto, in spuntini rustici, al Trebbiano d’Abruzzo servito a 12°C oppure al Cerasulo d?Abruzzo servito a 13-14 °C.

Scapece da taberna (taverna). «Bon escabeix» di Ruperto de Nola, Libre del coch, anno 1520

Zucchine a scapece (Cucuzzielle a la scapece)

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Confettura di rose antiche

Confettura di rose antiche

Questa varietà di rosa ha un profumo incredibile ma è molto delicata e perde i petali non appena è fiorita! Da moltissimi anni ho un cespuglio di queste rose e per conservare il profumo intenso faccio questa marmellata squisita e vi assicuro che sembra proprio di… mangiare un profumo.

Risultati immagini per Marmellata di rose antiche paperblog

Confettura di rose antiche
Ricetta di Paolera-Cookaround

Ecco le mie rose! Purtroppo ancora non sono fiorite tutte quindi ho fatto circa metà dose della ricetta, ma ne è valsa la pena…sono comunque in attesa della prossima fioritura

Ingredienti:
  • 250 g di petali di rose,
  • 250 g di zucchero,
  • mezzo limone
 Preparazione

Cogliete le rose accertandovi che non ci siano insetti e, naturalmente, che non hanno subito un trattamento antiparassitario e sfogliatele con cura.

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Sbucciate il mezzo limone e fatelo a fettine sottili cuocendolo in poca acqua finché diventa tenera a parte preparate uno sciroppo con lo zucchero e mezzo bicchiere d’acqua.

Conserva rose Artusi

Quando lo zucchero sarà sciolto unite il limone sgocciolato ed i petali di rosa, fate cuocere a fuoco lento fino a che lo sciroppo si addenserà (provate a metterlo nel mestolo o in un piattino; se scenderà lentamente e sarà limpido la marmellata è pronta).

Se ne farete una dose ragguardevole, la potrete invasare bollente rovesciando il barattolo e formare così il sottovuoto, ma nel mio caso è venuto fuori un solo barattolino.

Confettura di rose antiche

 

 Marmellata, confettura, gelatina, composta
Il principio delle quattro preparazioni è identico. Il risultato varia, però, leggermente.
  • Marmellata
    si intende una crema cotta di zucchero e agrumi a pezzetti (limone, arancia, mandarino, e più raramente di pompelmo, clementina, cedro e bergamotto).
  • Confettura
    indica la stessa preparazione riferita agli altri tipi di frutta.
  • Gelatina di frutta
    viene prodotta con zucchero e succo della frutta, senza polpa o buccia, ed è maggiormente usata in pasticceria per apricottare i dolci prima di glassarli. Compare anche come ingrediente di creme dolci.
  • Composta di frutta
    si distingue dalla marmellata o dalla confettura per il maggior contenuto di frutta (65%) e conseguentemente il minor quantitativo di zucchero aggiunto.

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Rosolio alle rose, ricetta siciliana

Ippolito Cavalcanti, Delle creme: Crema di rose, ricetta edita nel 1839

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Foto della ricetta di Paolera Georgia About [CC BY 3.0], attraverso Wikimedia Commons Georgia About [CC BY 3.0)], attraverso Wikimedia Commons,Rose petals jam.jpg [[File:Rose petals jam.jpg|Rose_petals_jam]]