salmone salsa rosa Finnish_summer_food_in_Lohja

Salmone in Salsa rosa

Un piatto tipico dell’estate finlandese: salmone, patate bollite, insalata e salsa, cetrioli e aringhe, servito in una baita estiva privata a Lohja, in Finlandia.

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 Ingredienti per 4 persone
  • 600 gr di salmone fresco,
  • 5 patate medie,
  • 3 carote,
  • olio extra qb,
  • sale e pepe,
  • prezzemolo tritato.

salmonepurè di patate 1

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Per 300 gr di salsa rosa:

  • 2 vasetti di yougurt bianco,
  • 6 cucchiai di maionese,
  • 4 spruzzate di ketchup,
  • qualche goccia di salsa worcester,
  • paprika dolce.
Salsa Maionese

Salsa Maionese

Ketchup

Ketchup

Salsa Worcester

Salsa Worcester

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Preparazione

Preparare la salsa rosa mettendo in una terrina lo yougurt, la maionese, il ketchup, la salsa worcester e la paprika. Mescolare bene gli ingredienti per ottenere una crema.

Pulire il salmone, togliere la pelle e cuocerlo al vapore per qualche minuto.

Lessare le patate e tagliarle a piccoli pezzi.

Formare un letto di patate sul piatto da portata caldo e adagiarvi sopra il salmone, salare e decorare con un ciuffo di prezzemolo. Presentare il piatto con accanto una ciotola con la salsa rosa.

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Salsa rosa

File: Salsa alla crema di pollame, 2006.jpg

[[File:Finnish summer food in Lohja.jpg|Finnish_summer_food_in_Lohja]] Finnish summer food in Lohja.jpg Di Authalic – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4469654
bomboline-fritte di artusi.

₂₄. Minestra di bomboline fritte, in brodo dell’Artusi

₂₄. Minestra di Bomboline di farina

Sono le bombe composte del n. 184 meno la mortadella; per eseguirle guardate quindi quella ricetta, la cui quantità può bastare per otto o dieci persone, tanto rigonfiano per uso di minestra, anche se le terrete piccole quanto una nocciola. Per gettarle in padella prendete su il composto col mestolo, e colla punta di un coltello da tavola, intinto nell’unto a bollore, distaccatelo a pezzettini rotondeggianti. Friggetele nel lardo vergine o nel burro, ponetele nella zuppiera, versateci sopra il brodo bollente e mandatele subito in tavola.
Per avvantaggiarvi, se avete un pranzo, potete fare il composto il giorno innanzi e friggere le bomboline la mattina dipoi; ma d’inverno non patiscono anche se stanno fritte per qualche giorno.

File:Backerbsen.jpg

₁₈₄. Bombe composte:

Queste bombe devono essere scoppiate la prima volta a Bologna. La carica che contengono di cacio e mortadella me lo fanno supporre. Comunque sia, aggraditele perché fanno onore all’inventore.

Acqua, grammi 180. Farina, grammi 120. Formaggio gruviera, grammi 30. Burro, quanto una noce. Mortadella di Bologna, grammi 30. Uova, n. 3. Un pizzico di sale.

Mettete l’acqua al fuoco col burro e col sale e quando comincia a bollire gettate in essa il formaggio a pezzettini e subito la farina tutta in un tratto rimestando forte. Tenete la pasta al fuoco 10 minuti circa rimuovendola sempre, poi lasciatela diacciare. Lavoratela moltissimo ed a riprese col mestolo gettandovi un uovo per volta, prima il rosso poi la chiara montata, e quando sarete per friggerla aggiungete la mortadella a dadi larghi un centimetro e grossettini. Qualora l’impasto riuscisse un po’ troppo sodo per la qualità della farina, o perché le uova erano piccole, aggiungetene un altro e ne otterrete tante che basteranno per sei persone. Se queste bombe sono venute bene, le vedrete gonfiare e rimaner vuote dentro, ma ci vuol forza in chi le lavora. Servitele calde per contorno a un fritto di carne o di fegato, oppure miste a qualunque altro fritto.

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Pasta reale per pranzetto di Capodanno alla maniera della Petronilla

Minestra di brodo reale «Royale», o zuppa imperiale, per il Pranzo d’Epifania da Almanacco della Cucina del 1935

Backerbsen-1.jpg [[File:Backerbsen-1.jpg|Backerbsen-1]]Backerbsensuppe.jpg [[File:Backerbsensuppe.jpg|Backerbsensuppe]] Backerbsen.jpg [[File:Backerbsen.jpg|Backerbsen]]
castagne

Il castagno nell’arte e nella cultura

Cosa rappresenta il castagno?
In araldica il castagno simboleggia la resistenza e, a causa del guscio che copre e nasconde il suo frutto, la virtù nascosta. Il castagno è rappresentato quasi sempre fruttato e talvolta compare solo il frutto.
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Come si chiama il frutto del castagno?
La castagna è il frutto del castagno a differenza della castagna dell’ippocastano che invece è un seme. Le castagne derivano infatti dai fiori femminili (solitamente 2 o 3) racchiusi da una cupola che poi si trasforma in riccio.

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Le castagne nell’antichità
I Greci, che conoscevano e apprezzavano il castagno, ne svilupparono la coltivazione selezionando le varietà. Le castagne venivano consumati in moltissimi modi diversi (dal pane nero alle minestre). Senofonte (IV secolo a.C.) parla di “albero del pane”.  Per il poeta Marco Valerio Marziale nessuna città poteva gareggiare con Napoli per la bontà delle castagne arrostite. Anche Plinio il Vecchio racconta del pane fatto con le castagne: se ne cibavano le donne in onore di Cerere, la divinità della fertilità.

l’arno.it
Ricette
budino di castagnespuma di castagne budinobusecchina castagne secche
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Castagnaccio mangiari ricchi e povericastagne-al-rum-L-W9YJufcastagne-al-cioccolato 2

 

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Confettura caramellata di castagneCrème caramel alle castagne Alberello natalizio di brownie ed amarettiCrespelle castagne radicchio rosso trevigiano fonduta

 

 

 

 

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marocca pane di castagne (2)

 

 

 

 

castagne minestraMontebianco alla maniera di PetronillaPasta corta al sugo di porcini e castagne

 

 

 

 

Torta-di-mele-vegetariano-Petronilla-2Sella di capriolo alla cremaCarving_turkey-tacchino-posate (1)

 

 

 

 

Torta rovesciata di farina di castagneTortelli di Faenza, detti anche di San LazzaroTagliatelle di farina di castagne al sugo di carne e salsiccia

 

tronchetto arrotolato Buche_de_Noel_(Yule_Log)tronchetto non arrot Chocolate_Stump_de_Noel_with_meringue_mushrooms_(2)zuppa farro castagne_Das_Wikinger_Festival_in_Trzcinica_-_Archeologische_Fest_-_Die_Küche_des_Frühmittelalters_0026

 

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Zuppa di cicerchie con castagne secche e cicoriacastagnaccio- migliacciobaldino castagnaccio

 

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Il castagno nella cultura e nell’arte  

Letteratura italiana

Come dettaglio ricorrente nel paesaggio rurale e strettamente correlato alla civiltà contadina, il castagno è frequentemente citato nella letteratura, in genere come elemento di sfondo del contesto specifico o, talvolta, come oggetto specifico dell’opera. Quelli che seguono sono solo alcuni esempi tratti dalla letteratura italiana.

  • Il Boccaccio (1313-1375) cita il castagno nel Decameron come elemento del paesaggio rurale affiancandolo all’olivo e al nocciolo.
    « Ivi forse una balestra rimosso dall’altre abitazioni della terra, tra ulivi e nocciuoli e castagni, de’ quali la contrada è abondevole, comperò una possessione »
    (Giovanni Boccaccio, Decameron.)
  • In Proserpina, quinto idillio dell’opera La sampogna, Giovan Battista Marino (1569-1625) descrive Vertunno, dio dei giardini e della frutta nella mitologia romana, con due ricci di castagno al posto delle tempie:
    « Ne l’una e l’altra tempia
    tien duo non anco aperti
    di pungente castagno ispidi ricci »
    (Giovan Battista Marino, La sampogna. Proserpina Idillio 5)
  • Nel 1771, Giuseppe Parini (1729-1799), su incarico della Casa d’Asburgo, descrisse i festeggiamenti in onore delle nozze fra Ferdinando d’Asburgo-Este e Maria Beatrice d’Este in Descrizione delle feste celebrate in Milano per le nozze delle LL. AA. RR l’Arciduca Ferdinando d’Austria e l’Arciduchessa Maria Beatrice d’Este fatta per ordine della Real Corte l’anno delle medesime nozze. In un passo di quest’opera descrive uno dei carri allegorici del corteo, che rappresentava un castagno, sotto la cui chioma pascolava un gregge di pecore.
    «Il primo di questi, che nella sua perfetta semplicità venne giudicato bellissimo, era un carro rappresentante un piccolo spazio di terreno, sopra di cui elevavasi un alto castagno. All’ombra di questo forse dodici pecore stavano pascendo l’erbe; e un biondo e rubicondo pastore, appoggiandosi al tronco … »
    (Giuseppe Parini, Descrizione delle feste …)
  • Ippolito Nievo (1831-1861), nel secondo capitolo del romanzo Le confessioni d’un italiano, ricorre alla metafora del pollone emesso dalla vecchia ceppaia di castagno, per descrivere il rapporto che legava la giovane Clara, fin dalla sua infanzia, alla nonna inferma.
    « Sembrava fin d’allora il rampollo giovinetto di castagno che sorge dal vecchio ceppo rigoglioso di vita. »
    (Ippolito Nievo, Le confessioni d’un italiano)
  • Nell’ode PiemonteGiosuè Carducci (1835-1907) cita il castagno nel riferimento storico all’esilio portoghese di Carlo Alberto di Savoia, a seguito della sconfitta di Novara e l’abdicazione in favore di Vittorio Emanuele II. Carlo Alberto si ritirò ad Oporto, in una villa presso la foce del Douro, in vicinanza della quale sorgeva un bosco di castagni.
    « E lo aspettava la brumal Novara
    e a’ tristi errori mèta ultima Oporto.
    Oh sola e cheta in mezzo de’ castagni
    villa del Douro,
    che in faccia il grande Atlantico sonante
    a i lati ha il fiume fresco di camelie,
    e albergò ne la indifferente calma
    tanto dolore! »
    (Giosuè Carducci, Rime e RitmiPiemonte)
  • Il castagno diventa addirittura un protagonista nelle opere di Giovanni Pascoli (1855-1912), che dedicò all’albero interi componimenti. Il castagno, nella sezione Alberi e fiori della raccolta Myricae enfatizza il ruolo della pianta nella civiltà contadina di un tempo: esso accompagna, con la sua costante presenza, la scansione delle stagioni, e nelle freddi sere dell’autunno e dell’inverno diventa un protagonista nella vita della famiglia contadina, con lo scoppiettìo della sua corteccia che brucia nel focolare e le castagne che cuociono nella pentola.
    « Per te i tuguri sentono il tumulto
    or del paiolo che inquïeto oscilla;
    per te la fiamma sotto quel singulto
    crepita e brilla:
    tu, pio castagno, solo tu, l’assai
    doni al villano che non ha che il sole;
    tu solo il chicco, il buon di più, tu dai
    alla sua prole; »
    (Giovanni Pascoli, Il castagno)
    Non meno suggestiva è Il vecchio castagno, nei Primi poemetti, dove il Pascoli raffigura un vecchio albero come essere animato che parla alla pastorella Viola esortandola a prendere l’accetta.
    « …Viola!… Violetta!…
    Non la vedi costì? C’è da stamani.
    Ce l’ha lasciata il caro zio. L’accétta!
    La piglia su, domani, oggi, a due mani,
    e picchia giù. Dove ella picchia, guai
    a quei frassini! tristi quelli ontani!
    e quei castagni! Non credevi mai,
    Violetta? Lo credo! Ero il più grande!
    Sono il più vecchio. Ella è per me: vedrai. »
    (Giovanni Pascoli, Primi poemetti: Il vecchio castagno)
    Oltre alle due citate liriche, non mancano comunque altri riferimenti più o meno espliciti nella poesia del Pascoli (per esempio nel componimento in latino Castanea) e in alcuni suoi saggi, al castagno come pianta e alla cultura contadina del castagno.
  • Il castagno e i suoi frutti appaiono anche nel ritratto che Grazia Deledda (1871-1936) fa della famiglia di zia Grathia, nel romanzo Cenere. La Deledda presenta la castagna sia come bene economico sia come componente integrante della quotidianità nella famiglia rurale della montagna barbaricina.
    « Le castagne del piccolo Zuanne scoppiavano fra la cenere che si spargeva sul focolare….
    Eravamo sposi da pochi mesi; eravamo benestanti, sorella cara: avevamo frumento, patate, castagne, uva secca, terre, case, cavallo e cane….
    Si alzò, accese una primitiva candela di ferro nero, e preparò la cena: patate e sempre patate: da due giorni Olì non mangiava altro che patate e qualche castagna. »
    (Grazia Deledda, Cenere)
  • Il poeta ottocentesco sardo Peppino Mereu (1872-1901) cita il pane di castagne, come alimento rifugio dei poveri in tempi di carestia, nella sua più celebre poesia, Nanneddu meu. La poesia, che ha subito diversi arrangiamenti musicali nei canti popolari della Sardegna e in una più nota versione interpretata dal gruppo dei Tazenda, è un canto di protesta che, in forma di lettera ad un amico, descrive lo stato di miseria e oppressione in cui versavano gli strati sociali più bassi nella metà dell’Ottocento.
    (…)
    « Famidos nois semos pappande
    pane e castanza, terra cun lande
    terra ch’a fangu, torrat su poveru
    senz’alimentu, senza ricoveru. » (…)
    « Affamati noi stiamo mangiando
    pane di castagne e terra con ghiande
    terra come il fango, ridiventa il povero
    senza cibo, senza ricovero. »
    (Peppino Mereu, Nanneddu meu)
  • Il Castagno dei Cento Cavalli è citato in alcune poesie in siciliano o in italiano. Il poeta ottocentesco siciliano Giuseppe Borrello (1820-1894) citò in una sua poesia la leggenda da cui deriverebbe il nome dell’albero. La leggenda narra di una “regina Giovanna”, la cui identità non è storicamente accertata, che in occasione di un suo viaggio in Sicilia si riparò con il suo seguito sotto il castagno durante un temporale.(…)
    « Un pedi di castagna tantu grossu
    ca ccu li rami so’ forma un paracqua
    sutta di cui si riparò di l’acqua, di fùrmini, e saitti
    la riggina Giuvanna ccu centu cavaleri,
    quannu ppi visitari Mungibeddu vinni surprisa di lu timpurali.
    D’allura si chiamò st’àrvulu situatu ‘ntra ‘na valli
    lu gran castagnu d’i centu cavalli. » (…)
    « Un piede di castagna tanto grosso
    che con i rami forma un ombrello
    sotto il quale si riparò dalla pioggia, dai fulmini e dalle saette
    la regina Giovanna con cento cavalieri
    quando per visitare Mongibello venne sorpresa dal temporale.
    Da allora si chiamò quest’albero situato entro una valle
    il gran castagno dei cento cavalli. »
    (Giuseppe Borrello)
  • Un’altra citazione dello stesso albero si ritrova in un sonetto del poeta siciliano Giuseppe Villaroel (1889-1965), in italiano, nel quale è descritta la maestosità dell’albero con suggestive metafore.
    « Dal tronco, enorme torre millenaria,
    i verdi rami in folli ondeggiamenti,
    sotto l’amplesso querulo dei venti,
    svettano ne l’ampiezza alta de l’aria. »
    (Giuseppe Villaroel)
  • Ancora come elemento figurativo rappresentativo del paesaggio boschivo, il castagno è riproposto da Italo Calvino (1923-1985) in un racconto di Ultimo viene il corvo. Un castagno dal tronco cavo si presenta agli occhi del partigiano Binda, mentre attraversa i boschi per portare gli ordini alle postazioni.
    « Un castagno dal tronco cavo, un lichene celeste su una pietra, lo spiazzo nudo d’una carbonaia, quinte di uno scenario spaesato e uniforme, s’animavano in lui radicate ai ricordi più remoti … »
    (Italo Calvino, Ultimo viene il corvoPaura sul sentiero)

Letteratura straniera

  • Herman Hesse (1877-1962) dedicò al castagno l’apertura del suo Narciso e Boccadoro descrivendo il maestoso albero ubicato presso l’ingresso del seminario di Maulbronn, nella Germania meridionale, dove studiò da giovane. Nella descrizione, Hesse cita alcuni aspetti che evidenziano la natura esotica del castagno (solitario figlio del Sud) e la sua posizione al limite settentrionale dell’areale: l’entrata tardiva in vegetazione e la difficoltà di maturazione a causa della brevità della stagione vegetativa sono infatti condizioni sfavorevoli alla diffusione di questa specie nell’Europa centrale, determinandone la sporadicità. Ancora una volta viene l’arte mette sottolinea l’immagine suggestiva dei frutti rilasciati in autunno e arrostiti nel fuoco del camino.
    « Davanti all’arco d’ingresso, retto da colonnette gemelle, del convento di Mariabronn, sul margine della strada c’era un castagno, un solitario figlio del Sud, che un pellegrino aveva riportato da Roma in tempi lontani, un nobile castagno dal tronco vigoroso; la cerchia de’ suoi rami si chinava dolcemente sopra la strada, respirava libera ed ampia nel vento; in primavera, quando intorno tutto era già verde ed anche i noci del monastero mettevano già le loro foglioline rossicce, esso faceva attendere ancora a lungo le sue fronde, poi quando le notti eran più brevi, irradiava di tra il fogliame la sua fioritura esotica, d’un verde bianchiccio e languido, dal profumo aspro e intenso, pieno di richiami, quasi opprimente; e in ottobre, quando l’altra frutta era già raccolta ed il vino nei tini, lasciava cadere al vento d’autunno i frutti spinosi dalla corona ingiallita: non tutti gli anni maturavano; per essi s’azzuffavano i ragazzi del convento, e il sottopriore Gregorio, oriundo del mezzodí, li arrostiva in camera sua sul fuoco del camino. »
    (Herman Hesse, Narciso e Boccadoro)
  • Il castagno figura, sia pure come elemento secondario di sfondo, anche nello scenario che accompagna le riflessioni esistenziali di Antoine Roquentin ne La nausea di Jean-Paul Sartre (1905-1980):
    « Invano cercavo di contare i castagni, di situarli in rapporto alla Velleda, di confrontare la loro altezza con quella dei platani: ciascuno di essi sfuggiva dalle relazioni nelle quali io cercavo di rinchiuderli, s’isolava, traboccava. »
    (Jean-Paul Sartre, La nausea)
  • In “1984” di George Orwell sono presenti alcuni riferimenti al castagno: il bar frequentato dal protagonista Winston Smith si chiama “Bar del Castagno”, e lungo l’intero romanzo viene citata la “Canzone del Castagno”
    « Sotto il castagno, chissà perché.
    Io ti ho venduto, e tu hai venduto me:
    sotto i suoi rami alti e fortiessi sono defunti e noi siam morti. »
    (George Orwell, 1984)
ARTE

Il carattere di rappresentatività del castagno come elemento paesaggistico o della civiltà rurale lo ha portato anche ad essere raffigurato come soggetto nella pittura.

  Castagno dei Cento Cavalli, Houël ca. 1777.

Alfred Sisley 036.jpg  Viale di castagni.Alfred Sisley (1839-1899)

Koloman Moser 004.jpg  Fiori di castagno.Koloman Moser (1868-1918).

Paul Cézanne 083.jpg  Castagni.Paul Cézanne (1839-1906).

Pissarro, Camille, Les chataigniers a Osny (The Chestnut Trees at Osny), 1873.jpg  Castagni.Camille Pissarro (1830-1903).

Fonte Wikipedia
Artusi: Menù di Ferragosto

Menù di Ferragosto dell’ Artusi

The Azure Window (Maltese: Tieqa Żerqa) was a natural arch in the Maltese island of Gozo. Unfortunately, in March 2017, the natural arch collapsed during a strong storm.,
La Finestra Azzurra (maltese: Tieqa Żerqa) era un arco naturale nell’isola maltese di Gozo. Purtroppo nel marzo 2017 l’arco naturale è crollato durante un forte temporale.

QUINDICI AGOSTO
Nota di pranzo

Minestra in brodo. Riso con le quaglie n. 44, o Minestra di semolino composta n. 16.
Fritto. Pasta siringa n. 183. – Fritto alla romana n. 176.
Umido. Bue alla moda n. 297, con Tortino di zucchini n. 445.
Tramesso. Pollo in salsa tonnata n. 365.
Arrosto. Pollastri giovani con insalata.
Dolci. Babà n. 565, o Dolce alla napoletana n. 586. – Spumone di the n. 771, o Gelato di cioccolata n. 761

Artusi: Giugno - Nota pranzo I

₄₄. Quaglie col riso
Fate un battuto con prosciutto e un quarto di una cipolla comune: mettetelo al fuoco con burro, e quando la cipolla avrà preso colore, collocateci le quaglie pulite, sventrate ed intere. Conditele con sale e pepe e, rosolate che siano, tiratele a mezza cottura col brodo, indi versate il riso per cuocerlo con quel tanto di brodo che occorre, insieme colle quaglie. Conditelo quando è cotto, col parmigiano e servitelo, brodoso od asciutto, come più piace, frammisto alle quaglie.
Quattro quaglie e grammi 400 di riso potranno bastare per quattro persone.

Bignè bombe pasta siringa

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₁₈₃. Bombe e Pasta Siringa
(A Roma sono i Bigné di San Giuseppe)

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₁₇₇₆. Fritto alla romana
Mettete al fuoco un battutino di cipolla e burro, e quando sarà ben colorito cuoceteci un pezzo di magro di vitella di latte condendolo con sale e pepe. Allorché la carne sarà rosolata bagnatela con marsala per tirarla a cottura. Pestatela nel mortaio e per rammorbidirla alquanto servitevi dell’intinto rimasto, e se questo non basta aggiungete un gocciolo di brodo e per ultimo un rosso d’uovo; ma badate che il composto deve rimaner sodettino.
Ora prendete delle cialde, ossia ostie, non troppo sottili, e tagliatele a quadretti consimili a quelli che usano i farmacisti per le presine.
Frullate un uovo e la chiara rimasta; poi prendete su con le dita un’ostia, intingetela nell’uovo e posatela sopra uno strato di pangrattato; sulla medesima ponete tanto composto quanto una piccola noce, intingete nell’uovo un’altra ostia, fatela toccare il pangrattato da una sola parte, cioè da quella che deve rimanere all’esterno, e con essa coprite il composto appiccicandola all’ostia sottostante, panatela ancora, se occorre, e mettete il pezzo da parte, ripetendo l’operazione fino a roba finita.
Friggetelo nell’olio o nel lardo e servite questo fritto come piatto di tramesso. Con grammi 200 di carne senz’osso, otterrete una ventina di questi bocconi.

 

Chocolate_cupcakes_with_rose_water_meringue_buttercream fiori

Fiori in cucina. Ricette con i fiori eduli cioè commestibili

Cupcakes al cioccolato con meringa all’acqua di rose 
Edule significa edibile, commestibile. Cioè possiamo prendere alcuni fiori del nostro giardino e usarli tranquillamente per decorare una torta o fare un risotto! In alcuni casi, non tutta la parte del fiore è commestibile ma solo i petali. In altri si può consumare anche lo stelo.
« [..] Se cucinare con i fiori oggi rappresenta una scelta alternativa alla cucina tradizionale e un modo per scoprire nuovi sapori attraverso l’uso di ingredienti “naturali”, in passato era una vera e propria abitudine.
I Romani, per esempio, durante i banchetti usavano insaporire le bevande con violette e petali di rosa; si racconta inoltre che Carlo Magno era solito ingentilire il vino con un’essenza ricavata dai fiori di garofano. Rose garofani erano inoltre usati nella Londra di Shakespeare per insaporire le bevande servite al pubblico durante gli spettacoli teatrali.
Durante il regno di Elisabetta I invece le primule erano un ingrediente immancabile nelle macedonie di frutta e fu sempre nello stesso periodo che si iniziò a schiacciare i girasoli per ricavarne l’olio.
Se ci spostiamo in Oriente le prime testimonianze sull’uso dei fiori in cucina le troviamo nel Vecchio Testamento, nel Corano e in altri documenti religiosi, in cui venivano esaltate le qualità gastronomiche di alcuni fiori. Ed è sempre in Oriente che la ricchezza del mondo vegetale è entrata nella tradizione gastronomica di paesi come Cina e Giappone, in cui vengono esaltate le qualità aromatiche di gigli, crisantemi e fiori di loto. [..] »
  I fiori, Monografie del Gusto – 2006 Food Editore srl

Ricette
ACACIA
frittelle acacia7Torta margherita con fiori di acaciafrittata-di-fiori-di-acacia-

 

ARANCIO

acqua liquore di fiori d'arancio

 

 

 

CAMOMILLA

camomilla liquore

CIPRESSO ARGENTATO (cime fiorite)

Liquore di Alloro

 

 

 

 

FIORI DI ZUCCA (ZUCCHINA)

fiori_di_zucca5Frittura salata di fiori di zucca o acaciaRiso Basmati con fiori di zucca e gamberetti

 

 

 

 

LAVANDA

Profumo di fiori di lavanda, profumo di Cupcakes

lavanda -LavenderInMarketTorta alla lavanda

 

 

 

 

MAGNOLIA

fiori magnolia cotolettecotoletta magnolia

 

 

 

 

RAVANELLI

ravanelli decorazioni -365_food_flowers_(28663417975)decorazioni-con-i-ravanelli

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ROSE

rose rinascimentoConfettura di rose antiche

crema rose cavalcanti Güllaç

 

SAMBUCO

Torta con i fiori sambuco

Sciroppo di fiori di sambucoSciroppo di fiori di sambuco

 

 

 

 

VIOLETTE

violette liquore

 

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Quanti e quali fiori regalare? Le occasioni per regalare fiori sono innumerevoli, e sono decisamente rare le donne a cui non faccia piacere ricevere un mazzo di fiori, siano essi  modesti fiori di campo o esotiche orchidee.[…]
Galateo: Ditelo con i fiori  Le occasioni per regalare fiori sono innumerevoli, e sono decisamente rare le donne a cui non faccia piacere ricevere un mazzo di fiori, siano essi  modesti fiori di campo o esotiche orchidee. […]
Come confezionare i regali: Fiori e Piante Anche un mazzo di fiori o una semplice pianta possono trasformarsi in regali graditi se avvolti in una nuvola di carta e decorati con nastri colorati. []

Come fare i fiori canditi per decorare torte, cupcakes, biscotti e dessert.

Come fare la Frutta zuccherata à la neige (brinata) alla maniera di Petronilla

  1. By Leslie Seaton from Seattle, WA, USA – Finished results, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=33880556
  2. Di F_A from Ostwestfalen, Germany – chocolate cupcakes with rose water meringue buttercreamUploaded by Mindmatrix, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25353031
Come confezionare regali con foulard (5)

Un foulard per confezionare i regali: Furoshiki

È bello ricevere regali, ma è altrettanto piacevole farli. I regali sono una nota gentile e richiedono attenzione, riflessione e cura nella scelta ed anche nella presentazione, perchè sia una gioia per chi li riceve .

Anche il confezionamento deve essere accurato e con un tocco di personalità, perchè il dono sia unico; usiamo, quindi, la carta giusta da impacchettare e il fiocco perfetto.

Se, poi, vogliamo fare un regalo nel regalo o rendere ancor più sorprendente il nostro presente, possiamo utilizzare un bel foulard (firmato ma anche no) o  un bel ritaglio di tessuto invece della carta.

A questo proposito, ho scoperto una tecnica giapponese antichissima: il Furoshiki che consiste  nell’usare un quadrato di stoffa per realizzare regali, borse, oggetti di arredamento, pacchetti e altro.copertina-furoshiki

Ho voluto approfondire, così ho acquistato un libro molto interessante, che spiega molto bene le varie tecniche con schemi, foto ed istruzioni dei vari step.

Ho cominciato a muovere i primi passi e, come prima esperienza, ho scelto: “I quattro petali: Yotsu Musubi“.

Come l’autrice del libro scrive, questo tipo di confezione è ideale per oggetti a base quadrata e rettangolare o circolare e ben si presta ad essere impreziosito con clip di ogni genere fissate al nodo centrale. Per annodare le quattro estremità si usa il nodo Ma musubi (nodo piano), resistente e che si sciolgle facilmente, inoltre non rovina il tessuto. e le ciocche rimangono nel giusto verso per formare una sorta di fiore.

il booktrailer del libro “Furoshiki. Foulard creativi dal Giappone” con la spiegazione del nodo Ma musubi (video)


  Come confezionare regali con foulard

Occorrente (per oggetti a base quadrata, rettangolare o circolare)

Un foulard oppure un taglio di tessuto a piacere.

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Esecuzione
Cliccare sulle immagini per vederle ingrandite.
  1. Posizionare l’oggetto da confezionare al centro del foulard.
  2. Annodare con un nodo Ma musubi.
  3. Ripetere la stessa operazione con le altre due estremità.
  4. Il secondo nodo si andrà a sovrapporre al primo, formando un fiore a quattro petali.

 Come confezionare regali con foulard

Per ulteriori informazioni
Come confezionare regali con foulard
Come si beve Il galateo dell'alcool Outlier

Come si beve? Il galateo dell’alcool

A TAVOLA

Il vino

  • I vini comuni si travasano nelle bottiglie e nelle caraffe da tavola, quelli pregiati si lasciano nelle bottiglie originali.
  • La bottiglia si porta in tavola già sturata, con un tovagliolino bianco avvolto intorno al collo.
  • Non si prende la bottiglia per il collo, ma per il corpo, cercando di non far cadere gocce di vino sulla tovaglia.
  • Prima di versare il vino agli ospiti, il padrone di casa può eseguire il tradizionale assaggio. Ne versa un poco nel proprio bicchiere e lo assaggia per verificare che non vi siano frammenti di sughero. Dopo di che si possono servire gli ospiti.
  • Una semplice regola di cortesia: per prima si servirà la signora seduta alla destra del padrone di casa, poi quella alla sinistra e via di seguito.
  • In un pranzo normale ogni invitato avrà cura di versare il vino nel bicchiere della vicina.
  • Nessun vino va versato prima che sia servito il primo piatto.
  •  Se si servono diversi vini, non è necessario togliere il bicchiere del vino bevuto prima: i bicchieri si lasciano sulla tavola fino alla fine del pasto.
Ricette

Vino cotto marchigiano

Servire il Vino ad ogni vino il suo bicchiere Abbinamento cibo-vino

 

 

 

 

Lo champagne

  • Invece del vino dolce si può, talvolta, offrire lo champagne. Si serve ghiacciato, in speciali coppe o in bicchieri alti e stretti (flûte).
  • In particolari occasioni (pranzi o cene di riguardo), si può pasteggiare a champagne.
Ricette

Riso e champagnepollo all crema champagnePesche al vino rosso con cannella -Pêche_au_vin

 

 

 

Stufato al vino bianco in salsa di prugne ed albicocche

Anatra in salsa Madeira per Pranzo di Natale a Cambridge

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La birra

  • Può sostituire il vino nelle colazioni semplici ed estive oppure con certi piatti tipici di origine tedesca come le Salsicce  e i würstel con Crauti.
  • Si serve ben ghiacciata, di solito, in grandi bicchieri possibilmente muniti di manico.
Ricette

Pollo alla birra1 salmone-alla-birra

Zuppa norvegese di birra e pane raffermo

AL  RISTORANTE
  • A chi invita spetta il compito di scegliere il vino, dopo aver chiesto agli altri commensali se hanno preferenze particolari sulla qualità.
  • Il cameriere farà assaggiare il vino a chi lo ha ordinato e, quando ne avrà avuto il parere favorevole, lo servirà.
IN SALOTTO

Gli aperitivi

  • Le bevande più adatte ad essere servite come aperitivo sono il bitter, il vermouth, lo cherry o il whisky.
  • Alle signore che non bevono alcolici si offrirà del succo di pomodoro condito con sale, pepe e limone, oppure una spremuta di arance.
  • Gli aperitivi si servono prima dei pasti, accompagnati da cubetti di ghiaccio e acqua minerale o seltz
  • La padrona di casa porgerà il bicchiere direttamente da mano a mano

I liquori

  • Si offrono sempre dopo il caffè, mai prima.
  • Dopo un pranzo, sono più indicati il cognac ed i liquori digestivi.
  • Dopo una cena il cognac, il whisky, i liquori dolci.
Ricette

.Sciroppo di tamarindo alla maniera di PetronillaBicchieri attrezzatura x bar

 

 

 

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COME SI BEVE?
  • Si beve a piccoli sorsi, senza rovesciare il capo all’indietro, senza far schioccare la lingua, senza annusare il contenuto del bicchiere.
  • Il bicchiere si prende con la destra (a meno che non si sia mancini) senza afferrarlo e senza sollevare il mignolo, il chè è sempre indice di cattivo gusto.
  • A tavola ci si asciuga la bocca prima di bere e dopo aver bevuto, cercando di non stampare l’impronta del rossetto sul tovagliolo né sul bicchiere.
  • Non si copre il bicchiere con la mano se non si desidera più vino; basta un piccolo cenno o un “no grazie”.
  • Alzandosi da tavola, non ci si porta dietro il bicchiere ancora pieno, anche se il vino è ottimo.
  • Non si alza il bicchiere verso chi ci sta  versando da bere, ma lo si lascia fermo al suo posto.
  • Se per disgrazia si rovescia un po’ di vino sulla tovaglia, ci si scusa brevemente, senza cercare di ovviare con rimedi che sarebbero peggiori del male.
  • In un brindisi, non è assolutamente necessario toccare tutti i bicchieri dei commensali, tra tintinnii, evviva ed abbracci. È sufficiente alzare il bicchiere in un gesto simbolico. Se però qualcuno dei presenti avanza il proprio bicchiere verso il nostro, non ritiriamoci, non fingiamo di non vedere, ma tintinniamo anche noi di buon grado.

Enciclopedia della donna 1965

Bicchieri attrezzatura x bar

Come si beve? Il galateo dell’alcool
Di Kevin Dooley from Chander, AZ, USA – Outlier, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=42879095 Di cyclonebill – Kylling og øl, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8822550
Dolce Bio al Muesli con frutta fresca e senza uova

Dolce Bio al Muesli con frutta fresca e senza uova

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 Ingredienti per una tortiera di 26 cm. di diametro
  • 250 gr. di farina integrale di frumento¹ 00 Bio,
  • 100 gr. di muesli² Bio,
  • 150 gr. di zucchero di canna muscovado³,
  • frutta fresca a piacere (io avevo: 1 fragolone grande, 20 ciliegie, 1 mela),
  • un vasetto di yogurt del gusto che volete,
  • 60 ml. di olio di semi di girasole,
  • una bustina di lievito Bio per dolci con vaniglia dalle bacche,
  • un pizzico di sale fino,
  • zucchero a velo (facoltativo),
  • latte di mandorle q.b.

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 Preparazione

Sbucciate la frutta fresca e tagliatela a tocchetti, se usate le ciliegie togliete loro il nocciolo. Infarinate i tocchetti di frutta così, durate la cottura, non andranno tutti in fondo

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In una ciotola mettete la farina con il lievito e l’olio di girasole, amalgamate bene il tutto e aggiungete la frutta, il muesli, un pizzico di sale, il latte di mandorle quanto basta per rendere cremoso il composto. Mescolate delicatamente dal basso verso l’alto.

Preparate lo stampo imburrato ed infarinato se non fosse di silicone. Versate l’impasto e fate cuocere in forno medio a 180-200 gradi per 30-40 minuti circa, verificando la cottura con uno stecchino: quando uscirà dalla pasta pulito e asciutto, il dolce è cotto.

Sfornate a freddo.

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risotto radicchio rosso arance

Risotto con radicchio rosso di Treviso e arance

Mangia con me
 Ingredienti per 2 persone
  • 180 gr di riso carnaroli,
  • 1 arancia Tarocco bio,
  • ½ lime,
  • 80 gr di radicchio rosso di Treviso,
  • 1 scalogno,
  • qb brodo vegetale (o dado),
  • ½ bicchiere di vino bianco,
  • qb pecorino sardo,
  • 1 noce di burro,
  • qb sale,
  • qb pepe nero,
  • qb olio extravergine di oliva
Preparazione

Pulire e tagliare in listarelle il radicchio. Lavare l’arancia e..(continua a leggere sul blog Mangia con me)

radicchio rosso arance

Crespelle con castagne e radicchio rosso trevigiano su fonduta di MontasioPaccheri con speck e radicchio rosso

 

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Pasta al radicchio rosso e gorgonzola con speck

Il Radicchio Rosso è una varietà di cicoria, caratterizzato da un colore rosso scuro intenso e striature bianche. Ha una consistenza croccante ed un inconfondibile gusto delicatamente amarognolo.. Viene coltivato in campo aperto e dopo l’estate, i cespi vengono legati per proseguire la maturazione e l’imbianchimento forzato.

Pasta rosso gorgonzola speck

La pasta al Radicchio rosso trevigiano e gorgonzola con speck è un primo piatto molto gustoso e veloce da preparare, infatti il sugo si prepara mentre si cuoce la pasta.

Questo ottimo condimento, dal leggero gusto di affumicato dovuto allo speck ,si “sposa” benissimo con il radicchio.

 Ingredienti e dosi per 4 persone

400 gr. di pasta corta (penne, maccheroni, io ho usato le caserecce), 500 gr. di radicchio rosso trevigiano, 150 gr. di gorgonzola dolce, 150 gr. di speck in un’unica fetta tagliata spessa, 1 scalogno, olio evo, parmigiano grattugiato q.b. (facoltativo).

 Preparazione

Pulite e lavate il radicchio, affettatelo a strisce larghe circa 2 cm. (non di più) e mettetelo a scolare nel colapasta.

Pulite lo scalogno, affettatelo finemente e fatelo appassire con olio extravergine, in una padella antiaderente e capiente, a fuoco basso.

Prendete la fetta di speck e affettatela a strisce sottili. Unite lo speck allo scalogno e, dopo 2 o 3 minuti, versate nella padella anche il radicchio affettato.

Fate cuocere a fiamma media per circa ¼ d’ora, e comunque fino a quando il radicchio sarà completamente appassito; se il sugo si asciugasse troppo aggiungete qualche cucchiaio di acqua calda (della pasta). Unite il gorgonzola a riccioli.

Intanto avrete provveduto a portare a bollore l’acqua salata e a cuocere la pasta al dente. Scolate la pasta e versatela nella padella, alzate un po’ la fiamma, aggiungete un filo d’olio e fatela saltare rimescolando bene per incorporare il sugo.

Se volete potete polverare con parmigiano grattugiato e, quindi,  portate in tavola.

pasta radicchio rosso gorgonzola speck

Altre ricette con il radicchio rosso

Crespelle con castagne e radicchio rosso trevigiano su fonduta di MontasioPaccheri con speck e radicchio rosso

 

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Roselline di crespelle al radicchiotortelli radicchio squacqueronetriangoli (2)

Pasta al radicchio rosso e gorgonzola con speck
Flickr – cyclonebill – Radicchio med gorgonzola og valnødder.jpg[[File:Flickr – cyclonebill – Radicchio med gorgonzola og valnødder.jpg|Flickr_-_cyclonebill_-_Radicchio_med_gorgonzola_og_valnødder]]
confettura cocomera-1

Confettura di cocomera (cocomero invernale)

Il Cocomero bianco

Molti non conoscono l’esistenza del cocomero bianco, o cocomera. Oppure è disperso nei ricordi.(…) D. Sportelli

Risultati immagini per cocomero invernale marmellata

Marmellata di cocomera (cocomero invernale)

Ingredienti e dosi
  • 1 Kg. di polpa di cocomero da marmellata (cocomera, cocomero invernale, cocomero bianco),
  • 200 gr. di zucchero,
  • 1 limone
  • 1 arancia,
  • 1 stecca di vaniglia (o cannella, o zenzero),
  • liquore (facoltativo)
Preparazione

Togliete la buccia al cocomero come se sbucciaste una mela; togliete i semi e le parti che li contengono, perchè sarebbero troppo acquose. Tagliate il cocomero a dadini.Tagliate l’arancia a rondelle, lasciando la buccia, quindi tagliate le rondelle a quadretti. Grattugiate la scorza del limone e raccoglietene il succo.

Mettete il tutto in un recipiente e aggiungete il succo e la scorza grattugiata del limone. Fate macerare per 12 ore mescolando ogni quattro.

Mettete il tutto in una pentola di adeguate dimensioni e cuocete a fuoco lento per 6-8 ore, mescolando dall’alto verso il basso, senza toccare il fondo della pentola, finchè avrà raggiunto la giusta consistenza.ed il giusto color caramello.

A fine cottura, se volete, potete mettere in forno per qualche minuto a 150º in modo per asciugare ulteriormente il composto e rendere il colore ancora più deciso.

Per controllare la consistenza fate la prova piattino:

Mettete un piatto nel punto più freddo del frigo e quando stimerete che la marmellata è pronta ritirare il piatto dal frigo e mettetevi un po’ di marmellata. Se il composto si stende, continuare la cottura e rimettere il piatto in frigo. Se invece si addensa la marmellata è pronta.

Se decidete di mettere il liquore aggiungetelo a metà cottura e prolungate di qualche minuto il tempo di cottura.

Appena raffreddata (poco) mettete la marmellata nei barattoli che posizionerete capovolti per creare il sottovuoto.

La confettura si conserva per un anno.

Come STACCARE la marmellata dal tegame: occorre grasso non salato. Fatelo riscaldare. La parte bruciata si staccherà in una sola pellicola, lasciando intatta la superficie della casseruola.

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Marmellata, confettura, gelatina, composta

Il principio delle quattro preparazioni è identico. Il risultato varia, però, leggermente.
  • Marmellata
    si intende una crema cotta di zucchero e agrumi a pezzetti (limone, arancia, mandarino, e più raramente di pompelmo, clementina, cedro e bergamotto).
  • Confettura
    indica la stessa preparazione riferita agli altri tipi di frutta.
  • Gelatina di frutta
    viene prodotta con zucchero e succo della frutta, senza polpa o buccia, ed è maggiormente usata in pasticceria per apricottare i dolci prima di glassarli. Compare anche come ingrediente di creme dolci.
  • Composta di frutta
    si distingue dalla marmellata o dalla confettura per il maggior contenuto di frutta (65%) e conseguentemente il minor quantitativo di zucchero aggiunto.

Macedonia di zucca cocomerina da conservare

 

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Devils on horseback, “Diavoli a cavallo“, spiedini di datteri o prugne avvolte nel bacon

Diavoli a cavallo con datteri

 Devils on horseback, “Diavoli a cavallo sono un antipasto caldo composto da datteri o prugne secche macerate nel Cognac (o Armagnac) e Chutney (condimento Sud Asiatico) di mango, il tutto avvolto da fette sottili di bacon. Possono essere presentati come spiedini o su fette di pane come canapè o tartine. In Inghilterra vengono serviti dopo il dessert (savories): British Victorian after-dinner nibble.
I “Diavoli a cavallo“ non devono essere confusi con gli “Angeli a cavallo” (dai quali derivano) che anzichè i datteri e le prugne secche utilizzano le ostriche.
Una delle numerose varianti alla ricetta, prevede di inserire una mandorla nella prugna secca.
Gli involtini vanno messi in forno e, poi, serviti su pane tostato con crescione o prezzemolo. Altre varianti  prevedono  formaggio, ostriche affumicate, chutney di altra frutta (p. es albicocche) e per farcire l’interno le prugne. fegato o spicchi d’arancia avvolti in un altro frutto.
Diavoli a cavallo sono comunemente serviti per le feste di Natale.

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Devils on horseback, “Diavoli a cavallo

SAVORY 

  Ingredienti e dosi per 4 persone
  • 16 prugne secche denocciolate, oppure datteri, 3-4 a persona,
  • 16 sottili fettine di bacon,
  • 1 cucchiaino di Chutney¹ di mango (o di albicocche),
  • Champignon sott’olio,
  • olive piccanti,
  • 20 triangolini di pane tostato,
  • pepe di Cayenna.
 Preparazione

Fate ammorbidire le prugne secche, o i datteri, nel Cognac (o Armagnac) e scolate e asciugatele. Farcitele con il Chutney, i funghi e le olive. Avviluppate ogni prugna secca. o dattero, in una fettina sottile di bacon, arrotolando in modo da formare un involtino.

Infilzate gli involtini, cinque per volta, in uno spiedino e fateli rosolare sulla graticola rovente, rivoltandoli con cura.

Sfilate poi gli involtini dagli spiedi e adagiateli, uno per uno, su triangoli di pane tostato caldo e cospargeteli con un po’ di pepe di Cayenna.

Serviteli.

Varianti
  • Inserite una mandorla nella prugna. oppure straccetti di fegato.
  • Anzichè il bacon, in Italia vengono utilizzate fette sottili di prosciutto crudo o pancetta affumicata.
  • Utilizzate Chutney di altra frutta (p. es albicocche)
Vini

Cirò bianco (Calabria) servito a 8 °C, Champagne brut (Francia) servito a 6 °C:

Chutney (condimento)

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Il chutney o chatni  è una famiglia di condimenti principalmente associata alla cucina Sud Asiatica che di solito contiene un misto di spezie, verdure e/o frutta. I chutney servono come condimento per i piatti principali, che siano a base di carne o di riso, e per le verdure: in alcuni casi durante la preparazione si tostano per alcuni minuti le spezie in modo da far loro aromatizzare gli altri ingredienti; l’aggiunta di zucchero e aceto conferisce in genere ai chutney un sapore agrodolce, ma la prevalenza degli uni o degli altri elementi fa sì che esistano chutney salati e chutney dolci. I chutney possono essere sia umidi che secchi, e possono avere una consistenza sia grossolana che fine. La parola indiana si riferisce indistintamente ai preparati freschi e marinati, con conserve spesso zuccherate. Diverse lingue indiane usano la parola solo per i preparati freschi.[continua]

Ricette con i datteri

Trote aromatizzate ai datteri

Datteri farciti con pasta di mandorle

Helen T https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Devils_on_horseback_on_a_dish.jpL.A. Foodie ,https://www.flickr.com/photos/lafoodie/20747007311 Di Charles Haynes – https://www.flickr.com/photos/haynes/2201693314/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6931047
Demiglace

Salsa demi-glace, Salsa spagnola

.Omurice (frittata asiatica di riso fritto) con uova in salsa demi-glace servito al Japanese restaurant chain RAKERU.

Portail de la cuisine française

  • La salsa demi-glace è una salsa francese ottenuta da un roux bruno (fondo bruno) addensato.
    Letteralmente significa semi-glassata, è una salsa di colore bruno, dalla consistenza vischiosa e cremosa, considerata nella cucina classica internazionale una salsa di base che può essere di manzo o di selvaggina, a seconda della carne di partenza. Può essere usata da sola, oppure come preparazione per poi comporre altre salse derivate come la cacciatora, la bourguignonne, la finanziera, la ginevrina e così via. La ricetta originale della salsa demi-glace è stata messa a punto dal cuoco francese Escoffier nell’Ottocento.
    Uso. Indicata per piatti a base di carne rossa, come il filetto di manzo, il petto d’anatra o di oca, la sella di cervo o di altra selvaggina.
  • La salsa spagnola, detta anche salsa bruna per il caratteristico colore, viene considerata una salsa base poiché costituisce in cucina la base di partenza di numerose altre salse. È una delle 5 salse madri della cucina internazionale
    1. salsa vellutata
    2. salsa olandese
    3. salsa besciamella
    4. salsa spagnola o fondo bruno
    5. salsa di pomodoro

    Poiché la preparazione della salsa è molto laboriosa, in particolare per la preparazione del fondo bruno, e lunga, richiedendo almeno un paio di giorni, per ragioni di praticità è invalso l’uso di una ricetta semplificata che utilizza brodo o estratto di carne, pur non essendo ovviamente altrettanto saporita. […].

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ed/Sauce_Spagnole-09.JPG

Arrosto con patatine fritte e salsa spagnola

Ricette tratte da Il grande libro della Cucina Francese di A. Escoffier.

Salsa demi-glace 

La salsa chiamata demi-glace è la salsa spagnola a cui si aggiunge all’ultimo momento del fondo bruno di vitello saporito, o della raffinata glassa di carne.

Salsa demi-glace con salsa di pomodoro

Aggiungere alla formula precedente un terzo del suo volume di salsa di pomodoro.

Salsa spagnola o fondo bruno

per ottenere 1 litro di salsa bruna: preparare 100 gr. di roux come indicato; quando è pronto, togliere la casseruola, lasciare raffreddare il roux qualche istante e diluirlo con 1 litro di fondo bruno, servendosi di una frusta, in modo da ottenere una crema liscia, senza grumi; far bollire la salsa, continuando a mescolare con la frusta o con una spatola.Tenerla poi sull’angolo del fornello a ebollizione lenta e regolare. Aggiungervi una “Mirepoix” .

File: Salsa alla crema di pollame, 2006.jpg

Mirepoix è il nome francese per il battuto (soffritto) misto…

La cucina francese

LIBRI Escoffier-Ma_cuisine Il grande libro della cucina francese 19341 of 4 – 1   2   3    4   

8 Di Moongroow – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36315332Di Tamorlan – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11844101
Sapa o saba, sciroppo d'uva, alla maniera dell'Artusi

La ricetta in dialetto romagnolo della Sapa o Saba, sciroppo d’uva

 Bottiglia di Saba fatta in casa

La saba o sapa è un condimento tipico di Emilia, Romagna, Marche e Sardegna, dove è considerata tra i sapori tipici dell’alimentazione contadina (…)
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, di Pellegrino Artusi
SIROPPI

I siroppi di frutta acidule, sciolti nell’acqua fresca o gelata, sono bibite piacevoli e refrigeranti, molto opportune negli estivi ardori; ma è bene farne uso dopo compiuta la digestione perché, essendo alquanto pesanti allo stomaco pel molto zucchero che contengono, facilmente la disturbano.

n. 731 « La sapa, ch’altro non è se non un siroppo d’uva, può servire in cucina a diversi usi poiché ha un gusto speciale che si addice in alcuni piatti. È poi sempre gradita ai bambini che nell’inverno, con essa e colla neve di fresco caduta, possono improvvisar dei sorbetti. Ammostate dell’uva bianca, possibilmente di vigna, di buona qualità e ben matura, e quando sarà in fermentazione da circa ventiquattr’ore, estraetene il mosto e passatelo da un canovaccio. Mettete questo mosto al fuoco e fatelo bollire per molte ore fino a consistenza di siroppo, che conserverete in bottiglie. »

La ricetta in dialetto romagnolo su carta paglia – “Romagna in cucina” ed. Gulliver 1998

saba

La sapa o saba si usa in Romagna per la preparazione di tortelli dolci, come ingrediente per crostate  e svariati dolci o semplicemente come sciroppo. Mettete a bollire 3 litri di mosto fresco e ben filtrato. Mescolate spesso per evitare che il mosto si attacchi sul fondo della pentola. La sapa o saba deve bollire lentamente, fino a ridursi di circa un terzo rispetto alla quantità di mosto iniziale, cosa per cui occorreranno circa 2 ore. Lasciate raffreddare, quindi imbottigliate e chiudete ermeticamente. La sapa o saba così confezionata può essere conservata per molto tempo.

Ricette

"Savòr" di Romagna ricetta inizio ’900Tortelli di Faenza, detti anche di San Lazzaro

Crostata con farina integrale e « Savòr » di Romagna

 

File: Salsa alla crema di pollame, 2006.jpg

Sapa o saba, sciroppo d’uva, alla maniera dell’Artusi
DiSabasangiacomo.JPGhttp://it.wikipedia.org/wiki/File:Saba_san_giacomo.JPG, CC BY-SA 3.0
Cipolline aromatiche sottovetro

Cipolline aromatiche sotto vetro

Conservare per la stagione invernale i prodotti dell’orto e del frutteto è per molti un’abitudine che ha le radici in una remota tradizione. Prepariamo qualche vasetto di frutta e di verdura, approfittando della stagione favorevole, da tenere in bella mostra in cucina esibendoli con grande soddisfazione. Per un’ottimo risultato occorre utilizzare frutta e verdura assolutamente fresca. Le verdure, o almeno alcune, possono essere conservate anche sott’olio e sott’aceto. Questi due tipi di conservazione non richiedono sterilizzazione e sono semplici e rapidi da preparare.

Ingredienti
  • 1 kg. di cipolline,
  • ½ litro di acqua,
  • ½ litro di aceto,
  • sale, pepe,
  • chiodi di garofano,
  • qualche foglia di alloro,
  • olio d’oliva
Preparazione
  • Prendete 1 kg. di cipolline, immergetele in acqua bollente per un minuto e pelatele.
  • Versate in una casseruola mezzo litro di acqua e mezzo litro di aceto, aggiungete sale, pepe e chiodi di garofano e portate all’ebollizione.
  • Cuocete in questo liquido le cipolline per 7-8 minuti, scolatele, allargatele su un canovaccio per asciugare e poi sistematele nei vasi mettendo anche qualche foglia di alloro.
  • Coprite con olio d’oliva, chiudete ermeticamente e lasciate riposare per 15 giorni.
La Buona tavola 1987
Cipolline aromatiche sotto vetro
Di Roly Williams – Opera propria, CC BY-SA 3.0, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=61688
Alivi cunzati Olive condite siciliana

Alivi cunzati (Olive condite) alla siciliana

Si tratta di una gustosissima preparazione rustica che in Sicilia si trova anche nelle fiere e nei quartieri popolari, quali la Vucciria di Palermo.

Potete gustare queste olive mettendole in una pagnottella rustica svuotata della mollica. Volendo una variante, si possono aggiungere cipolle calabresi dolci affettate finemente, fettine di pomodoro e rametti di sedano con le foglie.

 Alivi cunzati (Olive condite) alla siciliana (2)

Ingredienti e dosi per 4 persone
  • 300 gr. di olive verdi in salamoia,
  • 5 foglie di menta fresca,
  • un pizzico di origano,
  • 1 rametto di rosmarino,
  • 1 peperoncino rosso (diavolicchio), tagliato a pezzetti,
  • 4 spicchi d’aglio,
  • 1 cucchiaio d’olio d’oliva,
  • sale.

Attrezzatura. lo snocciolatore e il batticarne.

Preparazione

Lavate, asciugate, snocciolate con l’apposito attrezzo le olive e schiacciatele leggermente con il batticarne, schiacciate leggermente anche gli spicchi d’aglio, lasciando però i pezzi uniti al gambo.

Lavate le foglie di menta e il rametto di rosmarino tenendo di questo solo le fogliette. Mettete tutto nell’insalatiera (o in un contenitore con coperchio) con l’origano, il peperoncino, sale e olio. Rigirate e lasciate riposare per circa due ore, poi togliete l’aglio e disponete le olive in una ciotola adatta per essere messa in tavola.

Eliminate l’olio eccedente che potrà servire per una insalata, per esempio di finocchi crudi.

Servite freddo, ma non gelato.

Vino

Etna bianco Villagrande (Sicilia) servito a 10°C, Vernaccia di Oristano (Sardegna) servito a 10°C, Tocai dei Colli .Orientali Friulani a 10°C.

La mia cucina pratica

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marocca pane di castagne (2)

La Marocca di Casola è un antico pane di farina di castagne

Plinio il Vecchio (23 d.C– 79 d.C), racconta del pane fatto con le castagne nella Roma antica: se ne cibavano le donne in onore di Cerere, la divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, ma anche dea della nascita, poiché tutti i fiori, la frutta e gli esseri viventi erano ritenuti suoi doni, tant’è che si pensava che avesse insegnato agli uomini la coltivazione dei campi.

Il nome deriva da un termine dialettale marocat, che significa ‘poco malleabile’. Pare infatti che nell’antichità questo tipo di pane fosse abbastanza duro e, grazie a questa caratteristica, aveva lunghi tempi di conservazione. Il suo alto tasso calorico gli conferì un ruolo importante nell’alimentazione

 Preparazione

La marocca di Casola è un piccolo pane ottenuto impastando farina di castagne, setacciata fine, con farina di grano e alcune patate lesse schiacciate che gli danno la tipica consistenza spugnosa. In seguito si aggiungono olio extravergine, lievito sciolto nel latte, un pezzo di pasta madre e acqua.

L’intero impasto, ottenuto tramite una lavorazione manuale, viene quindi suddiviso e modellato in piccole pagnotte di circa 20 cm che vengono lasciate a lievitare per un’ora. Il prodotto lievitato viene in seguito messo in cottura all’interno di un forno a legna, preventivamente riscaldato, a una temperatura inferiore rispetto a quella del pane tradizionale e qui lasciato per un tempo minimo di un’ora.

Al termine le pagnotte sono pronte al consumo e appaiono di colore marrone scuro con un forte profumo di castagne e un tipico sapore dolciastro.

Questo pane si sposa con ogni tipo di formaggio e di salumi.
Nella ristorazione, la marocca viene servita come accompagnamento alle zuppe, alla ribollita e alla pappa al pomodoro.

La sua struttura e il sapore dolciastro la rendono perfetta per essere consumata con miele, cioccolata, marmellate e ricotte dolci, esaltando i prodotti tipici locali. L’uso più comune è come crostino per antipasti e aperitivi, ma può essere presentata anche come alimento unico, visto il suo gusto caratteristico.

 

marocca pane di castagne

Di Willybrai97 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69892319
Ravioli fonduta patate

Fonduta di patate per condire i ravioli (tortelli)

Pellegrino Artusi Cacimperio o Fonduta
(..) «Chi frequenta le trattorie può formarsi un’idea della grande varietà dei gusti nelle persone. Astrazione fatta da quei divoratori, come lupi, che non sanno distinguere, sto per dire, una torta di marzapane da un piatto di scardiccioni, sentirete talvolta portare al cielo una vivanda da alcuni giudicata mediocre e da altri perfino, come pessima, rigettata. Allora vi tornerà in mente la gran verità di quella sentenza che dice: De gustibus non est dísputandum. A questo proposito Giuseppe Averani, trattando Del vitto e delle cene degli antichi, scrive: […]
Ravioli con fonduta patate
Ingredienti e dosi per 4 persone
  • Ravioli o tortelli.

Per la fonduta di patate:

  • 700 gr. di patate lesse,
  • 50 gr. di burro,
  • 2 cucchiai di panna,
  • sale, pepe,
  • noce moscata,
  • 400 gr. di formaggio da fondere a dadini, per es.: Fontina tradizionale, Fontina della Valle d’Aosta più saporita di quella tradizionale; Comtè francese e Raclette francese o svizzero, formaggi abbastanza saporiti; Gorgonzola e Roquefort francese, Stilton inglese, formaggi erborinati molto saporiti.
Preparazione
  • Preparate i ravioli o i tortelli con la farcitura che più preferite.
  • Preparate la salsa fonduta di patate:
    schiacciate bene le patate con la forchetta (o con l’apposito attrezzo). In una padella capiente e antiaderente mettete la purea di patate, aggiungete il burro ed amalgamate bene facendo insaporire lentamente su fuoco molto basso, facendo attenzione che non si formino grumi.  Tenendo sempre il fuoco basso, unite il formaggio e la panna, mescolate delicatamente fino ad ottenere una crema densa e morbida, facendo attenzione che non attacchi al tegame. A fine cottura salate, pepate e profumate con la noce moscata grattugiata.
  • Lessate la pasta ripiena in abbondante acqua salata. Con una ramina raccogliete i ravioli man mano che vengono a galla ed adagiateli nella padella con la fonduta; amalgamate molto delicatamente. Servite.
  • Potete presentare in tavola la fonduta di patate restante, tenendola in caldo, se lo avete, sul fornellino apposito.

 

purè patate tortelli ravioli

Bignè salati con fonduta di formaggio di fossa

Crespelle farcite con castagne e radicchio rosso trevigiano su fonduta di Montasio

Tartufi con la « Fondüta » alla maniera di Petronilla

Käsefondue auf der WikiCon 2018 01.jpg [[File:Käsefondue auf der WikiCon 2018 01.jpg|Käsefondue_auf_der_WikiCon_2018_01]]
Con le Uova all’occhio di bue con piselli al sugo di pomodoro, è permessa “la scarpetta”!

Con le Uova all’occhio di bue con piselli al sugo, è permessa “la scarpetta”!

Pensavo che questa antica pietanza fosse tipica della Romagna, la mia regione, e ormai dimenticata, ma sul web ho visto che è preparata ed apprezzata in tutta Italia. Gli ingredienti e la preparazione sono semplici, ma il gusto è unico. Gli albumi in cottura inglobano i piselli in un tutt’uno e il tuorlo, rimanendo cremoso, permette di intingervi il pane e «fare la scarpetta». Il che è tutto dire!

Secondo il Galateo «la scarpetta» è vietata. Tuttalpiù è consentito, in rarissime occasioni, raccogliere con la forchetta un piccolo boccone di pane. Ma come si fa a resistere quando l’intingolo è così invitante!
A tal riguardo ho trovato un divertente sonetto del poeta romano G. Malizia (1929 – 2013) che recita:
 
LA SCARPETTA
Posso abbuffamme come un Epulone,
ma la scarpetta fatta in fonno ar piatto
me fa sentì er palato soddisfatto
coll’urtimo boccone.
Speramo che sta vita benedetta
er giorno che me blocca er calendario
me lasci armeno er tempo necessario
pe famme la scarpetta.
Giuliano Malizia


Con le Uova all’occhio di bue con piselli al sugo di pomodoro, è permessa “la scarpetta”!

 Ingredienti e dosi per 4 persone
  • 4 uova,
  • 1 scalogno,
  • 400 gr., di piselli (io ho usato quelli surgelati),
  • pomodori maturi,
  • 50 gr. di grasso di prosciutto,
  • rosmarino,
  • olio evo,
  • sale e pepe.

 Preparazione

Tagliate il grasso di prosciutto a dadini, i pomodori a pezzetti e tritate lo scalogno.
In una padella fate sciogliere il grasso di prosciutto nell’olio, quindi aggiungete lo scalogno e fatelo rosolare, poi versate i pomodori e mescolate. Salate e pepate e fate cuocere il sugo per 15 minuti, aggiungendo brodo di verdura (si trova in comodi brik al supermercato) o un delicato fumetto di pollo, nel caso che il sugo si asciugasse troppo. Distribuite foglioline di rosmarino e unite i piselli; cuocete per 10 minuti, mescolando di tanto in tanto.

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A questo punto, livellate l’intingolo e aprite le uova (albume e tuorlo) e fatele cadere delicatamente direttamente sopra i piselli, facendo attenzione a non rompere il tuorlo. Potete anche fare delle fossette, tante quante sono le uova, per evitare che gli albumi si uniscano. Incoperchiate e abbassate al minimo la fiamma; fate rapprendere le uova senza mai girarle. Suddividete in porzioni e, obbligatorio, una macinata di pepe sui tuorli.

Servite caldissimo..uova piselli (6)

Potete servire la pietanza in cocotte:
Suddividete i piselli al sugo nelle cocottes, quindi rompetevi sopra 1 uovo facendo attenzione a non rompere il tuorlo. Mettete le cocottes a bagnomaria fino a far rapprendere le uova.


Le Uovo all’occhio di bue

Per preparare la pietanza è necessario riscaldare dell’olio o del burro in una padella. Una volta raggiunta la giusta temperatura, prima del punto di fumo, si aprono le uova e le si fanno cadere delicatamente nella padella. Si aggiungono sale e pepe a piacere, e dopo pochi minuti di cottura la pietanza è pronta. Il nome deriva dal loro aspetto, simile ad un grande occhio (dove il tuorlo ricorda una pupilla).

uova piselli (2)

 

Uova all’occhio di bue con tartufo

I classici. Uova al tegame

Italian_salsa_verde

Salsa verde toscana alla maniera di Artusi

Questa tradizionale salsa è perfetta per condire crostini e pasta, ma anche per accompagnare piatti di pesce e di carne (Lingua bollita in salsa,  bollito misto, lampredotto e trippa)…. o semplicemente spalmata sul pane!

Salsa verde toscana alla maniera di Artusi
₁₁₉. Salsa verde

Per fare la salsa verde, tritate tutto insieme colla lunetta, capperi spremuti dall’aceto, un’acciuga, poca cipolla e pochissimo aglio. Stiacciate il composto colla lama di un coltello per renderlo fine e ponetelo in una salsiera. Aggiungete una buona dose di prezzemolo, tritato con qualche foglia di basilico, e sciogliete il tutto, con olio fine e agro di limone. Questa salsa si presta bene coi lessi di pollo o di pesce freddi, e colle uova sode o affogate. Mancando i capperi, possono servire i peperoni.

₁₂₀. Salsa verde, che i francesi chiamano “Sauce Ravigote”

Questa salsa merita di far parte della cucina italiana perché si presta bene a condire il pesce lesso, le uova affogate ed altre simili cose. Si compone di prezzemolo, basilico, cerfoglio, pimpinella, detta anche salvestrella, di qualche foglia di sedano, di due o tre scalogni e, in mancanza di questi, una cipollina. Poi un’acciuga o due se sono piccole, e capperi indolciti. Tritate ogni cosa ben fine, oppure pestatela e passatela dallo staccio, indi mettetela in una salsiera con un rosso d’uovo crudo, conditela con olio, aceto, sale e pepe; mescolatela bene e servitela. Io la compongo con grammi 20 di capperi, il rosso dell’uovo e tutto il resto a discrezione.

File: Salsa alla crema di pollame, 2006.jpg

Lingua di vitello bollita con salsa verde toscana

Salsa Chimichurri

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Di Reedz Malik – DSCF2151, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35227551 Di TheDeliciousLife – Italian Salsa Verde – The Delicious Daily 11.21.2009, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35226411